Ratzinger contro il vangelo taoista di De Mello. 288

venerdì 10 giugno 2011 21:47
 
A un gruppo di discepoli che desideravano
ardentemente
andare in pellegrinaggio, il maestro disse:
“Prendete con voi questa zucca amara.
Immergetela in tutti i fiumi sacri
e portatela in tutti i santuari”.
Quando i discepoli tornarono,
la zucca amara fu cucinata
e servita come cibo sacramentale.
“Strano”, disse maliziosamente il maestro
dopo averla assaggiata: “l’acqua sacra
e i santuari non l’hanno addolcita!”

ricevo questo messaggio, via mail, e rispondo:

bella la citazione: da Lao Tzu?

Se scrivevo l’autore forse non ti piaceva    

Anthony de Mello.

* * *

ah, niente Lao Tzu, ma un De Mello, che è un illustre sconosciuto, per me; e perché poi non dovrebbe piacermi?

che sia un epigono di Gilbran e del suo Profeta?

o una specie di Coelho?

quante cose non si sanno.

e, se è vero che la giornata più bella è quella in cui si impara qualcosa, ecco una bella giornata.

soprattutto perché a 63 anni è sempre una sorpresa imparare qualcosa, mica è cosa da tutti i giorni.

* * *

wikipedia, e l’illusione del sapere.

mentre internet, lo zapping del pensiero, rende la nostra lettura sempre più frettolosa e distratta, tuttavia dilata prodigiosamente le nostre possibilità di informazione.

e la prima cosa che apprendo da wikipedia su Anthony De Mello, un nome che mi suggerisce piuttosto l’America Latina, è che è nato a Mumbai, in India, nel 1931: nella più grande metropoli indiana, 25 milioni di abitanti, di cui la metà nelle sconfinate baraccopoli descritte dall’interno da Gregory David Roberts, nel suo meraviglioso Shantaram.

ma è nato, De Mello, in un quartiere che si chiama Santa Cruz, e il nome non mi stupisce, perché ho già visto qualche angolo dell’India che sembra piuttosto Sud America ed è invece semplicemente un trapianto dell’Occidente più o meno coetaneo alla Conquista.

 

ed è morto nel 1987, cioè a soli 56 anni, dopo una vita passata a viaggiare, a insegnare, a fondare centri di preghiera, a scrivere aforismi (tre punti di contatto su quattro, mica male…).

* * *

La vita è un mistero, il che significa che la mente razionale non è in grado di comprenderla.

Per questo dovete svegliarvi, e improvvisamente vi renderete conto che la realtà non è problematica: il problema siete voi

da Messaggio per un’aquila che si crede un pollo

.

La nostra sofferenza ha una causa.
L’attività mentale, l’elaborazione dei pensieri.
Talvolta la mente riposa; allora tutto va bene.
Altre volte però inizia a operare e produce ciò che Buddha chiama l’elaborazione dei pensieri.
da Istruzioni di volo per aquile e polli

il primo raccontino in stile taoista è carino; questi aforismi mica tanto.

– chissà se anche i miei fanno lo stesso effetto ai lettori; una volta uno che diceva affezionato mi scrisse: “mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo che non fossero “solo” post, ma tipo un romanzo (ma non una raccolta di borforismi!)”

* * *

a questo punto sospenderei volentieri il giudizio, pago di avere avuto un momento di lettura stimolante, cosa che non è comune…

ah, dimenticavo, Anthony De Mello, a 16 anni,  nel 1947, un anno prima che nascessi io, si fece gesuita.

sarà per questo che chi mi ha mandato il suo raccontino in stile taoista dubita che io possa non apprezzare l’autore?

però wikipedia dedica molto più spazio di quello dedicato a De Mello, che è praticamente tutto qui, al suo principale antagonista.

che è Ratzinger.

e quel che dice Ratzinger di De Mello è così interessante, che certamente questo De Mello vale la pena di approfondirlo.

* * *

nel 1998 la Congregazione della Dottrina della Fede, presieduta in Vaticano dal cardinale Ratzinger, firmò questa “notificazione” che venne stampata in apertura di tutti i libri che le case editrici cattoliche continuavano a stampare, e alcune librerie cattoliche continuano tuttora a distribuire:

Il Padre Gesuita indiano Anthony de Mello è molto noto a motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue, hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non sempre si tratta di testi da lui autorizzati.

Le sue opere, che hanno quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio di sè, rompere quei legami ed affetti che ci impediscono di essere liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi della vita.

Nei suoi primi scritti in particolare, padre De Mello, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddiste e taoiste, si è mantenuto ancora all’interno delle linee della spiritualità cristiana. (…)

Ma già in certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana.

Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto.

Per vedere Dio non c’è che da guardare direttamente il mondo.

Nulla si può dire su Dio, l’unica conoscenza è la non conoscenza.

Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso.

Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio.

Le parole della Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per approdare al silenzio.

In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli.

Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità.

Questa verità, d’altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi.

Pensare che il Dio della propria religione sia l’unico, è, semplicemente, fanatismo.

“Dio” viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente.

Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato.

De Mello mostra apprezzamento per Gesù, del quale si dichiara “discepolo”.

Ma lo considera come un maestro accanto agli altri.

L’unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era “sveglio” e pienamente libero, mentre gli altri no.

Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio.

Anche le affermazioni sul destino definitivo dell’uomo destano perplessità.

In qualche momento si parla di uno “scioglimento” nel Dio impersonale, come il sale nell’acqua.

In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte.

Deve interessare soltanto la vita presente.

Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non ci sono regole oggettive di moralità.

Bene e male sono soltanto valutazioni mentali imposte alla realtà.

Coerentemente con quanto esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell’Autore qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l’accesso personale alla verità.

La Chiesa, facendo della parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio.

Di conseguenza essa ha perduto l’autorità di insegnare nel nome di Cristo.

Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni.

* * *

perfetto, condivido quel che Ratzinger dice essere il pensiero di De Mello parola per parola.

e ovviamente sono felice ed orgoglioso di essere anche io, nel mio piccolo di pollo che a volte si crede un’aquila, incompatibile con la fede cattolica.

che De Mello fosse un gesuita, a questo punto, non mi fa nè caldo nè freddo.

ma almeno, per questa sua scelta, oggi – su wikipedia, almeno – il miglior divulgatore del pensiero di De Mello è Ratzinger, che lo ha letto ed è rimasto impenetrabile al suo messaggio.

grazie, Ratzinger!

* * *

troppo spesso vediamo gli uomini non come sono, ma come siamo noi.

Anthony De Mello

che mi sia capitato anche questa volta?

15 risposte a “Ratzinger contro il vangelo taoista di De Mello. 288

    • tu sei la solita miniera preziosa di notizie importantissime e sconosciute ai più sulla storia delle religioni.

      ma tu guarda qui che cosa mi fai conoscere! degli antichi detti (o aforismi) o raccolte di aforismi di Jeshu in Cina! sutra è anche il modo per tradurre in sanscrito il termine cine jing, che si riferisce ai libri classici o sacri.

      qui la religione cristiana è vista in un’ottica buddista e taoista, effettivamente come fa De Mello.

      ovviamente sono ricorso a wikipedia per scoprire che esistono degli antichi manoscritti cinesi, scoperti in una caverna nel 1005, vicino a Dunhuang, che raccolgono i sutras di Jesus e che risalgono alla missione in Cina, iniziata nel 635 d.C., di Aloppen un vescovo cristiano nestoriano proveniente dalla Persia.

      inoltre nel 781 fu eretta una stele a Xian, per commemorare i 150 anni di diffusione in Cina della religione cristiana, che viene definita “la luminosa religione di Da Qin” e con questo termine si intende l’impero romano (in questo caso, ovviamente, d’Oriente, cioè bizantino); la stele era stata brucita durante le persecuzioni religfiose del IX secolo e venne riscoperta nel 1625.

      secondo uno studioso una pagoda vicino a Lou Guan Tai era parte di un monastero Da Qin; fatto molto interessante è che questo monastero è il sito in cui tradizionalmente si colloca la composizione del Tao Te Ching, il testo fondamentale del taoismo, ad opera di Lao Tze.

      ovviamente queste cose non le dico per te, che le sai già, ma come promemoria per me stesso!

    • ma come sarebbe a dire che non lo sapevi? è nella voce di wikipedia che mi hai indicato tu!

      ho persino pensato di avere sbagliato a tradurre, e invece, ecco qui il testo originale:

      Martin Palmer recently claimed that a pagoda near Lou Guan Tai was part of a Da Qin monastery. Lou Guan Tai was the traditional site of Lao Tze’s composition of the Tao Te Ching. Buried during a time of religious persecution in the 9th century, the stele was re-discovered in 1625 and is now on display in nearby Xi’an, the ancient capital of the Tang Dynasty.

      però la voce non è chiarissima: che cosa vorrà dire “a Da Qin monastery”?

      lo sai che mi è venuto un dubbio terribile?

      non è che questa voce di wikipedia l’hai scritta tu? 😉

      e che fa parte di uno dei tuoi romanzi a sfondo religioso?

      • No non l’ho scritta io per un motivo molto semplice: da circa tre mesi, sono stato bloccato a perpetuo da tutti i progetti wiki a causa di ripetuti vandalismi hahahaha

        Ebbene la pagina che ti ho indicato io, te la ho indicata io, ma non la avevo letta con attenzione, non avevo fatto caso alle implicazioni di quella pagina!!!!

          • Vandalismi!! Continuavo a reiterare le seguenti 4 aggiunte, che sistematicamente mi venivano cancellate, dicendo che non erano “enciclopediche”, ogni volta con blocchi di durata crescente, fino a quello a perpetuo.

            1) alla voce “Bartolomeo (Patriarca di Costantinopoli)”, la frase “Bartolomeo (Patriarca di Costantinopoli) è un incoerente.

            2) alla voce “Messa (Celebrazione Eucaristica)”, la frase “Chi non va a Messa almeno una volta alla settimana è un eretico e pagherà con le fiamme dell’Inferno il fio della collera divina, uomo avvisato mezzo salvato e vale anche per chi osi cancellare la presente frase”.

            3) alla voce “Silvio Berlusconi”, la frase “Mi chiamo Don Luciano, faccio il Prete, e i Preti non fanno politica. Tuttavia, non è necessario fare politica per capire che Fini le prende! Chiunque abbia un punto di vista diverso dal mio è un Puzzone. Ha ragione l”Onorevole Silvio Berlusconi, capito? Viva Gheddafffi!!! Faccio il Prete!”.

            4) alla voce “Gianfranco Fini”, la frase “La differenza fra Ruby e Gianfranco fini(to) è che la prima se lo faceva mettere in quel posto da parte di Silvio Berlusconi in cambio di soldi, gianfranco fini(to), invece, completamente gratis!”.

  1. Sai pero’ stavo pensando un’altra cosa. Secondo me non è che De Mello ti piace pur essendo un Gesuita. Io sto pensando che in realtà molti Gesuiti proprio per il fatto di essere Gesuiti sono stati portati ad avere posizioni incompatibili con la dottrina cattolica ufficiale. C’è nei Gesuiti una tendenza alla valorizzazione della conoscenza come bene in sé, a coltivare la cultura in tutti i suoi campi, anche scientifici, a essere missionari anche aprendosi alle altre culture e valorizzando quanto hanno di buono, una sensibilità sociale come anche nella teologia della liberazione in America Latina fino a qualche anno fa. Penso a Teilhard de Chardin, a Martini, a Matteo Ricci e ai Gesuiti euclidei in Cina, a George Tyrrell, anche lui espulso dai Gesuiti per essersi aperto troppo al punto di vista dell’altro, von Balthasar, Luca Valerio nei confronti di Galileo, Pierre-Jean De Smet nei confronti dei Pellerossa (non so quanto di vero ci sia nel film Mission ma la biografia di De Smet sembra proprio confermare quella visione), Jacques Dupuis: (((Nel 2001 il suo libro Toward a Christian Theology of Religious Pluralism condusse Dupuis ad essere censurato dalla ‘Congregazione della Dottrina della Fede’ della Santa Sede. Nella notifica, il Card. Joseph Ratzinger (allora prefetto della Congregazione, in seguito Papa Benedetto XVI) ha dichiarato: E’ concorde con la dottrina Cattolica sostenere che i semi della verità e della qualità esistono in altre religioni, esse sono certo partecipazione alle verità contenute nella rivelazione di/o Gesù Cristo. Tuttavia è errato sostenere che tali elementi della verità e della qualità, o alcuni di loro, non derivano infine dalla fonte-mediazione di Gesù Cristo”))).

    João Bosco Burnier, Padre João Bosco, assieme a Dom Pedro Casaldáliga, era andato nella locale caserma di Polizia per reclamare la libertà di due contadine, incarcerate ingiustamente perché sospettate di collaborazionismo con gli oppositori del Governo Geisel e torturate. Alle minacce di denunce di Dom Pedro, il poliziotto esplose un colpo di pistola verso il presule, ma Padre João Bosco, accortosi, gli fece da scudo e perì sotto quel colpo. I contadini, venuti a sapere di questo orribile gesto, andarono in rivolta presso la caserma e la distrussero, liberando le due contadine. Oggi, in quel luogo è sorto il Santuário dos Mártires do Araguaia e la camicia insanguinata di Padre João Bosco è conservata presso lo stesso Santuario come monito e testimonianza non violenta.

    • mica sono sicuro che De Mello mi piaccia in generale, sono solo sicuro che mi è piaciuto questo suo testo, che è il primo che ho letto di lui; poi è possibile che anche con gli scrittori capiti come con le persone, che piacciono moltissimo al primo impatto e alla prima impressione, ma non è detto che il giudizio positivo sopravviva ad una conoscenza più approfondita (temo che questo meccanismo sia la metà almeno dell’effetto innamoramento, col quale semplicemente PRENTENDIAMO che chi è oggetto del nostro amore sia come ci piacerebbe che fosse).

      ovviamente tu hai allargato il discorso da par tuo, come sai fare quando scegli di affrontare un problema seriamente, e poni nel suo insieme la questione del gesuitismo come movimento culturale.

      vi è – a guardar bene – una incompatibilità di fondo fra gesuitismo e cattolicesimo, che dovrebbero più che altro stupire per il fatto di riuscire a convivere, ed è legata alla diversa interpretazione del termine “cattolico”.

      per un gesuita è “cattolico”, cioè universale o integrale, ciò che è assolutamente vero e che, per forza della verità che esprime, è in grado di afferrare e comprendere la realtà (tu parli di fascino della conoscenza come valore in sé, e si potrebbe essere d’accordo, a condizione che si parli di “conoscenza teologica”, però, non necessariamente razionale, però comunque discettante).

      per il cattolicesimo classico è invece cattolico, cioè universale ed integrale, ciò che comprende in sè tutte le manifestazioni della realtà, anche contraddittorie fra loro: per cui il cattolicesimo è un modo per muoversi in un mondo contraddittorio e per farlo bene occorre prescindere da ogni principio anche vagamente razionale, cioè rigido.

      il gesuitismo sarebbe potuta essere la variante talebana del cattolicesimo, se non avesse deciso di integrarsi e sottomettersi al cattolicesimo come era, diventandone semplicemente il nuovo braccio armato, e quindi trasformandosi nella possibile espressione mediterranea del senso della legge luterano: solo che la legge in Spagna e in Italia si manifesta essenzialmente come obbiedienza al capo, quindi il gesuitismo si limita ad essere la lontana premessa culturale del fascismo, cioèe di una obbedienza svincolata dalla legge, sostanzialmente immorale e volta al controllo del potere.

      sto divagando da dilettante in un campo nel quale tu ti muovi da professionista, nonostante tu abbia la metà dei miei anni.

      ovviamente mi incuriosisce molto la figura di Dupuis, per non dire delle molte altre cose che citi e mi piacerebbe saperne di più.

      quanto alle esperienze delle missioni in America Latina, anziché vedervi qualche lontana anticipazione del comunismo ascetico di stampo Tommaso-Campanella, andrebbero molto più riportate, a mio parere, a questa cultura intrinsecamente autoritaria.

      • Interessante!!! Non lo so. A me colpisce il fatto che ci siano molti Gesuiti che sono al tempo stesso ricercatori delle più svariate discipline scientifiche. Forse vengono incoraggiati a farlo da parte del loro Ordine. Se c’è, per esempio, un Gesuita che oltre ad essere un Sacerdote e un membro dell’Ordine, contemporaneamente è anche professore di biologia all’università, oppure di fisica, eccetera, sembra di capire che i Gesuiti come Ordine non vedano male gli studi, anche quando trattano di discipline ben lontane dalla teologia. E questo mi sembra di trovarlo anche nei primi secoli della loro storia: euclidei, catalogatori di monete romane, c’è di tutto, di tutti i rami del sapere.

        Anzi poi in quanto a contraddizioni, mi sembra che i Gesuiti fossero famosi per saper rivoltare qualsiasi argomento e per saper presentare qualsiasi concetto in modi diversi, un po’ come i sofisti dell’antichità, cosa che li faceva spesso prevalere nelle dispute, anche teologiche, ma che alla lunga ne ha un po’ minato la credibilità complessiva, anche questo esattamente come i sofisti e i retori dell’antichità.

        L’obbedienza dei Gesuiti ai Papi di turno (nessun Papa è mai venuto dall’Ordine dei Gesuiti) mi sembra un problema non solo dei Gesuiti ma di tutti i Cattolici. Anche San Francesco, ma tanti, quasi tutti, mi sembra abbiano dovuto in un modo o nell’altro rinunciare a un po’ della propria identità in nome dell’obbedienza, che per i Cattolici rimane un valore positivo in sé e chi non è d’accordo tenderà piuttosto a non essere Cattolico del tutto perché mi sembra una questione invece basilare per chi lo è. Ma anzi, mi sembra che i Gesuiti abbiano sia storicamente sia oggi un grado di indipendenza relativamente maggiore di quello di tanti altri movimenti e ordini cattolici.

        E’ vero che avevano una forza speciale, dovuta all’organizzazione militaresca, alla segretezza, al fatto che il superiore doveva poter sapere tutto ma proprio tutto dei propri sottoposti cosa che li rendeva quasi un servizio di spionaggio internazionale. Erano molto influenti a corte, eccetera. Ma se è vero che i gesuiti semplici dovevano un’obbedienza cieca e assoluta ai loro superiori, non è poi altrettanto certo che il generale dei gesuiti o la sua cerchia più ristretta dessero davvero una analoga obbedienza, a loro volta, al papa di turno: avevano un potere notevole, formalmente lo mettevano a disposizione del Papa, ma in pratica, chissà che in specifiche occasioni non remassero contro? Infatti, quando un Papa sciolse l’Ordine, loro andarono avanti lo stesso in Germania e Russia, disobbedendo, e continuarono a tramare contro il re di Francia, istigando la repubblica nel 1790, finché a furia di brigare vennero riammessi dal nuovo Papa.

        Ma forse dopo essere stati riammessi lo furono questa volta con una regola più moderata e la seconda parte della loro storia fu più obbediente. Ma poi viene la Teologia della Liberazione, che i Gesuiti appoggiarono apertamente negli scorsi decenni, scontrandosi in modo anche esplicito con Giovanni Paolo II e poi con Ratzinger, che ha di fatto chiesto le dimissioni del Generale in carica un paio di anni fa, cosa che è avvenuta, nonostante il diritto canonico dicesse chiaramente che il Generale è eletto a vita all’interno dell’Ordine e che il Papa non può chiederne le dimissioni. Alla prova estrema, ha prevalso di nuovo l’obbedienza. Ma ancora, le critiche di Martini agli ultimi due Papi, sebbene elegantissime e cautissime, sembrano comunque molto più esplicite di quelle che altri cardinali cattolici potrebbero permettersi.

        Altro non so. Sarà vero che in America Latina trattavano pur sempre gli autoctoni come degli esseri inferiori, e non li ammettevano al sacerdozio. Tuttavia, per esempio in Cina, ma anche al giorno d’oggi, mi sembrano molto aperti, come dicevo, a aprirsi alle altre culture, a prenderne quello che c’è di buono, a studiarle scientificamente, a ricercare compromessi anche teologici con altre visioni del mondo. Teilhard de Chardin per esempio mentre studiava in Cina ha incluso la teoria cinese di yin e yang in suoi libri riguardanti l’evoluzione (ed era anche Paleontologo!).

        • interessante lo dico anche io del tuo commento.

          mai nessun papa gesuita? nella mia memoria stava qualcosa di confuso in senso contrario, e quindi sono andato in Google per schiarirmi le idee, restando alla confusione di prima.

          da un lato trovo infatti un articolo su Clemente XIII, il “papa gesuita” (dal 1758 al 1769), ma probabilmente era gesuita solo nel senso che aveva studiato dai gesuiti.

          dall’altro, all’interno di una risposta alla domanda “perché non c’è mai stato un papa gesuita?”, trovo questo passo che copio-incollo, in quanto mi sembra una bella integrazione della nostra discussione:

          “Per diventare un Gesuita devi ottenere , durante un iter di studi immenso, tra lauree (le prime due in filosofia e teologia, la terza a scelta). (…) A tale cultura devi aggiungere un’apertura mentale che è pressochè senza eguali all’interno della Chiesa.
          Ciò è dovuto al principio su cui basano il loro operato, che è il seguente: Tutto può essere soggetto a dialettica e all’indagine della mente, tranne la Fede, che non è spiegabile.
          Posseduta la Fede, non c’è aspetto del mondo che non possa essere studiato, riveduto, sviscerato.
          Da qui il loro ruolo di “border-line” della storia della Chiesa e gli esempi che si possono fare sono tantissimi.
          A discapito di quanto si pensi, ad esempio, la Chiesa già sapeva che la terra ruotava attorno al sole circa 20 anni prima di Galileo. A scoprirlo fu il padre gesuita Cristoforo Clavio – possessore del più potente telescopio dell’epoca (circa 10 volte quello di Galielo). Solo che il Papa aveva esplicitamente vietato di pubblicare la scoperta, così, quando Galileo andò a parlare con Padre Clavio, si sentì dare effettiva conferma delle sue deduzioni, ma si vide negare l’aiuto di chi doveva ubbidire al suo unico superiore.
          Oppure l’epoea Gesuita in Asia: Padre Ricci fu il primo ad essere ammesso nella Città Proibita. Poichè lui ed i suoi compagni avevano capito che non ci si poteva presentare ad un’altra cultura con intenti di arroganza e superiorità, studiarono usi e costumi cinesi, ne impararono la lingua, capirono che dovevano presentarsi come l’equivalente occidentale dei Bonzi confuciani, presentarono all’Imperatore non trattati di catechismo o teologia, ma opere (anche classiche) sull’amicizia e sui valori universali che uniscono gli uomini di tutto il mondo.
          O ancora i tentativi di salvare gli Indios dai massacri perpetrati dagli Spagnoli: poichè non c’era modo di convincere l’inteligence dell’epoca della dignità di esseri umani delle popolazioni amerinde, si presero la “responsabilità” di creare delle comunità locali autonome a stampo contadinesco, dove , con la scusa della conversione (che, di fatto, avveniva solo qualora la popolazione locale ne fosse convinta e solo per singoli casi, mai per massa), vietavano ai governatori locali spagnoli qualsiasi ingerenza o tentativo di controllo e schiavitù. Se una piccola percentuale di Indios si è salvata dall’estinzione, ebbene è solo grazie all’operato Gesuita (l’unico, per altro,che si sia preoccupato di salvare quel poco di letteratura ed arte che i conquistadores non avevano già distrutto).
          Si potrebbe ancora continuare: i primi a studiare i geroglifici. I primi a teorizzare il microscopio. I primi a tentare il sincretismo religioso. L’ordine religioso che promuove per primo il Barocco ,ecc ecc…
          A tutto questo, aggiungi ancora che quasi sempre erano uomini molto molto ricchi, provenienti da famiglie illustri che non rinunciavano alle loro ricchezze, ma anzi le usavano per finanziare l’Ordine, che non aveveva altrimenti altre risorse economiche, essendo visto malissimo da tutti gli altri.
          Saprai bene che furono anche soppressi nel XVIII secolo per poi venire riabilitati circa un secolo dopo.
          Ciò fu dovuto a quella sorta di coalizione generale che avvenne contro di loro da parte degli Illuministi, che vi vedevano il grande (e veramente pericoloso) avversario intellettuale, da parte della sempre più potente massoneria , che vi vedeva i “servizi segreti” del Vaticano, da parte delle Monarchie, che vedevano nel loro potere sdoganato da accordi politici e territoriali un attacco diretto allo Stato e fin anche dagli altri poteri ecclessiatici stessi, che ormai vi vedevano una mina vagante incontrollabile e sempre più potente.
          Anche se oggi il loro potere è di gran lunga ridotto, rimangono sempre il più prestigioso ordine ecclesiastico (tanto che è tradizione affidare le chiavi della Bilioteca Vaticana ad un Gesuita!), spesso propugantore di tesi estreme, come quelle che a volte si sono sentite per bocca del Cardinal Martini, di fatto esiliato a Gerusalemme”.

          questo passo dà torto a una delle mie considerazioni dilettantesche: che i gesuiti potessero essere i talebani del cattolicesimo, oppure lo corregge in un senso sostanziale nel significato del termine talebanismo che risulta circoscritto solo ad un nucelo davvero essenziale e ridottissimo del patrimonio culturale del gesuitismo, che è l’adesione alla fede, tanto più assoluta quanto più delimitatissima e ridotta quasi ad un nucleo di indicibilità (qualcosa di simile alla moderna consapevolezza della ragione debole, incapace di fondare se stessa), per questa osservazione: “I primi a tentare il sincretismo religioso”.

          questo rende la figura di De Mello molto meno anomala nell’ordine gesuita di quanto potrebbe apparire e dà alla “damnatio” ratzingeriana il valore di una implicita ammonizione all’ordine dei gesuiti in generale.

          ricordo che Ratzinger per imporre la sua linea retriva e anomala di lettura della tradizione cattolica ha dovuto scontrarsi sia con l’ordine francescano (uno dei miei primissimi post di cor-pus 1 su blogs.it fu dedicato appunto a questo) sia con quello dei gesuiti.

          ci sarebbe da chiedersi a quale altra tradizione si sia appoggiato, ma il centralismo vaticano prodotto dal Concilio Vaticano I e dal dogma della infallibilità pontifica, nonostante l’apparenza, ha reso molto più fragile perché più rigida, la tradizione cattolica, che è indifesa di fronte alle forzature teologiche di papi anomali come Wotila e Ratzinger, che hanno da soli una potenza decisionale tale da riuscire a farla deragliare senza resistenze in grado di impedirlo.

          – non mi hai aggiunto nulla su Dupuis, però!

          • Evviva!! Grazie mille per la citazione, che mi sono davvero goduta, e che dice proprio quello che stavo dicendo io, solo meglio!!! Su Dupuis non so altro se non quello che ti avevo copiato l’altra volta da wikipedia, ma che sembra andare appunto in quella direzione: il Gesuita che per amore o dello spirito missionario o dello studio in quanto tale, stuiando altre culture e altre religioni, finisce per aprirsi all’ipotesi che Gesù non sia l’unica via e che per questo viene censurato da Ratzinger. Molto molto simile a De Mello e a Teilhard de Chardin.

            Aggiungo ancora una cosa: a me i Gesuiti sembrano originali rispetto agli altri Cattolici non solo per l’amore dello studio, anche scientifico, ma anche per la loro sensibilità sociale. Capisco che le due cose spesso vanno insieme, è la famosa storia dell’intellettuale che in quanto tale si trova a simpatizzare con l’operaio, che è una storia che si trova sicuramente non solo tra i Cattolici. Tuttavia, sarebbe interessante vedere le eventuali differenze nell’opera sociale fra Francescani, umili e poveri, e Gesuiti, colti e ricchi, almeno in quanto ordine. Due esempi di Gesuiti “sociali”, uno proveniente da famiglia ricca e il secondo da famiglia povera, fonte purtroppo sempre wikipedia perché non ne ho altre. 1) Luciano Pedro Mendes de Almeida. Proveniente da una ricca e nobile famiglia carioca (di Rio de Janeiro, era figlio del conte Cândido Mendes de Almeida Júnior e di Emília de Mello Vieira Mendes de Almeida), non ha mai fatto della sua condizione sociale un motivo di vanto o di distacco dalla gente. Anzi, si è sempre schierato dalla parte dei poveri e soprattutto dei contadini, spesso sopraffatti dai grandi latifondisti. 2) Alberto Hurtado: Tenendo presente le sue origini, e sempre grato per l’aiuto, che lui e la sua famiglia avevano ricevuto quando erano in grandi difficoltà, Hurtado fu condotto a partecipare attivamente alla vita sociale. La sua forte fede fu trasformata in azione. Fondò un’organizzazione simile all’attuale Girls and Boys Town negli Stati Uniti. I suoi ostelli, chiamati hogares de Cristo accolsero bambini affamati e senza casa, sia abbandonati che no; egli comprò un vecchio furgone e di notte andava per le strade a soccorrere quanti si trovavano in difficoltà. Il suo carisma gli portò collaboratori e benefattori: il movimento raggiunse un grande successo. Gli ostelli si moltiplicarono in tutto il paese; è stato stimato che tra il 1945 ed il 1951 il suo movimento abbia aiutato più di 850.000 bambini. Nel 1947 Hurtado entrò nel movimento operaio come guida spirituale dei lavoratori cileni.

            Oltre a questo posso aggiungere solo le mie note personali. 1) I Gesuiti hanno una storia affascinante nel romanzo d’appendice, per non parlare di Aramis dei Tre Moschettieri e la maschera di ferro. 2) Quando tu dici che i Gesuiti mantengono la fede: Teilhard de Chardin mi sembra sia stato un bel tentativo di conciliare la fede con l’ateismo. DIcendo che certi desideri dell’uomo, come quello della resurrezione, potrebbero realizzarsi per mezzo del progresso scientifico (!) e che la provvidenza divina ha predisposto le cose in modo che l’uomo ci arrivi da solo, nel corso dei prossimi millenni, senza bisogno di miracoli. Immagino tu sarai contrarissimo perché so che oltre che contrario alla fede sei anche contrario al positivismo scientifico eccessivamente ottimistico, tu sei più per la catastrofe planetaria ma se catastrofe non ci fosse e la scienza andasse avanti, chissà mai? Ho letto anche alcuni abstract di cosmologi affermati che dicono che il nostro universo è destinato a morire, ma niente paura, prima di allora grazie alle anomalie dovute al suo essere moribondo, riusciremo a emigrare tutti in universi confinanti oppure magari a creare universi con leggi e parametri fisici determinati da noi, e migliori di quello attuale, con tanto di “libretto di istruzioni” per i posteri inserito nella radiazione cosmica di fondo dei nostri futuri universi creati da noi. Scritti da scienziati veri e con tanto di equazioni, ma forse sono andati un po’ oltre il loro mestiere avvicinandosi più al genere “delirio puro”, ma forse anche questo fa parte della natura umana, se i filosofi e i mistici possono fare speculazioni del genere allora perché non anche i cosmologi che in fondo sono sul confine fra scienza e non-scienza. 3) I Gesuiti sono stati fondamentali nella storia del Congo Belga, poi Zaire e oggi Repubblica Democratica del Congo (quella del mio amato MOBUTU). 4) Nella comunità Emmaus di Bruxelles, dove faccio il volontario una settimana all’anno e dove ho intenzione di andare a vivere stabilmente quando entro una diecina di anni avrò abbandonato il lavoro di banca, una comunità del tutto aconfessionale nello spirito dell’Abbé Pierre, l’unico Prete è un Gesuita. Non che sia un capo né niente, è uno fra tanti e ha aderito alla comunità a titolo personale, esattamente come me e tanti altri laici e non credenti, dice la sua messa tutte le mattine nella sua camera come io posso invitare nella mia camera a sentire musica chi voglio, e non porta neanche la croce mentre lavora nel suo atelier. Mi ha raccontato che era stato mandato dai suoi superiori in Zaire e Rwanda negli anni Sessanta, ma che siccome per i missionari bianchi c’erano appartamenti di lusso mentre per gli indigeni lasciamo perdere, ha chiesto ai suoi superiori di essere riassegnato a missione che fosse “più coerente con il voto di povertà che aveva preso” ed è così che è finito nella comunità di Bruxelles dove lo ho conosciuto. Quando si gioca a dadi, vince sempre, e allora si sprecano le battute sul fatto che non si deve mai giocare contro un Gesuita :)))

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