le mie cronache indiane riprendono a pieno regime sulla giornata del 13 novembre (in realtà pubblicate il 15 novembre, quindi stese e completate al momento del rientro in Italia, qui): ed ecco il vantaggio di poter lasciare la parola loro, mentre io mi accontento di qualche integrazione volante.
si fa, prima di tutto, un piccolo passo indietro al 12 novembre, quando sono ancora sull’autobus che mi riporta a Kanniyakumari:
e quindi ecco che mi trovo col vantaggio di avere l’indomani una nuova meta a disposizione, su cui è bene già decidere: che cosa scegliere? facciamo il Marthuval Malai – sulla guida Lonely Planet il nome è trascritto così, ma somiglia molto poco all’originale che ritrovo su Google Map, a una quindicina di km dalla punta dell’India –, un monte dalle rocce spettacolari, su cui si può salire per un percorso neppure troppo impegnativo, col vantaggio che vi sarà lungo l’itinerario modo di conoscere qualche santone che vive nelle grotte che lo costellano? perdipiù vivendoci con i cobra, come scrive la guida…
siccome non c’è nessuno per rispondere alla domanda, mi do ragione da solo: ottima scelta, bortocal! del resto, ci sarei andato comunque, tentando l’impossibile obiettivo di conciliare in una giornata sola due mete così diverse e nello stesso di arrivare a Trivandrum in tempo utile per sistemarmi per la notte.
la scelta si rivelerà davvero straordinaria, ma lasciamo che arrivi il domani per dirlo (…).
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è quasi tardi quando mi muovo per il Marthuval Malai, che la guida descrive come „la montagna della medicina”, e che, secondo la leggenda, è un pezzetto di Himalaya staccatosi da un monte sacro che Rama stava trasportando nello Sri Lanka e caduto qui; del resto tutto il panorama di montagne attorno in questa estrema punta dell’India è particolarmente fascinoso, con un che di dolomitico, se non nelle forme prevalentemente arrotondate, almeno nel colore, ancora più marcatamente rosato qui.
parto tardi perché l’impegnatività del mio viaggio comincia a farsi sentire e devo più volte ripetermi che sono autorizzato a starmene rilassato nel letto a sorvegliare i vari malesseri fisici che si vanno accumulando; del resto l’inserviente odioso è già passato – ma nell’originale avevo giustamente scritto “passata” – a a portarmi il thé col latte, e quindi ho già adempiuto ai principali doveri della giornata: resta solo quello di raggiungere Trivandrum, a 80 km e tre ore di autobus da qui, in tempo utile per l’aereo di domattina alle 11.
quindi, quando finalmente mi decido, mi permetto il lusso di andarci in motoriksciò, al Marthuval Malai, e ho sforato il mio budget di 200 euro in tutto per il viaggio solo di 20 euro che ho cambiato ieri sera: sono solo 15 km da Kanyakumari, verso il nord – oggi lo scrivo Kanniyakumari, ma non correggerò più la grafia.
non mi concedo però quello di farmi aspettare lì sotto il monte, per il ritorno, dal driver (lui stesso dice che c’è un bus per Kanyakumari ogni 5 minuti, e comunque mi lascia il suo numero di cellulare nel caso mi servisse): mi ha portato per strade campestri fino ai piedi di un sentiero comodo, ma che comincia subito a inerpicarsi ripido, passato il sacerdote coronato di fiori in preghiera al primo sacello.
anche il sadhu, o santone (per non dire saggio) che incontro più su non mi ispira molto – ma sono tutte figure mistiche che evito di fotografare per rispetto.
mentre bellissimo e quasi sacrale è il paesaggio sul quale respiro, con la vista che si allarga fin quasi a raggiungere il mare, più indovinato che visibile nella foschia all’orizzonte.
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ed ecco il video, con la prima parte della salita della montagna, fino a questo punto esatto del racconto.