mi piace poter considerare il mio blog anche come una (piccola) struttura di servizio.
in questo caso sulla situazione dei docenti specializzati nell’insegnamento dell’Italiano come Lingua2: per i non addetti ai lavori significa che stiamo parlando di insegnanti che hanno studiato come insegnare l’Italiano come lingua straniera.
infatti l’italiano agli stranieri non può, ovviamente, essere insegnato come si fa ai madrelingua, con i quali in qualche modo si perfeziona una acquisizione che c’è già.
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nel nostro paese la consapevolezza di questa necessaria specializzazione è molto carente.
basti pensare che essa non è richiesta ai docenti di italiano all’estero, per quanto l’italiano sia spesso una lingua quasi del tutto straniera per molti figli di immigrati, ai quali questo insegnamento è primariamente destinato.
le loro procedure di selezione di questi docenti sono carentissime e da tempo notoriamente sedi di intrallazzi e veri e propri reati, organizzati anche sindacalmente, ma questa specializzazione non è richiesta, .
ma tutto il settore è da decenni sede di sprechi e di abusi ben tollerati e anzi alimentati dal Ministero degli Esteri: basti pensare che si continuano ad organizzare delle costose selezioni burla per verificare nei docenti da inviare all’estero le competenze nelle lingue dei paesi dove andranno a insegnare, quando baterebbe chiedere loro una ben più attendibile certificazione internazionale delle competenze linguistiche, rilasciata da enti specializzati e soprattutto stranieri, quindi estranei alla diffusa corruttela italica, che vede arrivare nei consolati docenti sfacciatamenti abilitati in quattro lingue straniere che poi non sanno neppure dire aufwiedersehen in Germania.
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ieri ho dunque ricevuto da Fulvia questa mail, una richiesta di diffusione di informazioni:
Potete diffondere per favore.
L’articolo è apparso sul manifesto il giorno 8.01.14 e fa riferimento all’articolo di Ciccarelli del 27.12 che vi allego
Un saluto
Fulvia
e così ho scoperto l’esistenza di un blog su questa stessa piattaforma, prodotto da un gruppo di questi docenti, che sta meditamdo di trasformarsi in associazione nazionale: Riconoscimento della professionalità degli insegnanti di italiano L2/LS Libertà è partecipazione, e un post che comincia così:
Prima di tutto vorrei ancora una volta pubblicizzare l’articolo di Roberto Ciccarelli appena apparso su Il Manifesto che, trattando della graduatoria degli insegnanti pensionati di Brescia, mette in luce le ingiustizie e i paradossi che la nostra bistrattata categoria ancora una volta si trova a dover subire.
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le informazioni che si chiede di diffondere riguardano in particolare una iniziativa, che appare loro discutibile ed è stata piuttosto discussa: mi tocca da vicino, perché è nata qui a Brescia e il Comune l’ha fatta propria, invitando i docenti di italiano in pensione a svolgere attività di volontariato rendendosi disponibili a insegnare l’Italiano ai bambini stranieri.
mi era stato chiesto tempo fa che cosa ne pensavo, ma avevo rifiutato, consapevole di non insegnare più da quasi trent’anni e di non avere le competenze specifiche necessarie: proprio i motivi per i quali Fulvia e i suoi colleghi denunciano il carattere improvvisato dell’iniziativa – ma io direi piuttosto disperato ed emergenziale.
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d’altra parte a Brescia i bambini di origine straniera raggiungono il 25% della popolazione scolastica della scuola dell’obbligo e alcuni presidi hanno pensato di ricorrere al volontariato, stando alle prese con la drammatica carenza di fondi nelle scuole per questo tipo di iniziative (sono i fondi andati a finanziare gli scatti di anzianità dei docenti per il 2013, che poi lo stato ha cercato di far restituire ai docenti).
del resto oramai le scuole stesse si stanno trasformando in associazioni di volontariato e non ci sono alternative, altrimenti il taglio dei fondi ministeriali dovrebbe portare alla chiusura dell’attività.
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eccoci dunque anche qui tra l’incudine della mancanza di finanziamenti statali e il martello del fabbisogno sociale che rende queste iniziative necessarie come l’aria.
naturalmente il nostro pensiero corre immediatamente agli sprechi, ai privilegi, agli abusi, alle spese senza senso e alla corruzione dilagante che dilapida le risorse dello stato.
la battaglia centrale da svolgere è questa; ma nel frattempo che si fa?
e se l’opinione pubblica è menefreghista e rassegnata, come si gestisce questa situazione?
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da dirigente scolastico pensionato capisco benissimo i miei colleghi che hanno pensato di cavarsela in questo modo; fossi stato ancora al mio posto in trincea, la trincea dove la scuola si batte per sopravvivere, avrei fatto anche io qualcosa del genere; e tuttavia condivido anche pienamente la battaglia, purtroppo opposta, che sono costretti a fare questi docenti a difesa delle loro valide ragioni e anche di un intervento effettivamente utile ed efficace.
alla fine ci si dovrebbe ritrovare in una lotta comune per uno stato più pulito e giusto che trovi il modo di investire sul proprio futuro che si chiama istruzione.
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l’articolo di Ciccarelli, che non condivido completamente nei toni, è qui; il resoconto della riunione nazionale a Roma di questi docenti, qui.
Per insegnare agli stranieri le scuole di Brescia reclutano i pensionati
—Roberto Ciccarelli, 27.12.2013
Precariato. La nuova frontiera dell’insegnamento: lavoro gratis e rimozione dell’esistenza di migliaia di persone con master ed esperienza
Hanno pagato migliaia di euro per ottenere un master e una specializzazione «L2» nell’insegnamento della lingua italiana agli studenti non madrelingua, i figli degli stranieri immigrati, una presenza massiccia e riconosciuta tra i banchi della scuola italiana. Molti di loro si sono anche abilitati nelle scuole per l’insegnamento, le Ssiss chiuse dall’ex ministro dell’Istruzione Gelmini, e oggi non hanno speranza di ottenere un ruolo. Altri avranno anche partecipato ai «Tfa» e sono stati truffati dallo Stato che non gli ha riconosciuto un posto in graduatoria, mettendoli contro un’altra categoria del precariato scolastico: i Percorsi formativi abilitanti («Pas»), cioè coloro che hanno insegnato per almeno tre anni nelle scuole statali, paritarie o nei centri di formazione professionale.
Plurititolati, espertissimi nell’inserimento linguistico, una spiccata sensibilità nei rapporti umani, ma invisibili. Quanto basta per essere esclusi da un progetto dell’assessorato alla pubblica istruzione del Comune di Brescia che intende creare un albo «ad hoc» per ex insegnanti (aperto anche a musicisti e a ingegneri) disponibili a lavorare gratuitamente per l’alfabetizzazione dei bambini stranieri che nella città lombarda raggiungono il 25% degli iscritti nelle scuole statali elementari e media. Il progetto sarebbe stato ideato da una serie di scuole e chiede ai pensionati di inviare il loro curriculum al comune. I loro nomi verranno comunicati agli istituti che conferiranno l’incarico sotto la supervisione dei docenti e dei presidi. Sempre a titolo gratuito. La presenza di ex musicisti o ex ingegneri si spiega perché forte è la richiesta di insegnanti in matematica, in attività musicali o «creative».
La motivazione ufficiale di questa esclusione è la mancanza dei fondi per pagare gli «L2». A non crederci per primo è stato il sindacato Anief secondo il quale quanto sta accadendo a Brescia rappresenta un «assaggio di quella spending review che presto potrebbe essere adottata in tutte le scuole d’Italia». «Quella di nominare docenti in pensione per collaborare alle attività scolastiche a titolo gratuito – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è una deriva che trae origine dai tagli ai finanziamenti per le scuole e alle inadempienze dei pagamenti loro destinate da parte del Ministero delle Finanze». In più sarebbero in arrivo dal Miur fondi destinati alla formazione dei docenti impegnati sul potenziamento dell’italiano come seconda lingua che tuttavia non sembrano essere contemplati nell’iniziativa presa dall’assessore bresciana Roberta Morelli.
Questa storia bresciana rivela uno spaccato da brivido per il precariato scolastico. Piuttosto che pagare 900, 1000 euro gli specializzati, si preferisce il lavoro gratuito dei pensionati. Anni di formazione, e di lavoro, vengono così rimossi. «Dal punto di vista della qualità dell’insegnamento — scrive Mariangela Galatea Vaglio sul blog nonvolevofarelaprof — questa delibera rischia di essere l’ennesima pietra per lapidare la professionalità degli insegnanti». Ad avviso dell’autrice, che ha lavorato per anni in questo campo, quello dell’inserimento linguistico non è nemmeno il problema principale per questi ragazzi. «Solo insegnanti specializzati e con esperienza sono in grado di riconoscere nell’alunno i segnali che le difficoltà di apprendimento possono non essere legate all’acquisizione di una nuova lingua, ma a problemi pregressi (sindrone da deficit di attenzione, difficoltà cognitive)».
Competenze che, con ogni probabilità, mancano ai «volontari» che sono andati in pensione anni fa. La delibera bresciana ha scatenato la protesta che annuncia una mobilitazione. è possibile seguirla, e aderire, consultando il blog riconoscimentoitalianol2ls.wordpress.com e la pagina facebook «Riconoscimento della professionalità degli insegnanti di italiano L2/LS».
Ciao Bortocal, mi fa piacere che pur essendo “dall’altra parte della barricata”, comprendi il nostro punto di vista. Io sono una degli insegnanti che fanno parte del gruppo di Riconoscimento di cui parli e come te penso che ci si dovrebbe ritrovare in una lotta unica per chiedere tutti un trattamento più equo.
ciao Dina,
la realtà è complessa, ma certamente con le azioni di volontariato messe in campo si fornisce un servizio di livello più scadente.
vogliamo uno stato che investe in F-15 piuttosto che in istruzione e in integrazione sociale?
pare che chi conta davvero, in questo paese, aldilà delle pallide parvenze di democrazia, abbia scelto gli F-15.
noi possiamo essere contrari e favorevoli ad un insegnamento qualificato dell’italiano agli stranieri, a prescindere dalle diverse posizioni sociali che occupiamo.
grazie del commento.