Se la mente è sempre altrove, rispetto al corpo fisico, significa non essere, nella propria completezza, mai da nessuna parte.
Il mio rifiuto dei device che permettono di essere sempre connessi è istintivo. Oso dire che mi ispira qualcosa di simile alla repulsione, come quando nella calca qualcuno si stringe tanto a te da alitarti in viso o farti odorare il suo afrore. Amo internet, non vorrei una giornata senza la connessione, a patto che sia aprire una finestra quando e per quanto desidero io.
Questo ha le sue scomodità, i computer e i portatili funzionano meno bene da quando i programmi sono pensati per diventare App sui telefoni. Ma non è niente in confronto all’immiserimento dei contatti nei social media. La coincidenza del continuo flusso e delle piccole dimensioni degli schermi induce a privilegiare le immagini e trascurare i post scritti. L’immagine crea emozione, ovvero un moto: Like…
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Ottimo
ottima riflessione sull’uso subdolo dei social..e di internet in genere. La nostra vita è nell’attraversare il reale (compreso il nostro corpo che fa parte del nostro “io”)
ciao
.marta
anche a me questo post è piaciuto molto e trovo che fa pensare, per quanto la cosa possa andare fuori di moda…
Sì attività altresì pericolosa. Grazie del reblog, onorata !
non mi dire! proprio oggi…
dai un’occhiata, se vuoi ai commenti di quel tal Gengis, che mi minaccia di farmi causa!!!! e forse non solo…
il reblog, di solito, onora chi lo fa…, non chi lo riceve! 🙂