come volete chiamarli? io che sono all’antica li ho chiamati sinora “super-ricchi”, ma mi rendo conto che il termine è inadeguato; Repubblica in questo articolo, dal quale ricavo le ionformazioni (ma non le riflessioni) che seguono, ha coniato il termine “miliardari globali”, ma rende ancora poco l’idea; “plutocrati” è più classico, ma la mostruosità della ricchezza è talmente straordinaria che anche questa parola della lotta di classe tradizionale impallidisce; un altro termine in uso è “mega-miliardari”; alla fine opto per “iper-plutocrati”, mi pare che funzioni.
sta di fatto che nel 2013 gli iper-plutocrati hanno aggiunto al loro patrimonio già smisurato altri 524 miliardi di dollari, un quarto circa del debito pubblico italiano o tedesco, un terzo di quel che produce tutta l’Italia in un anno.
i 300 esseri umani più ricchi del pianeta possedevano al 31 dicembre 2013 3.700 miliardi di dollari, cioè più del doppio di quello che l’Italia ha prodotto e l’equivalente circa di quello che ha prodotto la Germania in quello stesso anno.
avete capito bene: 300 persone, 300 individui, hanno la stessa potenza economica della Germania.
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gli storici del futuro, se ce ne sarà uno di futuro, potranno paragonare quello che sta succedendo da trent’anni a questa parte, alla crisi del Sacro Romano Impero europeo alla fine del primo millennio oppure al fenomeno simile avvenuto in Cina verso il 500 a.C. quando i signori della guerra, formalmente vassalli, specie quelli che governavano territori alla periferia del regno, diventarono talmente potenti da eclissare lo stato Chou al quale formalmente appartenevano e da governare tutta la Cina d’allora, ed erano chiamati allora i “cinque egemoni”.
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questa non è più una notizia; da decenni oramai funziona così; la notizia è che la crisi economica dipende strettamente da questo loro arricchimento, come ha dinmostrato il premio nobel per l’economia Stiglitz, e come i lettori abituali di questo blog (se ce ne sono) dovrebbero oramai sapere a memoria, dato che è da mo che insisto sul tasto.
nessun iper-plutocrate riuscirà mai a spendere tutto quel che guadagna, tanto è vero che pur di far girare un po’ di moneta, alcuni di loro, come Bill Gates, sono dediti ad opere di filantropia, della quale i media succubi di loro proprietà prontamente li lodano; e quindi una parte di quel che loro guadagnano non alimenta la domanda, ma le speculazioni finanziarie, attravero i cui giochi loro si arricchiscono ancora di più, grazie alla lotta feroce contro la classe media mondiale: una follia a spirale che dovrebbe portare ad un collasso globale, sempre rinviato
gli iper-plutocrati stanno infatti trasferendo risorse verso di sé, prendendole dove soltanto si può, alla classe media, cioè soprattutto alle popolazioni dell’Occidente, che fu benestante e viene piano piano ri-sospinto ad una povertà di terzo mondo.
la stranezza di questa situazione non è soltanto la situazione, ma il silenzio quasi spettrale che la avvolge.
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oggi però non vorrei soffermarmi ancora sulla ripetizione di questa solfa (per me), ma fare un’altra osservazione: il ruolo dei signori di internet nell’arricchimento degli iper-plutocrati.
infatti “Bill Gates, il fondatore e presidente di Microsoft, è stata la lepre tra i Paperoni: il suo patrimonio è cresciuto di 15,8 miliardi a quota 78,5 miliardi (non bastano sei manovre finanziarie italiane per metterli insieme), grazie al recupero di valore dei titoli del produttore di software. Ma nel complesso, le azioni Microsoft pesano per meno di un quarto dei suoi investimenti, che attraverso la cassaforte Cascade Investment riguardano una quarantina di società. Nota poi la sua attività benefica, tanto che alla fondazione che porta il nome suo e della moglie Melinda sono andati 28 miliardi in donazione”.
soffermatevi, per favore, su questi numeri: il patrimonio di quest’uomo è cresciuto di più del 25% in un anno soltanto: da 62,7 a 78,5 miliardi di dollari; e la moglie Melinda dispone, per le sue attività benefiche, di 28 miliardi di dollari: praticamente ha la potenza di uno stato.
quando una sola persona dispone in un anno di 28 miliardi di dollari per la sua attività, è evidente che oramai si è creato uno stato nello stato, anzi è nato uno stato virtuale in attivo, più potente degli stati veri che sono alle prese con i loro debiti.
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Bill Gates significa soprattutto Microsoft: quindi internet, che ha democratizzato l’informazione (dicono), sta tuttavia privatizzando la ricchezza sociale.
dopo di lui viene l’inventore di Facebook, Mark Zuckerberg, che si ritrova 12,4 miliardi in più in tasca a fine 2013.
forse è bene che cominciamo ad interrogarci sulla positività che finora abbiamo sempre attribuito a questa invenzione, se essa porta con sé la distruzione della democrazia reale, cioè decisionale: mentre internet trasferisce le nostre menti in un mondo immaginario, i proprietari di internet concretamente si arricchiscono mentre noi siamo distratti (anche dai blog!).
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ma quel che è interessante è la carrellata che viene fatta fra chi si arricchisce di più tra gli iper-plutocrati:
dopo Bill Gates viene “Sheldon Adelson, fondatore di Las Vegas Sands Corp., la più grande società di Casinò del mondo, che ha aggiunto al suo patrimonio 14,4 miliardi dollari, grazie al boom azionario del 71% dei titoli della sua compagnia, soprattutto sulla scia delle previsioni rosee per il gioco di Macao“; ma anche Lui Che Woo, grazie all’investimento nelle sale giochi di Macao, guadagna 14,2 miliardi.
la più giovane miliardaria Usa è Lynsi Torres (31 anni), l’erede di un impero nato da un singolo punto vendita di hamburger nel 1948 in California.
Stephen Orenstein ha fatto fortuna distribuendo cibo e carburante nei luoghi più difficili del mondo, quelli devastati dalle guerre: il suo successo è cominciato con la fornitura ai militari in Afghanistan, e gli affari proseguono bene inLiberia, Mali e Sudan.
la persona più ricca dell’America Latina è Jorge Paulo Lemann, il brasiliano più abbiente grazie al suo fondo 3G Capital.
In Asia, il più ricco resta mr. Hutchison Whampoa (la società di Tlc che controlla 3 Italia)
C. James “Jim” Koch dalla birra artigianale ha creato Boston Beer Co. con un guadagno dell’80% dei titoli in Borsa nell’ultimo anno.
Galoppante l’evoluzione delle auto elettriche di Elon Musk, che con la sua Tesla Motors ha segnato il maggior guadagno in termini percentuali per un imprenditore self-made: +233% a 5,6 miliardi di dollari.
qualcuno perde però fra gli iper-plutocrati: Carlos Slim, magnate messicano delle Tlc, ha perso 1,4 miliardi dollari; Eike Batista ha perso 12 miliardi durante l’anno per le vicissitudini della sua OGX Petroleo & Gas Participacoes, la compagnia del petrolio finita a gambe all’aria: solo nel marzo del 2012, Batista era l’ottavo uomo più ricco del mondo e ora il suo patrimonio è negativo.
insomma le vere tendenze dell’economia mondiale, come si vede da questo quadro, le fanno oramai gli iper-plutocrati, non gli stati.
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certo, si potrà sempre dire che tutta questa ricchezza non è neppure reale, è solo virtuale: è data infatti dall’aumento del valore delle azioni, ma non corrisponde ad una creazione oppure ad uno spostamento reale di ricchezza: assomiglia terribilmente alla storia allucinante che ha segnato l’esordio del capitalismo in Olanda: 208. che cosa insegnano i tulipani sulla crisi.
ma temo che in realtà questo sia poi il vero segreto della ricchezza: di essere non reale, ma apparente, una semplice metafora del potere.
la ricchezza non è reale, ma il potere sì.
e il potere nasce dalla nuova struttura dei consumi e da internet.
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