Renzi ducetto e i suoi bluff – le porcate di Renzi n. 10 – 460.

ho un certo fastidio a dire le cose quando sono diventate banali.

quindi mi piaceva dirlo un anno fa, e non mi piace più dire adesso, che Renzi è un aspirante ducetto, forse personalmente un poco più pulito o meno sporco di Berlusconi, ma politicamente molto peggiore.

ma oramai chi vuol vedere chi è davvero Renzi ha tutti gli strumenti per farlo.

l’ometto è tanto tronfio e arrogante, quanto politicamente rozzo; incapace di selezionare il centro di un obiettivo e di contrattare il resto, si avvita in una serie di scontri senza fine che paralizzano il paese.

la riforma elettorale non era certo il problema più urgente; c’è in giro catastrofe produttiva, disoccupazione galoppante, euro in busta paga dati a vanvera indebitando il paese, e da settimane oramai siamo tutti concentrati ancora una volta sull’eterna malattia politica del paese e sul problema di come rafforzare il potere.

avanti fino all’estenuazione.

* * *

la riforma della Costituzione può farla un parlamento eletto in un modo anti-costituzionale?

forse avrebbe potuto farla tramite un accordo largo fra le principali forze politiche che rappresentasse davvero la volontà della maggioranza degli elettori.

ma riformare la Costituzione avendo contro un bel pezzo del proprio partito, più della metà di Forza Italia e il Movimento di Grillo, è un atteggiamento gravissimo, perché significa mettere mano alla legge fondamentale dello stato senza avere neppure una vera maggioranza per farlo e voler disfare il lavoro di 18 mesi dell’Assemblea Costituente nell’accordo delle principali forze politiche di allora, per costruire una nuova Costituzione autoritaria disegnata a proprio capriccio personale e in accordo con Berlusconi.

e solo l’idea che la Costituzione di una delle residue grandi nazioni dell’Occidente possa davvero essere modificata in questo modo arrogante sarebbe la prova provata di quanto già si sospetta, e cioè che la democrazia sia finita da tempo in Italia.

* * *

avere una seconda Camera trasformata in un secondo lavoro, o meglio un dopolavoro, per i suoi membri è un’idea talmente ottusa e demenziale che non si lascia neppure giudicare: eppure Renzi non la molla, perché in realtà vuole un Senato solo pro forma e assolutamente privo di ogni potere di controllo.

potrebbe accontentarsi di eliminare il bicameralismo perfetto e provare a salvare l’elezione di secondo grado (che non è una catastrofe, checché se ne dica): e invece no, vuole anche un Senato come hobby, e su questo si impunta paralizzando tutto.

* * *

insomma, quel che sta succedendo nel Partito Democratico è come se Mussolini, cent’anni fa esatti, nel 1914 non si fosse lasciato espellere dal partito, ma avesse preso la maggioranza in votazioni aperte anche ai nazionalisti e agli interventisti.

vedo molti Democratici disperati e balbettanti.

ma le dittature si affermano quando chi non è convinto si astiene dal prendere posizione, oppure il rischio della dittatura non gli interessa.

se Renzi riuscirà davvero a fare dell’Italia una dittaturina personale del tipo sud-americana, realizzando il disegno piduista non lo so; ne dubito, ma potrebbe essere, la mia, la voce della speranza.

ma, riuscisse anche a farla passare in prima lettura questa riforma, è comunque a fine anno che i nodi verranno al pettine, quando tutto il bluff renziano arriverà al redde rationem dell’economia.

di qui tutta la fretta di concludere prima.

* * *

intanto permettetemi di fare un solo esempio collaterale, ma concreto di che cosa vuol dire il renzismo.

tutti sapete che Renzi dice di avere abolito le province (non è vero, le ha soltanto rese non elettive: è proprio una sua idea fissa).

pochi sanno però che questo era uno dei punti essenziali del programma di Licio Gelli e della P2, in quanto eliminava il controllo democratico diffuso sul territorio.

Renzi ha fatto demagogia per gli stupidi che lo votano parlando di tagli dei costi della politica.

lo segue chi non si documenta: purtroppo la massa.

ma i costi delle province sono questi: le tabelle sono prese dal blog Rilievoaiace.

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87 miliardi di euro costano ogni anno allo stato le regioni, tenendo conto che incassano anche tributi in proprio, poco di più di un miliardo le province e circa 13 miliardi i comuni.

le Regioni ogni anno spendono 830 milioni di euro di spese istituzionali rispetto agli 11 milioni per tali spese e rimborsi che costano le Province.

ora togliere poteri alle province per darli a quel reticolo di corruzione e malaffare che sono le regioni non è solo una scelta politica che la dice lunga.

ma anche economicamente insensata.

dove si doveva tagliare?

ma è chiaro che le competenze delle Province sono in via di trasferimento alle Regioni perché è in queste che si mangia di più e che lo lobbies fanno quello che gli pare alle spalle dei cittadini.

2 risposte a “Renzi ducetto e i suoi bluff – le porcate di Renzi n. 10 – 460.

    • purtroppo, e mi dispiace molto dirlo, perderebbe molto nel confronto.

      del resto esiste un certo parallelismo storico fra Renzi e Mussolini, fermo restando l’abisso fra le due personalità.

      Mussolini spaccò la sinistra nel 1914 per portare l’Italia in guerra e porre le basi del suo futuro potere personale.

      Renzi è andato al potere spaccando quel fantasma di sinistra che restava, nel 2014, un secolo esatto più tardi.

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