Livorno e la perdita delle radici comuniste – 404.

l’esito delle elezioni amministrative mostra per la prima volta un’Italia perfettamente modernizzata.

il primo elemento di modernizzazione sta in un tasso medio di votanti inferiore al 50%: questo significa che per la maggioranza degli italiani è abbastanza indifferente quale sarà il sindaco della loro città: Francia o Spagna, tanto sarà uno che magna.

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fra le tante riforme della politica di cui si parla, forse sarebbe il caso di introdurre il principio che, dove la partecipazione degli elettori scende sotto il 50%, viene automaticamente prorogata la rappresentanza politica precedente, visto che quella almeno è legittimata dal voto della maggioranza degli elettori.

perché, insomma, governare una città col voto di meno della metà dei cittadini, il che significa con l’approvazione all’incirca di un quarto, a me non sembra molto democratico, non so a voi…

per il resto, sono anche del parere che, dove si reca comunque a votare la maggioranza degli aventi diritto, il numero dei rappresentanti vada proporzionato al tasso di partecipazione: in altre parole, se il numero dei rappresentanti previsto è di 100, ma votano solo 60 su 100, anche il numero dei rappresentanti debba essere di 60 su 100.

due piccole regole che aiuterebbero a costringere i partiti a rispettare di più i loro elettori.

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il secondo elemento di modernizzazione è che il Partito Democratico Renziano ha perso proprio nelle zone rosse (Perugia) e perfino nella sua capitale, nella città simbolo della sua storia, Livorno, che è quella dove è nato e dove ha governato da sempre nel dopoguerra.

questo mi pare un altro elemento di modernizzazione, in quanto mi sembra chiaro che il Partito Democratico ha spezzato anche simbolicamente ogni legame col suo passato, e il suo elettorato comunista lo abbandona.

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può essere poco entusiasmante che lo abbandoni per passare a Grillo, o meglio ai 5 Stelle, sperando che siano almeno in parte un figlio degenere del capocomico.

tuttavia l’elemento di speranza che viene da queste elezioni non è che Grillo ha vinto simbolicamente almeno in una situazione, conquistando la casamatta della tradizione comunista, da oggi degenere, e questo mantiene aperta una dialettica governo – opposizione che dalle europee sembrava quasi cancellata alla bulgara.

ma che il Partito Democratico Renziano ha perso almeno in alcune realtà.

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ovviamente mi interrogo spesso sul senso che ha da parte mia riempire il blog di questi commenti politici.

tempo perso?

e quante volte ho sbagliato?

discorsi da intellettuale slegato dalla realtà?

comunque a me Renzi continua a sembrare un bluff.

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il fatto che le elezioni europee abbiano punito Grillo e la sua incapacità di fare politica democratica, rendendo assolutamente velleitario il suo disegno plebiscitario a me pare positivo.

il fatto che un quarto degli italiani abbia obbedito al richiamo dei media e si sia stretto attorno a Renzi, accettando anche la corruzione politica per paura del nuovo, non mi meraviglia.

mi meraviglia (positivamente) molto di più che il 40% e a queste amministrative addirittura il 50,2% degli elettori se ne stia alla finestra, schifato da questo modo di fare politica.

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alcune considerazioni finali sulla lista Tsipras: non ho sbagliato a giudicarla non votabile in Italia (a parte le mie continuate riserve sulla sua linea di politica economica).

lo spettacolo penosissimo di queste ore è quello di un candidato SEL arrivato quarto che parla di tradimento della parola data, perché la candidata arrivata prima, Barbara Spinelli, non si è dimessa dall’incarico di deputata europea, come pare avesse promesso non so a chi…

dunque la candidatura della Spinelli doveva essere una candidatura civetta, come quelle di Berlusconi?

* * *

il primo rispetto che una lista deve non è quello agli elettori?

ma parlare di rispetto per gli elettori per una lista che si tiene un Vendola come leader è proprio una barzelletta.

credo che prima SEL sparisce dall’orizzonte politico italiano confluendo nelle truppe cammellate renziane, meglio sarà per tutti…

4 risposte a “Livorno e la perdita delle radici comuniste – 404.

  1. Il problema con la candidatura di Spinelli è che lei stessa si era impegnata (ed aveva pubblicamente dichiarato) di voler rinunciare al seggio se eletta.
    Lungi da me giudicare, ma da qualunque lato si guardi, il problema si pone.

    • quel tipo di impegno era profondamente scorretto, a parer mio, per non dire corrotto.

      che cosa significa “io mi candido, ma se mi votate mi dimetto”?

      sono d’accordo con te che il problema era a monte; ma qui c’è qualcosa di malsano nel modo in cui è stata fatta la lista (ne avevo parlato a suo tempo).

      e quel patto assolutamente improprio è comunque a mio avviso radicalmente nullo, perché il rappresentante del popolo non ha vincoli di mandato, neppure quei vincoli che avesse preso spontaneamente prima.

      l’atteggiamento di SEL che chiede alla Spinelli di dimettersi dopo che è stata eletta è perfino peggio del comportamento di Grillo che pretende, assurdamente, l’impegno scritto di una penale ai suoi eletti se si discostano dalle volontà del “Movimento”.

      se non volevano farsi rappresentare dalla Spinelli non dovevano candidarla, punto e basta,

      ma ancora una volta l'”estrema sinistra” italiana si conferma assolutamente inaffidabile e buzzurra.

      scusa, ci torno su per aggiungere le virgolette…

  2. C’è anche il fatto che il rappresentante di Sel in campagna elettorale aveva detto di essere con Tsipras, ma se la Spinelli gli avesse lasciato il posto si sarebbe arruolato con Renzi. A questo punto, bene ha fatto Tsipras a dire che la Spinelli non si ritirasse. E il bello è che avevano fatto tutta la campagna elettorale compreso il simbolo ”Per Tsipras”, ma adesso della lettera che lui ha fatto a favore della Spinelli non ne vogliono sentir parlare!!!

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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