Hegel come antidoto alle leggi di Murphy. – borforismi [141]

19 ottobre 2012   venerdì   14:56

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se c’è qualcosa che non capisci, non preoccuparti: da qualche parte la spiegazione c’è.

tutto ciò che è reale è razionale. 

se qualche volta quel che credi non ti sembra vero, non preoccuparti, è certamente soltanto un’impressione ottica: il lieto fine è assicurato.

tutto ciò che è razionale è reale.

* * *

è strano che l’hegelismo ridotto in pillole sembra soltanto una legge di Murphy rovesciata.

* * *

dicesi “legge di Murphy”, dal titolo di una celebre serie di libri, una raccolta di osservazioni paradossali e dunque anche umoristiche che evidenziano una specie di pessimismo cosmico connaturato alle cose.

cito la più famosa:

se qualcosa può andare storto, lo farà.

nel mondo di Hegel vigono delle leggi di Murphy al contrario, che non fanno per niente ridere, del tipo:

anche se qualcosa può andare storto, non lo farà mai, e se lo farà sarà soltanto un momento di antitesi che verrà superato.

però è vero che può far ridere (i non hegeliani) pensare all’hegelismo come al rovesciamento delle paradossali leggi di Murphy; questo lo rende in questo modo paradossale a sua volta e particolarmente umoristico.

“Se tutto va bene, evidentemente tutto funziona perfettamente” è una frase che evidentemente non fa ridere nessuno.

ma comincia a diventare comica se la pensiamo come la negazione di un’altra legge di Murphy:

Se tutto è andato bene, evidentemente qualcosa non ha funzionato.

dire che il Bene assoluto è lo scopo a cui tende il processo dialettico diventa umoristico se lo pensiamo come la negazione di un’altra Legge di Murphy:

Non è vero che “Non tutto il male viene per nuocere”; anche il bene, quando arriva, lo fa.

ricordo anche la terribile doppietta di Murphy:

Quando non piove, diluvia.

Quando piove, diluvia.

* * *

leggo da wikipedia che l’origine delle leggi di Murphy sta nel commento che il medesimo, ingegnere, dedicò al fatto che nel montaggio di 16 accelerometri che potevano essere montati in due modi, uno giusto ed uno sbagliato, tutti i 16 addetti li montarono in modo sbagliato:

se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi può condurre ad una catastrofe, allora verrà fatta in quel modo.

61 risposte a “Hegel come antidoto alle leggi di Murphy. – borforismi [141]

  1. Ritorna Hegel, Hegel che ti perseguita:-)
    Io vorrei allontanarlo da te, non porta bene 🙂
    Ti lascio solo la razionalità che è buona 🙂
    Per distarti da lui ho pensato di fare dapprima una domanda, la solita, e poi di aggiungere, con l’aiuto di qualcuno, qualcosa. E’ possibile sostenere che siamo guidati dalla ragione, più che dall’impulso o dalla passione?
    Aggiungo altre domande impreviste. Cosa si intende per comportamento razionale? E il comportamento reale cos’é? Quando sbagliamo in una scelta, c’è un difetto di razionalità nella scelta? Penso a Simon e alla sua “razionalità limitata”. E credo che abbia ragione quando dice che spesso non riusciamo a fare scelte razionali perché non abbiamo consapevolezza di quello che vogliamo o perché abbiamo notizie scarse per
    una decisione consapevole. Ed è per questo che i comportamenti effettivi non sono idonei a soddisfare i nostri desideri. Come dire sappiamo di volere ma non siamo in grado di ottenere quello che vogliamo. Siamo animali da soma e poi leoni e mai fanciulli.
    Somiglia alla volontà debole, l’akrasìa dei greci: sappiamo cosa è razionale fare ma non riusciamo a metterlo in atto.

    • ma no, sono io che perseguito Hegel semmai!! 😉

      credo di avere concluso i miei conti con lui, con questo post: il titolo originale, sai, era l’Hegel della casalinga…, poi ho pensato che era un poco maschilista, ma insomma, mi sono liberato di lui con questo mantra: Hegel, l’anti-Murphy.

      se poi insisto tanto su di lui è per tutta la linea di pensiero: da Hegel viene Marx, cioè una visione parareligiosa e non probabilistica della lotta di classe; bisogna fare i conti con queste cose, se non si vuole restare dentro vecchi modi di pensare (parlo dei miei, ma chissà, dovrei anche accettare che in ogni modo saranno dei vecchi modi di pensare…; probabilmente il problema che mi pongo sul rapporto Hegel Marx non è neppure più attuale; anzi, che uso il “probabilmente” a fare? o almeno non lo è in Italia o qui lo è per pochissimi).

      quanto all’interrogatorio:

      1. no, non siamo guidati dalla ragione (per fortuna): anche per questo Hegel è ridicolo.

      2. gli occidentali per comportamento razionale intendono un comportamento ispirato al calcolo individuale; i cinesi invece un comportamento coerenti con l’opinione dominante (v. Vacca, La nube e il telaio).

      3. il comportamento reale? no, non so che cosa sia; è forse il comportamento del re? 🙂

      4. quando sbagliamo in una scelta, c’è errore nella scelta; l’errore può venire anche dal fatto che abbiamo fatto una scelta razionale… 🙂

      5. quanto a Simon e alla sua “razionalità limitata”, sorry, non conosco Simon, e non mi pare il caso di rimediare con letture affrettate su wikipedia, però potrei provare ad imparare… 🙂

      6. potrei solo commentare che, anche se la nostra razionalità è limitata, decidiamo (crediamo di decidere) lo stesso: è questo che tiene in piedi il mondo.

      7. la ragione, ma perfino la coscienza hanno poco a che fare, del resto, con la decisione, alla quale entrambe si adattano post factum, come possono: siamo molto bravi a raccontarci bubbole e a convincerci di essere liberi, noi…

      8. questo spiega anche tutti i dissidi del tipo “vedo il meglio ed al peggior m’appiglio”: meglio sarebbe prenderne atto, cioè prendersi sotto gamba, sorridere della ragione e sostituirle la semplice temperanza.

      (trovo piuttosto antipatico il mio tono sentenzioso nei commenti; se lo è per me, immagino per te; grazie per la pazienza, ma non riesco a sostituirlo facilmente, sob).

      • Sul comportamento reale o effettivo
        Non so del re, ma qualcosa so di me. Ti è piaciuta la rima?
        Per risponderti devo farmi aiutare dal nostro Sen mentre critica Rawls e la sua giustizia come equità ( a Redpoz piace Rawls e ti ha avversato citandolo).Rawls si affatica a individuare le “istituzioni giuste” anziché le “società giuste” che sì devono fondarsi su buone istituzioni, ma non devono perdere di vista i comportamenti effettivi, vale a dire ciò che le persone vivono realmente. E infatti, se anche accettassimo per buono il fatto che le istituzioni sociali possano individuare la condotta “ragionevole” o “giusta”, resta da vedere come le istituzioni si comporteranno lì dove il comportamento dei singoli può non coincidere con quel comportamento ritenuto “ragionevole”. Sen si pone una domanda é possibile individuare istituzioni “ragionevoli”? Per Sen chi vuole ricercare la giustizia deve fare riferimento anche ai comportamenti pratici. Bortocal, se ti piace questo tema possiamo continuare

        • direi di sì: sono così ignorante di queste cose, e il mio blog si è trasformato in un covo di giuristi 🙂 🙂 ;), proprio il campo di cui sono più ignorante che in altri.

          però ti chiederei il favore di procedere per punti (sinteticamente), perché ti confesso di non avere capito praticamente nulla di questo tuo commento, neppure dopo un’abbuffata di wikipedia su Rawls.

          posso chiederti che cosa intende Rawls per giusto? e cioè che cosa significa la sua concezione della giustizia come equità?

          procediamo con calma, un punto alla volta, se no… mi si annebbiano gli occhi. 🙂

          • Le riflessioni sulla giustizia più o meno si possono riassumere in un antico dilemma non ancora risolto: la giustizia è un ideale dalla perfetta forma e fuori dalla nostra portata? La giustizia è un criterio pratico, difettoso e rivisitabile, che dobbiamo riconoscere come linea guida per prendere decisioni concrete e migliorare la nostra vita e quella degli altri?
            Rouwls dice sì alla prima domanda. Sen dice sì alla seconda domanda.
            Rowls vuole definire il modo e i contenuti di regole perfettamente giuste, senza però mettere a raffronto le diverse pratiche di giustizia per valutarle.
            Si tratta di una visione “trascendentale” della giustizia che Sen contraddice, mostrando ampiezza di orizzonti e intelligenza e grande umanità. Sen ritiene che bisogna partire dalle strutture sociali esistenti e sul dialogo pubblico condotto con razionalità, razionalità quale strumento per ridurre le più grandi ingiustizie.
            Per Rawls si tratta di definire una volta per tutte e in astratto cosa debba essere considerato “giusto”. Per Sen si tratta di scegliere comparativamente tra diverse alternative e diversi ragionamenti. Cioè di ascoltare la moltitudine di voci da chiunque provengano. Si tratta di avere capacità di ascolto e di superare barriere mentali e localizzazioni.
            Sono stata chiara? Se sì, sono contenta: Non vorrei fare un torto a quella meraviglia di Sen e anche al simpatico Bortocal 🙂

            • ecco che ho appena finito un lunghissimo post domenicale (il mio primo post su commissione, se non sbaglio) e all’istante giusto compare il tuo commento.

              sei stata chiarissima, grazie davvero per il tempo dedicatomi.

              ma sei stata anche obiettiva? oppure l’amore per Sen (condiviso, come sai, anche dal tuo nuovo adepto) ti ha reso parziale?

              detta così, come hai fatto tu, mica ci sono dubbi che Rawls è il cattivo e Sen quello che ha visto giusto.

              ma possibile che le cose siano proprio così chiare?

              (incontentabile, come vedi: se non sei chiara non lo sei abbastanza, se sei chiara lo sei troppo :))

              • Il pensiero di Sen è chiarissimo come lo è quello di Rawls, io ho appena suonato il la.

                Certo l’innamorata è spesso cecata ma in questo caso cecata dalla bellezza di un grande e di un piccolo 🙂 simpatico 🙂

                • mi sento petulante, ma rispondi solo se hai tempo e voglia.

                  leggo su wikipedia, alla voce su Rawls e alla sua definizione di giustizia:
                  Dice Rawls: ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri ed in secondo luogo che le ineguaglianze economiche e sociali sono ammissibili soltanto se sono per il beneficio dei meno avvantaggiati. Quest’ultima affermazione è alla base del principio di differenza, secondo cui le ineguaglianze in termini relativi tra i membri della società sono giustificate se comportano un beneficio, in termini assoluti, anche per i meno avvantaggiati. Ciò porterebbe ad un risultato equo: nella società nessuno avrebbe né troppo, né troppo poco.

                  nella mia ignoranza non vedo sostanziali differenze, salvo che di impostazione metodologica, in un caso “filosofica” in un altro più sociologica fra quel che dice Rawls e quel che dice Sen: a me pare che stiano dicendo la stessa cosa con linguaggi parzialmente diversi.

                  dov’è che sbaglio? grazie se e quando vorrai e potrai.

                  • Sen è stato influenzato dall’insegnamento di Rawls, suo amico e collega, e come lui ritiene che l’indagine sulla giustizia debba essere legata all’idea di equità dalla quale deriva. Principio cardine della “giustizia come equità” è la “posizione originaria”, una ipotetica situazione di iniziale equità, dove tutti i gruppi sociali non sono consapevoli dei propri interessi e della propria identità, perciò chi li rappresenta compie scelte all’ombra di questo “velo d’ignoranza”. Ed è in tale situazione che vengono scelti i princìpi di giustizia in modo unanime.
                    E’ questo il punto da cui parte Rawls per sviluppare la giustizia sociale. Sen ha seri dubbi che partendo dalla “posizione originaria” si possa arrivare a scegliere princìpi da cui ricavare le istituzioni giuste, ed è per questo che la teoria di Rawls non risulta utilizzabile.Una teoria che non prende in considerazione la possibilità
                    di errori, credendo in una soluzine presa una volta per tutte di sicuro non regge, dico io.Manca in Rawls, ed è presente in Sen, la ragione pratica, piuttosto Rawls sembra dettare formule dettagliate per ottenere la giustizia sociale.
                    La giustizia di Rawls, come riportato da te, prevede il primato della libertà e requisiti di parità e istanze di equità ed efficienza, dare priorità alla promozione dei benefici dei soggetti più svantaggiati. Ma anche qui
                    Rawls eccede in determinatezza, senza considerare una serie di elementi:
                    -si preoccupa di individuare i di una società perfettamente giusta e si scorda di dare risposte comparate a questioni di giustizia;
                    -non si preoccupa di considerare che nella posizione originaria alcuni possono continuare a sostenere prncìpi di giustizia diversi;
                    – non considera il fatto che , nonostante il ontratto sociale, alcune persone possono non comportarsi in modo ragionevole;
                    – non prevede sistemi di correzione di fattori meramente locali;
                    -i suoi pricipi di giustizia sono finalizzati alla scelta delle “istituzioni giuste” senza prendersi cura delle realizzazioni sociali.
                    E come se Rawls chiudesse gli occhi di fronte alla realtà.

                    • perfetto, grazie,

                      quindi, mi pare di capire, Sen condivide la giustizia come equità, ma poi non accetta che per definire l’equità si debba ricorrere alla nozione di posizione originaria.

                      quindi per Sen la giustizia è pur sempre equità, qualcosa di più mutevole, empirico e variabile: ho capito bene?

                      ma che cos’è l’equità secondo Sen? ne definisce in qualche modo la natura oppure la lascia fluttuare nel campo delle sue diverse determinazioni empiriche senza provare a dire che cosa è in se stessa?

                      (in qualche modo modo quello fra Rawls e Sen potrebbe sembrare un dialogo socratico fra Socrate che cerca l’idea dell’equità, ed un “sofista”, cioè un pensatore empirista, che nega che possa darsene una spiegazione universale; forse Rawls è un platonico e Sen un empirista?)

                      scusa la grossolanità di alcune osservazioni..

  2. Ma no, il tono ti si addice ed è il tuo 🙂 E poi è razionale, come quello dei giudici sillogistici 🙂
    Dai che sei anche simpatico, ma alla fine dei commenti 🙂

    • diventerò simpaticissimo quando imparerò a scrivere soltanto le conclusioni, allora… 🙂

      per il resto è proprio questo che mi fa incavolare di me: si può continuare a provare a demolire la ragione in modo così razionale, dìrei quasi dottorale?

      direi che qui qualcosa non torna 🙂

      e questa credo che sia una conclusione…

      • Si può demolire la ragione con la ragione? Boh….c’è qualcosa che non convince. In questo modo hai la ragione sempre tra i piedi! Non va bene e bene non fa. Devi riconoscere che se la ragione (o occhi) è ingiusta è meglio far parlare il cuore che ragione non è. L’ideale comunque è dare a ciascuno il suo e farli andare d’accordo. So che mi contraddirai e per questo ti ricordo l’antico sonetto 47 di Shakespeare

        • sì sì, un poco sorpreso che una semplice battuta abbia dato lo spunto a considerazioni così dense, rispondo che, direi proprio, la principale caratteristica della ragione, come forma di pensiero, è che è l’unica in grado di criticare se stessa.

          la fede ad esempio non può farlo.

          ed è proprio questa capacità di autodistruggersi che rende la ragione preferibile.

          tutti coloro che credono che possiamo arrivare alla Verità scelgano altre strade e non prendano la via della ragione, perché sarebbero delusi e sarebbe la ragione per prima a ribellarsi contro questa pretesa.

          in questo modo però è vero quel che dici, e cioè che la ragione diventa irrinunciabile per tutti coloro che amano dubitare.

          chi potrebbe alla ragione dire ingiusta
          se non il cuore, più ingiusto di lei?

          non vieta ragione al cuore di parlare,
          quell’arrogante che non sa tacere.
          ma non pensar che insieme possan stare:
          sarebbe tirannia senza rivali.

          son fatti per opporsi l’uno all’altra,
          e il loro karma è quello di obiettare.

          vige nella mente divisione di poteri.
          accordali tra lor, ragione e cuore,
          ed ecco avrai distrutto l’habeas corpus.

          e se sono propri gli occhi di ragione,
          cieco si fa l’amore invece per esistere.
          chi senza occhi ama, può vedere?

          ti dico quindi, o cara:
          l’amore è sempre contrario alla ragione
          e la ragione dall’amor discorda.

          come hai fatto ad indovinare che proprio su questo punto particolare ti avrei contraddetta??? 🙂 🙂

          come ricordi, non sono convinto che gli occhi in quel sonetto di Shakespeare rappresentino la ragione. 🙂

          • Bortocal, gli occhi del sonetto sono quelli che avversano il cuore, fattene una ragione perché è ragione 🙂
            Devono stare insieme senza rimedio distinti e non divisi come dici tu “vige nella mente divisione di poteri.
            accordali tra lor, ragione e cuore,ed ecco avrai distrutto l’habeas corpus”. I poteri hanno bisogno di contrappesi non di divisioni, devono controbilanciarsi a vicenda perché altrimenti un potere se lasciato solo si corrompe.

            • divisione dei poteri, cara maria, non è divisione in assoluto, perché proprio divisi i poteri collaborano meglio.

              su cuore e ragione non mi hai non solo convinto, ma neppure trascinato emotivamente 🙂 :): e diffido delle ricomposizione di dissidi necessari in cui qualcuno deve sottomettersi.

              se cuore e ragione potessero andare insieme per principio, che motivo avrebbero di essere distitnti?

              però questi sono argomenti che si propongono almeno di essere razionali, e dunque sono privi di forza.

              su Shakespeare,

              è un barocco, non è un romantico; continuo ad essere convinto che l’opposizione sentimento ragione di cui noi parliamo tanto qui sopra gli sia sconosciuta e che non gliela possiamo imporre a forza.

              e nel sonetto 47 gli occhi di Shakespeare sono desiderosi e festeggiano: atteggiamenti ben poco razionali.

              ma non riprenderemo adesso una discussione già fatta, come se ci mancassero altri argomenti su cui dissentire costruttivamente… 🙂 🙂 🙂

  3. “se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi può condurre ad una catastrofe, allora verrà fatta in quel modo.”

    funziona solo ragionando a posteriori. E’ ovvio che una catastrofe è il risultato di una serie di eventi che bisogna percorrere in un certo tempo e in un predeterminato ordine. Una solo incongruenza evita la catastrofe 🙂

    • mi sono preso tempo, per capire meglio.

      mi sembra evidente che le “leggi di Murphy”, che si presentano come leggi per così dire fisiche, non sono assiomi o postulati, ma frutto dell’esperienza: hanno un carattere spiccatamente e sarcasticamente induttivo, hanno l’aria di uno che borbotta qualcosa mentre si massaggia i lividi…

      o no? 🙂 😉

      a questo proposito ti enuncio su due piedi una nuova legge di Murphy:

      se una catastrofe è il risultato di una serie di eventi che bisogna percorrere in un certo tempo e in un predeterminato ordine e una sola incongruenza evita la catastrofe, questa incongruenza non ci sarà. 🙂

      • mi sembra giusto prendersi qualche momento per riflettere 🙂 . Ad ogni modo già il fatto di parlare di catastrofe indica che dietro ci stanno alcuni eventi che devono per forza essersi verificati. Insomma se qualcosa poteva andare storto lo ha fatto (o lo farà) in modo che si arrivi ad un certo evento finale.
        Se la mettiamo così le leggi di Murphy non fanno altro che confermare una certa catena di eventi (percorso sequenziale) che devono verificarsi per dar vita alle peggiori paure di una persona.

        Diciamo che ho avuto un corso che si occupava proprio di cose di questo genere, si chiamava “Fattori Umani”. In campo aerospaziale è particolarmente importante riuscire a rompere la catena degli eventi prima che si giunga alla catastrofe. Bisogna assicurarsi che almeno un punto della catena sia in perfette condizioni, oppure sconvolgere l’ordine degli eventi in modo da evitare l’evento finale. Per esempio il motore di un aereo che subisce danni in seguito all’urto con un oggetto da forti vibrazioni che possono provocare danni all’ala o alla fusoliera di un aereo. Però prima che questo succeda faccio in modo che i sostegni del motore si rompano facendo cadere a terra il motore.

        Quindi non è vero che una catastrofe sia inevitabile 😉 . Nel caso degli ingegneri e degli accelerometri basta assicurarsi che almeno un altro elemento possa garantire che il montaggio sbagliato di quel componente possa essere isolato per evitare la catastrofe 😀

        • molto interessante questo punto di osservazione ingegneristico aerospaziale sulle leggi di Murphy, afo… 🙂

          certamente le catastrofi non sono inevitabili, altrimenti non sarebbe mai il caso di salire su un aereo.

          però, come dicevamo, le leggi di Murphy si applicano alla perfezione alle catastrofi accadute.

          ma solo a quelle, dirai tu: e quindi che leggi sono?

          sono leggi di Murphy, appunto: e il loro aspetto umoristico consiste nel fatto che presentano come leggi universali aspetti che invece sono applicabili solo a casi negativi particolari.

          in questo modo fanno pensare che la catastrofe particolare sia una legge universale.

          potrebbero avere ragione, però, se fosse valida quest’altra legge di Murphy,che di nuovo invento al momento:

          se una catastrofe è solo l’effetto particolare ed unico di una sequenza di eventi molto rara a verificarsi nel tempo, datele il tempo necessario, e diventerà una catastrofe universale.

          • con l’ultima frase ci stiamo un avvicinando un po’ di più alla realtà. Magari non diventerà universale però il caso particolare esiste sempre. Ci sarà, dato un certo intervallo di tempo abbastanza lungo, almeno un’evento in cui la catastrofe accadrà, però è del tutto normale altrimenti non avrebbe senso di esistere la probabilità degli eventi. In fondo le leggi di Murphy sono utili, se viste in termini probabilistici, perché aiutano a individuare i punti deboli della catena, punti in cui bisogna fissare le reti di sicurezza. Più si riesce a dotare il sistema di reti di sicurezza più probabilità ci saranno che si eviti la catastrofe.

            Diciamo che Murphy ha ragione solo qualche volta. Un po’ come puntare su un numero alla roulette. Qualche volta si vince 😆

            • sì, però io dicevo una cosa leggermente diversa, che, se vuoi, è poi una variante della legge dell’entropia: in un tempo sufficientemente lungo tutti i sistemi irresistibilmente degradano, cioè la catastrofe complessiva è solo questione di tempo.

              qui sto sparando leggi di Murphy peggio di Murphy stesso (che poi è solo un prestanome che ha generato la prima legge, ma non le scrive lui).

              • se la metti in termini di entropia avresti ragione 🙂
                in fondo è lo stesso principio che ci garantisce che il nostro universo abbia avuto un’inizio. Non c’è ragione per dubitarne, almeno finché non scopriremo che l’universo ci nasconde qualche sistema di reversibilità dell’entropia.

                • il fatto che il nostro universo si sta espandendo ad una velocità progressivamente accelerata è piuttosto sconcertante e non ci lascia molte speranze di inversione dell’entropia, che credo sia in realtà proprio in connessione con questa dilatazione che alla fine lo farà come evaporare in una specie di nulla.

                  la reversibilità dell’entropia sarebbe possibile ad esempio, se ad un certo punto l’universo ricadesse su se stesso ponendo le premesse di un nuovo big bang.

                  ma del resto corrono tempi duri anche per il big bang stesso… 😉

                  • io non l’ho mai visto espandersi 🙂
                    se si espande veramente come si dice allora gli effetti dovrebbero essere osservabili, su piccola scala, anche all’interno del nostro sistema solare. Al momento non ho letto niente su studi del genere, il che non vuol dire che non esistano.
                    E comunque alcune galassie si avvicinano a noi mentre altre si allontanano. Probabilmente sono di più quelle che si allontano, o magari sembrano farlo. In fondo non sappiamo nemmeno se la materia che compone altre galassie sia della stessa natura della nostra. Potrebbe benissimo essere funzione di particolari caratteristiche di campo locali. Quindi la radiazione emessa potrebbe persino non essere confrontabile con quella che possiamo analizzare nel nostro sistema.

                    Però ufficialmente si espande… quindi a me va bene così 😀

                    • parlando dell’universo, non l’ha mai visto espandersi direttamente nessuno, però l’effetto red shift pare non lasci molte altre interpretazioni (anche se potrebbero essercene…).

                      tutti ci fidiamo o tanto o poco di quel che ci dicono.

                      la scoperta della sua progressiva accelerazione è recente, diciamo di circa una decina d’anni (dimentichi che sono un lettore sistematico delLe scienze).

                      un esempio a caso: http://www.bo.astro.it/sait/spigolature/spigo200base.html

                      Un’ultima considerazione riguarda l’età dell’universo. Se l’universo è in espansione accelerata, esso risulta essere più vecchio di quanto non si pensasse. Infatti in passato l’espansione era più lenta, e dunque il cosmo deve avere impiegato un tempo maggiore per raggiungere le dimensioni odierne rispetto al caso di un’espansione frenata, in cui le velocità, in passato, erano maggiori delle attuali.
                      Queste valutazioni pongono fine ad una diatriba sorta pochi anni fa tra cosmologi ed astronomi, dal momento che questi ultimi stimavano, per le stelle più vecchie, un’età superiore a quella valutata per l’universo! Benché nel tempo le stime di queste due età tendessero a convergere verso valori mutuamente consistenti, la scoperta di un’espansione accelerata risolve definitivamente il problema.

                      certamente l’espansione generale non impedisce che alcuni corpi si muovano in altre direzioni, per esempio la nostra galassie e Andromeda sii stanno avvicinando e sono destinate a fondersi, fatto che probabilmente porrà fine anche al sistema solare.

                    • quello che volevo dire è che l’effetto doppler si basa sul fatto che qui e dall’altra parte vi sia una stessa gamma di mattoncini di cui è composta la materia. Niente vieta che dall’altra parte gli “atomi” stabili abbiano caratteristiche leggermente diverse in base all’ambiente in cui “vivono”. Un po’ come i pesci, ci sono pesci di profondità e pesci che vivono vicini alla superficie. Sono simili ma entrambi i gruppi hanno adattamenti particolari che li fanno sopravvivere al rispettivo campo di pressione. Quindi in base alla quantità di materia, di radiazione, di velocità di rotazione una galassia potrebbe possedere una specie di campo che determini una serie di possibili strutture atomiche stabili. Un atomo leggermente più grande potrebbe emettere una radiazione con lunghezze d’onda “strane” che noi correggiamo come “red shift” per dire che è comunque idrogeno :D. Per non parlare del fatto che le informazioni noi le otteniamo ricevendo segnali che viaggiano attraverso un mezzo intergalattico che al 99% non sappiamo di cosa sia costituito.

                      Però ovviamente questi sono solo ragionamenti privi di qualunque fondamento concreto.

                      L’altra cosa strana è che telescopio dopo telescopio riusciamo a vedere sempre più lontano. E di galassie ne troviamo sempre di più man mano che ci allontaniamo nelle profondità dell’universo. Gli esperti le presentano come baby galassie, però a me sembrano del tutto uguali a quelle più vicine 😦

                      Ad ogni modo… credo che siamo allontanati un bel po’ dalla discussione iniziale 😆

  4. @ afo

    le tue osservazioni su spiegazioni alternative in astratto non fanno una grinza, ma non sono in grado di valutare se tecnicamente tengono; naturalmente siamo costretti tutti un po’ a fidarci di quelc he ci dicono, e siccome sono osservazioni abbastanza semplici sono portato a pensare che in ambito scientifico possano essere già state esaminate e scartate

    del resto, a quanto se ne sa , il principio della uniformità strutturale dell’universo funziona abbastanza bene, tanto è vero che si ritiene che variazioni delle costanti universali abbiano luogo solo in eventuali universi diversi.

    sono peraltro anche io convinto come te che le teorie che diamo per scontato nel campo cosmologico siano particolarmente fragili, e certamente, spiegato in altro modo il red shift, crolla anche il big bang.

      • beh, come dice Murphy, se un fatto scientifico può essere spiegato con una teoria rigorosa e difficile oppure con una favoletta, è la seconda che diventerà di dominio pubblico.

        del resto una variante anticipatrice delle leggi di Murphy, applicabile anche alla filosofia, è la legge di Gresham, che è una vera legge dell’economia e non un paradosso sarcastico:
        la moneta cattiva scaccia quella buona.

        variante espositiva di Murphy:
        se in un paese circolano una moneta buona e una cattiva, alla fine tutti useranno quella cattiva, perché quella buona finirà dentro i materassi… 🙂

        • non mi tentare sulla cattiva strana 😀 . Se non si è visto sto ampiamente evitando di parlare di temi economici.
          però dici che ora che ci scambiamo cotone (per non dire carta) come fosse oro stiamo meglio? In fondo appena hanno creato i vari titoli finanziari su cui investire si è in parte ripresentata la legge di Gresham. I titoli buoni nel materasso… gli altri possibilmente piazzati al “cliente”.

          Ad ogni modo la mia favoletta non è ancora diventata di dominio pubblico. Non profumerà mai come quella ufficiale 😆 .

            • lascia perdere… oggi sono finito, per errore forse, ad una presentazione di Intesa SanPaolo per candidati in cerca di lavoro. E’ stato bellissimo… una presentazione che faceva della banca una specie di paradiso a cui tutti vogliono accedere. “Le persone sono una risorsa” dicevano. Peccato che alla fine dalle domande si è capito che erano una “risorsa da sfruttare” 😆

              • io lascio perdere, ma tu non dovresti.

                perché non allunghi un poco il tuo commento e mi descrivi un po’ meglio la riunione, che ne facciamo un post? a me pare un tema interessante.

                per la verità ci siamo quasi, però è un poco breve per lo stile di questo blog: mi serve soltanto qualche nota di colore, qualche pezzettino di relazione, giusto per potere disseminare un poco di ironia in più… 😉

                • in realtà non è niente di particolarmente interessante. Ero andato a chiedere informazioni alla bella signorina che si occupava di gestire la “sala presentazioni”. In pratica c’erano un paio di aziende che a turno tenevano una breve presentazione della propria attività in modo che i candidati si facciano un’idea prima di lasciare il loro CV. Ad ogni modo non so come… alla fine ci sono finito dentro anch’io. Ovviamente a quel punto mi sembrava maleducato andarmene, quindi mi sono seduto.

                  Credo che la presentazione sia durata in tutto sui 45 minuti di cui 15 di domande. E’ iniziata con una certa panoramica sulla banca, sui suoi ottimi obiettivi (aiutare il territorio e il cliente) per migliorare lo sviluppo economico.
                  Segue poi una spiegazione su come è strutturata la banca, e qui viene fuori che ci sono 50 mila altre piccole banche che in realtà fanno parte dello stesso gruppo Intesa. A detta del signore che si occupava della presentazione: il “cliente” (parola che ricorre continuamente…) preferisce che la sua vecchia banca non cambi nome, un modo per sentirsi più sicuro.
                  Si passa poi a illustrare come una persona viene inserita all’interno della struttura aziendale (percorso di selezione, formazione ecc) molto in breve. Si chiude ovviamente col delineare la figura del candidato perfetto. E qui vengono elencate sulle schermo tutte le migliori virtù di una persona, anche se in realtà immaginavo che a loro servissero persone con caratteristiche esattamente opposte. Hai presente sui contratti bancari le scritte segnate con numeri che indicano la presenza di una legenda a fine paragrafo con spiegazioni dettagliate? ecco… tutta la presentazione era piena di spiegazioni di questo tipo, che forse nemmeno quello in prima fila riusciva a leggere (e infatti un tizio in prima fila mi sembrava abbastanza incavolato tanto che quello che presentava non gli si avvicinava nemmeno 🙂 )
                  Ad ogni modo tra le altre cose mi è rimasta impressa nella testa la frase “Le persone sono una risorsa” 😀
                  La presentazione si chiude e si lascia lo spazio alle domande del pubblico.

                  Le prime domande riguardavano aspetti tecnici per quel che riguarda la selezione del personale. Un primo elogio alla tecnologia che è riuscita a risparmiare la fatica di dover analizzare scatoloni di CV in cerca del migliore (perché ovviamente si da spazio al merito, precisato più volte). Ora si usa la ricerca automatica tra i CV, una specie di programma tipo google. In pratica ora dei migliaia di CV se ne scelgono a cavolo un centinaio. In pratica si inseriscono delle richieste e così si va a “raffinare” la ricerca (quindi qualche migliaio di CV non vengono nemmeno guardati). Però niente vieta che i criteri per “raffinare la ricerca” siano “figlio di tizio” 😀 . Comunque i 100 CV rimasti vengono esaminati manualmente in dettaglio e alla fine sarà solo 1 a vincere (infatti… il figlio del direttore del presidente… lasciam perdere).
                  Altre domande riguardavano le tipologie contrattuali. Ci confermano che nemmeno loro sanno come si muoveranno in questo ambito. Chiarisce però che per i più giovani si prevedono dei stage, contratti di apprendistato per tre, quattro, dieci, vent’anni prima di essere licenziato (perché si chiarisce subito che adesso c’è più facilità in uscita). Accenna brevemente al fatto che al momento per i contratti di apprendistato non si è capito se c’è un limite di età (avranno qualcosa in mente?). Insomma prima di morire sarà un miracolo se uno riuscirà a mettere da parte i soldi per farsi seppellire, è molto più probabile che finisca lui stesso per diventare debitore della banca.
                  Per finire mi ricordo che quello che presentava diceva che nel 2009 (o 2010 non ricordo) ne avevano assunti 3000, nel 2011 erano arrivati a 1000 e quest’anno, al mese di ottobre, sono ancora fermi a un centinaio. E qui c’è stato un po’ di silenzio (e forse un po’ di panico).

                  Fine. C’ho messo un po’ di ironia propria, e qualche ragionamento personale… ma il succo dovrebbe essere rimasto lo stesso 😆

  5. “ma che cos’è l’equità secondo Sen? ne definisce in qualche modo la natura oppure la lascia fluttuare nel campo delle sue diverse determinazioni empiriche senza provare a dire che cosa è in se stessa?”. Ma cos’è l’equita? Sen risponde:” Questa idea fondamentale può configurarsi in varie forme e in vari modi, ma sempre tenendo al centro l’esigenza di evitare distorioni nelle nostre valutazioni, di prendere in considerazione anche gli interessi e le priorità altrui, in particolare di non lasciarsi influenzare da interesi, pregiudizi, propensioni o predilezioni personali. A grandi linee , si può pensare l’equità come un’istanza di imparzialità”.
    Buon pomeriggio, Bortocal 🙂

    • cara maria, è proprio tutto qui quello che Sen dice dell’equità?

      se fosse così, allora avevo ragione a dire che lascia indeterminato il concetto, anzi ancora più indeterminato di quanto pensassi.

      a me pare che l’equità sia un concetto sociale e l’imparzialità un concetto morale; è cero che, forzandolo, può essere applicato anche al campo del funzionamento istituzionale, però definire l’equità come imparzialità a me pare che corrisponda ad un atteggiamento neutrale delle istituzioni riguardo alle disuguaglianze e che escluda implicitamente un intervento attivo per rimuoverle.

      se fosse così, per fare un esempio, le “quote rosa” non sarebbero eque, perché non sono imparziali, ma mi pare che questo contrasti con altri aspetti del pensiero di Sen che mi hai fatto conoscere…

      hai una frase che sintetizzi l’idea di equità di Rawls?

      (ti faccio proprio lavorare, eh eh).

      il pomeriggio è passato, non male, e oggi la mia giornata lavorativa è finita alle 20:30.

  6. @ afo

    evidentemente siamo entrambi persone di parola e ci prendiamo sul serio, eh eh.

    riguardo alle presunte altezze non saprei cosa dire, immagino che tu sia più alto di me, perché non è difficile… 🙂

    per il resto, più che la bellezza dell’esposizione mi interessa… l’interesse e l’utilità: vedo che c’è già un discreto dibattito; anzi ho cominciato a rispondere io, ma non voglio certo toglierti la parola, anzi ti prego di rispondere.

    mi hai aiutato a coprire un argomento che per la mia età non riuscivo a trattare con esperienza diretta, e dunque non facciamola troppo lunga, ti ringrazio e basta.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)