[Krammer] Nell’ottica di specie

La parola, come ogni azione umana, è un tentativo di mutare il mondo percepito ovvero di noi stessi. Ma ogni cambiamento duraturo è piuttosto impermeabile alle parole ed allo stesso pensiero: scaturisce per lo più dalle emozioni e si consolida con la prassi inconscia.
Controllo emotivo e rigore nelle abitudini sono il mezzo più efficace per mutare volontariamente il nostro piccolo universo: è un peccato che tali valori non facciano proprio parte della nostra cultura occidentale.
Creatività e passione sono tratti umani potenti quanto disgregativi, in un’ottica d’insieme proiettata verso la specie.

4 risposte a “[Krammer] Nell’ottica di specie

  1. ciao krammer.

    contributo molto interessante, questo, dove hai sintetizzato in modo efficace una tua visione filosofica della vita che, come sai gia’, non condivido completamente…;)

    sarebbe bello farci una discussione, ma rischia di essere un bis di cose gia’ mdette.

    piuttosto colgo l’occasione per chiederti se vuoi portare questo post e la tua collaborazione anche nel nuovo blog, considerando che questo ha esaurito lo spazio (e non so neppure come abbiano fatto a pubblicare il tuo post, considerando che i 3 giga disponibili risultano gia` superati – ma evidentemente c’e’ qualche piccolo margine di tolleranza ancora, ma non troppo grande, dato che le foto di 2-3 mega non le carica piu)’.

    quindi, se vuoi mantenere una possibilita’ di pubblicare dovresti venire di la’, dove il numero dei lettori e dei followers e’ mmolto piu’ ridotto e insomma, poca brigata vita beata.

    • ciao Borto!
      scusa la mia latitanza, sono strapreso da mille impegni in questo periodo e avevo visto appena di striscio il nuovo blog (nonostante mi sia subito iscritto, non ho ha ancora letto quasi nulla): colgo l’occasione per un rinnovato in bocca al lupo per il nuovo spazio da poco inaugurato 😀
      e mi fa molto piacere il tuo invito a collaborare anche lì, ben volentieri verrò nei ritagli di tempo che riuscirò a prendermi!

      si, credo che ci sia ancora margine qui dentro per post solo testuali, che occupano una porzione irrisoria di spazio rispetto alle immagini.

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      rispondendo al topic: in realtà questa è una visione abbastanza innovativa per me, così esposta, considerato che ho sempre tessuto somme lodi alla creatività ed al cambiamento anche repentino delle idee: il post scaturisce piuttosto dalla constatazione di quanto tali mutamenti repentini, anche geniali, lascino pochi strascichi nella comunicazione e nel comportamento di massa, se non vengono ben “oliati” con altri artefici diciamo più subdoli, meno evidenti.

      la visione originale del mondo e la concezione di nuovi schemi sono un esercizio per lo più individualistico che non lascia purtroppo il segno senza sponsorizzazioni mediante tecniche più o meno evolute di marketing, e senza evidenti tornaconti soggettivi immediatamente percepibili (emotivi, o in ogni caso molto concreti): su questo si basa l’innesco iniziale alla ripetizione massiva che spinge alla prassi culturale e quindi al consolidamento comportamentale umano.

      più che un’opinione personale, ciò che tento di esporre mi appare essere il funzionamento basilare dell’uomo nonché di tutti gli esseri senzienti in generale.
      nel nostro mondo ogni “messaggio” fa presa in tale modalità, e purtroppo la consapevolezza critica di questa nostra natura è scarsa. osanniamo la creatività individualistica sopra ogni altra cosa, la rottura delle regole e delle convenzioni precostituite, e ciò mi sta bene: sono il primo a farlo.
      e tuttavia bisogna prendere coscienza che in un’ottica allargata ciò ci espone al disgregamento sociale, all’incapacità di perseguire decisioni comunitarie solide condivise, e mina in ultima istanza ad ogni fondamento etico, a chi dovesse interessare.

      mi risulta quanto mai evidente come una cultura basata principalmente sul narcisismo e sul superamento dei limiti costituiti, in ogni caso effimeri, sarà anche una cultura etologicamente debole, vulnerabile, schizofrenica.

      se una colonia di formiche potesse “pensare ed agire di testa propria”, singolarmente, creativamente, collasserebbe in men che non si dica.
      l’umanità agisce come una colonia di formiche: per quanto si possa osannare l’intraprendenza creativa individuale, in realtà ci muoviamo nella quasi totalità dei nostri comportamenti come da copione sociale ed è questo che permette ad un gruppo allargato di coesistere nel mondo, preservando certi equilibri dinamici. è la nostra natura, con buona pace del compianto Nietzsche che auspicava alla chimera del super uomo, quel modello narcisistico che rifletteva la sua stessa genialità.

      ciò che conterebbe comprendere è che la libertà di per sé non è un valore aprioristicamente auspicabile per la salute di un individuo né tanto meno di un popolo: slacciandoci da certi vincoli convenzionali il gruppo si sfalda e il singolo perisce, in balia di moti esterni come pure interni.

      ma soprattutto sarebbe utile comprendere che il metodo più efficace per intraprendere assieme una qualsiasi strada si basa sulle emozioni e sulla metodica ripetitività comportamentale di gruppo, mentre l’esercizio della ragione astratta non inciderà mai sulla massa.
      l’unica strada per intraprendere un cambiamento ragionevole per l’intera popolazione passa per la codifica di una ricetta popolare che faccia breccia e che sia facilmente replicabile dalla maggior parte delle persone: se vogliamo salvare noi stessi come specie non sono sufficienti ragione e conoscenza, è anche e soprattutto necessario un buon “mantra”.

      oggi giorno il mantra che ha spopolato globalmente è legato al possesso ed al consumo, strizzando entrambe gli occhi ad una quanto mai effimera percezione di sicurezza e controllo: è un mantra che tambureggia nelle bocche e nelle orecchie di tutti e che ci veicola, volenti o nolenti, nei comportamenti quotidiani.
      ma ogni originale trasgressione a questo mantra culturale (e sono innumerevoli!) viene soffocata proprio dall’esaltazione fin troppo marcata dell’individuale pluralità ed eccentricità di pensiero, che ci dà l’illusione di poter contare ma che in ultima istanza ci disgrega come gruppo, facendoci procedere ognuno per la propria strada.

      se l’abitudine ed il vizio sono duri a morire, non si combattono con l’originalità multiforme delle idee, per quanto geniali: il genio può solo (e dovrebbe!) fare da spunto per la creazione di un mantra popolare efficacie e migliorativo per un qualche certo verso.

      così come in passato l’idea astratta di bicicletta (nata almeno con Leonardo) di per sé ha contato ben poco finché non si è stati in grado di realizzarne in serie di attraenti, poco costose e semplici da usare per lo spostamento di molti.

      solo così muta e si consolida un comportamento sociale, a me pare ogni giorno più evidente, e mi pare per quanto ne so che la scienza mi sia alleata.

      ciao 🙂

      • commento saltato, azzz.

        ti dicevo che preferisco risponderti di la`, quando avrai ricopiato il post anche sul nuovo blog.

        qui lo spazio e` oramai davvero ridotto (come spiegavo): ho superato i 3 Mb disponibili e certamente siamo sotto i 2 Kb, visto che non carica piu’ foto, neppure dei reblog.

        preferirei lasciarlo per i commenti, piuttosto che per nuovi post anche senza foto.

        ti aspetto di la’, dunque!

        (ho cancellato il 90% di quel che ti avevo scritto: non tutte le cancellazioni dei commenti vengono per nuocere! 😉 )

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)