no, non mi occupo nè ieri nè oggi del folklore degli indipendentisti veneti, ne avevo già parlato a suo tempo: di solito preferisco, le notizie, darle prima, eh eh.
e, secondo il mio modo di vedere, formatosi fin dall’infanzia nell’osservazione dei sud-tirolesi di lingua tedesca tra i quali vivevo, se un popolo desidera la secessione dallo stato nel quale si sente forzato, questo diritto civile fondamentale, questo diritto umano ir-rinunciabile prevale su qualunque altro e su qualunque costituzione formale.
è sempre stata la mia stella polare per sessant’anni, su ogni questione, e la penso ancora così.
se i veneti (ai quali appartengo) in maggioranza se ne vogliono andare, lo facciano.
ma diverso, completamente, è se, per farlo, organizzano o compiono azioni violente fino a che sono ancora parte di questo stato: sono reati che vanno puniti e fortunatamente la magistratura (bresciana) si è mossa.
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ma la notizia sui casi patologici degli indipendentisti veneti con trattore mascherato da carro armato, che ieri ha riempito i giornali di regime, serviva a nascondere la notizia vera: una notizia enorme, marziana, da far passare per notizia normale.
era Napolitano che riceve al Quirinale il pregiudicato Berlusconi con la foglia di fico del “su sua richiesta”.
Napolitano ad agosto aveva commentato la condanna definitiva di Berlusconi da parte della Corte di Cassazione e alla sua interdizione dai pubblici uffici con un comunicato ufficiale in cui era scritto:
Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto.
peccato che chi si è rifiutato di farlo, ricevendo Berlusconi due volte come leader politico, mentre l’esecuzione della condanna è soltanto sospesa, sia stato proprio lui.
Toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita.
essere il leader di un partito regolamentato in forza di un articolo della Costituzione non è forse continuare a svolgere legittimamente una funzione pubblica che il Tribunale ha sanzionato incompatibile con una evasione fiscale gigantesca realizzata per anni con un procedimento sistematico?
e Napolitano aveva chiarito di non potere concedere la grazia a Berlusconi, dato che non gli era stata presentata alcuna domanda.
domanda che implica il riconoscimento della colpevolezza, ma la frase resta inquietante lo stesso.
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mi sono domandato spesso negli ultimi tempi come mai ho caldeggiato nel 2006 l’elezione di Napolitano (prima ancora che se ne parlasse), in alternativa a quella gettonatissima di D’Alema, che aveva esplicitamente proposto una repubblica presidenziale: http://bortocal.blogs.it/2006/04/25/102_e_insomma_al_quirinale_chi_ci_va~754418/
era il male minore, o così pareva, è vero: ma sono seguiti anni di polemiche con lui, sempre misurate, fino a poco tempo fa.
http://bertolauro.blogs.it/search/Napolitano/AND/ e https://bortocal.wordpress.com/?s=Napolitano
ma mi ero dimenticato un passaggio centrale della sua vita politica: che spiega il personaggio e anche il suo successo: la sua polemica contro Berlinguer sulla questione morale.
ora la ricordo, documentandomi attraverso questo sito.
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era il 28 luglio 1981 e Berlinguer rilasciò un’intervista a Scalfari su Repubblica: Scalfari aveva 57 anni, Berlinguer 59.
in quell’intervista un segretario del Partito Comunista Italiano straordinariamente vicino per questa affermazione al Beppe Grillo di oggi (anche se fatto di tutt’altra pasta: ma ogni popolo ha i leader che si merita e il popolo italiano di oggi non è più quello di trent’anni fa) denunciava i partiti come “macchine di potere e di clientela”.
Quel giorno Napolitano si trova in Sicilia, e la sua prima reazione è di telefonare al suo compagno e amico Gerardo Chiaromonte:
“Eravamo entrambi sbigottiti – ricorda Napolitano – perché in quella clamorosa esternazione di Berlinguer coglievamo un’esasperazione pericolosa come non mai, una sorta di rinuncia a fare politica visto che non riconoscevamo più alcun interlocutore valido e negavamo che gli altri partiti, ridotti a ‘macchine di potere e di clientela’, esprimessero posizioni e programmi con cui potessimo e dovessimo confrontarci”.
esattamente come fa Grillo oggi, appunto; e come si doveva fare in questi trent’anni.
Napolitano decide di dare una risposta pubblica a Berlinguer, ma solamente un mese più tardi, approfittando dell’anniversario della morte di Togliatti.
La risposta di Napolitano, dunque, esce sull’Unità del 21 agosto.
Napolitano per attaccare Berlinguer, usa appunto la lezione di Togliatti all’epoca della nascita del centrosinistra tra Dc e Psi negli anni Sessanta, e dice che bisogna “‘sapere scendere e muoversi sul terreno riformistico’ anziché pretendere di combattere il riformismo con ‘pure contrapposizioni verbali’ o ‘vuote invettive’”.
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il richiamo a Togliatti è storicamente illuminante: effettivamente Togliatti aveva espresso questa visione cinica e machiavellico-staliniana della politica nell’immediato dopoguerra:
1. aveva accettato nel 1944 la forma monarchica, anche se in via provvisoria, rompendo, con questa “svolta di Salerno”, il fronte anti-fascista repubblicano;
2. aveva voluto inserire in Costituzione un richiamo al Concordato fascista con la chiesa cattolica e rendere questo immodificabile senza il consenso delle due parti, creando un mostro giuridico-costituzionale senza eguali al mondo.
(altro che Costituzione più bella del mondo!
il Concordato era incompatibile con i valori costituzionali e averlo messo in Costituzione ha costituzionalizzato ipocrisia e doppia morale, attribuendo alla Chiesa il potere di condizionare di rettamente la vita politica italiana).
3. aveva fatto approvare come ministro della giustizia una amnistia generalizzata a favore dei fascisti che aveva bloccato ogni forma di epurazione anti-fascista e permesso loro di continuare a controllare la macchina statale da posizioni di comando, con conseguenze decennali nel mantenimento di uno stato nemico dei cittadini e non al loro servizio.
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proseguendo sulla linea del cinismo togliattiano, effettivamente, per Napolitano, gli scandali e la corruzione della Dc di Antonio Gava e Salvo Lima o del Psi di Bettino Craxi non sono un ostacolo al riformismo dialogante.
continua la lezione togliattiana: per Togliatti non era stato un ostacolo neppure la monarchia.
figuriamoci che cosa significa questo per un figlio illegittimo dell’ultimo Savoia, come Napolitano…
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Le reazioni all’articolo di Napolitano arrivano nella direzione del Pci del 10 settembre, dopo la pausa estiva.
Con Napolitano si schierano Bufalini, il sindaco di Roma Luigi Petroselli, Chiaromonte.
Napolitano e il suo gruppo di “miglioristi” sono accusati di essere platealmente filosocialisti, anzi filocraxiani.
“Nella relazione introduttiva mi si accusò di aver favorito, con l’espressione di dissensi ‘ cifrati’, la campagna avversaria su una contrapposizione nel gruppo dirigente del partito e l’attacco al suo segretario, di avere impoverito e forzato il pensiero di Togliatti, di avere indicato il terreno riformistico quando di riformistico non c’era più nulla nel Psi”.
dieci giorni dopo, il 19 settembre, Claudio Martelli, vicesegretario del Psi di Craxi, in un’intervista all’Espresso, gli risponde in tono sarcastico, cogliendo alla perfezione i difetti dell’indole di Napolitano:
“Napolitano è l’uomo dell’eurocomunismo, del dialogo con la Dc, poi con il capitalismo illuminato, poi col Psi. Se egli sia una sorta di ‘passator cortese’ del comunismo italiano o la punta di iceberg di elettori, quadri, amministratori, sindacalisti comunisti in transizione verso la socialdemocrazia europea è quanto cercheremo di capire con tutta la simpatia che merita chi porge la mano aperta e non il pugno chiuso”.
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ma nel 1981, contestualmente, Napolitano viene eletto capogruppo del Pci alla Camera.
questo significa, a ben vedere oggi, che la sua posizione tra i parlamentari comunisti era più forte che nel partito vero e proprio, dove si occupava dell’organizzazione e dal quale in questo modo viene allontanato con una specie di promoveatur.
in quella posizione continua a lavorare per i socialisti: pardon per il miglioramento dei provvedimenti del governo socialista.
In un articolo sull’Unità del 4 gennaio 1984 Napolitano deve difendersi dall’accusa di favorire i socialisti.
è in questa occasione che espone la sua originalissima concezione “migliorista” dell’opposizione, che è la chiave di volta di tutta la sua storia politica.
secondo lui l’opposizione parlamentare non deve impedire i provvedimenti dei governi avversi, ma migliorarli direttamente:
“La funzione di una grande forza nazionale come la nostra non può di norma consistere nel non far passare i provvedimenti del governo, per quanto da noi negativamente giudicati; non può essere questo il modo di far valere il nostro potere contrattuale”.
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la questione diventa devastante con il decreto legge di Craxi che riforma, o meglio abolisce, la scala mobile: mentre Berlinguer tiene un comizio davanti alla FIAT di Mirafiori per chiamare gli operai ad opporsi, Napolitano lavora per migliorarla: ma il 7 giugno il suo amico Chiaromonte, che è capogruppo al Senato, annuncia il ricorso al referendum (che nel 1985 il Pci perderà).
Ricorda Emanuele Macaluso sul Riformista nel 2005:
“Napolitano allora era capogruppo alla Camera e con Formica, capogruppo dei socialisti, aveva trovato un’intesa per rendere il testo accettabile anche per i comunisti. Intesa che poi venne mandata all’aria da entrambe le parti.
Ma in quel momento Berlinguer comincia a vedere di cattivo occhio sia Napolitano sia Nilde Iotti, allora presidente della Camera.
su Napolitano pesa il sospetto di ambiguità per via della sua nota contrarietà alla linea scelta in quella fase dal Pci, durante la dura battaglia parlamentare che precedette il referendum.
da lì in avanti i rapporti si inasprirono a tal punto che il 7 giugno 1984 Napolitano aveva già in tasca la lettera di dimissioni da capogruppo.
quella sera Berlinguer parla in un comizio a Padova e si sente male; muore quattro giorni dopo.
Una lettera mai recapitata, in quel funesto 7 giugno 1984.
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una lettera che, strana beffa della storia, avrebbe forse concluso la carriera politica di Napolitano e forse ci avrebbe risparmiato un presidente sbagliato.
e che io ho sbagliato a giudicare otto anni fa, dimenticandomi chi era davvero.
la strategia di silvio non e’ troppo segreta e non ci vogliono menti macchiavelliche per scoprirle.
napolitano tiene molto a che si facciano riforme ormai ineludibili……ma tutti i centri politico-affaristico-clientelari-mafiosi…ostacolano ogni rinnovamento poiche’ hanno grossi $$$$ privilegi $$$$ da difendere.
l’asse renzi-berlusconi sembra poter finalmente permetterne,anche se parzialmente,l’esecuzione..!
a questo punto silvio avra’ certamente ricattato il presidente con una semplice frase….”o mi concedi una sanatoria totale o faccio saltare tutto”…forte anche dell’irresponsabilita’ di grillo.
sono certissimo che saltera’ tutto….!!
le riforme in-eludibili alle quali tiene Napolitano non consistono nel superamento, di buon senso, del bi-cameralismo perfetto, al quale credo che ben pochi si opporrebbero, ma nell’alterazione sostanziale del controllo popolare del governo, che è stato esplicitamente richiesto da centri della finanza mondiale, che giudicano le costituzioni anti-fasciste dell’Europa meridionali contrarie ai loro interessi…
eliminazione delle province, legge elettorale che sarà un porcellum peggiorato e Senato non elettivo sono tre tappe di questo controllo della finanza mondiale sul nostro governo, appoggiato sul piano internazionale dal Trattato di Libero Scambio USA Europa che prevede che le multinazionali possano fare causa ai governi che violano i loro diritti.
siamo di fronte a un nuovo Medioevo feudale che avanza e i poteri nuovi non sono più negli stati nazionali, ma altrove, e sarà sempre peggio…
però vedo che con te predico al vento su questo punto… e che ti fidi di Renzi Mister Bean…
auguroni.
quanto all’incontro Berlusconi Napolitano, mi colpiscono alcuni dettagli: primo, che dovesse restare segreto e che si sia saputo solo per qualche incidente, e solo a questo punto Napolitano ha fatto un comunicato di tre righe; secondo, che il semplice fatto che l’incontro si tenga è una pressione in-credibile sui magistrati che dovrebbero essere liberi.
per la propensione a delinquere mostrata da Berlusconi la libera scelta loro sarebbe – come nel caso di Tanzi – di metterlo in galera, credo, ma mi dici come potranno farlo?
facendo 2 + 2, secondo me, Berlusconi ha ottenuto l’incontro segreto e poi lo ha reso pubblico, lui, per fare pressione sulla magistratura; e ha già ottenuto il suo scopo.
per il resto, se ci siano stati altri accordi innominabili non verranno certo a dircelo: avremo modo di capirlo a cose fatte.
io credo che un Senato ridotto, ma elettivo, resterà: non ho letto niente di più sensato, come analisi tecnica, dell’intervista a Romani sul tema.
quello di Renzi sul Senato è un altro pastrocchio in-digeribile…, ma tanto tu i miei pezzi di analisi mica li leggi, vero, edoardo?… 😉
DIMENTICAVO…….sul veneto sottoscrivo pienamente quanto da te affermato…!!
bene, almeno su questo ci troviamo d’accordo…, respiro 🙂
ti diro’ ..;ho sempre diffidato dei chiacchieroni e renzi,noto,è un grande rappresentante della categoria.
detto questo non dandogli fiducia perche’ ossessionati dal bene assoluto, restiamo fermi nello stesso punto,punto dove battiamo il passo da almeno 30 anni.
forse l’italia non è riformabile perche’ la simbiosi fra politica e malaffare è cosi stabilmente radicata che ci vuole una rivoluzione cruenta per abbattere il tutto.
da ultimo,visto che le supreme cariche fanno parte di quel sistema putrefatto ,non darle una importanza che e’ solo un paravento istituzionale
il vero problema è che Renzi è pienamente una espressione di quello stesso malaffare.
così come lo era Di Pietro, che però ci predicava contro.
su Grillo scheletri nell’armadio non ne escono, quindi sembrerebbe più pulito.
è una osservazione che cerca di essere obiettiva, ma non basta a dargli ragione per quel che dice e quel che fa.
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