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dallo Spiegel online, questo articolo di Carina Frey:
Assistenza ai pazienti: decidere da soli quanto deve essere fatto.
in Italia e` una specie di argomento tabu`.
e le idee ovvie e naturali sulla morte contenute in questo articolo urtano da noi i pregiudizi e le paure vigorosamente difesi dalla religione cattolica, purtroppo anche per evidenti interessi lobbistici ed economici.
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in queste ore in cui il governo Renzi decide ancora una volta di far pagare la crisi ai piu` deboli, mettendo degli astrusi tetti ingestibili alle spese mediche, viene forse in mente a qualcuno che la prima lotta da fare contro la medicalizzazione esorbitante della nostra vita, su cui lucrano le industrie del farmaco e tutto il loro indotto, e` quella culturale per il cambiamento dell’atteggiamento cattolico verso la morte nel nostro paese e per l’assunzione di un diverso approccio coraggioso e laico ai temi della fine della vita?
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la diffusione anche in Italia della mentalita` testimoniata in questo articolo, a quali risparmi di spese mediche porterebbe, oltretutto con un netto miglioramento delle condizioni di vita e psicologiche di tutti?
al contrario assistiamo alle campagne periodiche come quelle per la Ongaro o contro la libera scelta di Welby ed altri, che significano caricare la comunita` di spese enormi per mantenere in vita corpi allo stato vegetativo o, peggio, per ostacolare la libera scelta su come morire, che e` un diritto fondamentale di ogni essere umano (forse ancor prima che internet).
modernizzare il paese significa prima di tutto modernizzare i suoi modi di pensare.
forse una battaglia culturale sulla liberta` di morire porterebbe a risparmi ben piu` ragionevoli ed efficaci sulla spesa medica nazionale dei tetti di spesa inventati da un governo di destra, abusivamente portato al potere da un partito che si definiva di sinistra e mantenutovi dai suoi presidenti della repubblica senza che su di esso si possano esprimere gli elettori.
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Voglio essere nutrito artificialmente? Quanti dolori posso sopportare? Chi non vuole lasciare ad altri queste decisioni deve compilare una Dichiarazione del paziente sui trattamenti. Ma e` piu` difficile di quel che si pensa.
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Ho quarant’anni, sono sana, ho due bambini. Sono nel mezzo della vita. Morire e` ancora per me molto lontano. Cosi` almeno pensavo fino a poco tempo fa. Ma poi una mia conoscente si e` ammalata – la mia stessa eta`, sana, due piccoli bimbi: improvvise emorragie interne. Coma artificiale, trattamenti e attese lunghi giorni. Era terribile e io mi sono decisa finalmente a pensare alla mia morte. Vorrei essere io a decidere quanto la medicina dovra` intervenire alla fine della mia vita. E per questo mi metto a compilare una dichiarazione del paziente sui trattamenti.
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Amo la vita. Voglio che i medici mi aiutino se si mette male per me. Ma non vorrei che fosse fatto TUTTO quel che e` possibile dal punto di vista medico per farmi vivere due mesi in piu`, se in questo periodo dovro` soffrire oppure avere un’esistenza vegetativa senza coscienza. Vorrei che fossero interrotti i trattamenti che tirano per le lunghe il mio morire. Piuttosto, meglio una morte rapida. Cosi` vedo le cose adesso. Ma giudichero` ancora cosi`, quando saro` in quella situazione? Non lo so. Per fortuna posso revocare la dichiarazione sui trattamenti in ogni momento. Basta un cenno del capo. Questo mi rende piu` facile la compilazione.
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Ma la cosa non e` semplice. Se scrivo: Non voglio nessuna misura per prolungare la vita, questo significa anche: rinuncio dopo un incidente stradale alla ventilazione polmonare artificiale, anche se forse sono inabilitata solo momentaneamente. E quindi muoio, anche se avrei potuto condurre ancora una buona vita. Questo non lo voglio in nessun caso.
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Per fortuna ci sono delle istruzioni per la compilazione del formulario, Mi scarico i modelli del testo del Ministero Federale della Giustizia – dopotutto 11 pagine di testo – e mi compero le Istruzioni per la Dichiarazione del paziente sui trattamenti della Centrale dei Consumatori. Comincio a leggere e mi e` chiaro che per prima cosa devo decidere per quale tipo di situazioni deve essere valida la mia Dichiarazione del paziente sui trattamenti.
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Poi posso affrontare molte specificazioni – ad esempio sulla terapia del dolore, la respirazione e l’alimentazione artificiale, l’idratazione, l’uso di antibiotici, la dialisi, il luogo del trattamento e la possibilita` di offrire gli organi. Non devo esprimermi su tutto. Ma questo significa che in una situazione critica saranno gli altri a dover capire quale e` la mia volonta`.
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La prima decisione mi risulta difficile: la mia Dichiarazione sui trattamenti deve essere valida soltanto quando mi trovi irreversibilmente nel processo della morte? oppure gia` quando sono nello stadio finale di una malattia sicuramente mortale e non curabile?
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Non sono sicura dove sta la differenza e chiedo a un medico. Ulrich Schwantes si occupa da circa vent’anni delle Dichiarazioni del paziente. “Irreversibilmente nel processo della morte significa che si e` raggiunto uno stadio in cui si deve supporre che il paziente morira` entro le prossime ore o in qualche giorno, chiarisce lo specialista in Medicina generale di Oberkrämer nel Brandenburg. Con misure mediche intensive questa condizione si puo` presumibilmente prolungare un poco piu` a lungo. Ma un chiaro miglioramento sarebbe altamente inverosimile”. La decisione mi risulta facile: un trattamento del genere non lo desidero.
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Piu` difficile e` il secondo caso di una malattia mortale. Schwantes fa l’esempio di un cancro incurabile: attesa di vita: un paio di mesi. Arriva una grave polmonite. “Deve Lei essere curata, cosi` che la sua attesa di vita si prolunghi per i prossimi mesi?”, mi domanda. No, penso spontaneamente. Ma poi: Io vorrei vivere ogni giorno in cui posso vedere crescere i miei bambini. E non ho anche il dovere di stare al loro fianco a lungo quanto posso? La risposta non mi risulta facile, voglio parlarne con mio marito.