se racconto (a me stesso?) che ho passato la mia ultima giornata a Paea, Tahiti, leggendo Mille splendidi soli, il secondo bel romanzo dello scrittore afgano Khaled Hosseini, l’autore del Cacciatore di aquiloni – che ho trovato nella libreria della Guesthouse, come la raccolta di racconti italiani di cui ho parlato ieri -, a voi sembrera` che io abbia perso la giornata, vero? che senso ha andare a Tahiti per passare quasi tutto il giorno a leggere?
ma come potevo evitarlo? ecco un tipo di racconto che mi ha preso sin dal primo momento e che fa cadere tutti i miei rifiuti preventivi dell’arte del raccontare; ma so ben io perche`: e` che qui le storie individuali immaginarie agiscono semplicemente da sintesi narrativa di tragedie storicamente avvenute, e io ritrovo nel romanzo il respiro della vita.
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per la verita` sono anche andato alla stazione della Gendarmerie per rilasciare una dichiarazione sulla perdita della fotocamera, che dovrebbe essere coperta dall’assicurazione al 50%; ma non e` stata cosa, non l’hanno voluta fare.
sono stato a mangiare carne di capra al latte di cocco in un baracchino lungo la strada del ritorno, ed ho scoperto che questo piatto buonissimo e` una specialita` delle Isole Marchesi, e mangiando ho ammirato la bellezza della figlia del gestore del ristorante, che faceva impallidire i ricordi dei quadri di Gauguin.
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a proposito del quale mi e` capitato di riflettere che era un personaggio veramente meschino, se pensiamo che lascio` alla moglie interamente il compito di occuparsi dei 5 figli e che praticamente li abbandono` del tutto in nome dell’arte e della Polinesia, e che come pittore non mi ha mai convinto del tutto, forse perche` lo trovo piuttosto schiacciato dal paragone con quel genio assoluto che e` Van Gogh.
ma chissa` quanto del successo di Gauiguin e` davvero artistico e quanto invece biografico: in altre parole credo che il borghese mediocre a fronte di lui lo esalti come simbolo di quello che vorrebbe fare, ma non ha il coraggio.
e come fratello di meschinita`.
Gauguin come anticipazione laterale della figura del criminale ammirato dal borghese perbene dell’Uomo senza qualita` di Musil: Gauguin o della trasgressione mancata in chi lo ammira per la trasgressione, non riuscendo a capire molto di piu`, in tutta la faccenda
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la parte centrale della giornata trascorre invece di nuovo nella stessa vallata di ieri a perlustrare le pozze nel fiume e a fare qualche esperimento sulla caduta dei solidi nell’acqua ora che e` ritornata la piena luce, che facilitera`, penso, le ricerche condotte ieri in penombra.
parto gagliardo e sicuro di ritrovare la benedetta fotocamera, piu` che per lei, che sara` comunque irrecuperabile dopo una notte nell’acqua, per la speranza di recuperare foto e filmati di Moorea e di Tahiti.
la cosa assurda e` che qualunque solido fatto cadere piu` o meno dalla stessa altezza nel punto in cui e` caduta la videocamera, rimane li` nel fondo oppure al massimo si sposta fino alla pozza seguente.
tranne la videocamera alla quale qualche karma negativo ha messo le ali ai piedi.
il gestore della Guesthouse – che ancora ierisera mi ha restituito la borsa fotografica con i 2/3 circa delle fotografie sopravvissute finora alle varie disgrazie, e almeno in questo mi ha fatto respirare – mi comunica che inserira` anche la mia storia nell’elenco delle disgrazie successe a Tahiti, ma intanto mi racconta di un ragazzo, un paio d’anni fa, al quale e` successo piu` o meno lo stesso, e che si dispero` per giorni per la perdita delle fotografie: sembrava impazzito, dice.
credo! sono pezzi di vita perduti.
e come e` strano che ci affezioniamo ai simboli delle nostre esperienze quasi piu` che alle esperienze stesse; ma forse e` perche` i simboli sono un poco piu` stabili.
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saggiamente alla fine ho resistito alla depressione e fatta mia la filosofia di un compagno di guesthouse, un ragazzo francese di 27 anni che e` venuto qui perche` ha trovato lavoro come barista (ma potrebbe non essere una fortuna, considerando il debole evidente gia` ora per la materia prima della sua nuova occupazione): se hai perso le foto e` segno che devi rifare al piu` presto un altro giro del mondo per tornare a farle.
sapere comunque che con 400 euro posso rientrare da Los Angeles a Milano Linate in qualunque momento mi ha messo abbastanza tranquillo e ierisera stavo quasi per prenotare il biglietto online per oggi, in modo da non fermarmi neppure in citta`.
ma poi me lo ha impedito la promessa fatta a Chaney di consegnare quel suo misterioso pacchettino alla portineria dell’Universita` al ragazzo che l’ha piantata, e un sussulto di saggezza.
forse tutto questo e` soltanto una messa alla prova della mia fermezza e della mia solidita`?
e` chiaro che quel che succede non ha mai senso in se stesso ed e` ridicolo pensarlo, ma se vivo la cosa in questo modo, mi accorgo di sentirmi meglio, e allora perche` non farlo?
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si parte per Los Angeles a mezzanotte e si arriva alle 11 di mattina, con recupero del fuso orario di tre ore; e` il gestore della guesthouse che, dopo le 20, mi accompagna all’aeroporto, dopo aver portato i due figli piu` grandi a ballare.
c’e` una folla immensa nel grande atrio aperto, chi parte per Los Angeles, chi per le Hawai, chi per Auckland, e il locale trabocca e le file sono lunghissime.
qualche problema per il mio bagaglio, visto che i limiti di peso sono stati abbassati e adesso sono 20 per il bagaglio nella stiva e 10 per il bagaglio a mano, ma io sono a 33 fra tutti e due e serve a niente spostare la guida del Messico dall’uno all’altro.
pero` il superamento di un chilo e mezzo per parte fa meno effetto che il superamento di tre da una parte sola, e alla fine mi fanno passare con un’occhiataccia.
e meno male che ho perso la fotocamera, se no magari non mi facevano passare affatto.
subito dopo nella saletta d’aspetto dedicata al volo ho un dialogo con due coppie di americani qualche anno appena piu` giovani di me, di varia origine (una donna, anche, italiana), sui quali faccio un certo effetto, mi restituisce un poco di fiducia in me stesso e sembra quasi confermare la bonta` della scelta fatta di decidere se rientrare in anticipo oppure no soltanto dopo avere sperimentato la citta`.
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lo sbarco all’aeroporto di Los Angeles avviene alle 11 di mattina ora locale e tutto all’inizio conferma in me l’idea che gli americani sono profondamente infelici: nessuno sorride e il salutarsi spontaneo al quale mi ero abituato a Tahiti qui non si usa: mi vengono prese le impronte della mani e i riflessi dell’iride da un poliziotto orribilmente scostante, e mi pare di entrare in una immensa prigione iper-controllata.
ed eccomi fuori, alla ricerca di un mezzo di trasporto e i trasporti sono esattamente come descritti: circolano quasi soltanto autobus gratuiti che portano alle societa` di noleggio auto; io dopo avere parlato con l’addetto, che mi comunica che dovro` attendere circa un quarto d’ora, aspetto quasi un’ora il taxi collettivo che dovebbe portarmi a Santa Monica, e a vuoto.
poi, siccome l’addetto non sa darmi garanzie, passo alla ricerca di un bus, e faticosamente arrivo alla meta: ci ho messo quasi due ore, anche se l’autobus e` stato piu` veloce di quanto indicato dalla guida e l’autista l’ha abbandonato appena sono sceso.
qui qualche patema d’animo perche` l’ostello non e` nel punto esatto indicato dalla piantina della guida Routard, ma poi, chiedendo, eccomi in questo posto elegantino e perfino costosetto, come ostello, ma al centro dell’unico angolo di Los Angeles visto sinora che ha vagamente un aspetto urbano: il mondanissimo centro di Santa Monica.
per il resto tutto della metropoli, che io visiterei solamente per incontrare il mio esatto coetaneo Ellroy, appare una immensa periferia, come gia` nell’atterraggio, vista dall’alto: composta e squadrata, ma priva di veri centri di aggregazione e solo squarciata a tratti da segnali di creativita` inconsulta.
la polvere del deserto e` dappertutto, ci son palme e sembra di essere ai confini di qualche oscura Africa.
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ma ora esco prima che imbruni del tutto, a godermi la domenica pomeriggio sul lungomare di Santa Monica.
Mi dispiace per la fotocamera. Son contenta però che tu abbia scoperto il piacere della lettura di romanzi, che a volte ti “legano” interi pomeriggi in casa, ovunque tu sia. Non è tempo perso, è tempo guadagnato. È un altro modo di viaggiare e di capire un mucchio di cose.
Sulla vita di Gauguin- però con qualche differenza – c’ è un bel romanzo di W.Somerset Maugham: La luna e sei soldi. Anche da lì si evince che come marito e padre…hai proprio ragione.
ciao: la quarta fotocamera che in un modo o nell’altro va a puttane in questo viaggio, ti rendi conto?
grazie mille delle informazioni sul romanzo di Maugham: l’ho visto varie volte in giro nelle bancarelle dei libri usati, ma il titolo mi ha sempre dissuaso dal prenderlo: ora che so che riguarda Gauguin, cerchero` di recuperare.
oppurre magari me lo presti quando ci rivediamo (se ce l’hai in traduzione italiana, natturalmente), se posso chiedere… 😉
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