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l’11 febbraio scorso la Corte Costituzionale dichiaro` incostituzionale la Tobin Tax, con diverse motivazioni, in prevalenza legate alla cattiva stesura della legge, il decreto legge Tremonti n. 112 del 2008.
inutile sottolineare, credo, che impiegare circa sette anni per arrivare alla dichiarazione di incostituzionalita` di una legge e` una follia tutta e solo italiana; ma pensiamo che nel caso della legge elettorale Calderoli o porcellum ce ne sono voluti ancora di piu`.
qualcuno potrebbe pensare che i meccanismi attuali per poter presentare ricorso alla Corte vadano rivisti?
e che, in pendenza di un giudizio di costituzionalita` l’entrata in vigore di una legge vada sospesa, per evitare i guai che derivano da una sua cancellazione tardiva?
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la cosiddetta Tobin Tax era una imposta aggiuntiva per le aziende del settore petrolifero ed energetico, in un periodo di alti prezzi del petrolio, ma aveva il difetto della irragionevolezza, visto che colpiva tutte le imprese del settore, anche quelle che non si giovavano degli aumenti.
le imprese del resto non avevano ridotto i loro profitti per questo, ma avevano scaricato la tassa sui consumatori.
naturalmente Tremonti aveva a suo tempo garantito il contrario al Parlamento:
Misure come la Tobin Tax non avranno ricadute negative sulle famiglie.
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ma il punto essenziale non e` questo.
in quell’occasione, rompendo la tradizione che vedeva costantemente la Corte Costituzionale indifferente alle conseguenze economiche delle sue sentenze, la Corte aveva stabilito che la sua sentenza non poteva essere applicata retroattivamente, con la seguente motivazione:
«L’impatto macroeconomico delle restituzioni dei versamenti tributari determinerebbe uno squilibrio del bilancio dello Stato» tale da implicare «una manovra finanziaria aggiuntiva».
E «in un periodo di perdurante crisi economica» ci sarebbe «una irragionevole redistribuzione della ricchezza a vantaggio di quegli operatori economici che possono avere invece beneficiato di una congiuntura favorevole».
la seconda parte della motivazione in particolare accenna al fatto che, siccome la tassa era stata fatta pagare gia` ai clienti, la restituzione si sarebbe trasformata in un ingiusto beneficio per i venditori.
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ma il punto davvero interessante stava nella prima parte della sentenza.
qualcuno allora aveva commentato che avere introdotto il principio costituzionale del pareggio del bilancio costringeva anche la Corte a porsi il problema degli effetti economici delle sue sentenze.
«La sentenza della Corte Costituzionale sulla cosiddetta ‘Robin Tax’ – che pure crea un problema di gettito per il prossimo futuro – ha un rilievo che definirei storico laddove stabilisce la non applicazione retroattiva della sentenza.
Credo sia la prima volta che la Consulta si fa carico della possibile violazione dell’articolo 81 della Costituzione derivante da una sua decisione.
In precedenza, le sentenze sono state sempre additive, senza alcuna preoccupazione per gli effetti sul bilancio che esse avrebbero comportato.
Come mai ora sì e prima no?
Semplice: prima non era in Costituzione il principio dell’equilibrio di bilancio, nè quello della sostenibilità del debito.
E la legge di bilancio era una legge meramente formale, di adesione dei numeri (entrata e spesa) ai dettami della legislazione vigente.
Alla faccia di quelli che dicevano che il nuovo articolo 81 della Costituzione non cambiava niente, la sentenza di oggi dice espressamente che la non retroattività della decisione deriva dai nuovi principi costituzionali»
Enrico Morando (Pd), viceministro all’Economia
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Morando aveva torto; in un’intervista al Corriere il presidente della Corte, Criscuolo, risultato determinante a parita` di voti, col suo voto di presidente, nella recente dichiarazione di incostituzionalita` della legge Fornero sulle pensioni, ribadisce invece la linea tradizionale della Corte, pur in presenza del nuovo articolo 81:
«Siamo chiamati a verificare la costituzionalità delle leggi.
Se una legge è incostituzionale, non possiamo fermarci se la nostra decisione provoca delle spese»
Delle spese?
La sentenza ha aperto potenzialmente un buco nei conti dello Stato da 20 miliardi.
«Non erano dati di cui noi disponevamo.
E poi noi non facciamo valutazioni di carattere economico».
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e per fortuna e` cosi`, altrimenti ogni legge che determina delle entrate per lo stato potrebbe impunemente calpestare la Costituzione, dato che disapplicarla comporta oneri finanziari.
ma allora, come mai a febbraio, la Corte parve invece affermare il principio contrario?
evidentemente dobbiamo pensare che nella sentenza di febbraio le considerazioni sul bilancio dello stato avevano un valore, per cosi` dire secondario e di rincalzo, rispetto alla motivazione centrale e dominante della irragionevolezza della tassa che colpiva arbitrariamente imprese che non ne dovevano essere toccate, ma poi in realta` i consumatori, a cui non potevano piu` essere restituite le somme indebitamente fatte pagare.
assurdo sarebbe stato gravare il bilancio dello stato per una restituzione ingiusta e irragionevole; se la restituzione fosse stata ragionevole e giusta, i problemi di bilancio non sarebbero neppure stati presi in considerazione.
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comunque, a dirla tutta, qualche problema di coerenza permane.
ma non a carico della sentenza sulle pensioni, ma di quella sulla Tobin Tax.
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