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e cosi` Takuya, il giapponese di Tokyio conosciuto a Hiroshima l’anno scorso, durante il mio viaggio intorno al mondo, ieri mattina e` partito per Ibiza: ci stara` ancora fino a domani, sabato, e poi le sue ferie e il suo viaggio in Europa saranno gia` finiti: una settimana in tutto.
dice che mi aspetta in Giappone per il roundtheworld numero 2.
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difficile definire simpatico un giapponese, che io ho vissuto come una specie di tedesco al cubo.
ma l’esperienza di vedere Germania, Svizzera e Italia dal suo punto di vista (almeno indirettamente) e` stata impagabile e davvero per me sono stati giorni di un viaggio attorno al mondo al contrario.
sentire i suoi ooohh continuati di meraviglia, vederlo fotografare una normale pizza o il bancone dei gelati, come io facevo in Giappone con l’ikonomiaki (se ho scritto il nome giusto) e guardare con i suoi occhi il nostro mondo come un paesaggio esotico…: ne valeva la pena.
e ne ho approfittato per farmi qualche escursione che non mi avrebbe motivato a sufficienza l’idea di fare da solo.
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Stuttgart, in una meravigliosa giornata di sole mite e splendente, appena sono andato a prenderlo all’aeroporto lunedi`.
la finestra panoramica di casa mia di cui si e` subito innamorato, fotografandola a gogò.
il cimitero antico di Hoppelau, nel quartiere West, poi trasformato in parco, col suo ghetto ebraico (ma come si dice ebreo in inglese?).
giardini, laghetti, musica di strada, il panorama della citta dal Kubus, il museo di arte contemporanea nella Schlossplatz,
e le sculture romane dietro il nuovo palazzo reale, poi quello vecchio, col suo cortile rozzamente italianeggiante, la chiesa antica ricostruita ma col tetto interno di vetro.
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poi, dopo il dentista per me, il martedi`, le due mete che ha scelto lui, e che sono famose in Giappone, il Burg Hohenzollern e Heidelberg.
ma con un percorso che scelgo io, e che prevede in piu` una sosta a Tuebingen, con la torre sul fiume dove trascorse recluso la sua pazzia Hoelderlin (ma che cosa avra` capito Takuya delle mie spiegazioni?), e a Calw, col suo Hesse di bronzo ad altezza naturale che ci aspetta sul vecchio ponte e a cui carezzo la testa, e le sue torte di mele e di ciliegie; la black forest o Schwarzwald o Foresta Nera; Heidelberg come mai non e` piaciuta tanto neppure a me, grazie al percorso nuovo inventato con l’esperienza, che prevede di arrivare al grandioso castello dalla parte del fiume e poi di tornare al parcheggio attraversando la citta`, ma sotto una pioggia battente e frigida…
a Burg Hohenzollern, uscendo dal parcheggio, riesco anche a tamponare leggermente una Porsche, fortunatamente senza danni visibili, ma questa è un’altra storia che appartiene al mio modo di guidare…
a casa si va subito a dormire nel monolocale attrezzato per poter ospitare fino a quattro persone…
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e l’indomani si parte presto: a Ulm (un’occhiata soltanto al duomo con la piu` alta torre di chiesa del mondo) e alla stazione il nuovo bidone dei due prenotati blablacar che hanno scoperto soltanto la mattina, pare, di non avere i documenti per passare la frontiera, ma questo che ci rende ancora piu` liberi, ed ecco che ci fermiamo a Vaduz, come desideravo fare da 12 anni, nel Lichtenestein, altro mito giapponese, per scoprire non un antico borgo, ma un piccolo centro iper-moderno e naturalmente ricchissimo.
purtoppo in tutto il percorso la pioggia e le nuvole basse cancellano totalmente il paesaggio, e Takuya, osservando l’inverno che ci circonda, chiede se è normal e sono davvero clouds tutti quei cumuli di grigio spumeggiante che stanno depositati sul fondovalle.
peccato per questo brutto tempo, che ha impedito una sosta che avrei fatto volentieri al Ponte del Diavolo, sulla Via Mala.
ma la pioggia diventa nevischio e poi neve, rapidamente, salendo, e al San Bernardino ci troviamo in una meravigliosa raccolta naturale di alberi di Natale.
migliorano le vedute scendendo dal passo sullo spettacolare versante italiano con i suoi tornanti, le sue vette e le cascate innumerevoli.
ma lui a che cosa pensa nei lunghi momenti in cui si astrae in se stesso?
osservo (e imparo) anche la sua tecnica di fotografare piu` volte a raffica lo stesso soggetto e poi si scegliersi al momento la foto venuta meglio, scartando le altre.
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poi la sosta e` a Milano, lasciando la macchina al capolinea del metro` n. 1 e arrivando al duomo dopo 12 fermate: italiani meravigliosi, per l’occasione, sembrano migliorati in effetti, e tutto per strappare a Takuya (col mio provvisorio consenso) l’osservazione che l’Italia e` meglio della Germania.
il Duomo meraviglia, ma solo da fuori, perche` la coda e` troppo lunga per entrare, e anche la pizza e il gelato, come gia` sapete; sotto la pioggia battente e gelida Takuya compera un ombrellino verde da un immigrato africano per tre euro (e` bravo a contrattare piu` di me), e mi da` qualche informazione sul tema, per il Giappone, aggiornando le mie conoscenze sull’immigrazione cinese nel paese.
interessante anche la sua macchina fotografica che consente di correggere le fotografie a mano direttamente con le dita attraverso lo schermo, per cui Takuya – che e` un bravissimo fotografo (e forse questa e` stata l’affinita` segreta che ci ha spinto ad incontrarci) – compie in pochi gesti e al momento per ogni foto scattata il lungo lavoro che io compio a casa con un programma di foto-ritocco, dopo avere trasferito le foto sul computer, e il suo programma gli consente anche di raddrizzare l’immagine se per caso nella ripresa e` uscita un poco obliqua: cosa che cambia del tutto la tecnica del fotografare, dato che il momento del clic puo` essere anche casuale e veloce, tanto le vere operazioni non si fanno al momento di riprendere, ma subito dopo.
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verso Brescia il maltempo non e` ancora arrivato, cosi` la deviazione al lago di Garda e al punto panoramico semisconosciuto di San Michele e` veramente straordinaria – e non soltanto per un giapponese, credo.
sono stato un buon promotore turistico: Takuya, che è pure un gran viaggiatore come me (cosa particolarmente impegnativa per chi abita in Giappone), dice che la prossima volta che viene in Europa, la dedica tutta all’Italia.
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la salita verso casa mia per la mulattiera asfaltata, che ho scoperto dieci giorni fa in una valletta appartata e veramente bucolica, e` decisamente emozionante per lui, come capisco da qualche sospiro che gli sfugge a volte, e Takuya credo sia rimasto sconcertato dal modo italiano di guidare, anche dal mio, che potrebbe avere giudicato spericolato, se qualcuno non mi avesse superato correndo ancora peggio di me per i tornanti.
e la mia casa, super-fotografata anche lei, e il mio frutteto panoramico, con assaggi di mele ed uva.
una serata al ristorante casereccio di Barghe, dove per un prezzo irrisorio gli faccio assaggiare salumi e formaggio bagoss, oltre a spaghetti straordinari alle verdure e a un risotto al radicchio che meritava davvero le foto che gli ha fatto, peccato soltanto che non riusciamo ancora a fotografare profumi e gusto, anche la birretta tedesca alla spina avrebbe meritato…
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si parte infine alle 5 di mercoledi` nel primo accenno di alba sul bordo dei monti, per passare attraverso la valle delle streghe delle Coste di sant’Eusebio: leggende simili, per dissuadere i bambini dall’andare da soli nei boschi, esistono anche in Giappone, apprendo da Takuya, che trova, bonta` sua, le montagne bresciane un poco simili alla Foresta Nera.
poi una lotta selvaggia con la segnaletica folle e sbagliata che spinge continuamente verso la nuova deserta autostrada diretta tra Brescia e Milano, distogliendo da quella via Bergamo dove sta anche l’aeroporto di Orio al Serio, dove deve imbarcarsi Takuya; ma insomma alle 6:45 siamo effettivamente li`, con la regolamentare ora di anticipo, dopo avere dovuto fare il tratto Brescia Ospitaletto tre volte.
l’intensita` finale dell’abbraccio di addio di Takuya mi colpisce, sono dunque cosi` i giapponesi? freddi e controllati solo in apparenza?
non dimentichera` questi giorni, mi aspetta in Giappone, ed era davvero, nel dirlo, sincero.
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me li sono segnati qui per ritrovarli anche io, quando avro` voglia, questi ricordi della prosecuzione inattesa del mio viaggio intorno al mondo.
chi altro potrebbe arrivare?
anche l’insegnante vietnamita di francese di Ninh Bih si era prenotata…
L’ ho invidiato un po’ ‘ sto giapponese. Eh, sì, vedere le cose nostre con gli occhi di uno straniero è un’ esperienza interessantissima, educativa. Ogni tanto mi riecheggia una frase di una cameriera ad Addis Abeba : ” You Europeans are so free!” Ero triste, in quel momento, ma sentire il suo punto di vista mi ha rimesso in carreggiata.
E poi la ragazza di Hong Kong a cui ho spiegato dove si trova l’ Austria…divertente!
hai poco da invidiarlo, il giapponese 😉
sai che puoi fare questo viaggio e anche di più quando vuoi e che ospito volentieri a Stuttgart chi si adatta alla convivenza a due in un monolocale; il successivo a dicembre per i mercatini di Natale, sempre che non faccia una tornata sola addirittura fermandomi due o tre settimane.
il prossimo appuntamento è a metà novembre; il successivo a dicembre per i mercatini di Natale, sempre che non faccia una tornata sola addirittura fermandomi due o tre settimane; ma ho visto anche che sono stati riaperti dei voli Milano Stuttgart per 29 euro, dalla pubblicità sul posto.
ti consento di più di invidiare me 🙂 per queste code del roundtheworld: effettivamente mi sento fortunato per i motivi che hai detto anche tu!