la mia fuga da… – 340.

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oggi, per esempio, mi e` praticamente scappata di mano la giornata intera.

cominci a verniciare vecchie porte e staccionate e non ti fermeresti piu`.

e` affascinante vedere come la vernice riporta in vita i colori totalmente lisi che il tempo sembrava avere cancellato per sempre.

aggiungici poi la pennichella richiesta dall’eta`e il fascino del vecchio tempo scandito dalle campane nella valle, che rendono quasi inutile l’orologio.

eppure c’e` un post nelle bozze e nella mente potenzialmente pronto, e tra una pennellata e l’altra rifinivo anche lui.

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ma, arrivato alla fine della staccionata attorno al capanno degli attrezzi, mentre ero sicuro che quel lavoro avesse avuto il suo modestissimo senso, non altrettanto mi sentivo di dire delle mie riflessioni.

che hanno cominciato ad apparirmi il semplice riempitivo di una mente sovraeccitata che non riusciva a restare concentrata sui movimenti lenti ed efficaci del pennello, divagando qua e la`.

qualcosa di non molto diverso dalla mia tecnica del verniciare che non e` metodica e ordinatamente progressiva, ma saltabecca secondo gli impulsi piu` vari del momento, arrivando a ricomporre l’intero solo per approssimazioni progressive o, per cosi dire, per accerchiamento.

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e fino a qui ho praticamente fatto un copia e incolla di un commento appena scritto

ma c’e` un seguito.

quando mi sono comperato questa vecchia casa, parzialmente in rovina e comunque bisognosa di cure anche nella parte abitabile, non mi era ben chiaro, ma dopo circa sei mesi che mi sono trasferito qui, o per meglio dire dopo sei mesi esatti che mi sono traferito qui in piena regola, una cosa mi sta diventando chiara, che allora non era.

che questa e` stata la mia scelta per fuggire.

ok, fuggire, ma da cosa?

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di recente per caso mi e` capitato sott’occhio un mio video di qualche anno fa, del mio secondo viaggio in Cina, dedicato a Lao Tzu e a un suo meraviglioso santuario tra i monti dello Janhxi.

mi si sente recitare alcuni bellissimi aforismi del fondatore del taoismo, ma la frase che piu` mi ha colpito, ritrovando il video, e` quella iniziale:

Lao Tzu, il vecchio ragazzo, oppure possiamo tradurre anche l’antico bambino, in un periodo di caos decise di abbandonare la civilta` e di andare a vivere da solo sulle montagne.

naturalmente, come mostra il video, quelle sono montagne cinesi, con tutta la loro imponenza, mentre quelle tra cui vivo io non sono altrettanto selvagge, sono quasi poco piu` che collinari prealpi (vederle per esempio nella testata del blog oppure in una nuova foto qui in fondo al post).

eppure anche io ho fatto una scelta simile, anche se ad un livello estremamente piu` limitato – e questo non mi era cosi` chiaro quando l’ho fatta.

lo capisco ora che questa vita rarefatta mi crea una straordinaria pace interiore e una condizione di felicita` sospesa, ora che molto raramente devo scontrarmi con qualcuno durante la giornata e posso seguire i miei desideri del momento come voglio e senza grandi ostacoli, anche facilitato dal fatto di avere imparato a limitarli all’ambito del possibile.

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io infatti non ho veramente abbandonato la civilta`, come aveva fatto Lao Tzu; ho soltanto deciso di nutrirmene a piccole dose, selezionando gli ingredienti:

no alla televisione, ma si` a internet e all’android;

no ai condizionatori d’aria (che qui sarebbero un vero insulto alla natura che non mi fa superare i 26 gradi neppure in questi giorni di afa estiva), ma si` al riscaldamento a GPL e/o a legna;

si` anche all’auto, ma a GPL anche lei, e da usare poco, ogni tre o quattro giorni:

no alla solitudine completa: siamo in 18 in questo gruppetto di case e un certo viavai di ospiti e` gradito.

e allora rimane la domanda: da che cosa sto fuggendo io?

vorrei dire da me stesso, perche` va di moda dare questa risposta, ma non e` vero: vado molto piu` d’accordo con me stesso, da quando frequento meno gli altri.

ma non sto fuggendo neppure dagli altri.

forse vorrei soltanto fuggire dal troppo e dal vano: vorrei fuggire dall’inutile rumore, vorrei ascoltare il silenzio.

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e` meraviglioso ascoltare il silenzio fuori di te e scoprire che puoi averlo anche dentro di te: quello stesso sovrumano silenzio.

ma sono belle anche le voci in dialetto dell’ortolano che torna dal suo giro col furgone e quella del cane che abbaia, forse per salutarlo.

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