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lunedi`, se non ho ricadute, vengo a Milano per l’Expo; te l’avevo detto?
credo di no. be’, buona visita all’expo allora, farai delle belle file.
no, ho scoperto di no, perche` sono vecchietto, eh eh.
se vai, auguri.
grazie, tu l’hai gia` vista?
no e non ci tengo nemmeno.
forse hai ragione, ma sai perche` ci vado io? per fare un confronto con quella di Shanghai del 2010.
ognuno ha le sue ragioni… credete che 4 baracche con 3 pezzi di erba in bella vista servano a diminuire la fame nel mondo? mentre la gente cammina e se la ride tranquilla alla grande Expo, ogni due minuti muoiono 20 bambini di fame… questa è la realta’ dei fatti non le CAZZATE fatte solo ed esclusivamente per il businnes… piccola opinione di un piccolo uomo.
opinione che apprezzo e condivido. non dirmi incoerente, ma poi sono curioso e so che un semplice no mio non cambia le cose e ci vuole altro. soltanto non mettermi nel gruppo: non ci sto volentieri, sono un cane sciolto e seguo solo me stesso.
la grande EXPO… ma andate affanculo e intanto c’è la gente che prende 500 euro di pensione…
non credo che ci creda proprio nessuno che l’EXPO cambia il mondo; e` una iniziativa commerciale e promozionale, a saperla fare bene, come tante. fa parte dello scenario del mondo, che secondo me e` comunque necessario conoscere, e non si cambia neppure semplicemente rifiutando di andarci. con tutto, io rispetto anche chi fa questa scelta, eh. anzi direi che dire rispetto non basta, lo stimo anche chi fa questa scelta.
ma si non sto dicendo che non devi andare, magari ci sarei andato anche io, ma è una cosa che credo mi annoierebbe molto. è solo un pensiero poi ognuno è libero di andarci: io non ho tempo .
non lo so, nel 2010 a Shanghai e` stata una gran bella esperienza, con la figlia che allora viveva in Cina. mi interessa davvero un confronto, anche se so gia` che non ci sara` paragone.
be’, fatti sto paragone allora. bene spero sia per te una bella esperienza.
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e, dopo una conversazione via chat della vigilia, eccomi di ritorno da una splendida giornata autunnale piena di sole mite e di esperienze interessanti.
credo che nessuno vada all’Expo per imparare davvero qualcosa sull’alimentazione nel mondo.
e` un grande Lunapark, dopotutto, anche se di eccezionale livello, e il tema del cibo e` trovato furbescamente per dare lustro alla nostra gastronomia.
poi e` ingeneroso e un poco grottesco prendersela con i paesi piu` poveri, che sono presenti quasi per obbligo di rappresentanza, perche` non rispettano il tema e presentano le proprie misere chincaglierie.
l’Expo e` come i media di Mc Luhan: il medium E` il messaggio.
il vero messaggio dell’Expo e` che ci sono le Expo, che tutto il mondo si riunisce in uno spazio (questa volta c’era perfino il Vaticano col padiglione Non di solo pane…), che tutti abbiamo gli stessi problemi, che siamo una sola grande famiglia.
tutte le differenze si appiattiscono nell’Expo: ci sono le dittature e gli stati canaglia: Israele ha un padiglione molto ecologico, mentre i coloni strappano la terra e l’acqua ai palestinesi; le dittature dell’Asia centrale esaltano il progresso; la corruzione e la mafia spariscono dai padiglioni dell’America Latina, e i faccioni autoritari degli amati leader sorvegliano i visitatori come se fossero entrati davvero nei loro paesi.
ma poi alla fine un messaggio passa lo stesso, ed e` molto importante: io ho capito questo, che ora vi dico.
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l’alimentazione di piu` di sette miliardi di persone in un pianeta che solo un secolo fa ospitava un miliardo soltanto di esseri umani (ed erano comunque un numero gia` enorme rispetto ai secoli precedenti) e` un vero azzardo, una scommessa fragilissima, il risultato di un progresso scientifico straordinario e di rapidissime innovazioni nelle tecniche e nella produttivita` agricola, che si sono concentrate in pochi decenni.
e l’esito dipende solo da questa gara continua fra scienza, cioè innovazione, e demografia.
sappiamo con certezza che ogni mattina un leone insegue la gazzella per arrivare a sera: ma il leone invecchia e diventa sempre piu` lento, le gazzelle sono sempre nuove, e dunque giovani e scattanti.
il giorno in cui il leone non riuscira` a prendere la gazzella si avvicina e il giorno dopo il leone sara` ancora piu` debole per la fame per pensare di poter prendere la gazzella.
uno studio appena pubblicato sulle Scienze osserva che l’aumento delle temperature per il riscaldamento globale diminuisce la produzione agricola.
(lasciate pure che qualche demente dei blog dica che il caldo fa bene alle piante, e venga a vedere che cosa e` successo perfino in montagna, quest’estate, dove di caldo non ce n’era neppure molto, se il caldo si unisce alla siccita`).
soltanto nella meno drammatica delle previsioni sul riscaldamento globale a fine secolo (realizzatasi pero` gia` per due terzi nei primi 15 anni), la produzione agricola del pianeta e` destinata a contrarsi del 25%, mentre la popolazione e` destinata a crescere almeno di un terzo, anche nelle previsioni meno drammatiche.
fa quasi il 50% del cibo pro capite in meno, nell’arco di qualche decennio.
e tutto stara` a vedere su come si distribuira` la diminuzione: comunque non e` una buona notizia per le migrazioni di massa.
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l’equilibrio alimentare del pianeta cosi` precario rende un azzardo ogni rivoluzione politica per rompere gli attuali ingiustissimi equilibri sociali.
una rivoluzione e` molto costosa e puo` avere effetti nefasti sulla ricerca, in mano alle multinazionali, che e` l’unica che garantisce la sopravvivenza.
tutto sta diventando enormemente problematico: la rassegnazione con la quale la massa si affida alla scienza, e cioe` a chi ha gli immensi capitali per governarla, e` molto vicina alla disperazione di chi chiude gli occhi mentre precipita sperando di non farsi male.
ma ci sono alternative vere diverse dalla fuga individuale verso l’autoconsumo?
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le multinazionali, gia`: mica a caso la distribuzione dei padiglioni nell’Expo era gia` la fotografia della nuova realta`: i padiglioni degli stati si alternano su un piede di parita` con quelli delle grandi aziende del settore alimentare.
il TTIP e` gia` anticipato nei fatti.
e uno passa, quasi senza accorgersene, dall’Uzbekistan alla Nestle`, come se fossero potenze della stessa natura.
salvo accorgersi che la Nestle` e` molto piu` potente di diversi piccoli stati africani, che le forniscono il cacao.
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alla fine le code le ho dovute fare, perche` l’esonero scatta a 70 anni, non a 65, come c’era scritto non so su quale giornale.
anzi, non le ho fatte quasi per niente: solo un’ora scarsa al padiglione della Cina, ma fatta chiacchierando con dei ragazzi meridionali, quindi non mi e` pesata; per il resto ho evitato i padiglioni piu` gettonati, perche` l’idea di passare la giornata in coda non fa per me, e neppure capisco quelli che lo fanno.
quindi ho passato il tempo nei padiglioni piu` artigianali e piu` trascurati, dove magari la cosa piu` interessante erano certe bellezze africane nelle loro vesti multicolori.
e mi ci sono anche divertito: e` stato come un ripasso dei miei viaggi e ho privilegiato, ogni volta che ho potuto, i padiglioni dei paesi visitati.
accorgendomi quasi ogni volta che quel che avevo nella memoria era molto piu` ricco.
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ed ecco l’ultima nota positiva: in un paese provinciale come l’Italia, il respiro internazionale portato da una iniziativa come questa ha permesso a molti (esclusi quelli che han passato la giornata in coda ai padiglioni top) di farsi un approssimativo giro del mondo, anche soltanto gastronomico: ma purtroppo mancava la possibilita` di farsi un assaggio di 2 euro padiglione per padiglione, e dovevi di necessita` scegliere una particolare cucina tipica per avere una pietanza intera, di solito anche piuttosto costosa.
io comunque ci ho provato: un fagottino ripieno del Guatemala, ciai dell’India (the bollente col latte) e gelato della Pernigotti.
perfetto no?
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e rispetto alla grandiosa esposizione cinese di Shanghai del 2010, come se l’e` cavata l’Italia?
contrariamente alle mie attese, bene, direi.
certo, lo spazio dell’Expo di Milano era molto piu` limitato: forse un quarto o un quinto, rispetto agli spazi cinesi.
quindi i padiglioni dei diversi paesi erano molto piu` ammassati, perdendo in monumentalita`.
insomma, l’Expo cinese soffriva, proprio come il suo paese, di qualche delirio di grandezza che alla fine la rendeva poco vivibile.
ma, per paradosso, questo alla fine contribuisce a rendere l’Expo italiana piu` socievole, se posso dirlo, e percorribile, anche se – o forse proprio perche` – racchiusa in spazi piu` ristretti, oltre che piu` artistica ed estrosa, come rivela ad esempio la sfilata di misteriosi pupazzoni ispirati all’Arcimoboldi che accoglie all’inizio, entrando dall’ingresso occidentale.
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il difetto principale sta nelle code ai padiglioni: qui c’e` qualcosa da ripensare, per il futuro, nel concetto stesso di padiglione.
interessante la soluzione tecnica del padiglione della Germania, facilmente percorribile senza code per un percorso all’aperto, e invece sottoposto a code per visitare l’interno.
e anche il padiglione cinese, spettacolare per le trovate architettoniche, era aperto ed arioso e non costringeva ad ammassamenti penosi in spazi angusti: e` stato anche quello che mi ha insegnato e mostrato di piu` di un paese nel quale pure sono gia` stato tre volte.
ma insopportabile il filmato col capo solo apparentemente pacioso dello stato a recitare banalita` scritte per lui da qualche ghostwriter senza fantasia, propinato prima delle danze folcloristiche.
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l’unico punto davvero negativo era il carattere piu` limitato a Milano degli spettacoli, dell’animazione e della musica.
cosa davvero strana per l’importanza della musica nella nostra cultura, ma qui palesemente il senso privilegiato era il gusto.
ma forse a Shanghai mi ero fermato fino alle ore serali, mentre a Milano ho lasciato la scena alle sei del pomeriggio.
dopo sette ore di visita…
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… e quasi 500 clic della fotocamera.
insomma, per uno che visita l’Expo piu` come fotografo dilettante che come turista, la visita valeva certamente la pena e non c’e` neppure niente di male, credo, ad essere orgogliosi che il nostro paese abbia retto bene questa prova.
conclusioni: per me l’esperienza e` stata positiva, e neppure gli stranieri mancavano, a giudicare dagli accenti che si sentivano in giro.
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per chi volesse fare un confronto fra quella di Milano e quella di Shanghai 2010, per farsi un’opinione personale, ecco alcuni videoclip montati allora, dal mio canale You Tube:
qualcuno potra` anche apprezzare, sbirciando qua e la`, qualche miglioramento nelle mie capacita` tecniche di montaggio…
Sono stata anch’io ad Expo, senza grandi aspettative, più come un doverlo fare. E sono tornata contenta, seppur senza grandi emozioni. Mi sono persa nella Polonia, davvero ben confezionata nella sua semplicità ed armonia e nella Corea, che ben ha centrato il senso del cibo che manca, Poi, come te, ho girato con il naso per aria, entrando dove non c’erano file, curiosando, immaginando, godendo di una bella giornata.
Chi critica per partito preso senza andarci è vittima dell’invidia.
Ciao
grazie del bel commento Chiara.
e chi critica per partito preso anche dopo esserci andato?
o non ha preso bene le misure di quel che stava facendo, prima, ed e` partito con aspettative sbagliate, oppure e` malmostoso di suo…
capisco tuttavia forse solo adesso che non sono molti ad avere gia` avuto un’esprienza precedente di Expo, e dunque forse c’erano aspettative confuse e mal calibrate in partenza.
io comunque sono contento di non apparire un criticone per principio, in questo caso, visto che di solito si potrebbe pensarlo di me abbastanza spesso, almeno dal blog… 🙂
le tue critiche sono sempre molto ben argomentate e quindi ben vengano 🙂 La maggior parte critica e basta.
Io non ero mai stata ad Expo, non sapevo cosa aspettarmi anche se speravo di vedere più centrato il tema del cibo; invece mi sono trovata in una grande agenzia turistica. Forse era un tema difficile, forse non si riesce più a concentrarsi su di una sola cosa.
Ah, voto per il “malmostoso di suo”, è lo sport nazionale in italia, appena dopo il calcio e prima del #iostoconqualcunoeognigiornoèdiverso. Sport che detesto in assoluto per la mancanza di idee, tutti pecoroni!
grazie! effettivamente mi sforzo sempre di argomentare le mie critiche, anche quando nascono da qualche reazione istintiva, ma l’argomentazione sembra diventata un lusso inutile nel paese in cui chiunque pensa che, siccome una cosa la sente lui, debba essere necessariamente anche la verità.
il padiglione della Polonia l’ho visto solo dal di fuori, anzi l’ho scoperto che ero già sulla via del ritorno: quell’idea di presentarlo come un mucchio di cassette da frutta vuoto mi è piaciuta molto.
effettivamente è uno sport nazionale e fa molto birignao da snob disprezzare le esperienze che si fanno, per esempio dire: sono andato all’Expo e che palle! – come a sottolineare che ci vuole ben altro…
ci si rende soltanto ridicoli e si sottolinea il proprio errore di valutazione.