Neve di Natale? – 568.

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Neve, di nuovo, oggi, e per il momento grigia e sporca, che funziona come una specie di ovatta acustica ed assorbe in parte I rumori molto radi del resto del Wochenende pigrissimo e pantofolaio.

Del resto come avere voglia di uscire di casa con questo freddo?

Ma ieri la tarda mattinata serena ha visto dissolversi la nebbia inconsueta, che e` tornata soltanto a sera a calare da oriente come un enorme inquietante rigurgito sulla citta` disarmata.

E hai un bel dire qualcosa contro, ma, camminando nel centro, il gioco visivo delle decorazioni dei mercatini di Natale sui profili dei pochi frammenti ricostruiti di citta` vecchia rimane pieno di fascino, soprattutto dove qualche ambulante ci aggiunge il suo organetto o una bionda ragazza i suoi esercizi di violino. 

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Piccola puerile felicita` a poco prezzo: basta camminare, guardare, respirare l’aria pungentissima; personalmente resto un sud-tirolese in esilio e inspiegabilmente mi piace il freddo che entra fin sotto il berretto a pizzicare le orecchie e attraversa il naso come uno spazzacamino: mi fa sentire bambino.

Ed eccomi a scrivere, senza neppure troppa convinzione, alzando ogni tanto gli occhi alla finestra che, vista dal sotto del letto all’insu`, permette solo di indovinare, piu` che vedere, i fiocchi che volteggiano un poco contro il cielo opaco e senza colore.

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Parliamo un poco del Natale, allora, per restare in tema?

O magari della polemica qui sui costi degli Adventskalender che leggo nel settimanale cittadino che viene distribuito gratuitamente nelle case, come contenitore di pubblicita`, moltiplicata forse per 10 in concomitanza col dicembre della tredicesima?

40 euro per uno di quei calendari con le finestrelle numerate che si aprono giorno dopo giorno nelle quattro settimane dell’Avvento, e contengono ognuna un dolcetto?

Sara` forse per questo che quest’anno non riesco assolutamente a trovarne, da portare a casa, sia pure in ritardo, per i nipotini?

Ok, parliamo del Natale, ma non per lamentarci del suo carattere consumistico e pagano, per favore.

Chi continua a dire che il Natale e` piu` pagano che cristiano per favore la smetta.

Non perche` abbia torto, intendiamoci, ma perche` ha molta piu` ragione di quel che sa.

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Effettivamente la festa del Natale ha ben poco di cristiano, anche storicamente.

Non conosce il Natale, anzi non parla affatto della nascita o dell’infanzia di Jeshu, nessuno dei vangeli che possediamo ancora, che erano conosciuti dal primo dei cristiani, che cerco` di fare il punto sulla formazione dei testi di questa religione: il vescovo Papias, vissuto nella prima meta` del II secolo: ed erano quelli di Tommaso, Filippo, Marco, Giovanni e una versione di Matteo completamente diversa da quella attuale (e coincidente probabilmente con la cosiddetta Fonte Q dei tardi vangeli secondo Matteo, variamente ricostruita di recente).

Ma siccome del Natale si parla soltanto in questa tarda seconda versione di Matteo, totalmente diversa da quella che esisteva nella prima meta` del II secolo, e nel vangelo secondo Luca, che Papias non conosceva ancora, questo fa si` che le storie sulla nascita di Jeshu che stanno alla base della tradizione natalizia non possano essere piu` antiche della meta` del II secolo.

Ma poi, fate attenzione, perche` gli accenni alla nascita di Jeshu contenuti in questi stessi due vangeli, piu` tardi riconosciuti dalla Chiesa come canonici, cioe` ispirati da Dio, non coincidono con la tradizione natalizia attuale in un punto importante.

Lasciando perdere alcuni aspetti perfino grotteschi di questa tradizione: come la nascita fra il bue e l’asinello, nella mangiatoia, che non e` in nessuno dei vangeli riconosciuti, ma proviene da un apocrifo, cioe` da un vangelo rifiutato, e ciononostante e` entrata nella tradizione successiva del Natale, e nasce da un incredibile errore di comprensione dal greco della profezia dell’Antico Testamento che il messia sarebbe venuto al mondo fra due epoche (zoion), e viene intesa come fra due animali (zoon): la differenza sta soltanto in un piccolo iota sottoscritto, che si scriveva, ma non si pronunciava.

Le due versioni della nascita di Jeshu, secondo il Matteo piu` recente e secondo Luca, divergono palesemente fra loro su punti essenziali:

secondo Matteo Jeshu nasce a Betlemme al tempo di re Erode e viene li` adorato da tre magi (che non sono ancora identificati anche come re), venuti dall’Oriente; i suoi fuggono poi in Egitto e, quando rientrano in Palestina dopo la morte di Erode, si ritirano nel territorio della Galilea e vanno a Nazaret, per adempiere alla profezia che diceva che il messia sarebbe stato chiamato Nazareno – cosa che in realta` aveva molto piu` a che fare col voto del nazireato che con una presunta citta` di Nazaret, sconosciuta in quel tempo: secondo Matteo Jeshu discende da Davide, perche` da Davide discende Giuseppe, che e` pero` soltanto il suo padre legale.

Secondo Luca, che e` molto piu` dettagliato nel racconto e tenta evidentemente la mission impossibile di riportare un po’ di ordine e verosimiglianza nell’insieme delle tradizioni orali che si erano create, invece, Jeshu discende da Davide perche` e` sua madre che discende da Davide (e la genealogia contenuta nel vangelo secondo Luca per dimostrare la discendenza da Davide di Jeshu e` competamente diversa da quella di Matteo); secondo Luca la famiglia di Jeshu viveva a Nazaret gia` prima della sua nascita, mentre Elisabetta, parente della madre e poi a sua volta madre di Giovanni il Battezzatore, viveva invece in una citta` della Giudea; la nascita a Betlemme avviene sempre ai tempi di Erode il Grande, per via di un censimento voluto da Augusto e che, secondo la cervellotica invenzione di questo vangelo, costringeva tutti gli ebrei a ritornare al luogo di origine della loro famiglia: dunque Betlemme, per chi discendeva da Davide.

peccato che la storia ne conosca un solo, di censimenti di Augusto in Palestina: del 6 dopo Cristo, quando Jeshu aveva dodici anni ed Erode il Grande era gia` morto da un pezzo, e non esiste nessuna notizia storica di un censimento precedente del 6 a.C., che e` la data a cui si deve far risalire questa nascita.

Luca ignora la visita dei magi, ignora la fuga in Egitto dei genitori di Jeshu, ignora la strage degli innocenti bambini di Betlemme raccontata da Matteo, come voluta da Erode e che sembra la trasposizione di un episodio storico completamente diverso: il massacro voluto da questo re di una manifestazione di protesta pacifica contro di lui; per Luca, semplicemente, dopo la nascita di Jeshu, i suoi genitori ritornarono in Galilea nella citta` di Nazaret.

Dunque la complessa tradizione natalizia nasce dalla fusione di due racconti nei vangeli canonici della nascita completamente diversi fra loro, con aggiunta di particolari dalla tradizione apocrifa: tutto quello che non si contraddice apertamente fra Matteo e Luca diventa parte di un racconto unico e nel caso di contraddizione (come quello sulla sede originaria della famiglia, se a Betlemme o Nazaret), la preferenza viene data a Luca.

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E` soltanto Luca che racconta i dettagli della nascita di Jeshu con l’adorazione dei pastori.

Dice che pernottavano in mezzo ai campi per fare la guardia ai loro greggi, che ricevettero un annuncio da parte degli angeli e che si dissero Andiamo dunque fino a Betlemme.

Siamo di fronte a racconti che hanno evidentemente una natura soltanto leggendaria o mitologica; e non ci sarebbe neppure nulla di male in questo, dato che molte religioni si fondano su testi di questa natura; non fanno certo eccezione, ad esempio, i racconti sulla vita di Gotama, il Buddha.

Il problema del cristianesimo e` che invece nega questa loro natura e vuole conferire loro natura storica, cioe` carattere di verita`.

Questa e` la contraddizione intrinseca di questa religione: che vuole una conciliazione fra la fede e la ragione.

Non riesce ad accettare quel che seppero Tertulliano e Pascal, invece: che la fede e` CONTRARIA alla ragione.

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Ma non e` di questo che volevo parlare; ritorno al punto cruciale, cioe` alla incompatibilità` del racconto del Vangelo secondo Luca con la tradizione successiva del Natale.

Quando Luca scrive, nessuno ha ancora pensato di collocare la nascita di Jeshu al 25 dicembre, e dunque Luca puo` scrivere tranquillamente che, al momento della nascita di Jeshu, i pastori pernottavano all’aperto di guardia alle greggi.

Ora il clima della Palestina porta ad escludere che questo potesse avvenire a fine dicembre: puo` anche nevicare in quel paese in quella stagione (e a maggior ragione in periodi dal clima piu` freddo dell’attuale), non sono pensabili ne` greggi ne` tanto meno pastori che stanno all’aperto a passare la notte: lo scenario e’ piuttosto tardo-primaverile o estivo.

ed e’ questo che rende incompatibile il vangelo con la tradizione del Natale, tipicamente invernale.

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In realta` la decisione di collocare la data della nascita di Jeshu al 25 dicembre fu tutta politica e presa molto tempo dopo, nel tentativo, riuscito, di assorbire il principale culto seguito dalla popolazione sotto l’impero, quello del dio Mitra, la cui nascita veniva appunto festeggiata il 25 dicembre: era un dio solare e il 25 dicembre era considerato, secondo il calendario di allora, il giorno della rinascita del sole, al solstizio d’inverno (la perfetta coincidenza era in realta` di qualche secolo prima, ma era stata stabilita, evidentemente, in un momento storico in cui 25 dicembre e solstizio d’inverno venivano a coincidere).

Qualcosa di simile si potrebbe dire forse anche della teoria della resurrezione di Jeshu, a sua volta assente nei primissimi vangeli (Tommaso e Filippo), e che vediamo svilupparsi gradualmente negli stessi vangeli canonici: anche Mitra infatti risorgeva, come del resto il dio egizio Osiride.

Ma qui appunto occorre guardare piuttosto all’insieme delle religioni del tempo, e non in specifico a quella mitraica, e non dimenticare i culti misterici che garantivano ai loro seguaci l’immortalita`.

E qui possiamo essere abbastanza sicuri, invece, che la promessa dell’immortalita` era un aspetto tipico del cristianesimo originario; vedi l’inizio del cosiddetto Vangelo di Tommaso: Chi gustera` queste parole vivra` in eterno.

Solo che l’immortalita` era promessa allora soltanto a chi credeva nel messaggio di Jeshu, non era ancora un destino comune di tutti gli esseri umani, dotati di anima immortale e destinati all’eterno premio o all’eterno castigo dopo la morte.

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Ma, per concludere, collocando la nascita di Jeshu al 25 dicembre, veniva a crearsi una ulteriore sovrapposizione con altre tradizioni, che entrarono massicciamente nella tradizione del cristianesimo e caratterizzarono in modo anomalo il periodo dicembrino delle festivita` natalizie: dicembre era anche il mese dei Saturnalia pagani, le feste dedicate al dio Saturno.

Saturno, il dio del tempo: un dio vecchio e barbuto, che non si fa fatica a riconoscere nell’immagine di Babbo Natale, che compete con Gesu` Bambino nella missione di portare i regali ai bambini.

Ci si aggiungono poi le renne, gli abeti, la slitta: tutti elementi di tradizioni nordiche, una volta che il Natale si diffuse anche in quel mondo.

Ma i Saturnalia erano un periodo di feste e di bagordi, di scambi di regali, perfino di rovesciamenti di ruoli: per un breve periodo gli schiavi diventavano padroni e i padroni schiavi.

Il clima godereccio, che cercava di rompere il grigiore della stagione invernale, e di introdurre note di colore, non era molto coerente col messaggio cristiano di consapevole poverta`.

Saturnalia e nascita del dio Mitra erano feste prettamente pagane; rimasero intatte anche quando divennero, con qualche superficiale adattamento, feste di una religione che non aveva in origine ben chiaro neppure dove e quando fosse esattamente nato il suo fondatore.

E, tutte assieme, queste tradizioni hanno creato la festa piu’ interculturale che si conosca: pagana, persiana, ebraica, da ultimo cristiana, ma come sintesi.

Le vere radici del cristianesimo? L’interculturalita’, la mescolanza di culturale diverse…

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Se dunque il Natale ci sembra pagano non e` un caso.

Il natale di Saturno e di Mitra e` davvero pagano; il Natale di Jeshu si e` aggiunto dopo e malamente.

Cosi` come del resto il cristianesimo non e` totalmente ebraico, ma e` una fusione di alcuni aspetti dell’ebraismo col mondo pagano che poi conquisto`.

Non lamentiamoci dunque troppo se a Natale si festeggia, si compera, si fanno regali, si va in giro a fotografare i mercatini di Natale.

I mercatini di natale o il Natale posticcio dei grandi centri commerciali sono davvero il nostro, piu` o meno santo, Natale.

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5 risposte a “Neve di Natale? – 568.

  1. Ho letto tutto con grande interesse, ma…
    “mi fa sentire bambino.”
    Ecco, questo mi ha colpito, amico mio.
    Ti abbraccio, adulto-bimbo Bort!
    🙂
    gb

  2. Pingback: alle origini dei vangeli secondo Matteo Luca: alcune idee sulla Fonte Q – 121 – Cor-pus 2020·

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