Quanti erano i dodici apostoli – 211.

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Quanti erano i dodici apostoli?

La domanda sembra meno sciocca o umoristica di quel che appare, e in questo post vedremo perche`.

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riassumendo in una frase, qui ho provato a dimostrare che l’esistenza di dodici apostoli in una posizione di particolare rilievo fra i seguaci di Jeshu e` una invenzione successiva alla morte di Jeshu e forse anche alla guerra ebraica (o giudaica) del 66-73 e da alcuni cristiani del secondo secolo (vedi l’autore del Vangelo di Giuda) era considerata, giustamente, la causa dell’allontanamento del cristianesimo dai valori originari della predicazione di Jeshu; tanto che essi definivano Giuda il tredicesimo apostolo, per contrapporlo ai dodici come l’unico che aveva veramente capito il suo messaggio.

la mia tesi e` particolarmente audace e in apparenza contraria al buon senso: infatti, se i Dodici si costiuirono anche soltanto dopo la morte di Jeshu, come e` possibile che fra essi vi fossero sia Giuda sia l’anonimo che io ho identificato con Lazzaro?

non sarebbe stato piu` semplice fare sparire anche il nome di Giuda dalla lista, come avvenne per quello di Lazzaro, a quel che penso io?

a queste domande cerchero` di dare una risposta alla fine.

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data la quasi insopportabile lunghezza del post, premetto una specie di indice, che dovrebbe consetire al lettore di concentrarsi sui punti che possono interessarlo di piu`:

1. il Vangelo dei Discepoli, nucleo originario del Vangelo secondo Giovanni, una mia ipotesi

2. nel Vangelo dei Discepoli non sono nominati i dodici apostoli, ma i primi cinque seguaci di Jeshu

3. il valore simbolico del numero dodici nella cultura ebraica e pagana

4. il misterioso primo discepolo di Jeshu nel Vangelo dei Discepoli

5. i primi discepoli di Jeshu nei vangeli secondo Marco, Matteo e Luca

6. la comparsa dei dodici apostoli nel Vangelo secondo Marco

7. gli strani casi di nomi duplicati fra i dodici apostoli e in particolare il caso di Giuda, fratello gemello di Jeshu

8. i dodici apostoli nel Vangelo secondo Luca e negli Atti degli Apostoli e la contraddizione fra i due testi

9. i dodici apostoli nel Vangelo di Giuda Iscariota

10. gli apostoli? da dodici a quindici, e Paulus il tredicesimo: conclusioni

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1. il Vangelo dei Discepoli, nucleo originario del Vangelo secondo Giovanni, una mia ipotesi

Do per scontate qui (condivisibili che appaiano oppure no) le argomentazioni che mi hanno condotto ad individuare nel nucleo originario del cosiddetto Vangelo secondo Giovanni una raccolta di testimonianze degli ultimi testimoni oculari della vita di Jeshu, che nelle origini cristiane e` il testo piu` antico che presenta un racconto delle vicende biografiche del presunto Unto del Signore (mashiah o Christos) e pretendente al trono di Israele per affermata continuita` dinastica ed investitura divina.

Mi ci ha portato tempo fa una analisi filologica interna della struttura del testo, che e` risultata confermata da una testimonianza antica e dalle moderne indagini testuali che hanno dimostrato che dei quattro vangeli canonici questo e` l’unico che dimostra una conoscenza diretta dei luoghi e degli usi ebraici.

ed altresi` l’unico che colloca esattamente la crocifissione di Jeshu il giovedi` 9 aprile dell’anno 30, nel quale la Pasqua ebraica cadeva di venerdi`, ed era seguita, in quanto giorno festivo, sabbath, dal secondo sabbath settimanale o sabato, facendo cosi` quadrare finalmente i conti dei tre giorni nei quali il corpo di Jeshu doveva rimanere nel sepolcro secondo le profezie, ma spostando al giovedi` il giorno della morte, abitualmente identificato col venerdi`.

Ho chiamato Vangelo dei discepoli questo testo approssimativamente identificabile nella parte originaria del Vangelo secondo Giovanni; esso non e` privo, a sua volta, di alcune interpolazioni e manipolazioni, che hanno carattere tuttavia molto diverso dalla riscrittura quasi completa compiuta da un teologo di nome Giovanni vissuto ad Efeso fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, e che fini` col dare il suo nome al vangelo nella sua redazione finale, e venne a torto identificato con quel Giovanni che era appunto uno degli apostoli, fantasiosamente fatto vivere sin oltre ai cent’anni, per far quadrare questa inverosimile cronologia.

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Dunque il Vangelo dei discepoli e` il testo biografico piu` antico relativo a Jeshu, nel quale la biografia e` limitata ad episodi della predicazione e del tentativo di presa del potere, raccontati da diverse testimonianze, disposte poi in ordine solo approssimativamente cronologico e non senza sovrapposizioni temporali o duplicazioni degli stessi episodi, visti e raccontati da testimoni diversi.

Cosa che finalmente spiega in un modo persuasivo la situazione rimasta sinora enigmatica secondo la quale negli altri tre vangeli sinottici l’azione di Jeshu dura meno di un anno e ne dura invece tre nel Vangelo secondo Giovanni, a torto letto come narrazione continuata.  

La sua analisi interna dimostra anche che fu  composto prima della rivolta antiromana.

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Ad una tesi molto simile alla mia arrivo` tempo fa il teologo Rudolf Bultmann (1884-1976), il quale disse che il redattore finale del Vangelo secondo Giovanni si fondava su due diverse fonti: una raccolta con i miracoli, che chiamo` Semeia-Quelle, ed una con i discorsi: ma non arrivo`, pare, pero` ad individuare la natura composita della prima fonte.

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2. nel Vangelo dei Discepoli non sono nominati i dodici apostoli, ma i primi cinque seguaci di Jeshu

Iniziero` dunque ad esaminare la questione del numero e dell’identita` degli apostoli e perfino della loro effettiva esistenza, a partire dal testo piu` antico, dal nucleo originario di questo vangelo, da quel che chiamo Vangelo dei discepoli.

E comincio con l’osservare che qui non si parla dei dodici apostoli, quando si descrive l’ultima cena, a cui invece, secondo Marco e Matteo, Jeshu partecipa appunto con loro.

Fa eccezione un passo, 20,24, che racconta la prima apparizione di Jeshu risorto, da molti considerato parte di una interpolazione successiva.

Qui si dice, come cosa nota: Toma (Il gemello:  toma, in aramaico), uno dei Dodici, detto Il gemello (Didimos, in greco)”.

Il passo, anche secondo me, e` chiaramente una interpolazione da parte di un’altra mano, come dimostra la non conoscenza dell’ambiente ebraico, che porta a ritenere che Toma sia un nome proprio, e non un soprannome, e poi ad attribuire allo stesso personaggio lo stesso soprannome in greco.

Anzi, proprio il riferimento ai Dodici, potrebbe confermare l’interpolazione.

Un precedente riferimento ai Dodici, come a realta` nota, anche se non se ne e` mai data spirgazione, si trova in 6,66-71:

66 Da allora molti dei suoi discepoli si ritirarono e non andavano piu` con lui.

67 Allora Jeshu disse ai Dodici:

Volete andarvene anche voi?

68 Simone, La Roccia (Pietro), gli rispose:

Signore, da chi andremo?

Tu hai parole di vita eterna 69 e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio.

70 Jeshu rispose loro:

Non sono stato io che ho scelto voi, i Dodici?

Eppure uno di voi e` un diavolo.

71 Alludeva a Giuda, figlio di Simone Iscariote.

Giuda infatti lo avrebbe tradito, lui, uno dei Dodici.

a me sembra abbastanza evidente che anche questo passo e` una aggiunta successiva che risponde ad esigenze di polemica interna al cristianesimo, difficilmente comprensibili oggi in tutti i loro aspetti.

si deve anche notare che il nome di Giuda viene dato in un modo diverso che negli altri vangeli, come del resto anche quando se ne racconta il tradimento in 13, 26: Giuda (figlio) di Simone Iscariote: Iscariote in questo caso e` soprannome del padre; in 12, 4, invece, e` Giuda che viene chiamato direttamente Iscariote.

In conclusione, risulta abbastamza plausibile affermare che agli ultimi testimoni diretti dell’azione di Jeshu questa istituzione di un gruppo piu` ristretto era sconosciuta, visto che i punti dove se ne parla, nella raccolta delle lor testimonianze, sembrano piuttosto delle aggiunte tardive e in questa raccolta alla istituzione di questo gruppo non si accenna mai.

E il fatto che se ne parli per giunta in un passo alla conclusione del testo, che appare inserito artificialmente per esigenze polemiche piu` tarde, ne conferma il carattere non autentico e induce a dubitare che una origine simile abbia anche il passo precedente che sembra condizionato da analoghe esigenze di polemica interna al movimento.

Quanto al passo precedente la forte possibilita` che si tratti di una interpolazione e` accentuata dal modo nel quale e` introdotto:

6, 65: Poi aggiungeva

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In questo testo originario si accenna soltanto nella prima delle testimonianze (1, 10-2,11) ai primi cinque discepoli di Jeshu, che peraltro hanno importanza soltanto per la precocita` della loro adesione alla sua azione, ma non vengono individuati come aderenti di un circolo piu` ristretto di 12 apostoli, idea che palesemente si sviluppo` ben piu` tardi.

Essi sono: due discepoli di Giovanni il Battezzatore, di cui uno non viene nominato e il secondo e` Andrea; Andrea e` il fratello di Simone, lo conduce da Jeshu e Jeshu gli da` il soprannome di Cefa, cioe` pietra; e questo e` il terzo discepolo, in ordine cronologico.

Si aggiungono il giorno successivo Filippo, della stessa citta` di Andrea e Simone, e Natanaele.

Nella testimonianza successiva (2,12) si distinguono in due gruppi i suoi fratelli e i suoi discepoli.

Quindi in questo testo, tra i discepoli, spiccano soltanto i primi cinque, dei quali uno non viene nominato.

Mi riservo di fare in seguito qualche ipotesi sulla sua identita` e sui motivi di questo silenzio.

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3. il valore simbolico del numero dodici nella cultura ebraica e pagana

Il numero dei dodici quindi non figura nella piu` antica descrizione della predicazione di Jeshu, ne` tantomeno essi vengono qualificati come apostoli.

E tuttavia esso sembra ritornare nella struttura stessa del testo del Vangelo secondo i Discepoli.

Le testimonianze stesse sulla vita di Jeshu raccolte in questo testo sembrano infatti dodici, oltre alla prima.

La prima (1,10-2,11) viene attribuita a Giovanni il Battezzatore; naturalmente e` una attribuzione indiretta, ma esprime la volonta` di stabilire un ponte fra le due figure, rivendicando che Jeshu sia il rinnovatore radicale dell’ebraismo di cui lui dava l’annuncio.

La seconda corrisponde al passo 2,12-3,21

La terza e` 3,22-4,54

La quarta e` 5,1-5,47

La quinta 6,1-71

La sesta 7,1-8,11

La settima 8,12-59

L’ottava 9,1-10,21

La nona 10,22-12,11

La decima 12,12-14,14

L’undicesima 18,1-19,37

La dodicesima, 19,38-20,18

La tredicesima, 21,1-24

Come si vede, le testimonianze raccolte, a parte la prima attribuita a Giovanni il Battezzatore, ma materialmente stesa da qualcun altro, sono appunto dodici.

E` dunque possibile che la tradizione di dodici discepoli che avevano un ruolo maggiore degli altri, che venne a crearsi nel secondo secolo e fu cosi` centrale nel cristianesimo da far definire la stessa tradizione cristiana apostolica, sia appunto collegata al numero delle testimonianze dei discepoli raccolta in questo testo.

La quale a sua volta, naturalmente, rinvia alle dodici tribu` di Israele.

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Il carattere quasi magico del numero dodici e` del resto condiviso dagli ebrei con altri popoli, tanto da apparire una struttura mentale profonda universale: in dodici parti o ore sono divisi sia il giorno sia la notte; in dodici parti, o mesi, e` diviso l’anno solare.

Gli apostoli dunque sono dodici come ideale prosecuzione dell’ebraismo nel mondo romano dopo la distruzione del focolare ebraico.

Ma il numero dodici caratterizza anche le due principali manifestazioni solari: l’alternanza giorno notte, e quella dei mesi nell’anno solare.

E dunque ricollega la figura di Jeshu sia alle radici della storia ebraica sia alla sua caratteristica di divinita` per qualche aspetto solare, di Signore della Vita.

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4. il misterioso primo discepolo di Jeshu nel Vangelo dei Discepoli

Le dodici testimonianze raccolte, tuttavia, non sono attribuite nominativamente ad alcuno dei discepoli e quindi non possiamo sapere se queste dodici testimonianze erano attribuite a coloro che successivamente vennero indicati come i dodici apostoli.

Ma tutto fa piuttosto pensare il contrario, dato che qui sono raccolte semplicemente le testimonianze degli ultimi sopravvissuti, mentre molti dei primi seguaci di Jeshu morirono precocemente vittime delle loro idee.

Questo fatto viene esplicitamente accennato proprio alla conclusione di questo testo originario:

20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Jeshu amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato:

«Signore, chi è che ti tradisce?».

21Pietro dunque, come lo vide, disse a Jeshu:

«Signore, che cosa sarà di lui?». 

22Jeshu gli rispose:

«Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?

Tu seguimi». 

23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto.

 Jeshu però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma:

«Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

Dunque una buona parte dei compagni di Jeshu sono gia` morti, e in particolare anche Pietro, quando questo testo viene composto.

Tuttavia la suggestione del numero dodici opera gia`, dato che dodici sono appunto anche qui i sopravvissuti di cui si raccolgono le testimonianze.

Ma fra tutti ne sopravvive ancora uno, e chi sia ci aiuta ad individuarlo l’autore della redazione finale del testo, il quale scrive:

21, 24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 

La tradizione ci ha abituato a pensare che il discepolo prediletto di Jeshu sia Giovanni, proprio perche` identifica in lui la fonte di questo vangelo.

Ma il ragionamento va rovesciato: occorre capire chi fosse il discepolo prediletto di Jeshu; quando lo avremo capito, allora capiremo che e` lui l’autore di questa testimonianza.

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Sulla identificazione non ci sono dubbi; basta leggere questi passi:

“Signore, ecco, colui che tu ami” – Giovanni, 11, 3

Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!» – Giovanni, 11, 36

A chi e` riferito?

A Lazzaro, figlio di Jairo.

Che dunque era il discepolo che appoggia il capo al petto di Jeshu durante l’ultima cena.

Lo stesso Lazzaro col quale Jeshu aveva passato la notte nudo con nudo, come scrive un passo del Vangelo secondo Marco, poi espunto dal testo, per ovvi motivi, e ritrovato citato in una lettera del secondo secolo, in una biblioteca di Gerusalemme da uno studioso, che non pote` impedire che venisse poi fatto definitivamente sparire, ma per fortuna dopo che lo aveva fotografato e pubblicato.

Tutto fa pensare, dunque, che Lazzaro sia anche il primo in ordine cronologico dei discepoli di Jeshu, quello non nominato all’inizio del testo, quello che riconosce in lui l’Unto del Signore al battesimo che riceve da Giovanni il Battezzatore.

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Questo Lazzaro e` l’autentico erede del messaggio di Jeshu, ma e` anche il generale che guida la rivolta e la guerra contro i Romani degni anni Settanta e che alla fine si suicida con centinaia di seguaci, per non cadere nelle loro mani.

Figura terribilmente imbarazzante per il cristianesimo che tento` di sopravvivere alla catastrofe da lui stesso provocata e che doveva riscrivere completamente la storia delle sue origini.

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5. i primi discepoli di Jeshu nei vangeli secondo Marco, Matteo e Luca

Nel vangelo cronologicamente successivo per formazione, quello secondo Marco, scritto dopo la catastrofe della rivolta e della guerra ebraica e la distruzione di Gerusalemme (ma del quale noi abbiamo non solo una versione integrata nel quarto secolo della sua ultima parte (16,8-20), ma anche tagliata e rimaneggiata), i dodici compaiono per la prima volta, ma non subito.

All’inizio di questo testo si descrive, come nel Vangelo dei Discepoli, la prima adesione alla predicazione di Jeshu da parte di una coppia di fratelli, Simone e Andrea, per primi: subito si aggiunge una seconda coppia di fratelli: Giacomo e Giovanni.

Anche se l’impostazione narrativa e` simile a quella del Vangelo dei Discepoli, i particolari si differenziano nettamente.

Vale la pensa di confrontare i due testi:

Vangelo secondo Giovanni:

1,35 Il giorno dopo Giovanni se ne stava ancora li` e vi erano con lui due suoi discepoli 36 e, guardando Jeshu che passava, disse:

Ecco l’agnello di Dio!

  1. I due discepoli, avendolo sentito dire questo, tennero dietro a Jeshu. (…)
  2. Andrea, fratello di Simone Pietro, era uno dei due che avevano udite le parole di Giovanni e aveva seguito Jeshu.

41 Il primo che incontro` fu suo fratello Simone e gli disse:

Abbiamo trovato l’unto del Signore (il Mashiah, in ebraico), che vuol dire il Christos (l’unto del Signore, in greco).

42 E lo condussero da Jeshu.

Ora, Jeshu lo guardo` e disse:

Tu sei Simone, figlio di Giona: tu sarai chiamato Cefa (pietra, in ebraico), che vuol dire Pietro (pietroso, in latino).

43 Il giorno seguente Jeshu decise di andare in Galilea; li` trova Filippo, e gli rivolge questo invito:

Seguimi.

44 Filippo era di Betsaida, la citta` di Andrea e di Pietro.

45 Filippo incontra Nataele e gli dice:

Abbiamo trovato colui del quale scrissero Mose` nella Legge e i profeti, Jeshu (…) 46 ; vieni e vedi. (…)

Vangelo secondo Marco:

1,16 Passando poi lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, suo fratello, che gettavano le reti in mare, perche` erano pescatori.

17 Jeshu disse loro:

Venite dietro a me, io vi faro` pescatori di uomini.

18 Essi subito abbandonarono le reti e lo seguirono.

19 E, andato piu` avanti, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, con Giovanni, suo fratello, che stavano anch’essi in una barca, sistemando le reti.

20 Egli subito li chiamo`.

E, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca coi garzoni, lo seguirono.

I due racconti differiscono dunque in elementi fondamentali:

  1. L’ordine stesso della individuazione dei discepoli, il primo dei quali – e dunque il piu` importante – e` uno non nominato, Lazzaro, come abbiamo ipotizzato
  2. L’identita` dei discepoli, che nel primo testo sono Lazzaro (?), Andrea, Simone, Filippo e Natanaele, mentre in Marco sono Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni
  3. Il luogo stesso della adesione al messaggio di Jeshu, che nel primo testo e` il Giordano per i primi tre e la Galilea per gli altri due; in Marco e` invece la Galilea per tutti i quattro nominati.

Naturalmente l’ordine e` piuttosto significativo dell’importanza attribuita ai diversi discepoli e il Vangelo dei discepoli testimonia una fase antica nella quale Filippo ha ancora un ruolo centrale.

Insomma, ogni vangelo, narrando in modo differente la storia documenta punti di vista differenti e diverse valutazioni sull’importanza relativa dei diversi protagonisti delle origini del cristianesimo.

Ma se possiamo considerare che i primi cinque seguaci di Jeshu siano il nucleo originario dai quali si sviluppo` poi il numero fortemente simbolico di dodici, allora colpisce non soltanto la sparizione dalle narrazioni successive del primo discepolo, l’ipotizzato Lazzaro, ma anche del quinto, l’esplicitamente nominato Natanaele, che del resto e` nominato solo da Giovanni, cioe` nel Vangelo dei Discepoli, e soltanto qui e come testimone della prima apparizione di Jeshu risorto:

2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 

Qui l’elenco dei discepoli piu` importanti e` ancora differente.

Per risolvere il problema della presenza-assenza di Natanaele qualche studioso ha fatto l’ipotesi che questo sia il nome originario dell’apostolo Bartolomeo, che significa figlio di Tolomeo, cosi` che il nome completo sarebbe stato Natanaele Bartolomeo.

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Ancora diversa dalla versione del Vangelo secondo i discepoli, ma strettamente dipendente da Marco, e` la narrazione dello stesso episodio nel Vangelo secondo Matteo:

1, 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli: Simone, detto Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano in mare una rete, perche` erano pescatori.

19 E disse loro:

Venite dietro a me e vi faro` pescatori di uomini.

20 Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.

21 Di li`, essendo andto poi piu` avanti, vide due fratelli: Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, che erano in una barca con Zebedeo, lork padre, a sistemare le reti, e li chiamo`.

22 E loro, lasciata prontamente la barca e il padre, lo seguirono.

E` abbastanza evidente il passaggio dalla vivacita` ed immediatezza della prima testimonianza diretta (che e` attribuita a Giovanni il Battezzatore, ma e` presumibilmente proprio quella di Lazzaro, il primo dei discepoli di Jeshu, che non si nomina, e che torna poi, allo stesso modo, nella testimonianza finale) alla progressiva mitizzazione del racconto che diventa sempre piu` astratto e simbolico, quasi fiabesco.

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In Luca, il piu` tardo di tutti i vangeli, oramai verso la meta` del secondo secolo, nello stesso episodio il fiabesco trionfa definitivamente, staccandolo oramai del tutto dalla sua funzione originaria:

5, 1 Mentre Jeshu se ne stava presso il lago di Genessaret e il popolo si affollava attorno a lui per ascoltare la parola di Dio, 2 vide due barche ferme alla riva: i pescatori erano scesi a lavare le reti.

3 Salito su una delle barche, quella di Simone, lo prego` di staccarsi un po` da terra; poi, sedutosi, predicava alla folla dalla barca.

4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone:

Prendi il largo, e gettate le vostre reti per la pesca.

5 Ma Simone gli rispose:

Maestro, abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso ninete; tuttavia sulla tua parola gettero` le reti.

6 E, dopo che le gettarono, presero una grande quantita` di pesci, tanto che le loro reti stavano quasi per roimpersi.

7 Allora fecero cenno ai loro compagni, che erano nell’altra barca, di venire ad aiutarli; questi vennerome riempirono tutte due le barche da farle quasi affondare.

8 Veduto questo, Simone cadde ai piedi di Jeshu dicendo:

Allontanati da me, o Signore, perche`  sono un uomo peccatore!

9 Lo stupore per la pesca che avevano fatto dei pesci infatti aveva preso lui e tutti coloro che erano con lui, 10 come pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone.

Allora Jeshu disse a Simone:

Non temere: d’ora in poi tu sarai pescatore di uomini.

11 E, spinte le barche a terra, abbandonando tutto, lo seguirono.

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Qui il processo di amplificazione successiva attraverso i decenni e la moltiplicazione fiabesca e` documentato come meglio non si potrebbe; infatti non e` in alcun modo pensabile che il Vangelo secondo Luca potesse attingere a fantomatiche tradizioni orali di un secolo prima, in qualche modo piu` attendibili o anche semplicemente diverse da quelle precedenti, e in particolare dei primi testimoni diretti.

E` evidente piuttosto che il cristianesimo, nato come religione eminentemente orale, rendeva possibile a chiunque inventare liberamente sul tema arricchendolo a proprio piacimento secondo la sottolineatura che riteneva necessaria degli aspetti piu` importanti per lui.

Se nel Vangelo dei discepoli era centrale sottolineare il riconoscimento di Jeshu come prescelto di Dio da parte di Giovanni il Battezzatore e mostrare come i suoi primi seguaci venivano dalla cerchia di Giovanni, poi il tema si sposto` su chi poteva ambire al riconoscimento di seguace piu` precoce (nascondendo peraltro il nome, oramai impronunciabile, del primo in assoluto), fino a trasformare del tutto il racconto, di cui si era perso il significato originario, in un miracolo strepitoso sul tema di Jeshu garante dell’eterna abbondanza e della protezione dalla fame.

Cristianesimo della fabulazione e della creduloneria, ma cristianesimo rivincita delle plebi ignoranti contro la cultura dei dotti.

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6. la comparsa dei dodici apostoli nel Vangelo secondo Marco

E` il Vangelo secondo Marco ad introdurre per primo il tema di dodici discepoli che sarebbero stati posti da Jeshu in una posizione di eccellenza rispetto agli altri.

3, 14 Egli ne stabili` dodici che stessero con lui per mandarli a predicare 15 e avessero il potere di scacciare i demoni.

16 Stabili` dunque i dodici e diede a Simone il nome di Pietro;

17 poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerges, cioe` figli del tuono;

18 Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Taddeo, Simone lo Zelatore e Giuda Iscariota, colui che lo tradi`.

E` da notare che qui essi non sono definiti esplicitamente come apostoli, anche se si dice che furono scelti per mandarli a predicare, e il verbo greco mandare e` appunto apostello, dal quale deriva appunto il nome di apostolo, che potrebbe essere tradotto come emissario, cioe` mandato a rappresentare qualcuno.

Questo e` appunto il nucleo concettuale essenziale del concetto di apostolo: l’idea che qualcuno possa svolgere la funzione di qualcun altro, in questo caso di Jeshu, rappresentandolo.

Ora, se noi pensiamo alla teologia sottesa nella parte originaria del Vangelo secondo Giovanni, cioe` nel Vangelo dei Discepoli, e` del tutto evidente che questo concetto e` proprio incompatibile con quella teologia, nella quale la venuta di Jeshu per stabilire il regno di Dio e` sentita come imminente, ed una sola sola e` richiesta per la salvezza: la fede in cio`.

E tuttavia il passo stesso del Vangelo secondo Marco che cita i dodici senza definirli ancora apostoli sembra inserito successivamente e non fare parte della narrazione originaria.

Si ha infatti questa sequenza narrativa nel quadro della sua prima predicazione, che si svolge a Cafarnao:

3, 1-5 guarigione di un uomo dalla mano inaridita nella sinagoga di Caranao

3,6 consultazioni tra farisei ed erodiani su come ucciderlo

3,7-12 Jeshu si ritira su una barca nel mare per l’eccesso di folla che lo segue

3, 13-19 Jeshu si ritira indisturbato sul monte e nomina i dodici apostoli

3, 20-30 Jeshu torna a casa, ma e` di nuovo perseguitato dalla folla

3,31-35 arrivano la madre e i fratelli di Jeshu

Il passo sulla nomina degli apostoli sembra spezzare la sequenza narrativa logica con l’intrusione di un episodio non congruente: la folla che lo perseguita sia nell’episodio precedente che nel successivo improvvisamente scompare e lui riesce a compiere questa operazione, alla quale chiama chi vuole, senza essere disturbato.

Rimane inspiegabile come i fratelli, alcuni dei quali sono tra gli apostoli nominati, ad esempio almeno Giacomo e Giuda il Gemello, vengano a chiamarlo nella casa in cui sta, come se non fossero appena stati con lui sul monte.

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Matteo, come abbiamo visto sopra, dipende strettamente da questo episodio introdotto surrettiziamente in Marco, ma introduce alcune modifiche:

10, 1 E, chiamati a se` i dodici discepoli, dette loro potere sopra gli spiriti immondi, per cacciarli e guarire ogni malattia e malessere.

11 Questi sono i nomi dei dodici apostoli:

Simone, detto Pietro, e Andrea suo fratello;

Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello;

Filippo e Bartolomeo;

Tommaso e Matteo il publicano;

Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo:

Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, colui che poi lo tradi`.

I nomi sono gli stessi, ma con alcune varianti: sono combinati in coppia e in un caso cambia il patronimico: quello del secondo Simone diventa, da Zelatore, Cananeo.

Qui, come si vede, dopo avere parlato dei dodici come discepoli, vengono definiti anche apostoli: e` come se assistessimo, quasi di persona, alla transizione fra le due definizioni, la seconda delle quali viene affiancata alla precedente, evidente piu` nota, come una specie di sinonimo e in modo quasi dissimulato.

Ma nel Vangelo secondo Matteo l’episodio si allarga fino ad occupare un capitolo intero, il 10, in cui, oltre a ricordare la nomina dei Dodici, si riportano numerosi detti di Jeshu sotto forma di istruzioni a loro.

Anche in questo caso tutto il capitolo che riguarda gli apostoli sembra frutto di un inserimento successivo, o almeno di un preesistente documento a se`, anche se e` compiuto con una abilita` maggiore.

Qui poi la sequenza narrativa e` molto diversa da quella del Vangelo secondo Marco:, anche se l’ambientazione e` sempre a Cafarnao.

Il collegamento fra 9,34 e 11,2 e` immediato e diretto e appartiene a un tema unitario: Jeshu e` davvero l’unto del Signore preannunciato dalle profezie?

Il passo 9,35-10,42 ha tutto l’aspetto di un documento a parte, inserito mediante una sutura al versetto 11,1, che riprende, in modo poco coerente il passo iniziale di questo testo:

9, 35: Jeshu intanto percorreva tutte le citta` e i villaggi insegnando nelle loro sinagoghe, predicando la instaurazione (evanghelion) del regno e guarendo ogni malattia ed ogni disturbo.

11,1: Quando Jeshu ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, parti` di la` per andare ad insegnare nelle loro citta`.

Loro di chi? Dei dodici apostoli?

Ma al cap. 9,33 Jeshu stava parlando alla folla e al cap. 11, 7 Jeshu parla ancora alla folla.

E l’episodio della guarigione della mano inaridita nella sinagoga di Cafarnao avviene in questo caso dopo la nomina degli apostoli, al cap. 12, 9, e non prima, come nel Vangelo secondo Marco.

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7. gli strani casi di nomi duplicati fra i dodici apostoli e in particolare il caso di Giuda, fratello gemello di Jeshu

Naturalmente colpisce che alcuni nomi siano duplicati; in alcuni casi l’ipotesi piu` probabile e` la ripetizione di nomi abbastanza comuni, come nel caso dei due Giacomo, uno dei quali sappiamo con certezza da altre fonti che era fratello di Jeshu, ma qui viene definito figlio di Alfeo: il che farebbe pensare ad una vedovanza con successivo matrimonio di Maria, la madre di Jeshu.

Ma in altri casi?

Simone Cefa, Pietra, e` necessariamente diverso da Simone lo Zelatore o da Simone il cananeo?

Sappiamo della necessita` di nascondere il nome del primo dei discepoli di Jeshu, Lazzaro, il che rende plausibile almeno una duplicazione.

Ma una seconda ricorrenza e` ancora piu` inquietante, ed e` quella del nome Giuda; anche qui sappiamo con certezza da altre fonti che uno di questi Giuda, quello poi soprannominato Toma o Didimo (cioe` Il gemello) e` il fratello gemello di Jeshu.

Monika Hauf ha recentemente rifiutato questa tesi (Judas Ischariot Verraeter oder Vertrauter?, Herbig, 2007, pp. 98-99), dice non per motivi religiosi, ma con tre argomenti, che definisce prosaici, ma che sono  di una inconsistenza stupefacente:

  • Perche` altrimenti non si sarebbe potuta formare la tradizione del concepimento e della nascita virginale di Jeshu; ma basta pensare che neppure l’esistenza riconosciuta perfino storicamente, di fratelli e sorelle di Jeshu ha impedito la formazione della tradizione della perenne verginita` di sua madre per lasciarsi scappare un sorriso.
  • Perche` Giuda sarebbe l’unico non galileo tra i seguaci di Jeshu, ammettendo che il soprannome di Iscariotas significhi originario della citta` di Kerioth; ma qui siamo all’assoluta mancanza di senso, dato che Giuda Iscariota e` un altro personaggio differente da Giuda il Gemello; l’etimologia stessa della parola e` dubbia; e piu` avanti questo non impedisce alla Hauf di sostenere che Giuda Iscariota e Giuda il Gemello siano la stessa persona (ma in questo caso, non un fratello gemello di Jeshu)
  • Perche` per gli gnostici i legami di sangue non avevano nessuna importanza e dunque avrebbero del tutto trascurato la cosi` stretta fratellanza fisica fra Jeshu e Giuda, considerando piu` importante una fratellanza spirituale ( che non e` affatto esclusa, pero`, dalla prima, e dunque non impedisce l’attribuzione del titolo al fratello gemello carnale per sottolineare anche la profonda affinita` spirituale).

A questo punto pero` la Hauf deve pur ammettere, contraddicendosi, che Giuda il Gemello fosse fratello gemello di qualcuno, indicato come tale in barba alla presunta indifferenza gnostica per i legami di sangue, e dunque, dice, di qualche altro apostolo in posizione di preminenza: ci si aspetterebbe a questo punto qualche sforzo almeno per identificare quale, ma si direbbe che l’argomento viene dimenticato per strada; e in effetti non e` possibile ricondurre la figura di Giuda il Gemello a nessun altro apostolo tra quelli indicati nelle liste dei seguaci di Jeshu: e del resto, anche se lo si trovasse, sarebbe sempre in una posizione di pari importanza e non di prevalenza.

A parte ogni altra considerazione di tipo linguistico, Jeshu rimane quindi l’unico candidato possibile al ruolo di fratello gemello piu` importante.

* * *

Ma il secondo Giuda, quello detto Iscariota, e` diverso dal primo?

L’ipotesi contraria e` cosi` sconvolgente!

Eppure essa trova perfino un punto di appoggio in quel che scrive Epoifanio nel quarto secolo:

Essi (cioe` coloro che si riconoscono nel Vangelo di Giuda) inventano che Giuda era un suo parente.

Effettivamente parente di Giuda, anzi suo fratello gemello era Giuda, ma quello che era chiamato Toma o Didimo, cioe` il fratello gemello, non Giuda Iscariota o Iscariote o figlio di Simone Iscariote, come appare, con alcune varianti nei testi dei vangeli canonici.

credo, insomma, che possa trattarsi di una confusione successiva, visto che, almeno nella parte del testo del Vangelo di Giuda che ci e` pervenuta, questa parentela, del resto, neppure risulta.

Se per un attimo ammettiamo che Jeshu potesse essere stato tradito da Giuda il SUO gemello, che poteva avere anche il soprannome di Iscariota, a quale abisso arriviamo?

Eppure l’ipotesi e` stata recentemente sostenuta dalla Hauf (op. cit., pp. 103-105), la quale nega l’evidenza documentaria del fatto che Giuda il Gemello fosse il fratello gemello di Jeshu per poter affermare la tesi alquanto cervellotica della sua identita` con Giuda Iscariota.

Ovviamente la Hauf ignora la testimonianza storica che i figli di Giuda, fratello di Jeshu (il Gemello), furono ricercati sotto l’impero come legittimi pretendenti in ordine dinastico al trono di Israele e mi pare che questo provi definitivamente la gemellarità` del loro padre con Jeshu.

Questo non esclude da solo, evidentemente, la possibilita` che Giuda Iscariota coincidesse con Giuda il Gemello, pero` questa identificazione mi pare troppo sconvolgente perche` il cristianesimo nascente potesse sopravviverle.

* * *

In ogni caso al redattore del Vangelo di Giuda l’esistenza dei Dodici e` ben nota, anzi, come abbiamo visto, li considera espressione tipica di un totale fraintendimento del messaggio di Jeshu, che si beffa di loro, e li contrappone esplicitamente a Giuda, definito il tredicesimo apostolo:

Giuda  disse:

«Maestro, ora che hai ascoltato tutti loro, ascolta anche me. Perché ho avuto una grande visione».

Sentendo questo, Jeshu rise e gli disse:

«Tu, tredicesimo spirito, perché mi provi così tanto?

Ma parla ed io ti ascolterò».

Giuda gli disse:

«Nella visione ho visto me stesso mentre i dodici discepoli (mi) stavano lapidando e perseguitando (crudelmente).

E arrivai anche al posto dove (…) dopo di te.

Vidi (una casa …), e i miei occhi non potevano (capirne) la dimensione.

Molta gente la circondava, e quella casa aveva un tetto di verzura, e in mezzo alla casa c’era (una folla…), che diceva: “Maestro, portami dentro insieme a questa gente».

(Jeshu) rispondendo disse:

«Giuda, la tua stella ti ha traviato».

E continuò:

«Nessuna persona nata mortale è degna di entrare nella casa che hai visto, perché quel luogo è riservato al santo.

Né il sole né la luna vi governeranno, né il giorno, ma il santo vi abiterà per sempre, nel regno eterno con i santi angeli.

Vedi, ti ho spiegato i misteri del regno e ti ho insegnato l’errore circa le stelle (…)».

Giuda disse:

«Maestro, potrebbe essere che il mio seme stia sotto il controllo degli arconti?»

Jeshu rispondendo gli disse:

«Vieni, che io (…), ma soffrirai molto quando vedrai il regno e tutte le sue generazioni».

Quando Giuda sentì questo, gli disse:

«Che vantaggio c’è nel fatto che io l’abbia ricevuta?

Perché tu mi hai riservato per quella generazione».

Rispondendo Jeshu gli disse:

«Tu diventerai il tredicesimo, e sarai benedetto dalle altre generazioni – e governerai su tutte.

Negli ultimi giorni benediranno la tua ascesa verso la santa (generazione)».

ma la stesura del Vangelo di Giuda si pone chiaramente dopo la comparsa almeno dei primi due vangeli sinottici (Marco e Matteo), se non anche di Luca, come mostra la polemica aperta verso di loro.

quindi non documenta il carattere originario della istituzione dei Dodici, ma soltanto la loro indiscutibilita`, come punto di riferimento originario della gerarchia della chiesa, alla meta` del secondo secolo.

* * *

8. i dodici apostoli nel Vangelo secondo Luca e negli Atti degli Apostoli e la contraddizione fra i due testi

Ci rimane a questo punto da considerare l’ultima lista dei dodici apostoli che ci viene messa a disposizione dal Vangelo secondo Luca.

Ma prima di tutto esaminiamo la sequenza narrativa, come abbiamo gia` fatto per gli altri due vangeli sinottici che riportano la presunta nomina ufficiale dei dodici da parte di Jeshu: anche qui siamo nell’ambito della predicazione iniziale a Cafarnao; ma qui l’inserimento avviene in maniera logica e piana, tanto da apparire programmato fin dall’inizio e non frutto di un intervento su una narrazione preesistente.

E qui la definizione dei dodici apostoli viene data finalmente in modo chiaro e lineare: i dodici apostoli non sono i dodici discepoli, ma sono scelti fra i discepoli, di cui rappresentano una specie di elite gerarchicamente sovrapposta (piu` tardi la tradizione specifichera` che i discepoli erano 72).

6, 12 In quei giorni Jeshu si reco` sul monte a pregare e trascorse tutta la notte in preghiera Dio.

13 quando fu giorno chiamo` i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:

14 Simone, che chiamo` Pietro,

Andrea suo fratello,

Giacomo,

Giovanni,

Filippo,

Bartolomeo,

Matteo e Tommaso,

Giacomo, figlio di Alfeo, e Simone detto lo Zelatore,

Giuda, fratello di Giacomo, e Giuda Iscariota, che divenne traditore.

La lista e` differente da quella di Marco e Matteo, ma ritorna uguale, soltanto con alcune dislocazioni, anche negli Atti degli Apostoli, 1, 13, dove si dice che oltre ai Dodici erano presenti la madre e i fratelli di lui, ignorando che alcuni dei 12 sono poi effettivamente fratelli di Jeshu.

Pero` fra le due liste vi e` una differenza cosi` importante in un dettaglio, che questo porta ad escludere con quasi assoluta certezza che il Vangelo secondo Luca e gli Atti degli Apostoli possano essere stati scritti dalla stessa persona.

Nel primo infatti si parla di un Giuda fratello di Giacomo, nel secondo testo Giuda diventa invece il figlio di Giacomo.

* * *

Comunque, vediamo prima le coincidenze:

Simone, detto Pietro, in tutte le liste al primo posto.

 Andrea, suo fratello, che qui ritorna al secondo posto.

Giacomo e Giovanni, fratelli fra loro, al terzo e quarto posto.

Poi Filippo e Bartolomeo, al quinto e sesto posto, come nelle altre liste.

Matteo e Tommaso occupano anche nelle altre liste il settimo e l’ottavo posto, magari con scambio di posizione interna.

Giuda Iscariota, il traditore, occupa sempre l’ultimo posto in ogni lista e prima di lui vengono sempre citati, in posizione varia, Giacomo figlio di Alfeo e Simone detto lo Zelatore.

L’ultimo che rimane per Marco e Matteo e` Taddeo; per Luca, invece, e` Giuda, fratello di Giacomo: per l’autore degli Atti degli apostoli, figlio di Giacomo.

Ma se Giacomo figlio di Alfeo era il fratello di Jeshu, come sappiamo dalla Guerra Ebraica di Giuseppe Flavio (almeno a stare all’interpretazione corrente), allora era fratello anche di Giuda, e quindi Giuda era fratello di Jeshu.

Ma il Giuda fratello di Jeshu era appunto il fratello gemello, cioe` Toma.

E a questo punto siamo sicuri che Luca si e` sbagliato, lontano di oltre un secolo dai fatti che narrava e ha collocato due volte nella lista Giuda, il fratello gemello di Jeshu: la prima volta come Toma (cioe` Fratello gemello) e la seconda volta come fratello di Giacomo (a sua volta fratello di Jeshu).

E l’autore degli Atti degli Apostoli se ne e` reso conto e ha cercato di rimediare facendo di Giuda il figlio di Giacomo, presentato peraltro li` e altrove come un tale asceta da rendere alquanto dubbio che potesse avere goduto delle gioie del sesso.

Marco e Matteo non fanno questo errore, e al posto di Giuda mettono Taddeo.

Da qui lo sforzo di alcuni commentatori di dire che Giuda e Taddeo erano una persona sola, chiamata in due modi diversi.

Ma non abbiamo bisogno di arrampicarci sui vetri, sappiamo benissimo che il dodicesimo apostolo era in realta` il preferito di Jeshu, il piu` amato, quello presente anche nell’ultima cena: Lazzaro.

La funzione della lista dei dodici apostoli e` dunque proprio quella di nascondere invece il ruolo di leader svolto da Lazzaro, come discepolo preferito da Jeshu.

* * *

9. i dodici apostoli nel Vangelo di Giuda Iscariota

la recente pubblicazione del Vangelo di Giuda Iscariota (titolo originale Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima della celebrazione della Pasqua), scoperto nel 1978, cioe` messo in vendita nel mercato antiquario quell’anno, ma probabilmente risalente allo stesso fondo della biblioteca gnostica di Hag Hammadi, oppure a contesti simili, ha permesso, dopo la pubblicazione della prima traduzione nel 2001 e dei primi studi, di verificare che anche in questo testo, che ora possediamo in una traduzione gnostica del III o IV secolo, ma che probabilmente risale come originale alla meta` del II secolo, si parla dei dodici apostoli, o meglio di dodici discepoli, con una differenza lessicale che andrebbe approfondita.

ma il rapporto che Jeshu ha con loro e` molto particolare e davvero molto diverso da quello descritto nei vangeli canonici!

ecco i passi relativi:

1,1 Quando Jeshu apparve sulla terra, compì miracoli e grandi meraviglie per la salvezza dell’umanità.

2 E, dato che alcuni (camminavano) nella strada della verità mentre altri camminavano nelle loro trasgressioni, furono chiamati i dodici discepoli.

3 Cominciò a parlare con loro sui misteri al di sopra del mondo e su ciò che succederà alla fine.

4 Spesso non appariva ai suoi discepoli come sé stesso, ma fu trovato fra loro come un bimbo.

5 Un giorno era coi suoi discepoli in Giudea e li trovò riuniti insieme e in atteggiamento di pia osservanza.

6 Quando (si avvicinò) ai suoi discepoli, riuniti insieme e seduti in atteggiamento di preghiera di ringraziamento sul pane, (egli) rise.

7 I discepoli (gli) dissero:

«Maestro, perché ridi della (nostra) preghiera di ringraziamento?

Abbiamo fatto quello che è giusto».

Egli rispose e disse loro:

«Non sto ridendo di voi.

Voi non state facendo questo a causa della vostra volontà ma perché è attraverso questo che il vostro dio (sarà) glorificato».

Essi dissero:

«Maestro, tu sei (…) il figlio del nostro dio».

Jeshu disse loro:

«Come mi conoscete?

In verità (io) dico a voi nessuna generazione del popolo che è tra voi mi conoscerà».

Sentendo questo i suoi discepoli si arrabbiarono e si infuriarono e cominciarono a bestemmiare contro di lui nei loro cuori.

Quando Jeshu osservò la loro mancanza di (comprensione, disse) loro:

«Perché questa agitazione vi ha portato all’ira?

Il vostro dio che è dentro di voi (…) ha provocato la vostra ira (nelle) vostre anime.

Che ciascuno di voi che (sia abbastanza forte) fra gli esseri umani tiri fuori la sua perfetta umanità e stia dinnanzi al mio volto».

Tutti dissero:

«Noi abbiamo la forza».

Ma i loro spiriti non osarono stare dinanzi (a lui), eccetto Giuda Iscariota.

Egli sapeva di stare davanti a lui ma non poteva guardarlo negli occhi e voltò il viso.

Giuda gli (disse):

«Io ti conosco e so da dove vieni.

Tu sei del regno immortale di Barbelo.

E non sono degno di pronunciare il nome di colui che ti ha mandato».

Sapendo che Giuda stava riflettendo su qualcosa che era esaltato, Gesù gli disse:

«Allontanati dagli altri ed io ti rivelerò i misteri del regno.

È possibile per te raggiungerlo ma soffrirai molto perché qualcun altro ti rimpiazzerà, in modo che i dodici (discepoli) possano giungere di nuovo a completezza con il loro dio.

Giuda gli disse:

«Quando mi dirai queste cose, e (quando) tramonterà il grande giorno della luce per la generazione?».

Ma quando disse ciò, Gesù lo lasciò.

insomma, secondo questo vangelo gnostico, i discepoli di Jeshu non lo capiscono, e uno solo e` all’altezza di misurarsi con lui: Giuda; i dodici discepoli che non capiscono il maestro venerano in realta` un Dio che non e` quello di Jeshu; anzi e` proprio il loro costituirsi in collegio di dodici a rivelare la loro estraneitra` al messaggio di Jeshu.

il testo presenta poi, nel secondo incontro fra Jeshu e i dodici, una profezia piuttosto impressionante sulla religione che essi formeranno, ma che non e` la sua.

Essi dissero:

« (Abbiamo visto) una grande (casa con un ampio) altare ( in essa, e) dodici uomini – essi sono i sacerdoti, diremmo – e un nome; e una folla di gente sta attendendo presso quell’altare, (finché) i sacerdoti (…e ricevere) le offerte.

(Ma) abbiamo continuato ad aspettare».

(Jeshu disse):

«A cosa somigliano (i sacerdoti)?».

Essi (dissero:

«Alcuni…) due settimane; (alcuni) sacrificano i loro figli, altri le loro mogli in lode e umiltà fra di loro; alcuni dormono con uomini; alcuni sono coinvolti in assassinii; alcuni commettono una moltitudine di peccati e azioni di ingiustizia.

E l’uomo che sta (davanti) all’altare invoca il tuo (nome), e nelle azioni della loro deficienza i sacrifici sono portati a completezza (…)».

Dopo aver detto ciò si zittirono perché erano turbati.

Jeshu disse loro:

«Perché siete turbati?

In verità vi dico, tutti i sacerdoti che stanno dinnanzi all’altare invocano il mio nome: di nuovo vi dico, il mio nome è stato scritto su questo (…) delle generazioni delle stelle attraverso le generazioni umane.

(Ed esse) hanno piantato alberi senza frutto, nel mio nome, in modo vergognoso.

Jeshu disse loro:

“Coloro che avete visto ricevere le offerte all’altare – ecco siete voi.

Questo è il dio che servite e voi siete i dodici uomini che avete visto.

Gli animali che avete visto portare per il sacrificio sono tutte le persone che avete portato alla deriva davanti all’altare.

lucida, impressionante profezia della funzione stroica che avrebbe esercitato il crstianesimo, nel quale i Dodici stessi, in quanto fondatori di una gerarchia, sarebbero diventati il simbolo del totale snaturamento del messaggio cristiano.

insomma, nel momento stesso nel quale venne inventata la gerarchia dei Dodici, essa venne contestata dall’interno del cristianesimo come causa prima della distruzione del suo significato rivoluzionario.

* * *

10. gli apostoli? da dodici a quindici, e Paulus il tredicesimo: conclusioni

E allora quanti sono i dodici apostoli in realta`?

Piu` di dodici, almeno tredici, ma forse quattordici se si pensa che Natanaele e Bartolomeo non siano la stessa persona.

* * *

Ma i problemi non sono finiti: all’inizio degli Atti degli Apostoli si procede alla surrogazione di Giuda Iscariota, il traditore, e la scelta cade su Mattia, che, dopo essere stato aggregato agli undici sopravvissuti, viene quindi ad essere il dodicesimo apostolo surrogato, ma in realta` il tredicesimo chiamato alla funzione, se stiamo a una qualche lista ufficiale, oppure il quattordicesimo o il quindicesimo se sommiamo le diverse figure a cui contraddittoriamente viene attribuita la funzione.

Ma il nome Mattia e il nome Matteo sono due semplici varianti di scrittura dello stesso nome ebraico che significa dono di Dio.

E dunque ci ritroviamo di nuovo di fronte alla duplicazione fra i dodici apostoli dello stesso nome: due Giacomo, due Giuda, due Simone, due Matteo/Mattia, con l’aggravante che il primo, in altri passi e` invece chiamato Levi.

* * *

Rimane ancora una spiegazione da dare, la piu` difficile: come mai, se questa e` una invenzione tarda, il nome di Giuda non scomparve dalla lista?

Esso poneva dei problemi ben visibili che troviamo documentati in modo perfino sconcertante e sorprendente in uno dei passi del Vangelo secondo Giovanni che abbiamo considerato interpolato successivamente:

6, 66 Da allora molti dei suoi discepoli  si ritirarono e non andarono piu` con lui.

67 Allora Jeshu disse ai dodici:

Volete andarvene anche voi?

68 Simon Pietro gli rispose:

Signore da chi andremo?

Tu hai parole di vita eterna, 69 e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio.

70 Jeshu rispose loro:

Non sono stato io che ho scelto voi, i dodici?

Eppure uno di voi e` un diavolo.

Alludeva a Giuda, figlio di Simone Iscariote: Giuda infatti lo avrebbe tradito; ed era uno dei dodici!

* * *

Ora questo passo e` un vero rompicapo.

Da un lato possiamo pensare, in termini generali, a questa stranezza che nel nucleo stesso dei fondatori di questa nuova religione della fratellanza si nasconde un traditore.

Questo sembra introdurre una lacerazione insopportabile nella credibilità` stessa del messaggio.

E tuttavia puo` essere spiegato se si pensa che il male nel cristianesimo ha una sua natura autonoma da Dio, che rimane in fondo un mistero inspiegabile: il male sembra il prezzo della liberta`.

Cioe` se non esistesse il male l’uomo non potrebbe essere libero.

La liberta` cristiana non si configura come scelta fra diverse forme di bene, ma come scelta del male in opposizione al bene: e` un pensiero in bianco e nero.

Se la salvezza sta nell’adesione al messaggio di Jeshu, nella fede che lui sia l”unto del Signore e il Figlio di Dio che rinnovera` radicalmente la condizione dell’umanita`, l’unico modo di assicurare questa salvezza e` che qualcuno si perda.

Il prezzo della salvezza degli eletti e` la dannazione di coloro che non credono, e questo e` un mistero che nessuno puo` spiegare perche` Jeshu sa, a priori, chi crede e chi no.

* * *

La seconda possibile spiegazione e` piu` prosaica, ma in qualche modo connessa alla prima.

La storia del cristianesimo e` per sua natura storia di eresia: di gente che crede o dice di credere, ma crede nell’errore, nel male, e va dunque perseguitata ed espulsa.

Piu` che in ogni altra religione: il male nell’islam ha un varco ridottissimo sono i due versetti diabolici che il diavolo ha dettato a Muhammed, sostituendosi all’arcangelo Gabriele; ma sono stati poi riconosciuti come diabolici.

Nel cristianesimo la lotta contro il male, anche contro il male interno, lo attraversa dall’inzio alla fine, con molteplici esiti di sangue.

Vi sono i traditori, dunque, annidati fin dalle origini, e nulla ci puo` garantire dal fatto che un cristiano scelga il male e tradisca, diventando eretico, visto che perfino alle origini stesse della morte di jeshu sta un fatto simile, compiuto da un uomo scelto da lui.

Ma io ho ancora una terza spiegazione di questo passo, ed e` quella che mi persuade di piu`, dopo avere letto il vangelo di Giuda, nel quale ritornano accenti simili.

Il passo e` sarcastico.

Jeshu chiede agli apostoli se vogliono andarsene anche loro: ha appena dichiarato:

65 Per questo vi ho appena detto che nessuno puo` venire a me se non gli e` concesso dal Padre.

E prosegue, chiedendo provocatorio: E voi non volete andarvene?

Che senso ha la domanda se Jeshu sa gia` chi crede e chi no?

La domanda ha senso soltanto se Jeshu sa gia` che in realta` i dodici NON credono.

E infatti, quando Simone Pietro risponde noi crediamo in te, la replica e` ironica e stroncante.

Vi ho scelto io, eppure uno di voi e` un diavolo.

E gli altri unidci non sono molto meglio.

Insomma, il redattore che ha inserito questo passo polemizza qui con i Dodici e ne smaschera l’opportunismo.

Ma la cosa e condotta con una finezza ironica tale che il passo alla fine e` sopravvissuto a farci l’occhiolino tra le righe e perfino l’intero vangelo, piu` volte accusato di essere eretico (perche` troppo vicino al messaggio autentico di Jeshu) e` rimasto comunque, enigmatico e reso quasi irriconoscibile, a garantire qualche resto di quel messaggio quasi dissennato per la Chiesa successiva.

* * *

Sul resto non mi dilungo.

Solo dopo che la tradizione di una nomina apostolica si defini` con chiarezza nei vangeli secondo Matteo e secondo Luca, verso la meta` del secondo secolo si pote` dar luogo all’invenzione del tredicesimomapostolo ufficiale, Saul/Paulus, non prima.

Se servivano altre prove per negare l’autenticita` delle sue lettere (salvo quella agli Ebrei) eccone qui un’altra.

L’autore di quelle lettere non si sarebbe potuto definire apostolo un secolo prima, quando questo concetto non era stato ancora definito.

Ed ecco dopo di lui che una mano diversa da quella che aveva composto il Vangelo secondo Luca, come ho dimostrato qui sopra, compose gli Atti degli Apostoli per smentire l’autenticita` delle lettere, pur fondandosi su lui (ma questo ho provato a dimostrarlo nello studio che ho dedicato a loro e non vale la pena di ripeterlo).

Sono il vangelo di Tommaso (cioe` di Giuda il Gemenllo), il nucleo originario del vangelo di Filippo e il Vangelo dei Discepoli che ci restituiscono l’autenticita` e il sapore dell’originario messaggio di Jeshu, totalmente deformato dalla cosiddetta tradizione apostolica, in una consueta storia di appropriazione e stravolgimento.

Un messaggio che chiamava alla liberta` di una presa di coscienza che avrebbe garantito l’immortalita` e non richiedeva l’anninetamento della liberta`, connessa al male, sotto il peso della redenzione.

Jeshu non e venuto sulla terra a redimere gli uomini, ma ad illuminarli.

Quelli almeno che ne sanno accettare il messaggio.

* * *

Penso che questa laboriosa rassegna possa concludersi qui.

E` stata una bella passeggiata fra le contorte evoluzioni che hanno portato il cristianesimo via via a definirsi come religione autonoma dall’ebraismo, e poi anzi contrapposta.

Abbiamo toccato con mano il processo di trasformazione continua dei fatti, delle figure, delle idee e dei rapporti di forza interni al movimento.

Sappiamo ancor meglio, per averne raccolto prove concrete, come tutti i racconti, nonostante il loro vago riferimento a fatti antichi, trasformati dalla memoria o dalle narrazioni a voce leggendarie e dalla fantasia degli autori che si ritenevano autorizzati dalla loro bellissima fede ad ogni abbellimento, interpretazione o invenzione.

* * *

Credere alla verita` di questi racconti e` veramente una divina follia.

La si giustifica col bisogno di dare significato a dei valori morali molto belli e positivi.

Ma non capiro` mai perche` questi valori debbano essere legati a bugie e vaneggiamenti evidenti e non invece proposti per se stessi.

Forse perche` diventerebbero, allora, umanamente discutibili?

13 risposte a “Quanti erano i dodici apostoli – 211.

    • sei arrivata fin a meta`?

      meriti un abbraccio, allora: questo post e` assolutamente illeggibile!

      e neppure adatto ai Testimoni di Geova! 🙂

        • il problema e` che se scrivi su un blog e` un poco assurdo fare le note, che a volte sono necessarie per documentare quello che scrivi, ma alla fine si infilano nel testo e lo rendono insopportabile (argomento a parte, che poi puo` interessare pochi).

          ho provato a raccogliere un suggerimento e a dividere i post lunghi in paragrafi.

          ma pochi si danno briga di saltare un paragrafo se e` noioso e di provare a passare al successivo.

          ma allora perche` mi ostino?

          sto usando il blog come uno scartafaccio in pubblico.

          presto comincero` a raccogliere e a sistenare tutto quello che ho scritto su questo argomento, e allora ci saranno anche le note che renderanno il testo un poco (solo un pochino) piu` leggibile.

            • hai ragione, ma questi sono testi di ricerca, su argomenti dove ci si muove in una tradizione consolidata in alcuni errori che fanno sembrare strano ogni fiato contrario.

              comunque, riassumendo in una frase, qui ho provato a dimostrare che:

              l’esistenza di dodici apostoli in una posizione di particolare rilievo fra i seguaci di Jeshu e` una invenzione successiva alla guerra ebraica (o giudaica) del 66-73 e da alcuni cristiani del secondo secolo (vedi l’autore del Vangelo di Giuda) era considerata, giustamente, la causa dell’allontanamento del cristianesimo dai valori originari della predicazione di Jeshu.

              anzi, ora che l’ho scritta la metto anche all’inizio del post. 🙂

              grazie delle critiche, naturalmente! 🙂

                • le critiche sono un complimento che ha trovato qualcosa da levare…

                  io comunque sto trovando sempre nuove cose da aggiungere, invece, 🙂 e ahime` l’ho anche fatto, e mi rendo conto via via di avere in realta` scritto la trama di un libro.

                  mi ricordo quando presentai al relatore della mia tesi la mia prefazioncina di 18 facciate, e lui mi disse: si fermi qui e sviluppi, la sua tesi e` gia` fatta.

                  due mesi dopo effettivamente mandai in stamperia le 800 pagine del lavoro.

                  non mi ero fortunatamente reso conto delle enormi implicazioni e ramificazioni dell’argomento, esattamente come quando ho cominciato ad abbozzare questo post.

                  e non sono nemmeno sicuro di avere molta voglia di affrontarlo.

                  • Penso sia normale per una persona acculturata come te trovare sempre da aggiungere perchè quando si mette per iscritto i propri pensieri o altro…iniziano ad arrivare nella mente altri agganci…e il tema si sviluppa sempre più, allargandosi a macchia d’olio…
                    Un’impresa poi, a volte, rientrare nel tema e/o sintetizzare.
                    Trovo sia preferibile…restare in un “tema” centrale all’argomento e svilupparlo quasi, a capitoli…
                    Per la stesura di un libro o di una tesi va benone ma su un blog penso sia un pò troppo pensante.
                    Che poi non è nemmeno questo…magari trovi il blogger che conosce l’argomento e gli piace perchè gli serve come approfondimento.

                    In ultima analisi (…ma è un’analisi?) resta il fatto che in primis deve piacere a te.
                    Null’altro conta…

  1. @ tramedipensieri

    tu, cara marta, che mi segui da tempo, sai bene che ogni tanto metto in piedi qualche analisi di questo tipo a puntate (da ultimo una dimostrazione della falsita` delle lettere di Paulus o un’analisi del tema del divorzio, cioe` ripudio della donna, nella originaria predicazione di Jeshu).

    questa volta, leggendo un libro sul Vangelo di Giuda mi sono accorto delle incoerenze della tradizione sul tema degli apostoli, e mi sembrava di poterlo trattare in un unico post, anche se decisamente lungo e pesantissimo.

    in realta` avevo sbagliato le misure e col senno di poi, adesso scriverei piuttosto dieci post in fila (anche se forse dal punto di vista della leggibilita del blog e` meglio cosi`, e il post e` gia` scomparso dalla home page, e dunque pesera` poco sui lettori che non gradiscono l’argomento).

    del resto pero l’argomento e` centralissimo, dato che il cristianesimo che conosciamo e` ben piu` quello degli apostoli che quello del Jeshu Unto del Signore che, secondo loro, li avrebbe incaricati.

    insomma, dimostrando che questo incarico se lo diede qualcuno decenni dopo che Jeshu era morto, nel nome degli apostoli, ma che non apparteneva alla predicazione cristiana originaria (come spero di avere fatto qui sopra), si pone radicalmente il problema di un cristianesimo che non e` stato fondato in verita` da Jeshu, ma da qualcuno che si richiamava a lui, ma in nome di una fede molto diversa dalla sua.

    non sono sicuro che trattare questi argomenti mi piaccia e mi manca soprattutto il contraddittorio con persone esperte del settore che forse potrebbero anche demolire facilmente certe mie osservazioni.

    ma mi si sento trascinatoi da una specie di senso del dovere e dallo stupore mai finito, a volte quasi sul confine dell’ammirazione, per la straordinaria capacita` della mente umana di credere a qualunque panzana venga proferita da un gruppo che si presenta come autorevole.

    grazie ancora di questa discussione.

  2. sono curioso di conoscere l’età degli apostoli quando furono scelti da Gesù e se la frase “Lasciate che i bambini vengano a me” sia un primo tentativo concreto di “reclutamento”

    • capisco che il post e` troppo lungo, ma basta leggere le prime 10 righe per capire che la domanda non va certo posta a me, visto che penso che i 12 apostoli siano un’invenzione successiva alla guerra ebraica.

      in ogni caso, a stare a questa leggenda non originaria, siccome fra loro vi erano quattro fratelli di Jeshu, fra cui il suo fratello gemello Giuda il Gemello, noto come Tommaso (gemello in ebraico), e Jeshu era il primogenito, come dicono i vangeli stessi e come esige la sua pretesa dinastica di essere il legittimo pretendendete al trono di Davide come suo discendente, la loro eta` non poteva discostarsi molto dal quella di Jeshu.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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