Hong Kong, primo impatto dall’aeroporto al centro di Kowloon – My roundtheworld n. 165 – 698.

 

a beneficio di chi non mi avesse letto a luglio,  commento queste limitate prime immagini con un brano del post di allora:  

il treno corre di nuovo nella stessa alternanza di mare e terra che avevo visto dall’alto, tra viadotti e gallerie: la vegetazione è superba ed esplode ogni volta che può, ma edifici imponenti di carattere industriale o abitativo la contrastano con forza.

appaiono grattacieli immani, non trovo aggettivo più adeguato, ma perfino questo è un poco inadeguato.

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però non è questa la più viva delle sensazioni che provo; lo stupore principale è un altro e mi fa sentire una specie di Ulisse nel paese dei Lotofagi, quello strano popolo, probabilmente i coltivatori di hashish del Marocco mediterraneo, che ho visto dal vivo esattamente come Omero li descriveva, sedere per le strade beati e sorridenti, insensibili a tutto: fatti.

qui non è un’erba a produrre questi effetti, ma ogni sorta di aggeggio che sia lo sviluppo informatico di un telefonino: ne è in possesso almeno un viaggiatore su due, e non soltanto giovani, come siamo abituati a pensare da noi.

una massa sterminata di viaggiatori compie il suo percorso concentrata su quel piccolissimo schermo; non c’è nessuna privacy, ed è come se i pensieri di tutti circolassero in pubblico denudati (a me, uomo del passato, facevano la stessa impressione i primi telefonini, quando la gente camminava parlando forte e facendo sentire a tutti i fatti suoi: morte del concetto stesso di cabina telefonica).

chi non ha il telefonino, del resto, guarda senza pudore il telefonino altrui; così che incoraggiato, e per proseguire le mie osservazioni sociologiche, lo faccio anche io.

e scopro così che la maggioranza dei digitanti sta facendo qualche giochino: figurette e simboli che si muovono e spariscono a velocità prodigiose, oppure piccoli videogiochi a sfondo mitologico, ma di mitologia orientale, ovviamente.

la cosa ha dimensioni tali che non si può fare a meno di osservare la radicale trasformazione dell’essere umano stesso e dei suoi comportamenti fondamentali: una nuova specie sta nascendo, e noi neppure ce ne accorgiamo.

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insomma, Hong Kong mi appare già come un potente simbolo del nostro futuro, o piuttosto del nostro presente, che da un punto di osservazione come l’Italia, ma direi perfino dalla Germania, non si riesce a cogliere bene.

c’è una specie di resistenza implicita e involontaria, in Europa, al dilagare incontrollato di queste nuove forme non se dirle di comunicazione o di mancanza di comunicazione, e da noi, semmai, si vedrà che la maggioranza dei giovani, che da noi sono quasi i soli dediti a questi comportamenti, tendono piuttosto a comunicare fra loro attraverso i social network.

e mi pare di poterlo dire, adesso, perfino con un senso di sollievo.

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ma dal momento che, seguendo la piantina delle linee del metrò che mi è stata data assieme alla tessera o le esattissime indicazioni luminose a bordo del metrò stesso, cambio la linea per prendere quella che va al centro di Cowlon (la penisola di fronte alla quale sta, sull’isola, l’antico centro di Hong Kong), di nuovo prende il sopravvento la meraviglia e l’emozione per la struttura stessa della città.

che è una città di grattacieli, non una città che ha anche dei grattacieli.

arrivo ad Hong-Kong tra una nuova specie umana – my roundtheworld n. 16 485

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mi chiedo se è cambiato qualcosa in me, rivedendo queste immagini dopo allora, scopro dettagli nuovi, come la funivia, che userò in effetti due giorni dopo, e ritrovo quella alternanza fra la città iper-moderna e i suoi dintorni selvaggi e a volte quasi da giungla, della quale avevo già parlato allora proprio qui sotto.

marginalmente mi stupisce – lo dico anche se potrò essere tacciato di immodestia – la mia energia, considerando che sto scendendo da una notte quasi in bianco, che l’ora reale dell’arrivo, rapportata al fuso orario italiano sarebbe attorno alle tre di notte, e che io mi muovo curioso col mio carico globale di 33 chili di bagagli…

il video è molto modesto, vi avviso: insomma, sono arrivato a trovarmi una sistemazione, d’accordo, ma non lamentatevi se ho fotografato in modo abbastanza confuso e decisamente poco curato…

7 risposte a “Hong Kong, primo impatto dall’aeroporto al centro di Kowloon – My roundtheworld n. 165 – 698.

  1. …e quanti ricordi anche per me!
    Tutto assume una nuova dimensione nei ricordi.
    Me ne sto accorgendo ora, guardando il tuo video.

    Che bel post, Bort!
    Torno presto da te!

    gb

    • ciao carissima e grazie degli apprezzamenti.

      sono molto contento di riaprire la tua mente a ricordi certamente piacevoli di momenti che ti hanno riempito la vita…

      i montaggi video hanno un duplice valore per me: non solo per il meccanismo del ricordo che rinnova le meraviglie, dato che noi nel frattempo siamo cambiati almeno un poco e reagiamo in modo diverso a quello che abbiamo conosciuto, ma anche perché lo strumento tecnico della fotografia consente una analisi molto piùapprofondita rispetto al vissuto.

      qui ad esempio ho scoperto la funivia, che non avevo assolutamente visto al momento, ed è proprio quella su cui sono salito due giorni dopo!

  2. Pingback: primo impatto con Hong Kong dall’aeroporto al centro di Kowlon – videoclip n. 7. | bortoround·

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