la foto della vergogna? basta – 419.

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la foto della vergogna.

se è una foto della vergogna, perché la ripubblichi?

per una volta approvo le tue parole, ma non la scelta di ripubblicare quella foto.

quel bambino è una persona e non vi è nulla di così intimo, di così privato nella vita di una persona che la sua morte.

la morte di una persona, per chi crede, dovrebbe essere così sacra come la sua vita.

e per chi non crede a nulla di più sacro della vita umana stessa, è sacra lo stesso.

quella foto è un insulto a lui, ai suoi genitori, a chiunque gli abbia voluto bene: quindi anche a me.

non riesco, da ateo, ad accodarmi al disprezzo per la vita umana così evidente, come nell’uso che i media si permettono di fare della morte altrui, così come spesso, cinicamente, anche della vita degli altri.

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fa da spunto a questo post un mio commento ad un blog di integralisti cattolici

che ha ripubblicato la foto del piccolo annegato siriano di Bodrum.

intitolando La foto della vergogna.

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io trovo che la vergogna sia duplice:

prima costringiamo questa gente a fuggire dalle proprie case per salvarsi la vita.

le responsabilità sono anche nostre…

e poi fotografiamo la loro morte per ripulire la nostra coscienza di complici con una commozione effimera e senza effetti.

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questo post e` stato ripubbliato su blogspot da stanlec, che qui sotto mi commenta come franz, con l’aggiunta, come commento di un episodio del vecchio Pinocchio televisivo: Un bambino arriva in spiaggia, col babbo

la scelta e` semplicemente geniale: la scena, rivista sullo sfondo dell’oggi e delle sue tragedie, acquista uno spessore simbolico ed emotivo incredibile.

pinocch6

12 risposte a “la foto della vergogna? basta – 419.

  1. al mio commento originario è stato risposto così:

    settembre 3, 2015 alle 12:24

    Ripubblico perché è solo la verità – anche se fa malissimo – a renderci liberi.

    Un saluto.

    • quanto alla verità, basta dire che un bambino di tre anni è morto, come decine, come centinaia o migliaia.

      come sa chiunque si occupa di immagini, le immagini non possiedono nessuna verità maggiore delle parole e possono essere strumentalizzate alla stessa maniera.

      magari anche a fin di bene, ma neppure questa strumentalizzazione è accettabile, visto che poi, dietro i media che spargono a caso commozione o sdegno, ci stanno i loro interessi economici e la volontà di chi li possiede e dirige.

  2. Alle persone che muoiono d’incidente d’auto li coprono con un lenzuolo….a queste persone gli fan la foto e la pubblicano.

    E la chiamano “risveglio delle coscienze”….

    Non ce la possiamo fare, io te lo dico..mi sa che è una battaglia persa.
    di quelle battaglie vergognose che…boh…

    • io non capisco che cosa ci sta a fare il garante della privacy.

      protestiamo per le telecamere che ci riprendono se andiamo a passeggio e poi, se ci capiterà di morire in qualche modo che possa fare notizia, dobbiamo aspettarci di finire in pasto agli sciacalli dei giornali…

      ma hai ragione tu e lo so anche io: la nostra è una battaglia persa in partenza, oramai.

      però possiamo mantenere vivo almeno l’esempio di un rifiuto.

  3. Guardare quella foto mi stare male l’ho vista solo una volta, figuriamoci se la condivido.

    Mi fanno schifo tutti quei blog/giornali e affini che lo fanno solo per tirare su qualche visita o mi piace.

    • come si possa cliccare mi piace lì sotto, poi…

      io rivendico il mio diritto di non essere aggredito dal dolore.

      capisco lo stesso che cosa vuol dire che un bambino è morto, anche se non me lo fanno vedere.

      fra poco, chissà, inventeranno anche l’internet degli odori?

    • grazie davvero.

      la tua aggiunta di quell’episodio del vecchio Pinocchio televisivo e` semplicemente geniale.

      la scena acquista uno spessore emotivo incredibile.

      non ti dispiace se ti ricopio a mia volta ed integro, utilizzando la tua idea, vero?

  4. non saprei, capisco il punto di vista non sono convintissimo che sia sempre valido. è molto complesso l’argomento. pensa alla foto della bambina in vietnam che scappa dal villaggio raso al suolo dal napalm. quella foto ha rappresentato uno spartiacque nell’opinione pubblica americana rispetto all’intervento militare, nonostante fosse inaccettabile pubblicarla (il nudo, il fatto che fosse bambina, etc). allora non esistevano i social network, per cui l’effetto della condivisione è un effetto collaterale degli ultimi anni e con questo bisogna confrontarsi: se non sei su fb, se non hai almeno “n” condivisioni, non esisti.
    detto questo, il titolo “la foto della vergogna”, son d’accordo, fa arrabbiare anche me, d’acchito

    • mi fai riflettere: quella foto la ricordo bene, e credo una volta di averla ripubblicata anche io nel mio blog.

      eppure la pubblicazione di quella foto non mi indignava affatto.

      forse perche`, nonostante tutto quella bambina era viva?

      e` viva tuttora fra l’altro.

      ma la spiegazione non e` neppure questa.

      l’estate scorsa a Ho Chi Min City, al museo sulla guerra del Vietnam c’erano foto terribili di morti e di rimasti (purtroppo per loro) vivi, cosi` come ad Hiroshima, del resto.

      ma il contesto mi pare appropriato; e cosi` non mi sarei indignato se quella foto fosse stata esposta in una mostra sulla tragedia migratoria, ecco.

      ora capisco meglio: mi indigna la pubblicazione in un contesto come quello di un quotidiano in mezzo alla pubblicita` e ad ogni altra immagine e notizia.

      mi indigna portare quella foto nel mondo della informazione spettacolo, ecco.

      mi ha dato fastidio questo accodamento acritico a quella che, dal punto di vista dei media, e` una campagna vendite come tante altre.

      sul tuo riferimento incidentale a facebook e al mondo dei social, soltanto una domanda: e` davvero cosi` importante vivere in quella dimensione? non possiamo farne tranquillamente a meno?

      • vero quello che dici: sono due dimensioni in parte diverse, in una rischia di indignare la forma più della sostanza.
        per l’ultima domanda: a livello individuale, sì, certo, io per primo; però oggi non possiamo non tenere conto del fenomeno di comunicazione massiva rappresentato dai social, pena il non riuscire a comprendere le istanze di quella “maggioranza acritica” che spesso usato quel canale per sdoganare i peggiori sentimenti.

        • devo ammettere – e mi costa farlo, non dico che sia un esempio da imitare – che delle istanze della maggioranza acritica sinceramene non me ne frega niente.

          la guardo da lontano e mi preoccupo soltanto come si possa evitare che faccia danno o almeno ridurne la portata, fino a che si puo`.

          purtroppo il nostro normale sistema politico e` malsano e profondamente corrotto e ha soltanto bisogno di un bello scrollone per rimetterlo in sesto.

          dobbiamo gestire una nuova resistenza, non violenta, per salvare il futuro dei migliori, ma lasciare poi che i isogni di una maggioranza asociale, gretta ed egoista vadano incontro alla catastrofe che necessariamente questi atteggiamenti provocano.

          mi guardo bene comunque dal proporre ad altri questo mio atteggiamento oramai esasperato, che mira soltanto al si salvi chi puo`.

          a ognuno le sue sensibilita`, il suo progetto per il futuro e le sue speranze, se ne ha.

          io ammetto di non averne per il futuro, salvo che per i pochi che sapranno e potranno tirarsi fuori in tempo.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)