il post precedente prendetelo come un chiaro sintomo del dissesto mentale che puo` provocare stare 140 giorni senza contatti diretti con le persone care.
anzi, colgo l’occasione per dire che quello che mi ha salvato dall’uscire del tutto di cicco e` stato anche il blog con i suoi commenti, e prendo l’occasione per ringraziarvi tutti di essermi stati vicini in questo lungo periodo in cui mi avete accompagnato.
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fare un viaggio molto lungo come il mio attorno al mondo e` un modo assicurato di procurarsi un mare di fastidi grandi e piccoli, dato che ogni piccola disattenzione o trascurabile incidente puo` diventare un problema.
per esempio, dopo essere arrivato a Veracruz ed essermi eccezionalmente fatto portare i bagagli in albergo da un servizievole ma altrettanto esoso facchino, ecco che ci ho passato tutta mattina, parte per il malessere descritto sopra, parte perche` all’apertura del trolley scopro che la bottiglietta dello shampoo non l’avevo chiusa bene e ha inondato un bel po` di vestiti, soprattutto quelli invernali messi sopra gli altri in vista del rientro.
potrebbe essere una indiretta fortuna, considerando che l’avevo presa troppo grande (per il peso), ma, cosi`, eccomi a fare il bucato, o meglio lo shampoo, a quel che mi servira` indossare dopodomani e che ha rischiato di andare fuori uso.
poi nel primo pomeriggio, da fifone coraggioso, cioe` da malato ipocondriaco al contrario, oppure da ipocondriaco bello e buono, eccomi che esco, per farmi la camminata sorprendentemente lunga ed anonima che porta dalla stazione degli autobus presso la quale ho preso l’hotel, al centro.
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in parte cammino lungo il mare, cioe` costeggio un porto non particolarmente attraente, prima, e poi in un piazzale immenso e recentissimo, cosparso di bronzi e statue commemorative talora giganteschi, degno di una metropoli, che Veracruz certamente non e`, e quindi, a pensarci dopo avere visto il resto, simbolo un poco grottesco delle ambizioni malriposte della cittadina.
la Lonely Planet mi ha attirato qui con la descrizione di una citta` fortemente turistica (e infatti ci sono hotel davvero dappertutto), sede del piu` straordinario carnevale messicano e di svariate continue iniziative culturali.
insomma dovrebbe essere un luogo dalla vivacita` bizzarra ed estrosa di cui non vedo traccia, a meno di non voler considerarne segno le due orchestrine che suonano tristemente nella piazza centrale, che del resto appare simile a quelle di Merida o Campeche, solo e` molto piu` asfittica, ed ha la cattedrale messa di traverso, sempre con gli strani archi bianchi che sostengono la cupola come avvolgendola in una immaginaria carta da confetto.
il redattore della guida doveva essere in stato di ebbrezza o avere fatto indigestione di funghi messicani, il pejote, mi dico; pero`, riflettendoci adesso, penso che se andassi a Viareggio in questa stessa stagione avrei le stesse impressioni, o forse anche peggio.
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quello che pero` non troverei a Viareggio, almeno di questi tempi, sono i militari armati in tuta mimetica sparsi qua e la` in certi punti che dovrebbero essere considerati strategici.
se si aggiunge il passaggio di diverse camionette piene di soldati in assetto da combattimento, alcuni con i mitra puntati contro i passanti, non e` uno spettacolo tale, del resto, da risollevare il morale: considerando il ruolo dell’esercito nella recente strage degli studenti ha l’aria di un avvertimento minaccioso e della dichiarazione dei vertici di essere pronti a fare altrettanto contro chi osa protestare.
ma non e` forse proprio qui che sbarco` Cortez, iniziando quella sua avventura sanguinaria di atroce violenza che e` il peccato originale dal quale e` nato questo paese, lo stigma che nessuna redenzione cattolica riesce a togliergli di dosso?
il numero dei desaparecidos degli ultimi anni e` spaventoso: 26.000; e penso con sgomento come il paese riesce a darsi l’apparenza della normalita` anche nel genocidio strisciante in atto di ogni forma di protesta.
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mi mangio una specie di gelato locale, che si chiama nieve seguita da un aggettivo particolare che ora mi sfugge; rinuncio allo spettacolo serale di danze promesso dai manifesti e decido di venire in albergo, e di starmene buono a letto.
ma il collegamento a internet, dalle 11 in poi, mi risulta impossibile, e proprio nei giorni in cui esso sarebbe cruciale in vista del rientro; spero che sia un fatto locale, ma e` piu` probabile che un virus abbia infettato il computer.
insomma, ecco il finale in tono dimesso di questo viaggio: il rientro da ammalato e con l’ultimo apparato tecnico che mi ha sostenuto nel viaggio fuori uso anche lui, sembra una chiusura simbolica che avverte chiaramente di non provarci un’altra volta.
Buon rientro Bortocal 🙂
Sei forte, hai fatto un gran viaggio, un’avventura unica che racconterai ai nipotini.
🙂 aspetta, sono ancora tre giorni, ma non diciamo gatto fin che non e` nel sacco… 🙂
grazie, pero`.
mi sto guardando indietro, in effetti, e stropicciando gli occhi, incredulo di esserci fin qui riuscito.
Ancora tre giorni!
Quanto tempo…tre mesi?
Ho viaggiato anche io, grazie a questi resoconti di questo tuo viaggio e, per giunta, quasi in tempo reale!
Quindi grazie…
Ciao
Buon proseguo 🙂
eh eh, il tempo e` volato, allora…
viaggio iniziato il 16 luglio e che durera` 140 giorni, se si contano le albe che ho visto io e non i giorni sul calendario: per chi e` rimasto a casa, 139, eh eh.
Un’ impresa titanica. Che sfida. Chapeau per il coraggio e buon rientro di cuore. Ci manchi. Abbraccio.
dai, non dare corda al mio egocentrismo.
a volte la considero un’impresa un poco speciale anche io, ma ho trovato diversa gente, proprio in questo viaggio, che la stava facendo in forme anche piu` forti (un anno di viaggio, in coppia o anche da soli, come un ragazzo giapponese di 21 anni che non parlava l’inglese!).
forse di speciale c’e` soltanto la mia eta`, temo.
ma forse un viaggio attorno al mondo di qualche mese dovrebbe entrare nel percorso di formazione di un giuovane d’oggi fra la scuola superiore e l’universita`…m ed essere considerato piu` o meno normale.
ma anche voi amici mi mancate dal vivo, spero ci vedremo presto.
commento ricevuto via mail:
Sapevo che il blog ti avrebbe fatto tanta compagnia e te ne parlai pure a suo tempo ma per il prossimo viaggio ti organizzerai meglio con strumenti diversi con i quali potrai parlare e perfino guardare negli occhi quando lo desideri e da qualsiasi parte del mondo.
L’ indisposizione ti obbliga quasi a riposarti, se mai lo farai, e arrivare ancora più in splendida forma.
Questo ritorno non è come tutti gli altri.
Ma in un certo senso ti sei già abituato a trasportare i tuoi effetti personali da un luogo all’altro.
Brescia o Provaglio? Brescia momentaneamente libera o dividerla per qualche tempo?
Iniziare a portare qualcosa a Provaglio dopo aver conosciuto Vera
e abbracciato i suoi genitori.
Pratiche burocratiche: e la macchina,…. equitalia ?
Banche, architetto… progetti.
il prossimo roundtheworld del 2016=17?
vedremo.
per mora sto definendo un abbozzo del programma di massima.
gli strumenti per videoconnettersi ci sono anche oggi, naturalmente, ma il netbook che avevo portato con me, impostato su Ubuntu, non consentiva di usare skype; questo laptop comperato in Giappone, invece, consente di usare skype, ma non ha la videocamera incorporata.
quindi i rapporti con casa sono rimasti simili al gioco della mosca cieca… 😦
sul resto ti ho risposto in privato.
qui osservo soltanto che per il momento l’ottima forma e` lontana e sto seguendo regolarmente tutte le tappe che portano a una bella bronchite, come per me purtroppo e` abitudine.
Il Vescovo Daniel che dà il nome al mio Blog è di Veracruz!
sono contento per lui e per te! 😉
e anche per me: sono andato a cercare su google se ci potevano essere altre Veracruz nel mondo, anche considerando che restando solo nel Messico c’e` anche Santacruz, e ho scoperto non solo che Veracruz e` unica ma che questo post e` la quinta voce su Google per chi cerca Veracruz dall’Italia!
Di questo al Vescovo gli dispiacerà HAHAHAHA
e perche` mai, se quelli che cercano notizie su Veracruz in Italia, poi leggono anche i commenti?
piuttosto non ho capito in che senso questo vescovo da` il nome al tuo blog.
fra l’altro mi pare che questo potrebbe dispiacergli molto di piu` di uqesto post… 🙂 🙂 🙂
Beh il Patriarca di Ucraina aveva il link al sito di questo Vescovo a Veracruz, il vescovo una volta dimentico’ di rinnovare il proprio dominio e io immediatamente lo presi al posto suo. Cosi’ chiunque dal sito del Patriarca cliccasse su ”Diocesi del Messico”, approdava a una pagina che nel frattempo era passata sotto mia gestione. Su questa pagina, io mi firmai Daniel, vescovo di Veracruz, e misi, sulla pagina, una sola cosa: il link al blog moselleorthodoxe wordpress!!!
Confermo che al vescovo gli dispiacque ancora di piu’ tanto è vero che fece ricorso alla piattaforma del sito (voila.fr) e fece cancellare il mio. Ma non il blog, che infatti continua ancora, da qualche parte, a riportare il nome di Daniel, se non mi sbaglio!
non mi sembrano metodi molto ortodossi, ecco… 🙂
direi che sono addirittura reati e forse non dovresti neppure parlarne, non dico farli.
se invece e` un canovaccio per un cabaret, mi tengo ancora la pancia dal ridere!
Va beh l’ho fatto una volta sola, la tentazione era troppo forte: uno naviga sul sito della chiesa ortodossa e di colpo si trova dinnanzi al disegnino della donna voodoo che nuota al chiaro di Luna spennando un pollo! DOVEVO farlo, non fosse che per una sola volta.
detto tra noi due e strettamente in privato, forse non avrei resistito alla tentzione neppure io.
pero` adesso e` il momento di mantenere un RELIGIOSO silenzio 😉 😉 😉
Va bene!
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