la barbarie che cammina fra noi.

una massa inferocita non e` una forma di opposizione ma di fascismo.

occorrono le idee per poter dire che ci si oppone.

e` il pensiero, sono le idee, che trasformano la rabbia in opposizione.

opporsi e` fare una proposta, ribellarsi senza idee e` la porta spalancata alla barbarie.

29 risposte a “la barbarie che cammina fra noi.

      • ^_*
        ma credo che varrebbe per la maggior parte delle persone, se solo avessero un po’ più pazienza e serenità nel confronto, e meno inclinazioni patologiche all’offesa, prendendo sul personale critiche invece rivolte all’idea.

        la pestilenza sopraggiunge quando le idee mobili si cristallizzano in fanatismo e fede cieca.

        • no no, e` un fatto un po` particolare, che capita soltanto qualche volta.

          ho appena cancellato l’iscrizione ad un blog, dopo un paio di discussioni che non mi sono piaciute per niente.

          dissento su un punto (se ho capito bene): le idee non nascono liquide e poi si cristallizzano: al contrario nascono rigide e poi imparano a diventare liquide.

          e` giusto la differenza fra il modo di pensare di un adolescente e di una persona che ha molta piu` esperienza….

          le idee non sono il bene per definizione: hanno i loro difetti e punti deboli anche loro.

          • molto interessante e profonda la tua riflessione sulle idee.
            mi sento appoggiarti sulla rigidità di fondo della genesi di una singola personale idea.

            il carattere liquido entra in gioco piuttosto nel momento in cui tali idee personali (spesso marginali e parziali) vengono a scontrarsi: qui si basa la dinamicità del dialogo costruttivo di cui parlavo.

            le idee sono come dei colori, per definizione direi che non hanno troppa importanza di per sè (a meno che l’individuo non fondi patologicamente la propria esistnza su qualcuna di esse): come i colori, sono modi in cui le diverse persone vedono e comprendono il mondo in cui vivono.

            il mio suggerimento, il mio auspicio è quello di far mescolare tali colori personali per trarne un quadro d’insieme collettivo più variopinto ma altrettanto convincente e compatibile con la realtà presente.

            sarebbe bene che il metodo di accostamento dei colori fosse anche critico, e non puramente artistico ed emozionale (per quanto tali aspetti restino imprescindibili in una comunicazione efficace).

            le idee non sono un bene per definizione, specialmente quando finiamo per aggrapparci disperatamente ad esse.
            la fantasia, la creatività, l’innovazione le trovo piuttosto un bene per definizione, se pur solo potenziale.

            punto sull’innovazione creativa fondata sulla conoscenza della nostra storia e della nostra natura, oltre che sulla collaborazione comunitaria attingendo ad una tavolozza di molteplici colori.
            predisponiamone regole e strumenti: vediamo poi l’uomo cosa ne riesce a tirar fuori.

            non sarà mai in ogni caso tempo perso 🙂

            • commento molto bello e mi spiace disturbarlo un poco con una domanda: ma perche` fondare la propria esistenza su qualcuna delle idee propie (o altrui) sarebbe addirittura patologico?

              io sono appunto una persona che lega strettamente la propria esistenza alle sue idee: credo di essere in vita soprattutto per alimentarle e svilupparle continuamente.

              credi che abbia bisogno di uno psichiatra? 😉

              probabilmente ho capito male.

              • dipende.
                se tu fossi aggrappato a idee precise, cristallizzate e immutabili allora si, ti riterrei patologico.
                ma non mi fraintendere: alcune idee generali e astratte, che io chiamo ideali, fanno eccezione.
                credere nella generosità, nella non violenza, nella vita, anche credere in dio sono ideali, ad esempio. rafforzano e semplificano l’esistenza.

                ideali a parte, non mi sembri tipo da fossilizzarsi su un preconcetto qualora questo dovesse venir smascherato. inoltre, non ti crucceresti troppo se qualcuno non la pensa come te, e non gli negheresti il dialogo.

                qualsiasi forma di fanatismo è patologica, in questo senso intendevo.
                sei un fanatico delle tue idee?
                hai detto ‘svilupparle’ per cui direi di no 🙂

  1. @ Krammer

    su un punto sbagli chiaramente.

    io mi cruccio moltissimo se qualcuno che apprezzo non la pensa come me su alcune questioni che giudico fondamentali, e ripetutamente ho negato il dialogo per contrasti di idee che giudico insanabili: due rotture importanti qui dentro, in questi giorni, e una nella vita reale; e pesano sempre psicologicamente.

    effettivamente sono un poco fanatico delle mie idee.

    e quindi se io fossi un borderline, dal tuo punto di vista?

    ne` chiaramente pazzo ne` inequivocabilmente sano?

    dici che se io fossi aggrappato a idee precise, cristallizzate e immutabili, allora si, mi riterresti patologico.

    alcune idee precise e non negoziabili sono il fondamento della mia identita`, in effetti.

    (ho anche il sospetto che sia cosi` per tutti o quasi, salvo coloro che non hanno una chiara identita`).

    pero` tu tiri fuori a sorpresa gli ideali dal mazzo delle idee.

    loro protestano un pochino e vorrebbero una definizione chiara, perche` sentono il rischio di una specie di svalutazione in questo…

    • dell’insensatezza di dividere idea e ideali me ne sono reso conto già mentre scrivevo, ma non avrei saputo come esprimermi altrimenti per rendere il concetto che avevo in testa… chiedo venia 😛

      ci riprovo attraverso una strada diversa: nel corso della vita le persone crescono, imparano cose nuove, si formano idee e preconcetti, si acquisiscono esperienze e così facendo si costruisce man mano il castello della propria personalità.
      le idee sono come i mattoni di questo castello e quando le idee diventano impermeabili agli eventi esterni e alle persone, quando il portone del castello viene sigillato e ci si rintana all’interno cannoneggiando contro ogni persona sospetta, ecco che si sfocia nella patologia, e nel disagio prima di tutto sociale.
      l’amore per il proprio castello è fondamentale e positivo fin quando restiamo aperti ad accogliere ospiti, e lo mettiamo a disposizione: solo così, osservandone la struttura attraverso sguardi eterogenei, possiamo operare le migliori restrutturazioni e potenziamenti.

      gb in questo blog diceva che siamo isole, e trovo l’immagine bellissima. ci aggiungerei, sulla sommità dell’isola, queste costruzioni ideali. non possiamo far molto contro lo sconquasso delle maree che ogni tanto sommergono tutto, se non risistemare al meglio i cocci dopo l’ondata: ma possiamo però riaprire il ponte levatoio quando il clima torna sereno, quando le isole si uniscono formando ponti tra le persone.

      nel momento in cui ci si rintana nel proprio castello e si getta la chiave, la vita cessa e permane solo la fotografia di ciò che siamo diventati.

      non so perchè hai tirato in ballo il disturbo borderline, che non mi sembra sia ricollegabile al tema.
      in ambito comunicativo i borderline tendono ad essere incoerenti e contraddittori, il disturbo rende difficile per il soggetto seguire discorsi logici: ossia il contrario di quanto lasci trasparire, in ciò che scrivi.

      semmai, se dovessi incasellarti in una categoria psicologica che può sforare nel patologico, parlerei del narcisismo.
      in parte perchè sei tu stesso il primo – se non vado errato – a segnalarlo, ma soprattutto perchè è una caratteristica mentale che colpisce in primis la mia persona, e che sto imparando a gestire: dal momento che tu mi sembri molto simile a me in diversi aspetti, faccio due più due e mi lancio in questa ipotesi spericolata.
      ovviamente sono ad alto rischio di errore, dal momento che non ti ho mai conosciuto nel quotidiano ^_*

      _________

      “alcune idee precise e non negoziabili sono il fondamento della mia identita`, in effetti.
      (ho anche il sospetto che sia cosi` per tutti o quasi, salvo coloro che non hanno una chiara identita`)”

      potresti farmi qualche esempio di queste idee? altrimenti rischio di fraintendere.
      che siano un po’ tutti come te lo vedo però improbabile: molti lasciano trasparire una chiara identità a mio avviso proprio perchè non si mettono in discussione e agiscono con maggiore spontaneità senza interrogarsi troppo sui ‘perchè’ (non ne sono naturalmente predisposti). non tutti fondano la propria esistenza sull’intelligenza logica, ma spaziano e si esprimono sotto altre forme intellettive, non meno importanti.
      la coerenza non mi sembra in verità un principio particolarmente ricercato dalle persone, almeno per quella che è la mia esperienza.

      invece la consapevolezza di certe tue idee, di cui fai accenno, mi pare piuttosto frutto di un ragionamento ponderato e di una scelta consapevole, per nulla così comune.
      correggimi se dico cavolate!

      • ho usato borderline in una accezione un po` antiquata, come termine generico per indicare qualunque tipo di disturbo psicologico che non puo` essere interpretato conme una patologia conclamata e si avvicina ad una psicosi senza esserlo del tutto.

        preciso comunque di non ritenermi un borderline, nonostante alcuni tratti decisamente estrosi del mio modo di essere, ma di avere posto l’ipotesi in modo un po` provocatorio… 🙂

        piu` che altro per dissociarmi da certe diffuse forme di medicalizzazione della vita psichica…

        .

        col narcisismo ho un rapporto molto contraddittorio: direi che il mio narcisismo e` cosi` estremo che mi accontento di ben figurare ai miei occhi soltanto (che sono MOLTO esigenti).

        quindi socialmente potrei apparire tutt’altro che narcisista, ma potrebbe essere una falsa impressione.

        e puo` darsi che questo mi renda davvero un borderline, anche se non me ne rendo conto soggettivamente. 😦

        .

        verifico che hai rinunciato alla distinzione fra idee ed ideali (che a me paiono soltanto idee viste nel loro aspetto etico), e secondo me hai fatto bene.

        dunque le idee, soprattutto in quando diventano sistematiche ed interconnesse fra loro (se possibile organicamente), definiscono la nostra personalita` (assieme ad altri fattori).

        questo legame fra idee e personalita` determina anche il grado di apertura delle idee personali.

        cioe` succede che le idee diventano vittime del sistema di personalita` che se ne e` appropriato.

        non sono le idee in se stesse ad essere aperte o chiuse, o almeno non sono soltanto loro: idee piuttosto chiuse possono diventare piu` aperte, o piu` liquide, in strutture di personalita` aperte, e viceversa.
        .
        la vecchiaia puo` rendere piu` liquidi (in fondo diventa sempre meno importante avere ragione ed affermarsi), ma anche molto piu` rigidi ed ostinati.
        .
        in me stesso osservo la strana e a volte contraddittoria esperienza di queste due tendenze contemporaneamente.
        .
        cio` che non considero negoziabile nelle mie idee e` il loro aspetto etico, cioe` quelli che si potrebbero chiamare valori ideali.
        ovviamente limitandomi ai fondamentali..
        potrei sintetizzarli sotto la voce Diritti fondamentali dell’uomo?

        • “piu` che altro per dissociarmi da certe diffuse forme di medicalizzazione della vita psichica…”
          bisognerebbe prendere atto della propria natura senza drammi, e cercare di studiarla. mi considero un ibrido tra un caso clinico ed il più anonimo individuo comune 😛
          ecco, in questo credo che lo siamo un po’ tutti.

          “col narcisismo ho un rapporto molto contraddittorio: direi che il mio narcisismo e` cosi` estremo che mi accontento di ben figurare ai miei occhi soltanto (che sono MOLTO esigenti).”
          ma questo è tipico dei narcisisti, vale anche per me.
          si prova una istintiva disapprovazione intellettuale di fronte al dissenso, ma questo non va ad alterare l’amore e l’alta considerazione di sè.
          è tipico anche sentirsi MOLTO esigenti, tendenti al perfezionismo. proprio il grande lavoro asfissiante che facciamo per ottenerlo ci carica di sicurezza e orgoglio.

          “e puo` darsi che questo mi renda davvero un borderline, anche se non me ne rendo conto soggettivamente. :(”
          no dai 🙂 solo narcisista, in una scala che non posso quantificare ma direi compresa tra ‘un poco’ e ‘molto’, solo tu sai dove collocarti 🙂

          “verifico che hai rinunciato alla distinzione fra idee ed ideali (che a me paiono soltanto idee viste nel loro aspetto etico), e secondo me hai fatto bene.”
          ci avevo ripensato senza volerlo stasera. l’ideale è una strada non un costrutto: è un moto d’animo, una predisposizione.
          questo lo contraddistingue con le idee più cerebrali
          l’ideale è un’idea molto semplice, che accende la vita individuale. è dall’ideale che ci dipende se il cancello viene aperto o resta chiuso, che si decide se vale la pena arrendersi o combattere.
          l’ideale di cui parlo è la razionalizzazione mentale della nostra personalità. ciò che alla fine sentiamo che ci anima, che muove le nostre azioni.
          l’ideale è l’idea mentale (in genere infiocchettata) della nostra personalità istintiva e sensibile.
          tutto il castello delle idee si fonda su questa rappresentazione: i nostri ideali, il nostro cuore, la nostra coscienza.

          “la vecchiaia puo` rendere piu` liquidi (in fondo diventa sempre meno importante avere ragione ed affermarsi), ma anche molto piu` rigidi ed ostinati.
          .in me stesso osservo la strana e a volte contraddittoria esperienza di queste due tendenze contemporaneamente.”
          la trovo come una bella immagine dell’interazione tra processi di analisi e sintesi.
          dove la sintesi è l’ostinata ricerca di unione, coerenza.

          “cio` che non considero negoziabile nelle mie idee e` il loro aspetto etico, cioe` quelli che si potrebbero chiamare valori ideali.
          ovviamente limitandomi ai fondamentali..
          potrei sintetizzarli sotto la voce Diritti fondamentali dell’uomo?”

          come non concordare?
          hai proprio ragione, l’ideale è l’aspetto etico. il nostro fuoco.
          🙂

          • se tutti siamo degli ibridi fra un caso clinico e l’uomo comune, dove stanno i casi clinici? e dove sta l’uomo comune?

            a questo punto siamo tutti bordeline? cioe` sul bordo fra la sanita` mentale e la follia?

            ma se siamo tutti sul bordo, allora il bordo stesso dov’e`?

            in una scala narcisista sul narcisismo da 1 a 10 io mi do un ottimo 9.

            lo conferma questa narcisistica discussione in pubblico sul proprio narcisismo.

            aggiungo che il narcisismo e` una componente fondamentale per la creativita` di tipo artistico: quindi non c’e` affatto da vergognarsene per principio.

            e chiudo qui un prima parte di risposta.

            • purtroppo bisogna constatare, anche se è dura da digerire, che il caso clinico ‘speciale’ lo fa proprio la divergenza dal comune caso statistico 😛
              è molto filosofico e poco pratico questo concetto, ma parto da questa riflessione. se tutti fossimi pazzi in un certo senso, allora non saremmo per nulla pazzi 🙂

              va dà sè che questo fa rivalutare del tutto il concetto di ‘patologia’ (non sarebbe forse il termine più corretto da usare, non me ne vengono altri ora), in senso di deviazione rispetto alla media statistica funzionale di specie.
              dunque è un problema essere patologici? assolutamente no, di per sè.

              il problema si pone, ed è qui che la patologia deve cominciare ad essere gestita, quando questa deviazione rispetto alla media va a creare problemi in primo luogo di integrazione sociale. per cercare di tutelare l’individuo ‘speciale’ così come la società di individui in cui tale soggetto vive.

              ma se tutti siamo pazzi in certe forme, dunque non siamo patologici ma normali? direi di si.
              (è una situazione che che a mio avviso tende a rispecchiare abbastanza il reale: basta osservare l’importanza del possesso e della proprietà nella società odierna)

              anche la normalità va gestita, se la normalità porta alla non integrazione sociale, e ci fa vivere male.

              dunque, come puoi capire (ma non so se sono riuscito a risultare chiaro) essere patologici non significa essere di per sè da curare, così come essere normali non significa a priori che va bene così come siamo, socialmente parlando.

              certo che siamo tutti borderline, considerando l’accezione generica che ne dai 🙂
              aggiungo, siamo borderline in modo direttamente proporzionale al nostro essere ‘umani’, ovvero alla nostra capacità di ragionare, di riflettere, di motivare e giustificare il mondo in cui viviamo.
              più ragioniamo e più ci rendiamo potenzialmente pazzi, proprio perchè possiamo identificare tale pazzia.

              meno ragioniamo e più ci rendiamo prevedibili, e ci avviciniamo ai comportamenti di animali più semplici (e più sereni) dell’uomo.

              non sono nè per l’uno nè per l’altro (anche perchè la predisposizione al pensiero riflessivo logico ci viene per lo più da una predisposizione naturale, anche se possiamo imparare a riflettere anche per imitazione): ognuno dovrebbe trovare il suo personale equilibrio, soprattutto in relazione alla felicità propria e all’integrazione all’interno del mondo in cui si interagisce.

              ricordando sempre che l’intelligenza logico-razionale è soltanto una delle molteplici forme intellettive di un essere umano (pur essendo peculiare dell nostra specie), c’è chi è più portato per alcune attività piuttosto che per altre.

              chiudendo sul narcisismo, per quanto mi riguarda, nella forma che mi contraddistingue, lo ritengo una incredibile fortuna perchè mi da una forza sociale operativa enorme rispetto ad altri miei simili.
              forse, una certa forma di narcisismo lieve, ovvero di amore per sè stessi, sarebbe una ‘patologia’ per tutti auspicabile, perchè non possiamo vivere serenamente in un gruppo se non siamo innanzitutto serene nei confronti di noi stessi.

              ma qui si va un po’ sul filosofico: nella pratica, un narcisista comune che non ha ricevuto il dono del pensiero critico, dell’istruzione e soprattutto dell’amore dei propri cari (come io ho avuto la fortuna di ricevere) si presenta come un pericolo sociale, alla stessa stregua di altre patologie.
              ed è la mancanza di empatia che ci rende di fatto pericolosi. empatia che può essere tuttavia bypassata dalla ragione, che scaturisce dall’idea fondamentale che da soli non esistiamo.

              su una cosa però ci scommetto: tutti i più grandi leader della storia erano/sono narcisisti 🙂
              più o meno generosi, più o meno capaci.

              ottime le tue due ultime conclusioni.

          • per due volte di seguito il pc va in crash e cancella la seconda parte del commento: santa pazienza.

            e manco serve memorizzarlo per salvarselo, dato che il pc si spegne perde anche la memoria a breve yermine.

            rimediero` salvandolo via via.

            io ho scritto che la morale e` l’aspetto etico delle nostre idee.

            tu dici che e` l’espressione attiva della nostra personalita`.

            ottimo spunto da cui vengono due conseguenze.

            una, nietschiana: la morale e` l’espressione della nostra volonta` di potenza.

            una, narcisista: noi siamo le nostre idee.

  2. @ krammer

    non ho capito questo passaggio:
    ma se tutti siamo pazzi in certe forme, dunque non siamo patologici ma normali? direi di si.
    (è una situazione che che a mio avviso tende a rispecchiare abbastanza il reale: basta osservare l’importanza del possesso e della proprietà nella società odierna)

    per il resto mi ritrovo su tutto tranne che su un punto davvero fondamentale: tu parti dal presupposto che la normalita` umana sia positiva.

    e` un errore, un errore completo! 🙂

    ti ricordo che i due terzi degli esseri umani sono pronti ad uccidere se glielo ordina qualcuno di abbastanza autorevole; il positivo sta in quel 30% che si ribella.

    dunque, partendo dalla premessa che la normalita` umana non e` affatto buona (uomo che viene dalla linea scimpanze` aggressivo, non da quella del bonobo pacifico e socievole), allora quel che si puo` trpovare di buono nella nostra specie sta solo nei borderline non conformi: non in tutti, ovviamente, ma solo in alcuni di loro.

    e` dalla minoranza della minoranza che dipende quel che di buono c’e` nell’essere umano.

    • pardon, per velocizzarmi sto imparando a scrivere quasi senza neanche rileggere (cosa che solitamente faccio sempre) e a volte mi escono obrobri come questo.

      la mia tesi:
      tutte le persone, in un modo o nell’altro, presentano qualche forma più o meno spiccata di psicosi. di cui, alcune sono più comune di altre, e passano inosservate (come il desiderio incontrollabile di possesso come accennavo, o di sicurezza)
      al contrario, a volte l’esercizio del ragionamento e l’espressione del libero pensiero viene intepretato come una stranezza quantomeno, se non proprio un problema (dal momento che non è nostra usanza sociale, questa).
      detto che tutti abbiamo le nostre beghe, e che queste beghe in realtà non sono a priori un male, ma a seconda dei contesti possono diventare caratteristiche molto utili (bisogno valutare caso per caso), poi c’è una infinità di sfumature a contorno.
      in queso senso dico: tutti siamo mediamente patologici, e tutti al tempo stesso in questo modo siamo normali.
      paradossale, dal momento che ho definito la patologia come una deviazione dallo standard di comportamente comune.

      forse complico il discorso perchè non sto utilizzando le terminologie più adeguate.

      in ogni caso certo che no, non perso che la normalità sia positiva.
      la normalità umana è la prassi con cui ci dobbiamo confrontare, studiare, e influenzare in modo che venga spinta verso dinamiche sociali per lo più di integrazione e di non violenza.
      chiaro che questo non sempre è possibile.
      un omicida seriale non lo redimi. la volontà di smettere di uccidere spetta solo a lui, e la società non avrà alcun modo per controllarlo, se non confinandolo e privandolo di alcune libertà (situazione che si renderebbe a mio avviso spesso necessaria, purtroppo)

      d’altro canto ho scritto prima:
      “anche la normalità va gestita, se la normalità porta alla non integrazione sociale, e ci fa vivere male.”

      aggiungo un esempio, per chiarire forse meglio.
      ciò che è normale in italia non è normale in altri paesi.
      e viceversa.
      non pongo alcuna accezione positiva o negativa alla normalità e alla sua controparte patologica.
      ogni caso va valutato specificatamente nel proprio contesto.

      • ah ah, chi va con lo zoppo impara a zoppicare: io scrivo rileggendo poche volte e cercando di non guardare i tasti (digito a volte addirittura al buio), ma di controllare il testo mentre si ricompone, e raramente rileggo.

        per i post l’occasione della rilettura e messa a punto e` il primo commento o il primo like, per cui ci sono delle avanguardie che vengono chiaramente penalizzate.

        per i commenti rileggo spesso al momento della risposta soltanto.

        qualcuno potrebbe dire che in questo modo dimostro di essere molto maleducato: spero di no.

        su tutto il resto credo che siamo in realta` molto d’accordo, al massimo qualche problema di terminologia.

        psicosi e` parola troppo forte, che indica malattia mentale completa e conclamata; difficile da usare anche sostenendo il carattere patologico del funzionamento cerebrale della maggior parte degli esseri umani.

        per questo io, scartando il termine nevrosi, troppo frediano ed esistenzialista 🙂 mi sono orientato ull’uso originario generico del termine borderline: preferenza personale, ma psicosi non lo userei proprio.

        l’omicida seriale, poi, non ha nessuna possibilita`, secondo me, di non uccidere per forza di volonta`.

        non che non gli serva la sua volonta` per uccidere, ma e` la sua volonta` che non e` libera.

        so che non riesci ad accettare questo mio punto di vista, ma ancora pochi giorni ed uscira` il nuovo numero delle Scienze con l’articolo che prova a riscattare l’idea di libero arbitrio dagli esperimenti di Kornhuber e Libet e magari scopriro` dove sbaglio.

        • in realtà trovo che questo non sia zoppicare, ma semmai correre di gran foga con grandi balzi in avanti 😀
          sai che mi sono sempre autocriticato nella mia lentezza nello scrivere, ultimamente sto imparando ad essere meno precisino 🙂
          specie se scrivo semplici commenti, poi.

          “qualcuno potrebbe dire che in questo modo dimostro di essere molto maleducato: spero di no.”
          lato mio, ti dimostri meno ossessivo di me, e lo trovo un gran pregio da cui sto tentando di imparare (fino ad un certo punto)

          ok anche per il termine borderline allora, basta intendersi (a pensarci, scrivevo psicosi ma intendevo nevrosi, avevo pure cannato in partenza eheheh)

          non è che non accetti il tuo punto di vista, e credo anzi che in alcuni borderline (o in questo caso, psicosi è ancora più azzeccato) non si rendano minimamente conto di cosa stiano facendo di ‘sbagliato’.
          alla domanda sul perchè lo facciano, risponderebbero (se fossero sinceri) con argomenti disarmanti.

          detto questo però, per persone più normali credo che la razionalità sia veicolo di negazione dell’azione innanzitutto, e in secondo luogo di programmazione all’azione.
          che poi il preciso atto sia sempre inconsapeve può essere eh.

          ti faccio un esempio: ieri avevo pensato di chiudere le persiane di casa, l’ho programmato e dunque sono andato a chiuderle in camera da letto e poi sono andato per fare lo stesso in bagno.
          e stavo per farlo, se non che giustamente la mia ragazza che stava dentro a fare le sue cose, mi dice: ma non puoi farlo dopo quando ho finito? proprio adesso devi aprire la finestra?

          ovviamente certo che potevo farlo dopo, il problema è che avevo programmato la mente in quel modo e dopodichè la testa si era ‘liberata’ pensando ad altro. stavo pure parlando con mia morosa di altro, in quel momento 😀
          proprio non ho fatto 2+2, non ero cosciente sull’azione nel momento dell’azione, ma ero ben cosciente nei momenti precedenti in cui avevo programmato di eseguirla.

          la programmazione razionale la riconduco al libero arbitrio, anche se poi l’azione pratica potrebbe essere del tutto inconsapevole.

          attendo anch’io cmq quell’articolo sono curiosissimo!

          • forse tendiamo ad essere ossessivi, chi piu` chi meno, in modi diversi, e chi vede l’altro libero dalle ossessioni che affliggono lui lo vede troppo facilmente come libero da ogni ossessione, ma soltanto perche` non riconosce facilmente quelle diverse dalle sue.

            detto questo 🙂 , condivido tutto il resto.

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