AVVISO AI NAVIGANTI (su questo sito) – My roundtheworld n. 13 – 480.

poiché la mia prima tappa, da domani, sarà la Cina, ripeto l’avviso già dato l’ultima volta che ci sono stato, nel maggio 2010:

parto per la Cina; dall’esperienza precedente di due anni fa deduco che il blog sarà inaccessibile da lì (allora mandavo i post via mail ad un’amica di blog che aveva la pazienza di ricopiarli e di pubblicarli come coautrice; avevamo trovato un modo per bloggare anche ai tempi e nei luoghi della censura); questa volta da oggi mi prendo due settimane di ferie anche dal blog. 

questa volta, da pensionato, non vorrei prendermi nessun tipo di ferie, anzi; però suppongo che il problema si ripresenterà (a meno che Hong Kong, almeno al’inizio, non possa fare eccezione): quindi se non ci saranno post per qualche tempo, nessuno si deve preoccupare: non vuol dire che sono scomparso nella Terra di mezzo, ma semplicemente che wordpress da quel paese non è raggiungibile.

venite tuttavia ogni tanto a dare un’occhiata a questo post: potrebbero sempre esserci delle novità nei commenti 🙂

* * *

buona permanenza a voi, e a me auguri che mi passi questo furioso mal-di-denti (ce n’è sempre una vero? 🙂 ).

39 risposte a “AVVISO AI NAVIGANTI (su questo sito) – My roundtheworld n. 13 – 480.

  1. Buon viaggio, caro Bort!
    Buon buon buon tutto per te!

    Quando potrai, facci sapere! Sì!

    Un abbraccio forte
    Un sorriso
    gb

  2. Fra quasi due ore atterrerai ad Hong kong
    Spero che sia stato un buon viaggio e sono sicura che già
    nell’aereo hai conosciuto gente nuova e magari qualcuno ,
    conoscendo la città, ti ha già dato delle dritte e qualche informazione.
    Saprai dove pernottare e ti ci recherai subito anche se hai tutto il giorno
    davanti.
    Hai dimenticato istantaneamente tutti i problemi italiani.
    Pensa a te, a rilassarti , a divertirti visitando e ammirando.

    • visitando e ammirando non credo di rilassarmi né di di-vertirmi, nel senso originario del termine.

      la contemplazione della bellezza resta per me sempre la strada iù breve per conquistare qualche verità-

      • @ Bort
        Visita e ammira con tutto te stesso, Bort!
        Non far prevalere una tua parte! No.
        **Tutto con i 360 gradi di Mauro B.**
        Abbraccio
        gb

        • credi che non abbia capito, carissima, la tua allusione alla vista a 360 gradi su Hong Kong dai 400 metri di altezza del Peak, raggiunto col treno a cremagliera?

          visto anche questo! 🙂

          • @ bort
            anche, Bort! anche!
            a 360 gradi in tutti i sensi, tutti, proprio tutti! TUTTI! 😉
            spero mi comprenderai!
            🙂
            gb

            • eh, con le precisazioni aggiunte in privato, anche un sordo capisce!

              peccato che adesso sono già a Macao…

              e non dirmi che cnosci anche questa… 🙂

            • sono stata chiara allora! 😉
              tu, però, sei già a Macao.

              sono stata anche a Macao, ma troppo velocemente.
              e, forse per questa ragione o per altro, non sono stata colpita in modo profondo.
              poi mi dirai le tue sensazioni!
              ti abbraccio, Bort!
              gb

  3. cose giuste e no:

    partenza e atterraggio con mezz’ora di ritardo.

    nel volo ero vicino al finestrino, sono rimasto seduto tutto il tempo e vicino avevo il lui di una giovane coppia cinese che piu’ che sgomitare altri contatti umani non li ha cercati (e neppure io).

    stupendo l’arrivo dall’alto sulla baia, dalla parte del mare, con nuvole dai colri di pastello cinese e le isole che si susseguivano.

    non essendo riuscito sostanzialmente a dormire sono andato diretto alla zona indicata nella Lonely come piu’ economica della citta’.

    diretto per modo di dire: ho dovuto cambiare tre metro’, e ci ho messo un’ora e mezza, anche se la zona e’ fortunatamente proprio centralissima.

    ho preso l’abbonamento ai mezzi pubblici per tre giorni e quindi giro liberamente nella citta’ che e’ ovviamente immensa, parte su un’isola, parte su una una penisola e con un grande tratto di mare in mezzo.

    50 euro per una cella du due metri quadrati, ma avevo bisogno di dormire: sono uscito alle 14 e al primo impatto la citta’ mi ha entusiasmato: e’ una specie di New York o di Sidney in mezzo alla giungla, i panorami sono superbi.

    altre informazioni le risparmio, sono in un posto internet ad accessdo libero nel metro’, e mi avvisano che mi restano solo pochi minuti ancora.

    entusiamop ed oblio di tutti i problemi con i quali ho cercato di rovinarmi il viaggio prima di partire, alleluia!

    • questa è la mia risposta al tuo commento qui sotto, e quasi un primo abbozzo delle cronache cinesi che non sono ancora riuscito ad iniziare davvero.

      e intanto il materiale su cui scrivere si sta già accumulando ad una velocità vertiginosa.

  4. Non solo questo viaggio, ma tutta la mia vita in questo ultimo periodo sembra condividere l’impronta della esagerazione; ma in quel che è smisurato si fa più fatica a cogliere il dettaglio, ed è dei dettagli che ci innamoriamo di solito.

    * * *

    all’aeroporto, in attesa dell’imbarco, avverto qualcosa di strano nell’uomo che cammina davanti a me, dinoccolato; in altri tempi avrei detto che sta parlando di solo, ma i fili bianchi degli auricolari dicono soltanto che è un esemplare di una nuova specie, l’homo sapiens connexus, alla quale non mi sono ancora abituato.

    Da post-neandertaliano della specie homo sapiens sapiens non so ancora chi vincerà la prossima selezione naturale; dovesse essere il gruppo più simile a me, questo significa che la storia futura dell’umanità ricomincerà da un gruppo molto ristretto.

    * * *

    intanto i lunghi labirintici percorsi, che hanno trasformato la stazione di Milano come l’aeroporto di Malpensa in enormi centri commerciali e fatto perdere a questi luoghi la loro funzione originaria di offrire un transito funzionale e veloce in vista di qualche spostamento, per farne una esposizione di merci di consumo, prevalentemente di lusso, che dovrebbero esprimere l’anima stessa del paese, a me fanno l’impressione di luoghi archeologici e di tristi monumenti, oramai quasi in rovina, di una idea consumista del mondo che ho sempre disprezzato e trovato irrealistica, anche se molto funzionale all’arricchimento dei pochi che controllano il mondo.

    Ma temo che insistere su questi concetti sia vetero moralismo: d’altra parte, che cos’altro sto facendo pure io, che non sia lo sfruttare le ultime opportunità di questo modo in declino per inseguire delle manie personali e cercare di raggiungere chissà quale record del viaggiatore?

    * * *

    tutto scorre bene, tuttavia: almeno, se lasciamo perdere il vezzo di queste considerazioni.

    Pronunciate peraltro da una comodissima poltrona, dopo il viaggio in treno e in pullman, il check in senza coda, e un sorridente ricordo della dolcissima e raffinata impiegata che carica il mio bagaglio di 15 chili e poi guarda all’enorme zaino-borsone che ne trasporta altrettanti, sotto forma di guide di viaggio e netbook, per chiedermi (sottile ironia?):

    Ha solo quello zainetto?

    Se vuole chiamarlo così.

    Lei si ferma ad Hong Kong?

    Ci arrivo, ma non mi ci fermo.

    * * *

    ma,ora che l’aereo è decollato e sta anzi già sorvolando il Mar Nero, devo ammettere, se sono sincero con me stesso, di avere sempre più sperato nelle ultime settimane che qualcosa facesse saltare questo viaggio.

    Le mie non erano paure che il viaggio non si svolgesse, come venivano rappresentate qui; erano piuttosto oscure speranze del contrario.

    Il fatto è in questi 10 mesi dalla fine del lavoro, io sono cambiato profondamente: essere pensionato non è tanto un piccolo cambiamento della propria condizione esistenziale, attraverso la liberazione dal lavoro, ma una profonda modifica della propria immagine interiore.

    E così un uomo condannato a lavorare la gran parte della sua giornata aveva un bisogno vitale di garantirsi un’evasione dalla quotidianità, immaginando e programmando un viaggio che lo mettesse in un nuovo esperimento di conoscenza del mondo, ma un uomo già libero da questa schiavitù avverte molto meno l’esigenza di una fuga.

    Con tutte le difficoltà logistiche ed organizzative della medesima, oltretutto, proprio per le sue dimensioni inusuali e ad un’età in cui uno slancio progettuale è più una sfida a se stessi, che un autentico, immediato bisogno.

    * * *

    ma intanto sull’aereo si è cenato, mentre c’era ancora luce, si è dormito un poco ed è calata una stralunata notte fuori tempo che lascia gli occhi aperti, anche se appesantiti dal bruciore alle palpebre del sonno imminente che però non arriva.

    Volendo posso guardare sullo schermo dello schienale davanti al mio la storia di Noah, con i sottotitoli in inglese, e comincio a farlo, ma mi annoia presto.

    Ed ecco che si profila uno dei vantaggi di questi viaggi lunghi e senza compagnia, che è il dialogo intenso con me stesso, oppure con interlocutori al momento immaginari: favorevole a strane svolte del pensiero, a passi in avanti che, nel silenzio della solitudine introspettiva, appaiono eccezionali.

    È il momento in cui pensieri a lungo rovistati in qualche angolo della mente riappaiono per assumere una disposizione nuova.

    * * *

    la prima riflessione è nata stamattina prima della partenza, in un dialogo un poco affrettato sul mio sito col blogger che si è dato il nome di krammer.

    Lui ha provocato con una domanda una frettolosa esposizione della mia teoria probabilistica della realtà, con cui ho cercato di conciliare la fisica quantistica con la nostra tradizione filosofica.

    …. segue citazione

    ma a questo punto krammer ha denunciato il limite che a lui appare solipsistico di questa teoria, come se ci portasse a concludere che ogni singolo individuo è il creatore del mondo in quanto osservatore.

    E io gli ho risposto in fretta e quasi senza rendermi conto della portata di quel che stavo dicendo:

    …. segue citazione

    poi sono corso alle ultime sistemazioni dei bagagli.

    Ma solo adesso, in viaggio, mi accorgo di questa unificazione, nata per caso, di due punti della mia visione del mondo che fino ad ora hanno viaggiato separati: il carattere probabilistico della realtà e il carattere meramente apparente della individualità.

    L’Occidente crede fermamente all’individuo, ed è questa fede cieca che lo trattiene sino ad oggi dall’accettare completamente l’idea che le cose sono il velo di Maia di una realtà più profonda.

    Questo succede se mettiamo al centro dell’essere l’osservazione (come faceva Berkeley); ma se invece comprendiamo che la realtà è creata dalla rete della comunicazione, allora ogni rischio di soggettivismo individualistico viene meno.

    La cosa in fondo divertente, per me, è che da tempo io stesso mi arenavo di fronte a questa obiezione, senza vedere modo alcuno di superarla; ed invece la soluzione era semplice se solo l’avessi vista subito in un altro del mio pensiero.

    Essere non è essere percepiti, la pura percezione non ha la forza di dare esistenza alle cose; essere è essere comunicati; e dove esiste comunicazione, esiste per definizione una pluralità di soggetti e una rete comunicativa quasi illimitata che è essa sì il fondamento della realtà delle cose, che si definisce solamente attraverso i discorsi che ne facciamo.

    * * *

    un altro pensiero intanto si deposita nella mente ed ho l’impressione che sia quasi collegato a questo che ho appena esposto, ma non saprei dire come.

    Questo nasce da un articolo letto ieri sera sull’Espresso e riguarda una tendenza che si va sempre più rafforzando sul piano giuridico e della tecnica processuale a introdurre nei processi per gravi delitti analisi approfondite del cervello dell’interlocutore che ne mostrano qualche visibile anomalia che sta all’origine del delitto stesso.

    Tipico il caso di alcuni esseri umani che hanno una visibile riduzione morfologica dell’area del cervello che si attiva per l’identificazione emotiva con l’altro, e una corrispondente riduzione funzionale di sentimenti come la compassione o il sentirsi parte di un gruppo.

    Fino a che punto persone con queste caratteristiche possono essere giudicate egualmente responsabili di azioni violente contro altri, dalle quali sono meno trattenuti per sentimenti di empatia umana?

    Ovviamente questa riflessione mi ha colpito perché si connette alle mie riflessioni sul carattere meramente convenzionale e sociale del concetto di responsabilità individuale, che è uno dei fondamenti della nostra visione morale del mondo e della nostra idea di giustizia.

    Ora, riflettevo, è sempre più probabile che si facciano strada considerazioni di questo tipo, rese oggi possibili da un livello di conoscenza del funzionamento del cervello enormemente sviluppato anche soltanto rispetto a qualche anno fa.

    Ma le loro conseguenze sono duplici: da un lato possono portare a una maggiore indulgenza verso il criminale che è più facilmente tale perché an-affettivo, dall’altro possono però portarci a chiederci – terribilmente – se vi può essere spazio nel mondo per chi è più portato a fare del male agli altri e a compiere delitti di sangue.

    Il rischio è cioè che la protezione sociale dalla violenza si sposti tendenzialmente, dalla punizione come rimedio post factum, ad un tentativo di controllo preventivo che non potrebbe che avere un lugubre significato eugenetico.

    Però potrebbe fare da antidoto a questo rischio l’episodio davvero emblematico che viene raccontato in quello stesso articolo: uno scienziato che sta svolgendo ricerca proprio su questo tema… ecc. ecc.

    * * *

    i motori continuano a rombare, e io penso anche alla strana risposta ricevuta da quel mezzo genio caratteriale che è il blogger … (non ne farò il nome, e mi space se qualcuno lo riconoscerà egualmente).

    Mi ha offeso pesantemente – a seguito di una mia critica esposta in modo veramente discreto – su un blog di gruppo su cui scrive, e io gli ho risposto abbastanza per le rime, oramai esausto dai suoi ripetuti sgarbi.

    A questo punto sul SUO blog personale mi ha chiesto scusa, ed io ho provato a chiudere la storia, con un commento conciliante, se non altro per estenuazione, ma senza troppa convinzione.

    Infatti! l’intervento di un coautore del blog di gruppo sul suo blog è bastato a fargli cancellare il post di scuse.

    E la giustificazione che ha dato è stata questa:

    …. segue citazione

    sono rimasto colpito dalla spietatezza di questo opportunismo e dalla sua contemporanea assoluta ingenuità.

    Come è possibile mettere alla berlina la propria immagine pubblica per un “vantaggio” così ridicolo e inconsistente?

    Ecco un altro caso di an-affettività? O comunque di cervello anomalo, che compensa alcune prestazioni eccezionali sul piano logico ed espressivo con una vera e propria mutilazione affettiva.

    Di nuovo non ha nessun senso introdurre il concetto di colpa, così non ha senso rimproverare qualcuno perché ha la sindrome di Asperger e dunque non è in grado di avere un comportamento coerente oppure di vedere negli altri esseri umani qualcosa di diverso da meri fantasmi, spettatori dei suoi giochi.

    Ancora una volta il concetto di colpa è rozzo e primitivo: allontana oramai dalla comprensione di quel che abbiamo attorno.

    Ma in fondo già esiste una specie di filosofia popolare che da un lato considera ciascuno di noi un carattere con caratteristiche proprie immodificabili, e dall’altro, senza porsi nessun problema di coerenza, considera ciascuno di noi pienamente responsabile delle sue azioni, come se il carattere in cui fermamente si crede non esistesse, oppure non dovesse contare più di fronte all’idea necessaria di colpa.

    Il concetto di colpa – che interviene socialmente – dovrebbe interferire poco con una valutazione ben documentata sulla utilità, e quale, di mantenere comunque delle relazioni anche con esseri umani che appaiono potenzialmente lesivi.

    Anche perché l’alternativa è di no averne alla fine nessuno, e perché noi stessi siamo tali – e lo sappiamo bene: magari soltanto in misura differente, ma dove sta il confine?

    * * *

    ma perché vi (mi) intrattengo con queste tediose questioni?

    Non farei meglio a cominciare a riassumere quel che ho letto sulla guida di Hong Kong (e di Macao) in queste ore che sto impiegando ad arrivarci?

    Per il momento mi soffermo su un punto soltanto: che in queste due parti autonome della Cina esistono due monete speciali, diverse da quella nazionale: il dollaro di Hong Kong e la … di Macao.

    Al mondo non esistono solo stati diversi che condividono la moneta, come nel caso dell’euro, il più vistoso fra i tanti, ma anche stati che hanno al proprio interno monete differenti.

    Davvero non ci si finisce mai di stupire, e forse si viaggia proprio per questo.

    * * *

    ed ora chiudo le trasmissioni e provo a dormire.

    Ma sarà dura perché il netbook sul quale scrivo ha conservato l’orario della partenza, senza tenere conto dei fusi orari, e mi dice che sono soltanto le 19:42; ho alle spalle 7 ore di volo e ne ho davanti altre 4.

    • grazie, violetta, di avere pubblicato la bozza del post che poi stamattina ho pubblicato riuscendo perfino a completarlo; da Hong Kong dunque si ha accesso a wordpress.

      avrò bisogno della tua collaborazione invece e di quella di gardenia, quando entrerò nella Cina vera e propria…

  5. @ gelsobianco

    eh già: quattro giorni ad Hong Kong sono pur sempre un passaggio fugace (anche considerando quanto tempo perso a recuperare il sonno).

    Macau non mi trattiene: direi che è la sua voglia di strafare, che traccia la differenza fra ciò che è veramente bello e ciò che è soltanto posticcio.

    una donna troppo truccata non è detto che sia bella, anzi potrebbe essere proprio l’eccesso di trucco a renderla meno bella.

    Macau resta pur sempre una città provinciale che si è montata la testa… 🙂

    • @ Bort
      Macau è proprio una donna che ha un eccesso di trucco, che coprire la sua non vera bellezza.
      E’ una donna che si mette in mostra con troppi artifici.
      Io detesto il camuffamento!
      Macau è come la descrivi tu! E’ “montata”!
      Io non ho avuto mai voglia di fermarmi a lungo!
      Ogni volta, invece, che lascio Hong Kong non vedo l’ora di tornarci!
      Un abbraccio stretto e caro, Bort in viaggio.
      gb
      Spero che si riesca a comunicare con te.
      Stai bene! 🙂

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