Napolitano nove anni nei miei blog: bilancio finale su un grande diseducatore – 70.

dopo 20 post sulla storia della presidenza Napolitano dal 2006 al 2013 (e` rimasto escluso sinora l’ultimo anno) eccoci al bilancio finale, per il qiuale non voglio aggiungere parole nuove, ma lo lascio integralmente a tre post gia` scritti:

il primo e` l’ultimo della rassegna dei post di attualita` su Napolitano e riguarda il suo discorso di fine anno 2013.

gli altri due tentano una sintesi finale di giudizio sulla sua figura:

nel secondo post che riporto qui, risalgo per mio conto alle radici storiche piu` recenti di quello che potrei chiamare il napoletanismo, cioe` esamino la polemica di Napolitano contro quello che lui considerava il moralismo di Berlinguer, negli ultimi anni di vita del segretario del Partito Comunista Italiano.

nel terzo e ultimo post traduco (molto malamente in verita`, ma il senos si coglie lo stesso, aldila` del mio stile infame) una ampia parte dedicata a Napolitano del saggio The italian disaster dello storico marxista inglese Perry Anderson

nonostante qualche esagerazione polemica qua e la` e piccole forzature di alcuni dati storici, a me pare fondato questo giudizio impietoso di Anderson sia su Napolitano sia sul nostro paese, e in particolare credo si debba considerare accertato che Napolitano si decise nel 2011 ad agire per liquidare Berlusconi (come aveva fatto 3 anni prima per Prodi) per input internazionali (qualche mio commentatore ha affermato che si e` trattato giustappunto di alto tradimento, ma io non ho affatto solidarizzato).

ma appartiene anche ad una forma mentis che rimane estranea alla nostra cultura, cosi` come lo sono rimasti i miei post.

Italian President Napolitano talks with Pope Francis as he arrives for a meeting at the Quirinal Palace in Rome

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le ultime righe le dedico invece a me stesso: avevo detto che questa rassegna sarebbe stata l’occasione di un esame di coscienza condotto in pubblico.

come ne esco davanti a me stesso?

male, direi.

i commenti politici di attualita` sono larga parte di questo blog e quelli molto numerosi che ho esaminato qui sono la storia molto faticosa di una liberazione parziale dal peso della propaganda e dei condizionamenti che mi hanno portato a sopravvalutare per lungo tempo gli aspetti positivi della presidenza Napolitano.

ma il post che segue per primo indica anche la mia difficolta` di schierarmi dalla parte di forme di opposizione altrettanto strumentali ed eticamente mediocri.

il risultato finale e` un equilibrio di giudizi cosi` difficile e precario che a volte rasenta l’incoerenza, o forse ic finisce dentro davvero.

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ecco, ho usato la parola eticamente, e mi pare una chiave interpretativa importante del mio troppo lungo scrivere, che oggi mi pare decisamente gratuito salvo che per me stesso.

nella mia vita sono stato principalmente un educatore: una vocazione emersa fin da bambino quando dicevo di volermi fare prete, prima che la puberta` mi facesse capire che non sarebbe stata aria per me e non mi inducesse, per contrappasso, a cominciare ad evidenziare le ipocrisie della religione cattolica.

educatore sono stato prima come insegnante, poi come dirigente di diverse istituzioni educative, in Italia e in Germania; educatore in pectore, in modo un po` ridicolo, mi sono sentito anche nella lunga attivita` di blogger.

e i miei giudizi politici sono sempre principalmente stati giudizi sulla dimensione educativa (ma dovrei dire piuttosto maleducativa o, in italiano piu` ufficiale, dis-educativa) della politica, che non riesco a vedere nella sua dimensione di scontro di forze per imporre degli scopi, ma come espressione di visioni del mondo.

mi dispiace di questo mio limite, che fa di me un commentatore non dico affatto impolitico, perche` anche la mia e` una visione politica, ma per qualche verso ingenuo e legato in fondo alla visione bucolica di un mondo dei buoni sentimenti mancati.

forse riusciro` a liberarmi di questo modo in fondo troppo ottimista ed adolescenziale di guardare al mondo (non e` mai troppo tardi), che mi impedisce e mi ha a lungo impedito  di arrivare rapidamente alla cinica verita`anche a proposito di Napolitano.

certo pero` che questa rassegna troppo lunga e in fondo penosa e` la storia di una difficile, sofferta, faticosa e forse ancora parziale liberazione dai condizionamenti subiti.

e tuttavia, in attesa di diventare pienamente adulto, se posso dir cosi` alla vigilia dei miei 67 anni, lasciatemi dare voce ancora una volta alla mia passione infantile per la verita` e concludere che Napolitano, maestro di ipocrisia e di cinismo, di reticenze e dissimulazioni, di formalismi e di autocelebrazione, e` stato un grande dis-educatore del popolo italiano.

forse persino piu` insidioso di Berlusconi, porcello e naif, perche` piu` implicito e nascosto.

ma se Napolitano presidente doveva rappresentare l’unita` nazionale e la nostra identita`, in questo e` riuscito benissimo in maniera magistrale e ha conservato agli italiani che ampiamente la desideravano la quiete ipnotica di una vita senza tempesta.

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il disadattato: né con Grillo né con Napolitano – 2.

1 gennaio 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/01/01/il-disadattato-necongrilloneconnapolitano-2/

che cosa dite di un Presidente della Repubblica che tiene un discorso di fine anno a tre settimane da una sentenza bomba della Corte Costituzionale che ha dichiarato eletto contro la Costituzione l’attuale parlamento e che non ne fa parola, salvo che per un passaggio minore che ribadisce il diritto di fare la riforma elettorale delle stesse forze politiche che hanno approvato una violazione sostanziale della Costituzione o hanno finto di sopportarla, senza contrastarla adeguatamente, per anni?

Alle forze parlamentari tocca da resoluzione, sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga, al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale,

che ne dite di un presidente della Repubblica garante della Costituzione che ignora completamente che perfino lui è stato eletto da un parlamento che non aveva nessun titolo per farlo e che deve sparire il prima possibile dalla circolazione?

e queste sono critiche, non calunnie e neppure minacce: da quando in qua le opinioni, sia pure difformi, sono in se stesse minacce?

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non è per questo, però, che ieri sera non ho voluto ascoltare nessun discorso politico di fine anno; non arrivavo neppure ad immaginare che potesse succedere qualcosa di così mostruoso.

del resto TUTTA la stampa coopera benissimo a tenere il popolo bue completamente disinformato del fatto di vivere oramai in una situazione di illegalità politica generalizzata,

me ne sono stato lontano dai media semplicemente perché sono un disadattato: non riesco a stare né con Grillo né con Napolitano; appartengo a quella che temo sia la maggioranza degli italiani che ieri sera non ha sentito il bisogno di ascoltare né l’uno né l’altro.

non credo sia snobismo, è che purtroppo vedo chiaramente che hanno torto entrambi.

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non stare con Grillo non è difficile, nonostante abbia ragione per molti aspetti. (…)

però quando Grillo dice nel suo discorso di fine anno quel che segue sulla legge elettorale ha quasi completamente ragione:

La Corte ha in sostanza dichiarato la legge elettorale incostituzionale per l’enorme premio di maggioranza e per la mancanza di scelta del candidato. Un ragazzo di terza media l’avrebbe deciso in mezz’ora, loro ci hanno impiegato otto anni, noi lo abbiamo denunciato dal 2006, dalla sua entrata in vigore, e abbiamo raccolto 350.000 firme per cambiare la legge. Ci hanno riso in faccia. Il Parlamento è quindi incostituzionale, eletto grazie a una legge che ha permesso ai vari Berlusconi, Casini e Bersani di mettere nei migliori dei casi delle teste di legno, nel peggiore amici degli amici, parenti e amanti. Questo parlamento di nominati che hanno tratto beneficio dal Porcellum non ha l’autorità per definire una nuova legge elettorale. (…) Il nuovo Parlamento discuterà la nuova legge. Non si può chiedere a dei ladri di fare una legge sui furti.

il Parlamento attuale è totalmente delegittimato dalla sentenza, è vero, e – piaccia o non piaccia – dovrebbe essere sciolto dal Presidente della Repubblica immediatamente dopo la pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, per ripristinare un parlamento eletto correttamente (cioè la democrazia).

le elezioni dovrebbero avvenire sulla base della nuova legge elettorale che deriva da quella vigente con le abrogazioni disposte dalla Corte.

ma in questo ragionamento Grillo, nelle sue buone ragioni d’insieme, ha torto principalmente su due punti:

1) questa delegittimazione è, al momento, solo politica, non anche istituzionale, al contrario di quel che dice Grillo, almeno fino a che non uscirà la sentenza della Corte e ammesso che tale sentenza indichi poi davvero la necessità di scioglierlo e non gli conceda dei tempi supplementari.

2) Grillo ha torto marcio e completo, invece, dove scrive, in questa frase che ho omesso lì sopra, al posto dei puntini…, “si deve ripristinare la legge precedente, il Mattarellum, e andare alle elezioni”.

ancora una volta è una questione di ignoranza di Grillo, che non legge, non studia, non si fa consigliare da gente competente: la storia delle prese di posizione della Corte (ricostruita in vari passaggi anche su questo blog) esclude che l’abrogazione di ALCUNI PUNTI, due, della legge elettorale vigente, comporti come dice lui il ritorno alla legge elettorale del Mattarellum.

respingendo il referendum elettorale 2011, la Corte Costituzionale, del resto lo ha negato esplicitamente…

ma Beppe Grillo non lo sa.

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però Beppe Grillo è un comico, sorprendentemente salito a ruolo politico centrale; che dire se a fare svarioni sulla Costituzione è il Presidente Napolitano, che dovrebbe esserne il massimo custode?

l’immagine di un presidente della repubblica che ignora completamente nek discorso di fine anno la sentenza della Corte Costituzionale che de-legittima politicamente il Parlamento e anche lui, è talmente surreale, che – a malincuore, molto a malincuore, avendo otto anni fa sostenuto col mio blog la sua elezione, in alternativa a D’Alema – ritengo oggi che l’accusa di attentato alla Costituzione mossa a Napolitano sia assolutamente giusta.

e questo anche se coloro che gliela muovono sono degli sprovveduti mestatori come Grillo o dei farabutti come Berlusconi.

in ogni caso, Napolitano dovrebbe prendere atto che nell’opinione pubblica la sua figura è oggi elemento di divisione e non di unità, che questo gli impedisce di fatto di svolgere il suo ruolo di garante (che lui del resto ha scelto di non svolgere, assumendo invece quello di leader politico di fatto) e dovrebbe dimettersi al più presto.

Cossiga e Leone lo fecero per molto meno.

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Beppe Grillo ha detto una cosa certamente positiva sull’elezione del Presidente delle Repubblica, nel suo grottesco e sconcertante discorso di fine anno:

Avevano una possibilità di cambiamento dopo le elezioni di primavera nominando un nuovo presidente della Repubblica con Rodotà e un nuovo governo, Napolitano ha bloccato tutto, si è fatto rieleggere contro la Costituzione, ha battezzato il governo delle larghe intese con un pluri processato in seguito condannato per truffa fiscale. Tutto, ma non il cambiamento. A gennaio presenteremo l’impeachment contro Napolitano, spero che come Cossiga si dimetta prima. Lo dico per lui. Non può più permettersi di bloccare un Paese.

non solo condivido la richiesta che Napolitano, subito dopo avere sciolto le Camere illegittime, si dimetta pure lui, per risanare la situazione insostenibile di un presidente eletto da un parlamento costituzionalmente illegittimo, ma colgo l’indicazione positiva per l’elezione di Rodotà.

da parte del nuovo parlamento eletto col porcellum costituzionalizzato, cioè senza premio di maggioranza e con le preferenze, naturalmente.

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1981-1984 Napolitano contro Berlinguer sulla questione morale – 256.

3 aprile 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/04/03/1981-1984-napolitanocontroberlinguer-sulla-questionemorale-215/

(…) la notizia sui casi patologici degli indipendentisti veneti con trattore mascherato da carro armato, che ieri ha riempito i giornali di regime, serviva a nascondere la notizia vera: una notizia enorme, marziana, da far passare per notizia normale.

era Napolitano che riceve al Quirinale il pregiudicato Berlusconi con la foglia di fico del “su sua richiesta”.

Napolitano ad agosto aveva commentato la condanna definitiva di Berlusconi da parte della Corte di Cassazione e alla sua interdizione dai pubblici uffici con un comunicato ufficiale in cui era scritto:

Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto. 

peccato che chi si è rifiutato di farlo, ricevendo Berlusconi due volte come leader politico, mentre l’esecuzione della condanna è soltanto sospesa, sia stato proprio lui.

Toccherà a Silvio Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento – nei modi che risulteranno legittimamente possibili – della funzione di guida finora a lui attribuita.

essere il leader di un partito regolamentato in forza di un articolo della Costituzione non è forse continuare a svolgere legittimamente una funzione pubblica che il Tribunale ha sanzionato incompatibile con una evasione fiscale gigantesca realizzata per anni con un procedimento sistematico?

e Napolitano aveva chiarito di non potere concedere la grazia a Berlusconi, dato che non gli era stata presentata alcuna domanda.

domanda che implica il riconoscimento della colpevolezza, ma la frase resta inquietante lo stesso.

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mi sono domandato spesso negli ultimi tempi come mai ho caldeggiato nel 2006 l’elezione di Napolitano (prima ancora che se ne parlasse), in alternativa a quella gettonatissima di D’Alema, che aveva esplicitamente proposto una repubblica presidenziale: http://bortocal.blogs.it/2006/04/25/102_e_insomma_al_quirinale_chi_ci_va~754418/

era il male minore, o così pareva, è vero: ma sono seguiti anni di polemiche con lui, sempre misurate, fino a poco tempo fa.

http://bertolauro.blogs.it/search/Napolitano/AND/ e https://bortocal.wordpress.com/?s=Napolitano

ma mi ero dimenticato un passaggio centrale della sua vita politica: che spiega il personaggio e anche il suo successo: la sua polemica contro Berlinguer sulla questione morale.

ora la ricordo, documentandomi attraverso questo sito.

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era il 28 luglio 1981 e Berlinguer rilasciò un’intervista a Scalfari su Repubblica: Scalfari aveva 57 anni, Berlinguer 59.

in quell’intervista un segretario del Partito Comunista Italiano straordinariamente vicino per questa affermazione al Beppe Grillo di oggi (anche se fatto di tutt’altra pasta: ma ogni popolo ha i leader che si merita e il popolo italiano di oggi non è più quello di trent’anni fa) denunciava i partiti come “macchine di potere e di clientela”.

Quel giorno Napolitano si trova in Sicilia, e la sua prima reazione è di telefonare al suo compagno e amico Gerardo Chiaromonte:

“Eravamo entrambi sbigottiti – ricorda Napolitano – perché in quella clamorosa esternazione di Berlinguer coglievamo un’esasperazione pericolosa come non mai, una sorta di rinuncia a fare politica visto che non riconoscevamo più alcun interlocutore valido e negavamo che gli altri partiti, ridotti a ‘macchine di potere e di clientela’, esprimessero posizioni e programmi con cui potessimo e dovessimo confrontarci”.

esattamente come fa Grillo oggi, appunto; e come si doveva fare in questi trent’anni.

Napolitano decide di dare una risposta pubblica a Berlinguer, ma solamente un mese più tardi, approfittando dell’anniversario della morte di Togliatti.

La risposta di Napolitano, dunque, esce sull’Unità del 21 agosto.

Napolitano per attaccare Berlinguer, usa appunto la lezione di Togliatti all’epoca della nascita del centrosinistra tra Dc e Psi negli anni Sessanta, e dice che bisogna “‘sapere scendere e muoversi sul terreno riformistico’ anziché pretendere di combattere il riformismo con ‘pure contrapposizioni verbali’ o ‘vuote invettive’”.

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il richiamo a Togliatti è storicamente illuminante: effettivamente Togliatti aveva espresso questa visione cinica e machiavellico-staliniana della politica nell’immediato dopoguerra:

1. aveva accettato nel 1944 la forma monarchica, anche se in via provvisoria, rompendo, con questa “svolta di Salerno”, il fronte anti-fascista repubblicano;

2. aveva voluto inserire in Costituzione un richiamo al Concordato fascista con la chiesa cattolica e rendere questo immodificabile senza il consenso delle due parti, creando un mostro giuridico-costituzionale senza eguali al mondo.

(altro che Costituzione più bella del mondo!

il Concordato era incompatibile con i  valori costituzionali e averlo messo in Costituzione ha costituzionalizzato ipocrisia e doppia morale, attribuendo alla Chiesa il potere di condizionare di rettamente la vita politica italiana).

3. aveva fatto approvare come ministro della giustizia una amnistia generalizzata a favore dei fascisti che aveva bloccato ogni forma di epurazione anti-fascista e permesso loro di continuare a controllare la macchina statale da posizioni di comando, con conseguenze decennali nel mantenimento di uno stato nemico dei cittadini e non al loro servizio.

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proseguendo sulla linea del cinismo togliattiano, effettivamente, per Napolitano, gli scandali e la corruzione della Dc di Antonio Gava e Salvo Lima o del Psi di Bettino Craxi non sono un ostacolo al riformismo dialogante. 

continua la lezione togliattiana: per Togliatti non era stato un ostacolo neppure la monarchia.

figuriamoci che cosa significa questo per un figlio illegittimo dell’ultimo Savoia, come Napolitano…

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Le reazioni all’articolo di Napolitano arrivano nella direzione del Pci del 10 settembre, dopo la pausa estiva.

Con Napolitano si schierano Bufalini, il sindaco di Roma Luigi Petroselli, Chiaromonte.

Napolitano e il suo gruppo di “miglioristi” sono accusati di essere platealmente filosocialisti, anzi filocraxiani.

“Nella relazione introduttiva mi si accusò di aver favorito, con l’espressione di dissensi ‘ cifrati’, la campagna avversaria su una contrapposizione nel gruppo dirigente del partito e l’attacco al suo segretario, di avere impoverito e forzato il pensiero di Togliatti, di avere indicato il terreno riformistico quando di riformistico non c’era più nulla nel Psi”. 

dieci giorni dopo, il 19 settembre, Claudio Martelli, vicesegretario del Psi di Craxi, in un’intervista all’Espresso, gli risponde in tono sarcastico, cogliendo alla perfezione i difetti dell’indole di Napolitano:

Napolitano è l’uomo dell’eurocomunismo, del dialogo con la Dc, poi con il capitalismo illuminato, poi col Psi. Se egli sia una sorta di ‘passator cortese’ del comunismo italiano o la punta di iceberg di elettori, quadri, amministratori, sindacalisti comunisti in transizione verso la socialdemocrazia europea è quanto cercheremo di capire con tutta la simpatia che merita chi porge la mano aperta e non il pugno chiuso”.

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ma nel 1981, contestualmente, Napolitano viene eletto capogruppo del Pci alla Camera.

questo significa, a ben vedere oggi, che la sua posizione tra i parlamentari comunisti era più forte che nel partito vero e proprio, dove si occupava dell’organizzazione e dal quale in questo modo viene allontanato con una specie di promoveatur.

in quella posizione continua a lavorare per i socialisti: pardon per il miglioramento dei provvedimenti del governo socialista.

In un articolo sull’Unità del 4 gennaio 1984 Napolitano deve difendersi dall’accusa di favorire i socialisti.

è in questa occasione che espone la sua originalissima concezione “migliorista” dell’opposizione, che è la chiave di volta di tutta la sua storia politica.

secondo lui l’opposizione parlamentare non deve impedire i provvedimenti dei governi avversi, ma migliorarli direttamente:

La funzione di una grande forza nazionale come la nostra non può di norma consistere nel non far passare i provvedimenti del governo, per quanto da noi negativamente giudicati; non può essere questo il modo di far valere il nostro potere contrattuale”.

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la questione diventa devastante con il decreto legge di Craxi che riforma, o meglio abolisce, la scala mobile: mentre Berlinguer tiene un comizio davanti alla FIAT di Mirafiori per chiamare gli operai ad opporsi, Napolitano lavora per migliorarla: ma il 7 giugno il suo amico Chiaromonte, che è capogruppo al Senato, annuncia il ricorso al referendum (che nel 1985 il Pci perderà).

Ricorda Emanuele Macaluso sul Riformista nel 2005:

Napolitano allora era capogruppo alla Camera e con Formica, capogruppo dei socialisti, aveva trovato un’intesa per rendere il testo accettabile anche per i comunisti. Intesa che poi venne mandata all’aria da entrambe le parti.

Ma in quel momento Berlinguer comincia a vedere di cattivo occhio sia Napolitano sia Nilde Iotti, allora presidente della Camera.

su Napolitano pesa il sospetto di ambiguità per via della sua nota contrarietà alla linea scelta in quella fase dal Pci, durante la dura battaglia parlamentare che precedette il referendum.

da lì in avanti i rapporti si inasprirono a tal punto che il 7 giugno 1984 Napolitano aveva già in tasca la lettera di dimissioni da capogruppo.

quella sera Berlinguer parla in un comizio a Padova e si sente male; muore quattro giorni dopo.

Una lettera mai recapitata, in quel funesto 7 giugno 1984.

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una lettera che, strana beffa della storia, avrebbe forse concluso la carriera politica di Napolitano e forse ci avrebbe risparmiato un presidente sbagliato.

e che io ho sbagliato a giudicare otto anni fa, dimenticandomi chi era davvero.

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uno sguardo marxista (dall’Inghilterra) sull’Italia e Napolitano – 376.

https://bortocal.wordpress.com/2014/05/24/uno-sguardo-marxista-sullitalia-e-napolitano-dallinghilterra-376/

Perry Anderson è uno storico inglese di orientamento marxista e dedica un saggio, dal titolo The italian disaster alla situazione europea e alle devastazioni politiche, economiche e sociali, ma anche morali provocate dal neo-liberismo che nel continente si è affermato dagli anni Ottanta, inutilmente contrastato da quella parte della generazione del Sessantotto che scelse di non integrarsi.

una parte molto interessante, anzi la principale del saggio, è dedicata alla situazione italiana, che non ha caso gli dà anche il titolo; vale la pena di tradurla. (…)

Per la sua (di Berlusconi) espulsione dal potere, tuttavia, un meccanismo era necessario per collegare l’erosione della sua posizione in casa, ancora non completa, con l’ avversione assoluta a lui all’estero. Per sua sfortuna era pronto e innescato. Meno notato che altre mutazioni introdotte dalla Seconda Repubblica, c’è stato un aumento costante del ruolo della presidenza della repubblica negli affari politici dell’Italia. Sotto il regno della Democrazia Cristiana nella Prima Repubblica, quando una parte ha dominato sempre l’attività legislativa, questo ufficio in gran parte cerimoniale era stato raramente di grande portata. Ma una volta che coalizioni politiche rivali gareggiavano per il potere nella Seconda Repubblica, un nuovo spazio di manovra fu aperto per la presidenza. Scalfaro – l’inquilino storico del Quirinale 1992-1999 – era stato il primo a fare uso di questa, rifiutando qualsiasi scioglimento del Parlamento quando Berlusconi ha perso la prima volta nel 1994 , invece facilitando un patchwork di centrosinistra al governo, per dargli tempo per assemblare le sue forze per una vittoria alle urne sotto Prodi l’anno successivo .

Ora nel 2011 il presidente era, come Scalfaro, un ex ministro degli Interni, Giorgio Napolitano. Berlusconi aveva sostenuto l’elezione di Napolitano al posto nel 2006 e ha ragione di pensare che aveva fatto una scelta sensata nell’appoggiare questo veterano della classe politica tradizionale al Quirinale. (..) Napolitano ha avuto una lunga carriera guidata da un principio fisso, l’adesione a qualunque tendenza politica mondiale sembrava essere vincitrice al momento. L’ incipit di una lunga sequenza fu nei suoi giorni da studente, quando si unì al Gruppo Universitario Fascista, in un momento in cui l’Italia stava inviando truppe per unirsi all’attacco nazista in Russia. Una volta caduto il fascismo, il giovane Napolitano ha optato per la forza dell’avvenire del comunismo. Iscritto al PCI alla fine del 1945, fece rapidamente carriera attraverso le sue fila, raggiungendo il Comitato Centrale in poco più di un decennio. Quando le truppe e carri armati russi schiacciato la rivolta ungherese del 1956 ha applaudito: “L’intervento sovietico ha dato un contributo decisivo non solo per prevenire Ungheria da collassare nel caos e nella controrivoluzione e difendere gli interessi strategici militari dell’URSS, ma a salvare la pace del mondo” ha detto al Congresso del Partito quel novembre. Salutando l’espulsione di Solzhenitsyn dalla Russia nel 1964, ha dichiarato : “Solo commentatori faziosi e sciocchi possono evocare lo spettro dello stalinismo, (…) Solzhenitsyn ha spinto le questioni a un punto di rottura”: In questo periodo era il braccio destro di Giorgio Amendola, dopo la morte di Togliatti la figura più formidabile nel PCI. Come il suo mecenate voleva una disciplina ferma contro il dissenso all’interno di esso, e votò senza esitazione per l’eradicazione dal partito del gruppo del Manifesto che parlava a sproposito contro l’invasione della Cecoslovacchia. Con l’appoggio sia della segreteria sia dell’ufficio politico era ampiamente considerato come il prossimo leader del Pci .

Nel caso, invece, il posto andò a Enrico Berlinguer come una figura meno divisiva. Ma Napolitano è rimasto un leader del partito, che ha spostato verso l’eurocomunismo. Alla fine del 1970 è stato scelto come primo inviato del Pci per rassicurare gli Stati Uniti della sua affidabilità atlantica, a tempo debito, diventando il “comunista preferito di Kissinger”, nelle parole soddisfatte del New York Times. Dal 1980, il trasferimento di fedeltà a un nuovo sovrano era completa. Il Terzo Reich un brutto ricordo, l’URSS in declino, gli Stati Uniti ora il potere di coltivare. Responsabile delle relazioni estere del PCI , si sarebbe preso cura di curare i rapporti con Washington (…). Una volta presidente, ha fatto di tutto per ingraziarsi Bush e Obama alla stessa maniera.

A casa, il fallimento del tentativo del Pci di raggiungere un ‘ compromesso storico ‘ con la Democrazia cristiana che avrebbe dato ingresso nel governo, e il successo invece – tra la corruzione sempre più palese – del Partito Socialista di Craxi come partner chiave della DC, ha portato Berlinguer a fare una svolta a sinistra. Denunciando la degenerazione del sistema politico, fece un appello per la pulizia della vita pubblica. Napolitano ha risposto con rabbia, lo attaccò per l’isolazionismo settario e e per la sua “invettiva a vuoto”. Le relazioni erano sempre stati fredde tra i due uomini. Ma più che di rivalità personale la differenza era negli obiettivi. Napolitano ha guidato la corrente più destra nel PCI del tempo, miglioristi che sentivano una certa affinità con Craxi e non volevano vedere le ostilità con lui. La loro base principale era a Milano, dove la macchina di Craxi dominava la città. A metà degli anni 1980 hanno pubblicato un giornale, Il Moderno, sovvenzionato non solo da Berlusconi, che però salutò per la sua realizzazione rivoluzionaria nella modernizzazione dei media e nel rendere Milano la capitale televisiva di Italia. Questo nel 1986, quando Craxi era primo ministro. Un tribunale avrebbe poi trovato la holding Fininvest di Berlusconi colpevole di finanziare illegalmente i miglioristi. Nel mese di febbraio, nel periodo fino al referendum anti-nucleare in Italia, il giornale del PCI rifiutò un articolo pro-nucleare di Giovanni Battista Zorzoli, uno dei seguaci di Napolitano. Furioso, Napolitano chiese la testa del direttore. Nel 1993 Zorzoli era in manette, condannato a quattro anni e mezzo di carcere per corruzione, quando era un alto dirigente della società energetica in Italia dello Stato .

Non molto tempo dopo Napolitano divenne ministro degli interni nel governo di centro-sinistra del 1996. Era la prima volta che qualcuno da sinistra fosse mai stato a capo di questo dipartimento. Il coinvolgimento della polizia e di apparati italiani di intelligence nella cosiddetto strategia della tensione – una serie di attentati dalla strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 a quella della stazione ferroviaria di Bologna nel 1980 – era stata a lungo attestata, ma mai indagata. Qualsiasi nervosismo che l’arrivo di una sola volta comunista al ministero avrebbe potuto causare fu presto dissipato. Napolitano assicuro` i suoi subalterni che non era sua intenzione “andare a cercare scheletri nell’armadio”. Nessuna informativa indesiderata avrebbe rovinato la sua permanenza in carica. Fu nominato senatore a vita nel 2005, diventando presidente della Repubblica un anno dopo: avrebbe pubblicamente lamentato che Craxi – morto in esilio tunisino, dopo essere stato condannato in contumacia a 27 anni di carcere per corruzione monumentale – era stato trattato così ingiustamente, andando fuori del suo ruolo col lodare il suo ruolo costruttivo come statista .

Napolitano non ha avuto lo stesso atteggiamento per Berlusconi, da lui visto con condiscendenza benigna – se anche po ‘di giustizia – come un non politico vero, nel senso in cui lo erano stati le eminenze della Prima Repubblica. I due uomini non avrebbero comunque potuto essere più opposti nello stile: correttezza cerimoniosa di Napolitano e, in un contrasto studiato per eccesso di coloritura, spavalderia di Berlusconi. Ma hanno condiviso una storia comune nel nesso di simpatie intorno Craxi a Milano e un interesse comune a stabilizzare ciò che ognuno ha visto come i potenziali vantaggi della Seconda Repubblica: un sistema politico bipolare lungo le linee anglosassoni, confinato in un centrodestra e un centrosinistra, purificati di ostilità al mercato e al suo guardiano transatlantico. Per le loro ragioni ciascuno ha anche temuto la tenacia dei pubblici ministeri nel proporre accuse contro il leader più popolare nel paese e il risentimento contro minoranze irresponsabili che insistevano su queste.

Per Berlusconi erano, naturalmente, minacce esistenziali. Per Napolitano erano semplicemente cause di divisione, proprio comelo  era stato il moralismo di Berlinguer, che incautamente smuoveva le acque del consenso moderato che il paese richiedeva. Era più che disposto ad aiutare Berlusconi a proteggere se stesso da tali problemi, firmò senza esitazione il Lodo Alfano del 2008 e la concessione a Berlusconi come primo ministro e a se stesso come presidente dell’immunità da procedimenti giudiziari; e quando questo fu dichiarata incostituzionale, sottoscrisse con uguale velocità il sostituto approvata nel 2010, il Legittimo impedimento, che permette ai ministri di evitare prove invocando i loro compiti urgenti come dipendenti pubblici , che è stato dichiarato a sua volta incostituzionale nel 2011.

Napolitano è stato pubblicamente criticato per l’approvazione indecorosa della prima da Ciampi, suo predecessore alla presidenza (…). Le azioni di Napolitano, però, si accordavano con le aspettative di Berlusconi di un modus vivendi tra di loro, sulla cui base lo aveva sostenuto per la presidenza.

Un’espressione ulteriore punte di tale comprensione è venuto quando la defezione di Fini ha privato il governo Berlusconi di una maggioranza alla Camera e l’opposizione ha presentato una mozione di sfiducia con i voti in mano per far cadere il governo. Nel 2008 Prodi era stato in una situazione simile dopo che Berlusconi aveva comprato abbastanza voti in Senato per far cadere lui, un episodio per il quale è attualmente sotto accusa per il pagamento di un solo senatore 3 milioni di euro per attivare il cappotto, una tangente il cui destinatario ha confessato. Allora Napolitano ha impiegato ben poco tempo – meno di due settimane – nell’uso della sua prerogativa presidenziale di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, che avrebbero prodotto una valanga di voti per Berlusconi. Ora, però, nel 2010 Napolitano ha convinto Fini a fermare la sua mano per più di un mese, mentre veniva approvata una legge di bilancio, dando il tempo a Berlusconi di acquistare la manciata di deputati necessari per ripristinare la sua maggioranza .

* * *

Questo è stato, però, l’ ultimo favore che Napolitano avrebbe concesso. Si stava preparando a prendere la situazione nelle proprie mani. Nella primavera del 2011 il governo ha annunciato che non si sarebbe unito all’attacco americano sulla Libia, a cui la Lega Nord si era categoricamente opposto, minacciando di abbatterlo se lo faceva. Napolitano sapeva meglio di lui: le attese a Washington erano più importanti delle sottigliezze della costituzione. Senza alcuna votazione in Parlamento o anche qualsiasi dibattito in esso ha condotto l’Italia in guerra dando, come ex comunista, il supporto per l’invio della sua forza aerea per bombardare un vicino con cui aveva firmato un Trattato di Amicizia, Cooperazione e alleanza militare, ratificata da una schiacciante maggioranza alla Camera – inclusi gli ex-comunisti – appena due anni prima.

Entro l’estate, incoraggiato dalla crescente adulazione nei media come la roccia della Repubblica e con l’appoggio di Berlino, Bruxelles e Francoforte, aveva deciso di destituire Berlusconi. La chiave per la sua rimozione senza problemi era trovare un sostituto per soddisfare questi partner decisivi e la creazione di occasioni di buoni affari in Italia. Fortunatamente la figura ideale era a portata di mano: Mario Monti, ex commissario europeo, membro del Gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, consulente senior di Goldman Sachs e ora presidente dell’Università Bocconi. Monti era da qualche tempo in attesa del momento giusto che la situazione avrebbe presentato. ‘”Governi italiani possono prendere decisioni difficili’, ha confidato l’Economist nel 2005, solo se sono rispettate due condizioni: ci deve essere sia un’emergenza visibile e una forte pressione dall’esterno”. A quel tempo, ha lamentato, “un momento della verità occorre”. Adesso era venuto.

Già nel giugno o luglio, in assoluta segretezza, Napolitano preparò Monti a prendere la direzione del governo. Nello stesso periodo incarico` il capo del più grande gruppo bancario in Italia, Corrado Passera, di produrre un piano economico riservato per il paese. Passera era un ex collaboratore di un acerrimo nemico politico e rivale in affari di Berlusconi, Carlo De Benedetti, proprietario di Repubblica ed Espresso, che era al corrente delle mosse di Napolitano. In un rapporto urgente, un documento di 196 pagine, Passera ha proposto una terapia d’urto: € 100 miliardi di privatizzazioni, una tassa sulle abitazioni, prelievi di capitale, un aumento dell’IVA. Napolitano, al telefono con Merkel e senza dubbio Draghi, aveva ora pronto l’uomo e il piano per espellere Berlusconi. Monti non doveva mai correre alle elezioni e se un seggio in Parlamento non è stato richiesto per investitura come primo ministro, sarebbe stato utile dargliene uno.

Non c’era tempo da perdere: il 9 novembre Napolitano nomino` Monti senatore a vita, tra gli applausi della stampa finanziaria mondiale. Sotto la minaccia di distruzione da parte dei mercati obbligazionari a cui avrebbe dovuto resistere, Berlusconi capitolò, e in una settimana Monti ha prestato giuramento come nuovo sovrano del paese, a capo di un gabinetto non eletto di banchieri, imprenditori e tecnocrati. L’operazione che lo aveva installato è un esempio espressivo di quali procedure democratiche e dello Stato di diritto possono valere nell’Europa di oggi. E ‘stato del tutto incostituzionale. Il presidente italiano dovrebbe essere il custode imparziale di un ordine parlamentare, che non interferisce con le sue decisioni salvo quando violano la Costituzione – cosa che invece aveva clamorosamente fallito di fare. Egli non è autorizzato a cospirare, dietro la schiena di un premier eletto, con persone di sua scelta, nemmeno in Parlamento, per formare un governo di suo gradimento. Il danno di affarismo, burocrazia e politica in Italia era ormai aggravato dalla corruzione della costituzione .

Al momento ciò che era avvenuto l’estate rimase nascosto dietro l’arazzo presidenziale. Sarebbe venuto alla luce solo quest’anno dalla bocca di Monti stesso, un naif in tali questioni, e alle smentite farfugliate di Napolitano. Nel frattempo la reazione al nuovo governo variava da sollievo ad euforia. Ecco finalmente – a parere diffuso dei commentatori e al di là del paese – una seconda possibilità per l’Italia di voltare la pagina che era stata persa dopo la caduta della Prima Repubblica. Infine un governo onesto e competente era al timone, non solo impegnato per una seria riforma del tanto che era sbagliato in Italia – mercato del lavoro rigido, pensioni insostenibili, università clientelari, restrizioni corporative sui servizi, mancanza di concorrenza industriale, privatizzazioni insufficienti, ingorghi legali, evasione fiscale – ma capace di padroneggiare le tempeste finanziarie ora che c’erano sballottamenti in corso. Una nuova Seconda Repubblica, quella reale, ora poteva verificarsi dopo venti anni di travestimento. Forti tagli alla spesa pubblica, misure fiscali dure e l’inizio di modifiche alla legge sui diritti dei lavoratori disastrosa del 1970 erano passaggi di benvenuto per ripristinare la fiducia nel paese.

Visto da un’altra angolazione, vi erano infatti somiglianze tra la congiuntura dei primi anni 1990 quando Ciampi, allora governatore della Banca d’ Italia, era stato convocato per l’incarico di premier al culmine della crisi Tangentopoli. Ma non erano tutte rassicuranti. L’amministrazione di Monti assomigliava a Ciampi nella composizione e nelle intenzioni. Ma molto era cambiato nel frattempo, almeno nel milieu da cui esponenti del nuovo ordine – Monti e il suo garante a Francoforte , Draghi – sono venuti. Nel 1994 Berlusconi si era presentato come un innovatore da un sottofondo di affarismo e la sua vittoria avrebbe seppellito la corruzione e il disordine della classe politica della Prima Repubblica, mentre in realtà doveva la sua fortuna schiacciante ad essa. Nel 2011 la crisi che attanaglia l’Italia e l’Eurozona era stata innescata da una massiccia ondata di speculazione finanziaria e della manipolazione derivata da entrambi i lati dell’Atlantico. Nessun operatore è stato più noto per la sua parte in questi che la stessa società sul cui libro paga stavano sia Monti e Draghi. Goldman Sachs, ampiamente guadagnando il suo soprannome in America di “calamaro vampiro” , aveva attaccato la falsificazione dei conti pubblici greci ed è stato accusato di frode dalla US Securities and Exchange Commission, pagando mezzo miliardo di dollari per risolvere il caso di fuori dei tribunali. Aspettarsi un taglio netto con il passato dai suoi funzionari era solo un po’ più realistico che credere il patrocinio di Craxi non avrebbe lasciato nessun segno su Berlusconi .

Altri ricordi del passato erano non meno sorprendenti. Nell’estate del 2012 è emerso che Napolitano interveniva per bloccare il potenziale interrogatorio di Nicola Mancino , democristiano ministro degli interni nel 1992, quando il magistrato di Palermo Paolo Borsellino fu assassinato dalla mafia. Mancino è stato uno dei quattro ministri degli interni – Scalfaro era stato un altro – che ricevevano mensilmente fondi neri del servizio segreto, Sisde. La negazione di Mancino di avere incontrato Borsellino poco prima della sua morte, nonostante le prove del contrario, non era mai stata chiarita e una nuova indagine ufficiale sui legami tra lo Stato e la mafia era in corso e minacciava di colpirlo con altri due ministri del periodo sul quale mentiva. In grande agitazione ha telefonato al Quirinale e supplicato il braccio  destro di Napolitano su questioni giuridiche, Loris D’Ambrosio, per la protezione. Lungi dall’essere respinto, gli fu detto che il presidente era molto preoccupato per lui. A tempo debito Napolitano chiamò Mancino, ignaro che il telefono di quest’ultimo era stato messo sotto controllo nel quadro delle indagini.

Quando le trascrizioni degli scambi tra Mancino e D’ Ambrosio sono state pubblicate dalla stampa, insieme con la notizia che i nastri delle personali conversazioni del presidente con Mancino erano in possesso del gip, Napolitano ha invocato l’immunità assoluta per il suo ufficio e, in stile Nixon, ha chiesto che i nastri fossero distrutti. Salvatore, fratello di Borsellino, ha chiesto il suo impeachment; poiché è stato palesemente coinvolto in una ostruzione della giustizia, negli Stati Uniti non ci sarebbe stata questione. In Italia un tale risultato era impensabile. La classe politica e mediatica chiuse i ranghi immediatamente attorno al presidente, come aveva fatto quando Scalfaro ha usato il suo maggiordomo, per soffocare lo scandalo Sisde. Un addetto di Napolitano, l’Ehrlichman della vicenda, morì di un attacco di cuore al culmine dello stress. Come spesso accade, Marco Travaglio, probabilmente il più grande giornalista d’Europa, è stato l’unico a chiamare i fatti per nome; nel suo libro “Viva il Re!”, pubblicato lo scorso anno, redasse un atto d’accusa completo del corso seguito da Napolitano nella sua carica, attraverso seicento pagine di documentazione schiacciante. Ma negli altri, di fronte al pericolo per la sua posizione, il coro del servilismo intorno al presidente – il cui prestigio era stato costruito da qualche tempo – ha raggiunto un crescendo vicino all’isteria.

Nel frattempo Monti – accolto con entusiasmo fin dall’inizio, la zampillante FT su ‘ Super Mario ‘ – si stava rivelando una delusione. Installato con l’assenso riluttante del centro-destra e centro-sinistra allo stesso modo, la sua possibilità di manovra era limitata, poiché né blocco è stato commesso a lui e alla base di ogni irrequieta con la disposizione . Ma ben presto divenne chiaro che i suoi rimedi non portavano alcun recupero. Secondo qualche critico italiano il suo regime di austerità, combinazione di maggiori imposte e spesa inferiore, potrebbe ridurre il deficit e far scendere gli spread, ma avrebbe intensificato la recessione. I consumi sono scesi, la disoccupazione giovanile è salita. Le riforme strutturali, come la Commissone Europea e la BCE intendevano, sono rimaste bloccate. Nel 2012 , il PIL si è ridotto del 2,4 per cento. Politicamente c’era poco da guadagnare continuando a sostenere quello che era diventato un governo completamente impopolare. Alla fine dell’anno il centro-destra si è tirato fuori e Napolitano è stato a malincuore costretto a sciogliere il Parlamento, mantenendo Monti in carica come segnaposto fino a quando si sono svolte le elezioni.

qui mi fermo, ma il resto del saggio è abbastanza interessante.

perché mi sono s  obbarcato questa lunga e avventurosa traduzione da una lingua che conosco tanto poco?

perché non c’è alcun dubbio possibile, alla fine di questa analisi, su quante volte ho sbagliato le mie analisi politiche del momento e questo mi sta dando veramente da pensare…

* * *

chiudo con i link ai miei ultimi post su Napolitano, che sono rimasti fuori da questa rassegna:

22. gli ultimi appoggi a Berlusconi

https://bortocal.wordpress.com/2013/09/27/450-asciughiamo-le-lacrime-del-coccodrillo/  

https://bortocal.wordpress.com/2013/10/01/461-napolitano-sciolga-il-senato-soltanto/  1 ottobre 2013

https://bortocal.wordpress.com/2013/10/27/526-il-presidente-della-repubblica-davanti-alla-corte-costituzionale/  (in Germania) 27 ottobre 2013

https://bortocal.wordpress.com/2013/11/14/gli-sguardi-al-cielo-580/   14 novembre 2013

https://bortocal.wordpress.com/2013/11/29/i-forzaitalioti-e-il-ritorno-alla-prima-repubblica-622/   29 novembre 2013

e poi le tre tappe del declino di Napolitano:

23. la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale

https://bortocal.wordpress.com/2013/12/04/da-oggi-la-nostra-costituzione-e-un-poco-piu-vera-641/   

https://bortocal.wordpress.com/2013/12/05/il-porcellum-e-morto-il-porcellum-e-vivo-642/ 5 dicembre 2013

https://bortocal.wordpress.com/2013/12/05/parlamento-lin-attuale-645/   5 dicembre 2013

https://bortocal.wordpress.com/2013/12/12/sentenza-della-corte-ne-retro-attiva-ne-post-attiva-665/   12 dicembre 2013

24. la richiesta di messa in stato d’accusa

https://bortocal.wordpress.com/2014/02/01/quellimpiccio-di-grillo-cioe-limpeachment-di-napolitano-73/   1 febbraio 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/02/11/accuse-insensate-perche-devo-difendere-napolitano-101/   11 febbraio 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/02/12/chi-ha-fatto-il-colpo-di-stato-in-italia-104/   12 febbraio 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/02/15/presidente-della-repubblica-al-75-119/   15 febbraio 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/04/14/se-napolitano-votagrillo-296/   14 aprile 2014

25. la testimonianza sulla mafia e la fine della presidenza Napolitano

https://bortocal.wordpress.com/2014/08/04/s-cottarelli-dica-96-le-porcate-di-renzi-n-499/   

https://bortocal.wordpress.com/2014/10/02/riina-al-quirinale-572/   2 ottobre 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/10/24/se-napolitano-non-testimonia-sulla-mafia-618/   24 ottobre 2014

https://bortocal.wordpress.com/2014/11/01/napolitanotestimone-636/   1 novembre 2014

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