il 2013 è l’anno in cui la Repubblica Popolare Cinese è diventata la prima potenza commerciale del mondo (del resto era il Paese con i maggiori scambi globali anche durante la dinastia Qing, fino all’Ottocento indirettamente neo-coloniale nei suoi riguardi, da parte europea, che l’aveva messa in crisi).
La Cina è già il primo consumatore al mondo di energia e il maggiore mercato internazionale di auto.
il governo cinese informa che l’anno scorso l’interscambio col resto del mondo ha raggiunto il valore di 4.160 miliardi di dollari, 7,6% in più rispetto al 2012; i dati americani non sono ancora noti, ma quelli sui primi 11 mesi dell’anno indicavano un valore totale di 3.570 miliardi: il sorpasso è certo.
dagli scambi la Cina ha ricavato un attivo di 260 miliardi di dollari; il commercio con l’Unione europea, primo partner commerciale della Cina, è risalito a 560 miliardi di dollari: 340 di esportazioni e 220 di importazioni (attivo 120 miliardi); l’interscambio con gli USA è a 520 miliardi di dollari: 370 di esportazioni e 150 di importazioni (attivo 220 miliardi).
il tentativo occidentale di creare un’area comune di interscambio USA – Europa per contrastare l’ascesa cinese procede per altro con difficoltà..
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ma questo non significa che tutto vada bene in Cina.
nel mese di dicembre il surplus commerciale ha cominciato a dare segni meno positivi.
le tensioni col Giappone e la Corea per il controllo strategico del Mare Giallo sono un segno ulteriore di una serie di difficoltà che si vanno facendo preoccupanti.
sia pure con una economia controllata dallo stato nei suoi parametri fondamentali, anche la Cina si è collocata sulla strada della crescita potenzialmente illimitata, e la recente presa d’atto del fallimento della politica di un figlio solo accentua la tendenza a seguire il modello occidentale dello sviluppo, che non possiamo più vedere in una chiave puramente capitalistica, ma piuttosto come una tendenza universale della specie umana, e forse di qualunque specie, se non incontra delle limitazioni oggettive.
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molto della situazione dell’estremo oriente asiatico ricorda oggi la situazione europea di un secolo fa esatto.
questa è sempre una possibilità da tenere cupamente presente: quando la crescita infinita comincerà a dare segni di cedimento, non resterà a chi governa il mondo che il ricorso alle armi classiche, cioè alle armi, per mantenere il governo della situazione.
la specie umana è abbastanza stupida per accettarlo, sotto quanlunque latitudine e qualunque governo.
Non solo, ma anche l’ambiguità economica della Cina nei confronti di Russia e Stati Uniti è molto simile a quella del secolo scorso, pure se gli USA di oggi ricordano più l’Inghilterra di allora.
il ruolo americano attuale ricorda quello inglese di un secolo fa, aldilà delle notevoli affinità culturali fra i due paesi, per tre aspetti, secondo me: 1. è lo stesso ruolo globale di controllo del mondo; 2. è prevalentemente esercitato attraverso il controllo dei mari (e aggi anche dell’aria); 3. è collegato a un predominio culturale più di tipo tecnologico che culturale vero e proprio (anche se questo era più accentuato per l’Inghilterra che per gli USA, che sono diventati il centro di una cultura pop di massa.
Ergo: la guerra è l’unità di misura della stupidità umana…http://www.youtube.com/watch?v=FrjQrXc80cY
Bellissimo post, grazie!
Pino
bello il video, e molto allusivo: ma mi è arrivato preceduto dalla pubblicità di un videogioco di guerra… 😦
ma poi che ci fanno quelle piramidi così new age in Bosnia???
butto lì questa provocazione… 🙂