Renzi, rimetti a noi #inostridebiti (in che mani siamo…) – 211.

l’articolo di Mario Seminerio di cui vi parlerò l’ho appena linkato sulla mia pagina twitter, la versione allargata di questo blog, https://twitter.com/bortocal; e lì si può leggere integralmente.

Seminerio è un giornalista molto serio e preparato, che scrive su un sito internet di gruppo, http://phastidio.net/, che si sostiene con donazioni.

e siccome condivido il fastidio 🙂 mi capita spesso di ritrovarmi nelle sue analisi, anche se muoviamo palesemente da punti di vista generali piuttosto diversi.

che Seminerio non pubblichi su nessun quotidiano dà da pensare, a meno che non sia una sua scelta, in questo caso apprezzabile.

i suoi articoli sono sotto licenza Commune Commons: quindi riprodurrò il suo ultimo, Solidarietà vo cercando, pressoché integralmente, inserendoci i miei commenti.

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Seminerio sostiene, come me, che l’incontro tra Angela Merkel e Matteo Renzi” non ha avuto nulla di epocale e molto di routine, checché ne dica e scriva qualcuno.

È opportuno fare il punto sullo stato dell’arte (illusionistica) che il nostro premier si trova a gestire.

aggiungo che non ci vuole molto a capire che, secondo le buone regole del diplomatese, i tedeschi non si sarebbero mai sbilanciati a dire apertamente a Renzi un no, che, comunque, non compete a loro di dire, ma alla Commissione Europea; e ricordare che è questa che decide, propriamente, e non la Merkel.

Con un paio di inferenze manco troppo sofisticate si giunge ad una conclusione piuttosto sconfortante: non abbiamo alleati in Europa.

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Intanto, due parole sull’incontro di Renzi con François Hollande. Anche quello è stato un purissimo non-evento, malgrado i soliti commenti estasiati in Italia su “asse”, “alleanza” e consimili amenità.

Ci si domanda per quale motivo Hollande dovrebbe fare asse con Renzi, visto che l’Italia è uscita dalla procedura per deficit eccessivo (EDP) – il 29 maggio 2013 – e la Francia se ne guarda bene.

La Francia resta in EDP, e non è dato sapere quando vi uscirà, quindi per loro l’urgenza non si pone.

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qui sento il bisogno di aggiungere qualche spiegazione, per me stesso e per i lettori meno esperti, come  me, prendendola da wikipedia.

In base al PSC, gli Stati membri che hanno deciso di adottare l’euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al bilancio dello stato, ossia un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL < 3%);  e un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico tendente al rientro).

La PDE, Procedura per Debito Eccessivo, è prevista dall’articolo 104 del Trattato e consta di tre fasi: avvertimento, raccomandazione e sanzione.

1. se il deficit di un Paese membro si avvicina al tetto del 3% del PIL, la Commissione europea propone, ed il Consiglio dei ministri europei in sede di Ecofin approva, un “avvertimento preventivo” (early warning)

2. al quale segue una raccomandazione vera e propria in caso di superamento del tetto.

3. se a seguito della raccomandazione lo Stato interessato non adotta sufficienti misure correttive, viene sottoposto ad una sanzione che assume la forma di un deposito infruttifero, da convertire in ammenda dopo due anni di persistenza del deficit eccessivo: l‘ammontare della sanzione presenta una componente fissa pari allo 0,2% del PIL ed una variabile pari ad 1/10 dello scostamento del disavanzo pubblico dalla soglia del 3%; è comunque previsto un tetto massimo all’entità complessiva della sanzione, pari allo 0,5% del PIL.

4. se invece lo Stato adotta tempestivamente misure correttive, la procedura viene sospesa fino a quando il deficit non viene portato sotto il limite del 3%.

Se le stesse misure si rivelano però inadeguate, la procedura viene ripresa e la sanzione irrogata.

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L’Italia ha subito una PDE nel 2005, chiusa senza sanzioni nel 2008 per l’avvenuto rientro del deficit entro i parametri e per la tendenziale diminuzione del debito pubblico.

ma poi una nuova procedura è stata aperta nel 2009 e chiusa nuovamente il 29 maggio 2013; del resto nel 2012 l’Italia è stata uno dei paesi migliori in Europa dal punto di vista del deficit, cioè uno dei pochi a restare sotto il parametro del 3% dell’indebitamento annuo (vedi tabella in fondo).

da notare che in origine la Commissione Europea aveva concesso all’Italia tempo fino al 2013 per apportare queste correzioni, ma pochi sanno che era stato proprio Berlusconi a volere anticipare di un anno la scadenza, purtroppo ottenendo il consenso della Commissione: probabilmente pensava di essere al potere nel 2013 quando ci sarebbero state le nuove elezioni: quindi è responsabilità di Berlusconi se le manovre economiche di Monti nel 2011-12 dovettero essere più dure per rispettare gli impegni presi dal nostro Cavaliere.

in appendice metto una tabella che indica in ordine di gravità la situazione dei vari paesi europei sottoposti a PDE.

* * *

ma perché la Francia preferisce restare all’interno della Procedura per Debito Eccessivo?

Sarebbe utile sapere che l’uscita dalla EDP implica che scatti l’avvio della cosiddetta Debt Brake Rule del Fiscal Compact, cioè della convergenza del rapporto debito-Pil verso la soglia del 60%. 

La norma prevede che gli stati membri il cui rapporto debito-Pil eccede il livello di riferimento del 60% debbano ridurlo di un tasso medio annuo di almeno un ventesimo della differenza – per noi sarebbe il quasi il 4%.

Il periodo medio di riferimento deve essere o il triennio che copre l’ultimo anno fiscale (a consuntivo, quindi) e le previsioni per i due anni successivi, o gli ultimi tre anni fiscali.

Ma da quando entra in vigore, la Debt Brake Rule? Formalmente, è entrata in vigore il 13 dicembre 2011.

Tuttavia, a quella data ai paesi della Ue che si trovavano in procedura di deficit eccessivo è stata concessa una sospensiva triennale, prevedendo l’attivazione della regola nell’anno in cui lo stato membro ha visto il termine della procedura per deficit eccessivo.

Questo significa che l’Italia, uscita nel 2013 dalla EDP, vedrà la Rule operativa dal 2016. In quell’anno potremo fare riferimento al triennio consuntivo 2013-2015 oppure a quello 2015-2017, con solo il primo anno a consuntivo.

* * *

molto recentemente l’Italia ha subito “una segnalazione di squilibrio macroeconomico eccessivo.

Significa che non abbiamo fatto nulla per piegare il rapporto debito-Pil. (…)

I paesi con debito-Pil superiore al 60% devono raggiungere l’equilibrio di bilancio su base strutturale, pari allo 0,5% di debito-Pil.

Il nostro paese deve raggiungere quella soglia l’anno prossimo, quando invece la “Previsione d’Inverno ” della Ue ci vede in risalita dallo 0,6 allo 0,9%.

Non vi diciamo dove si trova la Francia (e men che meno la Spagna) secondo quelle metriche. Guardatelo da soli (pagina 153) e sbigottite. 

e invece ve lo dico io: la Francia è a -2,6 e la Spagna a meno 4,7%.

Perché mai la Francia dovrebbe “allearsi” con l’Italia, se basta girarsi dall’altra parte e fischiettare?

il fatto è che la Francia ha un debito globale pari sì al 90,2%, superiore del 50% al limite massimo ammesso del 60%, ma quello italiano supera questo limite di due volte e un quarto.

* * *

Pare che Renzi si sia concentrato solo sul deficit-Pil “assoluto” e non su quello strutturale, concetto che forse gli sfugge, essendo in effetti piuttosto ostico.

Come spesso accade, la miglior lettura dei fatti la fornisce Federico Fubini:

«È per questo che nell’incontro privato le parole di Angela Merkel a Matteo Renzi sono state precise. Al premier ha detto che nella zona euro di oggi non basta riferirsi al Trattato di Maastricht, quello che fissa al 3% del Pil la soglia consentita del disavanzo: quella è solo la base. Bisogna anche rispettare il nuovo patto di stabilità (il cosiddetto “Six Pack”) e il Fiscal Compact.

La differenza non è da poco, perché questa diga di norme erette per arginare i mercati nella tempesta degli ultimi anni è più alta di Maastricht: implica l’obiettivo di pareggio in Costituzione, che l’Italia ha approvato da poco; prevede un calo del disavanzo ogni anno e, tra poco, anche del debito; scoraggia dal finanziare tagli alle tasse in deficit senza prima il sì dalla Commissione europea.

Renzi ha preso nota delle precisazioni, ma in conferenza stampa ha continuato a dire che rispetterà “Maastricht”. 

L’impressione dei suoi interlocutori tedeschi è che il neo-premier non cogliesse in pieno la differenza fra il Trattato del ’92 sull’unione monetaria e le regole più recenti»

e, come sottolineato sopra, per i suoi programmi di innalzamento del deficit, Renzi non ha bisogno del consenso della Germania, ma di quello della Commissione Europea, nel quadro di condizioni fissate dai trattati europei che abbiamo sottoscritto, che sono tendenzialmente abbastanza rigide.

Quindi, la situazione è questa: Renzi sta cercando di negoziare un innalzamento da 2,6 a 2,8% del deficit-Pil 2014, ma scorda/ignora il parametro strutturale. E nel frattempo dimostra quindi di essere molto moderno, cambiando idea con la rapidità della luce, passando dal “con riforme strutturali il 3% si può sfondare” al “norma antiquata, ma la rispettiamo e non la cambieremo in modo unilaterale”.

Come finirà? Dovessimo scommettere due centesimi, potremmo ipotizzare la richiesta italiana di disapplicazione temporanea della Debt Brake Rule contro firma di un qualcosa che ricordi molto da vicino un famigerato Memorandum, o uno dei “contractual agreements” che la Merkel vorrebbe introdurre.

Lo ha ipotizzato lo stesso Renzi, giorni addietro, in mezzo a tutte le altre sue chiacchiere, ma anche in questo caso noi abbiamo il sospetto che il premier parli di cose che non conosce.

insomma, Renzi il pasticcione viene sospinto verso un patto scellerato che gli permetta di non essere ufficialmente definito a maggio un buffone e di affrontare le elezioni europee con qualche chance in più, ma scaricherà sul suo successore la patata bollente di qualche nuovo impegno scellerato.

anche su questo terreno Renzi 2014 si sta comportando come il Berlusconi 2009: guarda al torna-conto elettorale e non al bene dell’Italia.

* * *

conclude Seminerio e mi associo:

Nel frattempo, pur se inutile, reiteriamo l’appello (o più propriamente la supplica) alla stampa italiana. Alzatevi, e fate analisi. Non esegesi, né auspici, né riti magici, né altre pratiche che appartengono alla sfera della sessualità.

* * *

ed ecco, sempre da wikipedia, nella prima colonna il debito annuo 2012 dei paesi europei dell’area euro fuori parametro, nella seconda la percentuale del debito pubblico rispetto al PIL: in rosso se lo sforamento di uno dei parametri dura da più di due anni: ma la Procedura per Deficit Eccessivo riguarda in questo momento 16 paesi dell’area euro.

Grecia -10.0% 156.9%
Italia -2.6% 127.0%
Portogallo -6.4% 123.6%
Irlanda -7.6% 117.6%
Belgio -3.9% 99.6%
Francia -4.8% 90.2%
Cipro -6.3% 85.8%
Spagna -10.6% 84.2%
Germania 0.2% 81.9%
Austria -2.5% 73.4%
Malta -3.3% 72.1%
Paesi Bassi -4.1% 71.2%

insomma, sotto Monti, se guardiamo soltanto alla prima colonna, l’Italia aveva un deficit annuo superiore di un soffio a quello dell’Austria e decisamente inferiore a quello di tutti gli altri paesi della tabella, escludendo dal conto la sola Germania che è nella straordinaria posizione di essere addirittura in attivo.

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