Napolitano nove anni nei miei blog: 2011, la presa del potere – 34.

questa sezione della raccolta dei miei (troppi) post dedicati a Napolitano presidente della repubblica si apre, cosa inconsueta, con un racconto di fanta-politica, che cerca di anticipare in modo surreale gli avvenimenti dei mesi successivi.

e` leggermente fuori tema, ma siccome mi sono divertito a rileggerlo, in via eccezionale lo propongo integralmente, senza estrarne le parti che riguardano Napolitano.

e` una parodia della situazione surreale in cui si consumano, dopo gli scontri della prima parte del 2011, gli ultimi mesi di Berlusconi al governo.

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puo` sembrare sorprendente, ma in tutti i post di quei mesi convulsi che precedono le dimissioni di Berlusconi, il nome di Napolitano ricorre soltanto qui.

e` come se io non mi fossi reso conto pienamente che, dopo cinque anni di presidenza della Repubblica, dopo avere liquidato prima Prodi nel 2008 e adesso Berlusconi nel 2011, Napolitano arriva finalmente a concentrare il potere politico, per interposto Monti, nelle sue mani, spinto peraltro dalla gravita` estrema della nostra situazione economica.

la Costituzione aveva scritto che la carica di Presidente della Repubblica non e` cumulabile con nessun’altra carica, ma invano.

non occorre essere formalmente capi del governo per cominciare ad agire come se lo si fosse.

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gli ultimi due post riguardano le scaramucce finali attorno alla ritirata strategica di Berlusconi dall’incarico di capo del governo, ma anche qui la presenza di Napolitano e` quasi soltanto incidentale.

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297. IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 25 LUGLIO E IL MISTERO DEL PREMIER MANCANTE.

17 giugno 2011

https://bortocal.wordpress.com/2011/06/17/297-il-consiglio-dei-ministri-del-25-luglio-e-il-mistero-del-premier-mancante/

al Consiglio dei Ministri del pomeriggio del 25 luglio Berlusconi non si presentò: non era una cosa strana, era già avvenuta varie volte, in particolare dal momento in cui, dopo l’annuale raduno di Pontida, la Lega aveva posto come condizione per restare al governo il ritiro dalla guerra di Libia e, dopo una breve e convulsa trattativa, aveva fatto dimettere i propri ministri dal governo, passando all’appoggio esterno.

la stentatissima maggioranza di 3 voti raccolta da Berlusconi alla Camera nella votazione di fiducia del 22 giugno aveva avuto la sola chiara motivazione di garantire ai parlamentari le ferie, ed era chiaro che a settembre si sarebbe formato un nuovo governo, anche se nessuno poteva ancora dire quale.

Berlusconi sapeva di essere politicamente finito e si era assentato già da un paio di Consigli dei Ministri poco significativi, come del resto aveva già fatto in passato altre volte quando l’urgenza del bunga bunga aveva prevalso sulla voglia di governare.

aveva dunque firmato la solita delega al fido Gianni Letta e al Consiglio dei Ministri non si era proprio presentato.

solo che Gianni Letta non aveva potuto presiedere il Consiglio per la banale ragione che era stato arrestato la mattina, su mandato della Procura di Napoli in seguito allo scandalo della P4, senza potere trovare alcuna tutela per via del fatto che non era parlamentare: un vezzo, da parte di uno che si riteneva intoccabile, ma che gli era costato caro.

ed era apparso di cattivo asupicio convocare il Consiglio dei Ministri a Regina Coeli, per consentirgli di presiederlo comunque, considerando che quella appariva la meta più prossima della maggior parte dei suoi componenti.

a nome di tutti il Ministro Tremonti aveva proposto di telefonare urgentemente a Berlusconi, nonostante lo sparuto ministro Brunetta avesse provato ad eccepire sostenendo che i precari che lavoravano a Telecom erano la feccia della società; ma la chiamata, alla fine formalmente approvata, si era scontrata con un fermo educato diniego della segreteria di Palazzo Grazioli: “il Presidente non desidera essere disturbato”, e la mesta assemblea si era sciolta senza nulla poter decidere, date le circostanze.

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i giornali dell’opposizione antiberlusconiana finta (Repubblica) e del finto imparzialismo (Corriere) il giorno dopo intinsero il pane sia sull’arresto di Letta, sia sul Consiglio non svolto, ma non riuscirono ad uscire in tempo con la notizia più clamorosa che lentamente prese ad attraversare le agenzie e le redazioni nel corso della mattinata del 26 luglio.

Berlusconi quel giorno era atteso in Tribunale per il processo Mills, aveva preannunciato che ci sarebbe andato, ma non si era fatto poi vedere neppure lì; ma evidente era stato l’imbarazzo di Ghedini e degli altri suoi legali, che erano parsi colti di sorpresa.

ma anche i loro appelli telefonici erano caduti nel vuoto come già quelli del giorno precedente: un inflessibile diniego di passare il capo al telefono continuava ad essere opposto anche ai suoi legali, le chiamate sul cellulare personale ricevevano l’unica risposta standard “L’utente non è disponibile, si prega di richiamare più tardi”, e, con scorno della difesa, Berlusconi fu dichiarato contumace.

la convinzione di tutti era che il capo, preda della sua irrefrenabile compulsione sessuale, fosse rinchiuso in qualcuna delle sue ville circondato dalla solita congrega di puttane significativamente travestite da infermiere e da agenti di polizia: ma in quale esattamente?

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Berlusconi continuò a latitare anche il giorno successivo, in cui urgeva assolutamente una convocazione straordinaria del Consiglio dei Ministri perché scadeva il termine per la presentazione di un decreto attuativo del federalismo fiscale, già rifinito da tempo, che era appunto quello per cui vi era stata la convocazione del 25 luglio.

privo del vicepresidente, incarcerato, così come del Presidente, oramai, più che contumace, latitante, il governo era assolutamente impossibilitato ad agire.

si aggiunga che Bossi, inferocito, annunciò alla stampa che a questo punto la Lega ritirava anche l’appoggio esterno al governo e avrebbe votato la sfiducia alla prossima occasione.

intervenne a questo punto telefonicamente il Presidente della Repubblica, ma tutta la sua autorevolezza riuscì soltanto a farsi consegnare la notizia che a Palazzo Grazioli nessuno sapeva dove fosse esattamente Berlusconi, erano tre giorni che nessuno lo aveva più visto.

sgomento, con un brivido che gli arricciava la pelle, il presidente Napolitano decise di tenere per il momento nascosta la sconvolgente notizia e si attivò discretamente con i servizi segreti: dove cavolo era finito il capo del governo? occorreva dare una risposta entro poche ore.

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l’ultima volta che Berlusconi era stato visto da qualcuno era la sera del 25 luglio nella piscina della sua villa in Costa Smeralda, dove aveva festeggiato l’anniversario della caduta di Mussolini appunto con un bunga bunga acquatico, poi si era ritirato nella camera col lettone di Putin con due coppie di veline discinte, che aveva intrattenuto per un paio d’ore, rimandandole poi in mezzo alla festa.

a chi, pratico dei riti presidenziali, aveva chiesto stupito come mai l’intrattenimento nella vana ricerca di raggiungere l’impossibile orgasmo non si fosse prolungato per tutta la notte, le quattro veline aveano risposto che, vai a capire perché, sembravano esaurite le scorte del viagra, tanto che l’inossidabile membro del capo si era afflosciato.

la notizia della fine del perenne stato di erezione in cui viveva da alcuni anni il Capo del Governo apparve ai presenti un pessimo auspicio e tutti erano rientrati rapidamente alle proprie sedi, con la sensazione cupa che fosse veramente finita un’epoca.

e nessuno quindi era più presente nella villa l’indomani, quando la servitù non fu chiamata dall’augusta camera da letto presidenziale e solo verso sera comiciò a preoccuparsi, penetrandovi alla fine col batticuore e trovandola col lettone ancora disfatto, ma vuota.

* * *

questo riferirono al Presidente della Repubblica i servizi, aggiungendo che peraltro nessuno aveva visto Berlusconi uscire da Villa Smeralda e che neppure risultava usato l’aereo presidenziale; solo un elicottero si era levato in volo nella notte verso la Corsica, ma pareva da escludersi una sortita del Capo del Governo in territorio straniero al di fuori di ogni protocollo.

Giorgio Napolitano ebbe abbastanza immaginazione per pensare, a differenza dei generali dei servizi segreti, che non potevano essere state questioni protocollari ad arginare una eventuale sortita berlusconiana in Francia all’insaputa di Sarkozy, e volle sapere di più: ma l’elicottero era atterrato, adducendo problemi tecnici, in una zona boscosa del centro dell’isola, fermandosi per pochi minuti e riprendendo il volo, dopo avere informato le autorità locali via radio di avere risolto i propri problemi.

nessuno poteva dire chi vi fosse ai comandi né tantomeno se a bordo, come passeggero vivente, vi fosse Silvio Berlusconi, oppure qualche killer che lo avesse liquidato e fatto sparire il cadavere.

le ricerche segretamente condotte con la collaborazione di Sarkozy non dettero alcun esito, neppure si riuscì a localizzare il luogo esatto dell’atterraggio.

Silvio era sparito nel nulla corso peggio delle gemelline della cronaca.

* * *

il Presidente della Repubblica cominciò a rendersi conto nelle ore successive di essere di fronte ad un problema assolutamente irrisolvibile dal punto di vista costituzionale e privo di qualunque precedente storico.

il Consiglio dei Ministri aveva perso il suo Presidente, e quindi non poteva riunirsi, neppure per dare le dimissioni.

non poteva neppure presentarsi alle Camere per un nuovo voto di sfiducia (dopo quello della settimana prima?), lui non poteva convocare al Quirinale il capo del governo per consultazioni, in poche parole Berlusconi non esisteva più, ma continuava a governare (o a non governare) come aveva fatto negli ultimi mesi e non c’era modo di far decadere il suo governo, dato che nessuno dei padri costituenti aveva previsto che il Capo del Governo si rendesse semplicemente uccel di bosco.

del resto neppure una dichiarazione di morte presunta del cittadino Silvio Berlusconi poteva essere pronunciata, oltre che per la mancanza di tempi anche per la assoluta mancanza di indizi che potessero dare una qualche certezza in merito.

si aggiunga che Il Giornale era uscito giusto quella mattina accusando “il Presidente comunista” di avere ripetuto le malefatte del suo nonno presunto Vittorio Emanuele III, facendo arrestare anche Berlusconi il 25 luglio, e trasferire clandestinamente in qualche carcere individuato “dai giudici brigatisti”.

* * *

il Presidente della Repubblica convocò quindi i Presidenti di Camera e Senato per consultazioni sul da farsi.

Fini si presentò; Schifani no: mancavano notizie anche di lui dalla sera prima: dopo una cena in un ristorante del Pantheon aveva dichiarato di volere tornare a casa a piedi, allontanando la scorta; ma a casa nessuno si era preoccupato di non vederlo arrivare, perché aveva lasciato detto che avrebbe dormito fuori, e anche le sue tracce si erano perse tra le suggestive strade del centro storico di Roma dove, semplicemente, da un certo momento in poi nessuno lo aveva visto più.

inutile chiedere di nuovo ai servizi segreti: questa volta non avevano potuto aggiungere un solo dettaglio a quel che ho riportato qua.

incerto, il Presidente si chiese come poteva andare a finire questa storia assurda, considerando peraltro che i leghisti per il momento, in attessa del nuovo voto di fiducia, continuavano a votare per i provvedimenti del governo ancora in cantiere, e tutti i berluscones continuavano a lavorare (si fa per dire) un giorno la settimana in Parlamento e ad esercitare il diritto di decidere tutto della loro risicatissima maggioranza, ridottasi oramai alla Camera a 2 voti, pur se il principale beneficiario della loro obbiediente presenza aveva assunto più chiaramente del solito le caratteristiche di un miraggio.

* * *

alla fine il Presidente decise di non fare nulla di particolare nei riguardi del governo: che Berlusconi non fosse in grado di fare più nulla, dato che si era dissolto, a pensarci bene, non era poi così grave e non cambiava di molto lo stato delle cose rispetto alle ultime settimane.

avrebbe sciolto il Parlamento; il governo sarebbe rimasto in carica per gli affari correnti, anche senza Presidente del Consiglio, e le nuove elezioni nel giro di un paio di mesi avrebbero risolto il problema del premier mancante.

“che cretino! ma per sciogliere il parlamento devo consultare il Presidente del Senato… – si disse Napolitano – ecco perché è sparito anche lui, per tagliare la strada anche a questa soluzione!”

ancora un momento di riflessione, poi l’amara constatazione finale:

“cavolo, questo ci ha fregato tutti ancora una volta: non potremo mai avere un altro Presidente del Consiglio!

che genio: lui resta primo ministro a vita senza neppure degnarsi di farci sapere se è vivo o morto!”

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sullo sfondo intanto la televisione accesa nello studio del Presidente Napolitano trasmetteva la telecronaca di una manifestazione del Partito delle Liberta`, e dallo scherno arrivavano le note dell’inno ufficiale:

Meno male che Silvio c’è.

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335. UN GIORNO DOPO LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE.

9 novembre 2011

https://bortocal.wordpress.com/2011/11/09/335-un-giorno-dopo-la-rivoluzione-dottobre/

qualcuno ha notato che Berlusconi si è dimesso l’8 novembre, cioè 94 anni esatti e un giorno dopo la rivoluzione d’Ottobre di Lenin (calendario ortodosso)?

questo inscrive la sua caduta in un pericoloso rigurgito di comunismo, devono avere pensato la massa dei suoi sostenitori che oggi si sono precipitati in Borsa a vendere le loro azioni e a svendere i BTP, non tanto per solidarietà con lui (tanto è vero che la cosa che hanno venduto di più sono le azioni Mediaset), ma per condivisione delle paure da lui disseminate nei cervelli deboli.

gli altri vendono perché invece non si fidano che Berlusconi mantenga quello che ha detto, anzi pensano che sarebbe davvero strano il contrario.

* * *

ecco la sua dichiarazione di oggi:

Ho garantito al capo dello Stato che dopo l’approvazione del maxi emendamento sono disponibile a dare le dimissioni.

Napolitano aveva capito qualcosa di diverso e lo ha anche scritto:

Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione Europea.

Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione.

non stiamo parlando di “disponibilità a dare le dimissioni”, stiamo parlando di impegno pubblicamente preso a darle, cioè di dimissioni che è come se fossero già state date, di dimissioni con la data di scadenza prefissata.

tanto che, dopo le dichiarazioni di Berlusconi di stamattina, quelle che hanno fatto precipitare le sorti di una giornata che era partita bene, il Presidente della Repubblica – fatto irreale! – è stato costretto a precisare di nuovo, per smentire Berlusconi:

1) non esiste alcuna incertezza sulla scelta del Presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni del governo da lui presieduto.

Tale decisione diverrà operativa con l’approvazione in Parlamento della legge di stabilità per il 2012.

insomma, le dimissioni sono già state date a voce, se non sottoscritte anche con la firma di un documento: si tratta solo di un rinvio di pcohissimi giorni sulla date per renderle operative.

appena approvata la legge di stabilità, il Presidente potrebbe perfino emettere un comunicato col quale dichiarerà di accettare le dimissioni di Berlusconi, senza neppure bisogno di sentirlo di nuovo.

di qui a pensare che Berlusconi non trami ancora qualcosa per restare a galla, ce ne passa, però.

per esempio, potrebbe far bocciare la legge di stabilità e le indixazione dell’Unione Europea dai suoi stessi deputati…

se non ci fossero i mercati a vigilare che se ne vada in fretta, però.

e il fatto che stia crollando in borsa il valore delle azioni della sua azienda potrebbe commuovere Berlusconi ben più delle sorti del “paese che ama”. (…)

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339. DIMISSIONI IN DIRETTA CON L’ALLELUJAH DI HAENDEL.

12 novembre 2011

https://bortocal.wordpress.com/2011/11/12/339-dimissioni-in-diretta-con-lallelujah-di-haendel/

il momento è storico, è l’equivalente dell’attentato delle Torri Gemelle o dell’esplosione della centrale nucleare di Fukushima, ma con preavviso, questa volta, e quindi amche io in questo momento mi sto godendo la telecronaca di Piazza del Quirinale stracolma di folla che non vuole perdersi la scena finale del troppo lungo regno di Berlusconi.

fatto senza precedenti: altre dimissioni così di un capo del governo io non le ricordo, e la volta che fu cacciato Craxi, la gente lo aspettò nella piccola piazzetta davanti all’Hotel Rafael, per lanciargli le monetine: e questa è una straordinaria e spontanea manifestazione di popolo di noi antiberlusconiani.

bandiere europee (è l’Europa che alla fine ci ha salvato) e bandiere italiane.

beh, gli italiani sono molto più propensi a festeggiare la caduta dei dittatori e Piazzale Loreto, che ad impegnarsi attivamente per la loro caduta.

ma questo fatto non va visto solo in negativo, è anche il triste segnale del clima di intimidazione creato in questi anni e del senso di liberazione che ci attraversa tutti.

* * *

la caduta di Berlusconi non è la fine del berlusconismo, purtroppo, i berlusconiani sono ancora intorno a noi, e il tiranno caduto, dopo avere provato a resistere fino all’ultimo fortilizio, come Gheddafi, ora cerca di trattare la resa e di condizionare il successore.

la cosa che gli interessa di più, non c’è da dubitarne, è il controllo del Ministero della Giustizia, dato che ora così si chiama ancora il Ministero del Malaffare che sotto di lui ne aveva preso il posto…

sembra, dalle prime indiscrezioni, che fortunatamente Monti non intenda deflettere.

del resto, se lo facesse, perderebbe subito ogni credibilità.

eccolo, si alzano i cori, si vedono le luci blu delle auto: ehi, la folla canta l’Allelujah di Haendel!

che opposizione colta…

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intanto che lui arriva da Napolitano, una battuta: La Russa ha dichiarato che è “possibile una sintesi tra chi vuole andare al voto subito e chi chiede un governo tecnico: le valutazioni possono incrociarsi”.

come no? un governo tecnico subito e sono tutti contenti  nel Partito delle Libertà.

* * *

infatti! il PdL ha approvato il sostegno a Monti all’unanimità.

(adesso tocca a Bossi).

“Tanto, stacchiamo la spina quando vogliamo”, ha detto Berlusconi, per aggiungere la solita sbruffonata.

se è così facile staccare la spina, perché allora la infila? vuol forse farci credere che lo fa volentieri?

intanto è fatta, e la spina l’hanno staccata a lui.

* * *

Obama esulta.

ha vinto ancora una volta.

e adesso tocca a Sarkozy.

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