morire per Odessa? ma dai! ci sono le elezioni europee – 161.

Beppe Grillo ha fatto bene ieri sul suo blog, in un articolo tutto sommato molto prudente e misurato, a dare voce alle preoccupazioni dell’opinione pubblica e aprire una riflessione su quello che sta succedendo in Ucraina.

vi sono aspetti discutibili in quel che dice (come è ovvio), ma la direzione di fondo è quella giusta; e mi domando quale altro leader di partito italiano lo abbia fatto.

cercherò ora di dare una visione del problema in parte diversa, con un ri-dimensionamento delle preoccupazioni da lui espresse; e spero solo di non sbagliarmi.

* * *

è vero che oramai da anni la pace mondiale è sottoposta a continue tensioni e in particolare nel Mediterraneo abbiamo un susseguirsi di guerre – a partire da quella di Serbia e poi del Kossovo, per poi passare per quelle di Libia e di Siria -, che hanno tutte un senso comune: l’accerchiamento della Russia…

lasciando da parte che nel caso libico questo ha coinciso con l’abbattimento di una delle dittature più disgustose della storia, quella di Gheddafi, il che ha costituito una interferenza non da poco.

si poteva pensare che la fine del comunismo sovietico avrebbe fatto della Russia  più un alleato del capitalismo occidentale che un avversario da continuare a combattere, ma non è andata così.

la figura stessa di Putin, ex ufficiale del KGB e oggi leader incontrastato del suo paese, è simbolica di una continuità profonda della Russia moderna col suo passato e fa capire come la vecchia contrapposizione ideologica fra comunismo e libertà, fra capitalismo e socialismo fosse solo la facciata di una contrapposizione più profonda che sopravvive alle ideologie.

ed è quella fra l’Asia continentale e dispotica (il dispotismo asiatico di cui parlava Hegel, e poi anche Marx) e l’Occidente marittimo ed oceanico: la stessa tracciata da Orwell in 1984.

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quindi, ecco l’ultima tappa di questo scontro che dura oramai da 25 anni ed è iniziato con la caduta del muro di Berlino nel 1989: la vicenda ucraina, strisciante da anni ed oggi esplosa.

in un paese che si lacera tra una parte sud-orientale filo-russa, anche in quanto abitata prevalentemente da russi, e più ricca, ed una parte nord-occidentale, più propriamente ucraina e più povera.

lacerazione simile a quella della Yugoslavia, allora: dove il separatismo anti-serbo, cioè in sostanza anti-russo, fu alimentato dalla rinnovata alleanza trono-altare, tra l’America di Clinton e il Vaticano di Woitila

(col supporto nostro locale di D’Alema, una volta fatto fuori Prodi che vi si opponeva – giusto per non dimenticare quale fu il primo leader a trascinarci in una guerra anti-costituzionale dopo il 1945).

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fa veramente ridere sentire oggi parlare di legalità inter-nazionale in difesa di un governo ucraino nato da tumulti di piazza che hanno abbattuto un governo eletto più o meno regolarmente (ma siamo in Italia, governati da un Parlamento eletto illegalmente, e quindi non possiamo fare prediche a nessuno).

ma fa sorridere anche il richiamo di Grillo al rispetto dei principi di legalità: è evidente a tutti che in un paese democratico i governi cadono in parlamento e non nelle piazze; tuttavia la storia politica è storia di violenza che non sempre rimane contenuta nelle aule parlamentari; ed occorre prenderne atto.

in Jugoslavia l’Occidente smembrò il paese in modo simile a quello col quale ha avviato lo smembramento dell’Ucraina: l’Europa ha assorbito ai suoi confini Slovenia e Croazia e governa militarmente il Kossovo.

servì una guerra aperta, allora, quella di Serbia del 1998, ma tutto sommato limitata, per quanto sia cinico dirlo verso i serbi che ne subirono tutti i danni.

in Ucraina andrà alla stessa maniera?

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tutto farebbe pensare di sì, anzi, forse un accordo potrebbe anche essere raggiunto anche senza guerra globale.

sembrerebbe probabile che si possa arrivare, passando attraverso altri momenti di scontro, di tensione e forse anche di guerra, ma circoscritti sul piano locale, a una sostanziale spartizione dell’Ucraina, che del resto, nella sua forma attuale è una entità effettivamente in parte artificiale.

cinquant’anni fa nell’URSS la distinzione Ucraina Russia era puramente formale; così poteva capitare che il leader dell’URSS fosse un ucraino, Kruscev, e che questo decidesse di smembrare dalla Russia la Crimea, sostanzialmente russa, per annetterla al suo stato d’origine, membro della stessa Unione.

ma la dissoluzione dell’URSS dopo Gorbaciov ha oggi cambiato i termini del problema e il principio dell’autodeterminazione della Crimea non può essere negato.

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non si svolgerà forse l’anno prossimo in Scozia un libero referendum per decidere sull’uscita dal Regno Unito?

e come si può negare alla Crimea quello che si concede agli scozzesi?

dovremmo fare una guerra, magari anche mondiale perché la città di Odessa entri a far parte dell’Unione Europea anche se non lo vuole?

non credo agli scenari apocalittici in questo caso e spero di non essere smentito.

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a me sembra molto più sensato pensare che tutta questa agitazione per Kiev ed Odessa rientri nella campagna elettorale strisciante per le elezioni europee, senza calcolo né precisa programmazione, ma per una specie di astuzia della storia.

la minaccia militare russa all’Unione Europea non è quello che ci voleva per una bella ondata trasversale di nazionalismo europeo?

ed è del resto la manifestazione concreta toccabile con mano della necessità dell’Unione, senza la quale saremmo totalmente esposti al dominio delle altre grandi potenze mondiali ben più di quanto già siamo.

* * *

per chiudere, ecco lo stralcio da un commento al mio post di ieri sullo stesso tema:

“e finalmente ti rispondo: effettivamente tendo a dimenticarmi come gli esseri umani siano piuttosto (!) irrazionali; o meglio, sapendolo bene, tendo a pensare che siano razionali almeno le elites e i governi, credo che il calcolo economico alla fine determini le azioni dei governi; ma è sbagliato anche questo.

la storia della prima guerra mondiale mostra come le elites possano essere travolte facilmente dai loro stessi errori, e dopo avere eccitato l’emotività delle masse debbano farsene vittima a loro volta.

questa è palesemente la situazione interna dell’Ucraina, con la sua guerra civile in atto; però quello che mi pare impossibile, in questo momento, è coinvolgere attivamente le popolazioni europee in questo stato di eccitazione: una guerra globale per Odessa incontrerebbe in Europa un rifiuto così massiccio da far rovesciare i governi che dovessero proporla.

ma sono ancora troppo ottimista?”

questo non esclude una qualche guerra locale limitata e tecnologica: ma gli Stati Uniti hanno davvero voglia di uno scenario simile?

insomma, tutti incrociamo le dita, per favore, perché la profezia di bortocal si realizzi: la guerra per Odessa non ci sarà.

16 risposte a “morire per Odessa? ma dai! ci sono le elezioni europee – 161.

  1. Alla profezia ottimistica di Bortocal non credo.
    Occorre sapere da dove nasce, con quali metodi si è sviluppato, il potere degli oligarchi amici di Putin e di Putin stesso. Metodi non dissimili da quelli messi a punto da Stalin e dai suoi accoliti tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta.
    Tutto porta, viste le premesse (il quadro è più di tipo criminologico che politico), a propendere per l’ipotesi di una guerra all’Occidente, totale o parziale che sia: una sorta di “invidia del pene” in campo geopolitico.
    Temo che quella di Putin sia un po’ la psicologia di Hitler: giocare il tutto per tutto, prevalere o soccombere.
    C’è solo da sperare che gli interessi economici degli oligarchi in campo bellico siano inferiori a quelli in campo civile. Cosa di cui non sarei così sicuro, anzi…
    Ripeto, il quadro che abbiamo di fronte, in Russia, è da analizzare psicologicamente secondo la criminologia politica, non secondo l’ordinaria analisi politica. Uno su tutti, l’omicidio Politkovskaya: certamente non il solo, ma esteso a larga scala.
    Film consigliato: I demoni di San Pietroburgo, di G. Montaldo. Potete apprezzare come in Russia nulla muta nella struttura di potere, dall’era degli zar fino ad oggi.

    • a questo punto, viste le nostre nette differenze di valutazione, non ci resta che lasciare alle prossime settimane di rivelarci che cosa ci riserva il futuro…

      certamente le considerazioni sviluppate in QUESTO commento potrebbero facilmente ri-entrare nella categoria delle profezie negative che cercano di realizzarsi; ma ovviamente anche io potrei cercare di aiutare la realizzazione della mia tendenziale previsione di un conflitto generalizzato che non ci sarà.

      certamente io ho analizzato la questione partendo dal versante occidentale ed europeo (agli USA piacerebbe una guerra generalizzata in Europa? non credo neppure questo; credo che vogliano solo mettere in difficoltà l’Europa, ma non distruggerla; ma all’Europa una simile guerra non giova affatto).

      tu la analizzi sul versante orientale e russo, con strumenti che io non ho a disposizione, e quindi mi guarderò bene dal darti torto.

      tuttavia osservo che le mosse di Putin, aldilà della propaganda interna, sono state molto misurate ed attente e a me paiono veramente il minimo del minimo che potesse fare in questa situazione.

      certo, un certo clima isterico anti-russo alimentato dalla stampa nazionale non giova…

  2. Hai mai dato un’occhiata su:
    http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_journalists_killed_in_Russia
    Wikipedia è forse un organo della controinformazione Russa ?
    Cosa dire della testimonianza di Litvinenko, agente FSB, prima di essere “stato” suicidato ?
    Vedi ad es. il filmato: https://archive.org/details/Litvinenko-FalseFlag
    Cosa dire poi delle milizie nazional-comuniste che a Mosca fanno il bello e il cattivo tempo verso i dissidenti politici e verso i giornalisti “scomodi” ? Delle loro spedizioni punitive a danno dei “ciorni”, i “neri”, ossia gli immigrati caucasici e ceceni ?
    Cosa dire della magistratura completamente prona al potere centrale ?
    Cosa dire della polizia corrotta e dei suoi metodi assai peggiori di quella della Stasi nella ex DDR ? E’ da ambienti simili che viene Putin e i suoi accoliti.

    L’Europa rischia di cadere nello stesso errore che fecero Daladier e Chamberlain a Monaco, nel ’38, pensando di poter fermare Hitler concedendogli per via diplomatica di invadere la Boemia e Moravia (attuale Rep. Ceca). Poi sappiamo che si è preso prima la Polonia, poi la Francia e alla fine ha portato a soqquadro il mondo intero.
    Le dittature vanno contrastate con mezzi altrettanto energici di quelli da loro usati. Con Kruscev è stato così, a proposito della crisi di Cuba. Ma l’America di Kennedy era un’altra cosa. Oggi abbiamo un’America debole e un’Europa alle corde. E la Russia ne sta approfittando.
    Te lo dico da non violento. Ma non da pacifista “costi quel che costi”. Abbiamo visto il pacifismo cosa ha portato, in ex-Jugoslavia. Mano libera all’odio interetnico, questo ha portato.

    Il fatto è che noi europei abbiamo una “paura del gas” nei confronti della Russia. Diciamolo. Bando alle ipocrisie. E’ più dignitoso, rispetto all’autocensura.
    Siamo ancora, non solo geograficamente, una penisola dell’Asia ex sovietica, più che un continente dotato di spina dorsale.

    • caro Luca, mica devi convincermi del carattere autoritario del regime di Putin…

      sarebbe come se tu volessi convincermi del carattere sostanzialmente mafioso e quindi peggio che autoritario del regime italiano o della radicale opposizione fra talebani e diritti umani.

      Putin usa tutti gli strumenti delle dittature, ma la sua non è una dittatura fascista classica: ha l’appoggio popolare e il governo è regolarmente eletto.

      ma anche rispetto alle dittature non credo proprio che spetti a noi intervenire se non è il popolo che ne subisce una a ribellarsi e a chiedere il nostro aiuto (e anche in questi casi occorre pensarci bene).

      non condivido affatto la tua analisi che la Russia stia conducendo una politica di aggressione all’Occidente, tutt’altro; a mio parere sta conducendo una comprensibile azione di contenimento del drastico ridimensionamento subito dal 1989 in poi.

      potrei pormi il problema se vedessi qualcosa di diverso; ma in questo momento la Russia sta conducendo una azione militarmente molto controllata (basta pensare ai bombardamenti italo-americani della Serbia e di Belgrado nel 1999, per un confronto) semplicemente per non perdere TUTTA l’Ucraina, ma conservare regioni russe regalate al paese in anni abbastanza recenti e storicamente russe.

      quanto al pacifismo, non capisco che ruolo ha giocato secondo te nella crisi della ex-Jugoslavia, che è passata TRA GUERRE CIVILI, UNA GUERRA VERA E PROPRIA, E UNA OCCUPAZIONE OCCIDENTALE DI UNA PARTE DELLA SERBIA. ops, le maiuscole non volute.

      • Caro Bortocal,

        Riguardo il tuo ultimo punto, intendevo dire che il pacificmo, quello della piazza e quello della diplomazia ha RITARDATO l’intervento delle forze di interposizione, che doveva essere fatto almeno 10 anni prima dei bombardamenti NATO del 1999, e in misura assai maggiore di come è stato fatto poi, e male (basta ricordare la figuraccia degli olandesi a Srebenica).
        Era infatti già dagli anni ottanta, dopo la morte di Tito (1980) che la Serbia iniziò a negare diritti significativi alle altre minoranze e in particolar modo alla minoranza albanese in Kosovo, propugnado la superiorità del popolo serbo sugli altri, mediante il progetto espansionistico della “Grande Serbia”: E ciò per la semplice necessità di sostituire il collante comunista (di marca titina) col collante serbo-nazionalista, discriminatorio verso le altre minoranze. Basta ricordare che i serbi si sono presi l’esercito di tutta la ex Jugoslavia, per poi usarlo contro gli stessi altri popoli non-serbi della jugoslavia.

        Poi, a mio parere, se non era per la volontà USA (Clinton), stavamo ancora qua a vedere gli scannamenti in Bosnia e in Kossovo mentre le diplomazie europee, Francia in testa, si dilettavano a Rambouillet a spostare le virgole sui trattati in preparazione…

        Ti riporto anche qui, quanto contenuto in Wikipedia (scusami, io ci avrei messo di più a scriverlo…):
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        Milošević non accetta che popolazioni serbe vivano al di fuori della nuova “piccola” Jugoslavia (cioè la Serbia e il Montenegro). Il suo progetto è quello di annettersi i territori serbi della Croazia e una buona metà della Bosnia ed Erzegovina (nel 1991 ancora estranea alla guerra), creando così la “Grande Serbia”. Nella seconda metà del 1991 Milošević, l’esercito federale jugoslavo e truppe paramilitari iniziano una violenta guerra contro la Croazia. Assediano e distruggono completamente la città multietnica di Vukovar (città in cui la convivenza fra serbi e croati era storica e pacifica, caduta l’8 novembre 1991). L’esercito jugoslavo penetra in profondità in territorio croato, arrivando a minacciare Zagabria.

        Dopo il referendum in Bosnia Erzegovina sull’indipendenza (1º marzo 1992), boicottato dai serbo-bosniaci, scoppia la guerra di Bosnia. Milošević sostiene militarmente e politicamente Radovan Karadžić, leader dei serbo-bosniaci che si macchierà di crimini di guerra. La guerra, fra continue tregue e riprese militari, si concluderà il 21 novembre 1995, con gli accordi di Dayton. A Dayton i due nemici Milošević e Tuđman, presidente della Croazia (che più volte si erano incontrati – secondo alcuni era presente un “telefono rosso” diretto fra i due politici), responsabili politici di operazioni di pulizia etnica e di enormi massacri, saranno descritti come “gli uomini della pace”, e lasciati al loro posto.
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        A proposito del Kosovo:
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        Il 28 giugno 1989, 600º anniversario della prima battaglia del Kosovo, a Kosovo Polje, sito della battaglia, Milošević – dall’8 maggio Presidente della Repubblica di Serbia – pronunciò un violento discorso contro l’etnia albanese, assimilandola ai turchi ottomani. Da un lato, questo discorso fu una delle cause che portò alla disgregazione della Jugoslavia. Dall’altro, segnò l’avvio di una politica di assimilazione della provincia, con la chiusura delle scuole autonome di lingua albanese e la sostituzione di funzionari amministrativi e insegnanti con serbi o persone ritenute fedeli alla Serbia[senza fonte].

        Inizialmente l’etnia albanese reagì alla perdita dei suoi diritti costituzionali con la resistenza non violenta, guidata dalla Lega democratica del Kosovo (LDK) di Ibrahim Rugova. Gli albanesi boicottarono le istituzioni ed elezioni ufficiali e stabilirono istituzioni e scuole separate, dichiararono l’indipendenza della Repubblica del Kosovo (2 luglio 1990), riconosciuta solo dall’Albania (tornata da pochissimo democratica), adottarono una costituzione (settembre 1990) e tennero un referendum sull’indipendenza (1992), che registrò l’80% dei votanti con un 98% di sì (senza riconoscimento ma con osservatori internazionali).
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        Non parlarmi di elezioni russe come “democratiche”, con il controllo totale della stampa, TV e del dissenso interno: sono una farsa, come quelle in Iran o in Cina ! In Russia, negli ultimi dieci anni, la Lubjanka gira a pieno regime, come ai tempi di Berija ! Hanno persino riaperto i gulag sul Mar Bianco, quelli che furono già di Dostoevskij e poi anche di Solženicyn !

        Temo sempre che noi europei, come gente comune, come cittadini (tedeschi in primis), rischiamo di ripetere l’atteggiamento da ignavi che avemmo già nel ’38 – ’45, verso il crimine della shoah che si compiva sotto i nostri occhi… Già in ex Jugoslavia è stato così… Se non fosse stato per la iniziativa degli americani, staremmo ancora qua a confabulare sul “come” e sul “meglio” …

        Riguardo agli altri punti, sono parzialmente d’accordo: le iniziative russe (ancora) non sono quelle di occupazione militare “strictu sensu”. Per ora si sono limitati a inviare truppe, armamenti e mezzi non corazzati. Il che non lascia comunque presagire niente di buono.

        In ogni caso, spero che l’escalation si arresti.

        P.S.: riguardo alla “paura del gas” degli europei verso I Russi, non mi hai risposto, forse perché la risposta era implicita nella domanda. Come la vedono in Germania la faccenda ?

        • la tua analisi è veramente accurata, e mi sembra perfino con tratti specialistici.

          però non riesco a condividere quel che pare un tuo presupposto implicito: lo metto sotto forma di domanda? tu credi davvero che la difesa dei diritti umani sia stata la molla che ha portato gli americani ad intervenire nella ex-Jugoslavia? e non la volontà di respingere l’area di influenza russa?

          fammi capire: un milione di tutsi sono stati massacrati nel Rwanda nel 1994 senza che nessuno muovesse dito e poi c’è stata tutta questa sensibilità per i Balcani?

          non credo nell’interventismo come strada per risolvere i conflitti inter-nazionali; sono ancora legato all’art. 11 della Costituzione…

          in ogni caso quell’intervento fu fuori mandato dell’Onu, e quindi fu una guerra vera e propria alla quale abbiamo partecipato in violazione della Costituzione, grazie all’asse D’Alema Clinton.

          io credo tuttora che proprio non si dovesse intervenire.

          le elezioni russe sono “formalmente” democratiche – ho detto – come formalmente lo sono in Italia: non vedo una abissale differenza tra i due sistemi, se non nel fatto che da noi la mafia che uccide è un potere apparentemente parallelo e in Russia la violenza politica contro gli oppositori passa più direttamente attraverso attivitá da servizi segreti (come in Italia negli Settanta e Ottanta).

          d’altra la democrazia è parte un feticcio parte una finzione in ampia parte del mondo.

          sul gas hai scritto:
          “Il fatto è che noi europei abbiamo una “paura del gas” nei confronti della Russia. Diciamolo. Bando alle ipocrisie. E’ più dignitoso, rispetto all’autocensura”.

          questo mi era sembrato quasi un complimento da non raccogliere, perché in qualche modo è la tesi centrale del mio post: l’impossibilità della guerra nell’economia globalizzata; ma la stessa paura sta anche in Russia, dato che Putin è consapevole che una guerra vera e propria de-stabilizzerebbe pesantemnte il paese dal punto di vista economico.

          se sopravvivi vendendo gas (e altro) non hai veramente la possibilità di far fuori quelli che te lo comperano.

          e se sopravvivi comperando il gas, per riscaldarti d’inverno e far andare avanti le tue fabbriche, non è un’idea geniale quella di bombardare i gicaimenti di chi te lo vende.

          ecco perché non credo più a guerre globali, a meno di un collasso ben più grave e generalzzato dell’economia mondiale (che per il resto ci si può anche attendere…).

          ma la seconda parte del tuo pensiero dovrebbe portarmi ad una polemica lunga e complessa.

          “Siamo ancora, non solo geograficamente, una penisola dell’Asia ex sovietica”, – ma non è vero! mai stati, fin dalle guerre persiane…

          “più che un continente dotato di spina dorsale”.

          che cosa vuol dire in questo caso spina dorsale? la vera spina dorsale ce l’ha chi si carica i pesi che è in grado di sostenere.

          il modo migliore di non mostrare spina dorsale è di schiantare per l’effetto di analisi troppo ottimistiche delle proprie possibilità.

          • Spero tu abbia ragione circa l’impossibilità della guerra nel mondo globalizzato.
            Il tuo è ottimismo della ragione.
            Il mio è invece il pessimismo della ragione.
            Chissà la la ragione a chi darà ragione ?
            Chi vivrà verdrà…

            • siamo tornati al punto di partenza, alla mia prima risposta. 🙂

              credo che piuttosto che guerre globali, che implicano ancora la sopravvivenza degli stati, il futuro ci possa gradualmente portare, attraverso molteplici guerre locali, via via meno controllabili, a una situazione di guerriglia generalizzata dove lo stato scompare.

              vedi il caso della Libia.

              vedi la fine dell’impero romano.

              questa prospettiva mi sembra molto più pericolosa, in verità.

              quindi nessun ottimismo della ragione, anzi…

              sul blog di Grillo ho letto un interessante intervento esterno, che ti consiglierei di leggere e magari anche di commentare: http://www.beppegrillo.it/2014/03/passaparola_-_la_verita_sull_ucraina_-_marcello_foa.html

              commentare qui direi, dato che laggiù i tuoi commenti si perderebbero.

              • Sono stato iscritto per un qualche periodo al blog di Grillo. Ho potuto apprezzare di persona che, se provi a criticare il capo o il mainstream grillesco, i tuoi commenti vengono semplicemente cancellati.
                Da allora mi tengo alla larga da tali frequentazioni web, analogamente a quanto faccio per i siti porno. I quali, comunque, restano sempre assai più interessanti del “blob” di Grillo … Su questo almeno sarai d’accordo…

                • ahha ahha, abbiamo fatto la stessa esperienza: parlo di Grillo, naturalmente.

                  anche io ho visto sulla mia pelle che i commenti critici vengono cancellati, e questo la dice lunga sullo spirito che regna dentro quel “Movimento”.

                  ma questo non è un buon motivo per non leggerlo, almeno secondo me: se no mi ridurrei a non leggere più nulla.

                  pensa che guardo giornalmente perfino Libero… 🙂

                  quel che non capisco è come fai a fare un paragone fra i siti porno e il blog di Grillo se non li frequenti entrambi… 🙂

    • grazie, red: una lettura davvero stimolante.

      che mi convince ancora di più della sovrana idiozia di escludere la Russia dal G8 come reazione ai fatti attuali.

      sembra la storia di quello che si tagliava i cosiddetti per far dispetto alla moglie.

      che vantaggio avrà mai l’Occidente a sospingere la Russia verso la Cina?

      • E già oggi sui giornali appariva la notizia degli industriali nostrani che si lamentano dei danni economici causati (a loro) dalle sanzioni alla Russia…. fa riflettere sulla loro efficacia e sulla nsotra interdipendenza.

        Comunque, non sono convinto tutto ciò spingerà la Russia verso la Cina…

        • è ovvio che siamo terribilmente collegati e in-separabili, Europa e Russia, oggi.

          neppure io sono convinto che la Russia possa strategicamente allearsi alla Cina per motivi geo-politici fondamentali: oggi ne sarebbe completamente fagocitata; indicavo nel post la direzione di una reazione europea e più ancora americana che mi pare piuttosto puerile dal punto di vista europeo e che risponde molto di più agli interessi americani che ai nostri.

          però stiamo respingendo la Turchia, stiamo respingendo la Russia, come europei, e l’Italia da parte sua sta rovinando le sue relazioni con l’India (che potrebbero essere ottime per le non poche affinità tra i due paesi) per una vicenda idiota come quella dei marò e cerca di trascinare con sè l’intera Europa.

          una coalizione di queste forze, con la Turchia punto di attrazione per le repubbliche islamiche dell’Asia Centrale potrenne diventare più plausibile; meglio ancora con la sola Turchia e area di attrazione, in nome di una visione politica autoritaria…

          ma la domanda fondamentale diventa: può esistere una Europa isolazionista?

  3. Pingback: dieci anni prima: 2. morire per Odessa? – post del 2 marzo 2014. – comma22corpus·

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