24 risposte a “Michel Agnolo Florio, Shakespeare, il siciliano. 39-cp 09/305

  1. Nessuno ha pensato che i DUE GENI potessero essere stati gemelli separati alla nascita? Portando lo stesso nome, tradotto in lingue diverse, si sono incontrati per via di segnalazioni familiari. 🙂

    • che Shakespeare fosse siciliano, più ci penso e più me ne convinco; ma che avesse addirittura un gemello?

      è una ipotesi affascinante, ma purtroppo destinata a rimanere tale, in mancanza anche di semplici indizi.

      perché separare i due gemelli? questo soprattutto mi sembra il dubbio al quale si dovrebbe poter provare a dare una risposta.

      e poi, come mai il gemello siciliano avrebbe prodotto una sola commedia a 16 anni (nello stesso stile del fratello, oltretutto), che il gemello naturalizzato inglese avrebbe poi tradotto trent’anni dopo almeno?

      e perché il primo gemello si sarebbe portato dietro in fuga dalla Sicilia proprio quel testo?

      no, credo che la tua ipotesi non farà strada.

      se poi pensi a quanto accuratamente la chiesa sia riuscita a nascondere il fratello gemello di Jeshu, Giuda il Gemello, del quale esistono prove certe, temo che il fratello gemello di Shakespeare resterà e sempre e soltanto nel mondo delle ipotesi.

      in ogni caso, una bella ipotesi, grazie…

  2. Assieme ad un amico pittore, siciliano come me, Franco Condorelli, si era a Roma a Campo dei Fiori. Era l’estate del 1978. Avevo voluto rendere omaggio all'”Arrostito” Giordano Bruno, mio personalissimo Maestro. Poco prima si era a piazza Navona e, per recarci a campo dei Fiori, attraversammo una viuzza che collega le due piazze. Mi soffermai davanti a una vetrina di una famosa libreria: Shakespeare & Co. In vetrina era esposto un libro di cui non ricordo il titolo nè l’autore… ricordo soltanto di essere entrato giusto un paio di minuti, il tempo di prendere in mano il libro e leggere con mia enorme sorpresa circa la possibilità che Shakespeare fosse in verità un siciliano come me e Condorelli…

    dico questo perchè proprio Condorelli per circa due anni mi aveva invitato, a mio pensare di allora illegittimamente, ad allestire, in quanto io regista e teatrante, The Tempest. Per due anni mi ero ostinatamente rifiutato a sia pur minimamamente interessarmi all’opera, né tantomeno alla sua rilettura.

    L’attraversamento di quella viuzza, lo sguardo in vetrina, la lettura, sia pur fugace, di quel libro, accesero in me un fuoco.

    Rientrato nell’isola, rilessi l’opera, la studiai approfonditamente, colsi nessi mai visti prima. Soprattutto ricordo con chiarezza la questione del nome del personaggio che poi personalmente interpretai: Calibano, figlio del diavolo Sitibo e della strega Sicorace. Per mettere su quel nome, Calibano, intuii che Shakespeare, o presunto tale, doveva necessariamente conoscere l’opera di Montaigne Des Cannibales. Le assonanze tra Cannibal e Caliban erano a portata d’orecchi, nonché le caratteristiche stesse del personaggio.

    Tutta l’opera fu ridotta e tradotta in siciliano, fu più volte rappresentata, fino a vincere una rassegna regionale di teatro promossa dal comune di Vittoria, e allestita presso il suo teatro comunale.

    Da allora personali vicende mi hanno portato a non interessarmi più al problema, anche perché isolato e privato di notizie aggiornate. A causa, inoltre, di un ostinato rifiuto dell’informatica, solo oggi mi sono aperto a questo mondo, e solo oggi posso avere notizie così approfondite sulla questione, per cui ringrazio chi ha scritto e le sue ricerche.

    Un apporto pertinente questo mio? Non lo so…. tanto dovevo.

    Giovanni Anzalone.

  3. be’, che strana coincidenza: ho giusto archiviato da poco la notizia su Shakespeare a cui avete dedicato il vostro ultimo post, ripromettendomi di tornare sull’argomento in un modo un poco più rigoroso di quanto fatto in quest’ultimo post, che mantiene volutamente un carattere seminarrativo.

    quindi il link che mi avete mandato mi sarà utilissimo.

    vorrei però precisare che, a quanto ho visto finora e se non mi è sfuggito qualcosa, voi parlate di John, Giovanni, Florio, mentre io qui parlo di un altro personaggio come possibile coautore (è una delle ipotesi del post), che è invece Michel Agnolo Florio, sul quale da voi non ho trovato nulla.

    sapete qualcosa di più di questo personaggio, invece? e quel che si legge in rete è fondato, oppure si tratta di bubbole?

    molto interessante e anche convincente l’idea che Shakespeare sia una specie di “marchio” condiviso da più persone; mi avete convinto meno con l’ipotesi che l’alter ego sia Giovanni, non perché non appaia particolarmente adatto per il suo straordinario spessore letterario, ma proprio per questo, invece.

    non riesco infatti ad immaginare come in una vita tanto densa potesse esserci anche spazio per la composizione delle opere di Shakespeare.

    però è indubbio, per qualche particolare che citate, che in qualche modo è stato anche lui della partita: la presenza di un secondo Florio, messinese, a lui parente, chiuderebbe perfettamente un cerchio che a questo punto avrebbe inscritto un rapporto fra tre persone che collaboravano e non solo due..

  4. Se, come dici, Michelangelo Florio era di famiglia ebraica, e se era antenato di William Shakespeare, beh… mi fa pensare a Shylock, che in fin dei conti non è descritto con l’antisemitismo che ci si potrebbe aspettare dall’epoca e dal contesto…

    “I am a Iewe: Hath not a Iew eyes? hath not a
    Iew hands, organs, dementions, sences, affections, passions,
    fed with the same foode, hurt with the same weapons,
    subiect to the same diseases, healed by the same
    meanes, warmed and cooled by the same Winter and
    Sommer as a Christian is: if you pricke vs doe we not
    bleede? if you tickle vs, doe we not laugh? if you poison
    vs doe we not die? and if you wrong vs shall we not reuenge?
    if we are like you in the rest, we will resemble you
    in that.”

    • veramente io non ho proprio mai scritto che Shakespeare fosse di famiglia ebraica: ecco un bell’esempio, il tuo, di volo pindarico… :).

      all’inizio trovi solo la citazione da un articolo di Repubblica che afferma che nell’Ottocento la scoperta del suo ritratto più attendibile creò sconcerto per il suo aspetto da”italiano o da ebreo”: la responsabilità dell’allusione è quindi solo di Repubblica.

      se Shakespeare è da identificare con Michel Agnolo Florio (e ancora non ne sono sicuro, temo che in rete circolino delle scatenate fantasie), certamente l’ipotesi ebraica è priva di fondamento, dati i rapporti della sua famiglia col calvinismo.

      il brano che citi dal Mercante di Venezia è molto suggestivo, ma non credo che possa essere considerato un indizio dell’origine ebraica del suo autore, ma soltanto della sua sensibilità e intelligenza, in una parola della sua genialità.

      • “Se, come dici, Michelangelo Florio era di famiglia ebraica, e se era antenato di William Shakespeare”

        Mi riferisco a queste tue frasi:

        “Michelangelo (non Michel Agnolo) Florio appartiene alla generazione precedente o forse addirittura a due generazioni prima: parla di sè in una Apologia che scrisse nel 1557, due anni dopo il suo arrivo a Soglio, in Valtellina, come pastore.

        toscano, di famiglia ebraica, convertita, era diventato francescano, col nome di frate Paolo Antonio.”

            • 😉 bella battuta.

              aggiungo che sono così poco anti-semita, pur essendo fermamente anti-sionista, che non ho proprio dato peso alla notizia, che pure avevo dato e che si intreccia con le osservazioni riferite sul ritratto, che mi rendo conto di avere proprio trascurato questo aspetto anche nel post.

              dove, parlando del melting pot religioso del Cinquecento ho finito col trascurare la componente ebraica, che pure attraversa e illumina ancora di più tutta la storia anche di Shakespeare.

              grazie di avere richiamato la mia attenzione su questo aspetto.

              Il mercante di Venezia mi aveva sempre colpito negativamente per quello che mi appariva il suo anti-semitismo e l’ho sempre considerata come un passo falso e uno scivolone di Shakespeare verso lo spirito del tempo; anche qui mi hai offerto una chiave di lettura diversa e interessante, di un autore che assume il razzismo dei contemporanei per provare a rovesciarlo; credo che dovrò riguardarmi l’opera per verificare questo nuovo punto di vista.

              • Questa chiave di lettura che troppo benevolmente dici io ti abbia offerto ovviamente non è mia; tra gli altri, si trova ad esempio nei lavori di Michael Best (http://web.uvic.ca/~mbest1/) che si focalizza anche sulla crudeltà di Antonio.

                Quando si viene a parlare di antisionismo si entra in un terreno minato da cui preferisco tenermi lontano.

                • non dico che a chiave di lettura sia tua, dico soltanto che me l’hai presentata tu e che prima non la conoscevo.

                  ho scorso velocemente l’opera (apprezzandone la potenza): direi che è più che altro un’opera sulla crudeltà dei rapporti umani e che l’anti-semitismo vi appare come un dato di fatto neutro, di cui prendere atto.

                  però certamente Shylock finisce con diventare una rappresentazione tipica dell’ebreo in quanto tale: certamente non positiva e destinata, proprio per la potenza della raffigurazione artistica a rafforzare dei pregiudizi antisemiti piuttosto che a metterli in dubbio, pare a me.

                  mi pare difficile ricavare da quest’opera qualche indizio sul fatto che uno dei nonni di Shakespeare potesse in realtà essere l’ebreo convertito di cui stiamo parlando; è vero che non è nemmeno da escludere che Shakespeare stesso, anche se le cose fossero state così, lo ignorasse semplicemente perché la cosa gli venne tenuta nascosta in famiglia.

                  io stesso non riesco a sapere se il mio bisnonno paterno (che teneva un banco dei pegni, a quel che so) fosse un ebreo convertito, come dubito, dato che ho letto anche che il mio cognome originario (che non è bortocal) sarebbe un tipico cognome ebraico, in quanto deformazione del nome Bartolomeo, usato in quel gruppo… (Bar Thalmai, cioè, leggo, figlio del contadino, o figlio del solco, o figlio del valoroso).

                  ma probabilmente soltanto il nome in quanto tale è di origine ebraica, ma non è di per se stesso un nome ebraico; per cui l’unico vero indizio personale è questo vago banco dei pegni…

                  in ogni caso racconto questo soltanto per dire che questa cosa, di cui ho cominciato a dubitare abbastanza tardi, non ha condizionato in alcun modo il mio modo di pensare sulla questione ebraica; e naturalmente si potrebbe fare un esempio illustre sul tema: Karl Marx.

      • Se fosse una canzone. potresti farne una “cover” , una riedizione. E’ passato talmente tanto tempo che sei, suppongo, una persona molto diversa.
        Comunque secondo me è venuto bene perché è pervaso da suspense, colpi di scena. Sono io che non mi sbroglio in mezzo a tutti quei nomi. 🙂

        • piu` che una riedizione di questo, che non credo possa essere rimesso in sesto piu` di tanto (anche se ha avuto un relativo successo e, a suo tempo, risultava uno dei miei post piu` letti) potrei tornare sul luogo del delitto.

          sulla scorta di tre ritratti, questa volta (e ne sai gia` qualcosa… :): guarda caso, tre sono le identita` che ruotano attorno a William Shakespeare autore: William Shakespeare appunto, Michel Agnolo Florio e Giovanni Florio.

          e sotto il nome di Shakespeare ci arrivano tre ritratti fatti mentre era in vita, e sembrano di tre persone diverse…

          una nuova scrittura di tono sempre semi-giallistico, potrebbe partire da qui.

          ma non ce la faccio a scriverla, esigerebbe studi troppo concentrati e la concentrazione in questo momento mi e` difficile, dato che sono concentrato su altri problemi…

          grazie dell’incoraggiamento, comunque 🙂

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