sempre più stupidi, sempre più intelligenti? – 559

18 novembre 2012 domenica 10:34

girando in rete ho trovato qui un grande titolo sparato:

Intelligenza umana a rischio?

l’ho rimpicciolito, perché la tecnica dei titoli da blog la conosco anche io, e funziona anche con me come lettore: colpire, stupire, incuriosire, sparare è fondamentale per attirare l’attenzione.

così in un blog i titoli dei post devono essere come i candelotti lacrimogeni che non si sa da dove vengono e se vengono da dove sembra è un bel guaio. ;).

ora ne parliamo, comunque (dell’intelligenza, dei candelotti abbiamo già parlato quanto meritava), ma vedremo che c’è anche chi dice il contrario.

* * *

il dottor Gerald Crabtree, della Stanford University, sul giornale Cell Press pubblica un’ipotesi provocatoria: 

Stiamo perdendo le nostre capacità intellettuali ed emotive, perché l’intricata rete di geni di cui è dotato il nostro cervello non continua ad affinarsi, nella nostra società moderna, in quanto le situazioni non ce lo richiedono.

leggendo si capisce che il dottore sta buttando parole in libertà:

Lo sviluppo delle nostre capacità intellettuali e l’ottimizzazione di migliaia di geni per fornirci l’intelligenza si sono verificati in un gruppo ristretto di uomini prima che i nostri antenati lasciassero l’Africa.

i NOSTRI antenati? gli antenati del genere umano non hanno mai lasciato l’Africa, dato che quasi un miliardo di esseri umani ci vive ancora.

ecco un esempio perfetto di razzismo trasmesso con tecniche di suggestione, ma probabilmente anche inconsapevole…

* * *

Crabtree ha anche aggiunto alla prima frase probabilmente, ma possiamo toglierlo tranquillamente.

l’homo sapiens sapiens (o meglio il pan, famiglia degli scimpanzé – originale schema di Linneo del Systema Naturae, edizione 1758 e proposta moderna di Diamond)  è effettivamente nato in Africa circa 200.000 anni fa, secondo le teorie più accettate, e da lì, dopo essersi ridotto ad un nucleo piccolissimo di forse soltanto un migliaio di persone, attorno al 65.000 a.C. ha cominciato a gradualmente diffondersi nel resto del mondo.

nonostante l’affezionamento di molti umani, fra i quali Crabtree?, alla teoria delle razze, infatti, la variabilità interna alla specie umana è molto ridotta, come del resto si vede facilmente considerando qualche specie domestica come quella dei cani o dei gatti.

nel 1998 Stanley H. Ambrose propose come spiegazione di questa quasi scomparsa del genere umano  la teoria della catastrofe di Toba: tra 75.000 e 70.000 anni fa l’esplosione di un supervulcano al di sotto del Lago Toba, nell’isola di Sumatra in Indonesia, probabilmente il più grande evento eruttivo negli ultimi 25 milioni di anni, rese ancora più rigido il clima del pianeta che già stava attraversando un’era glaciale.

ecco il posto della catastrofe che ha quasi cancellato gli umani dalla faccia del pianeta:

* * *

secondo Crabtree, in questo ambiente, l’intelligenza era fondamentale per la sopravvivenza.

ma come? ed oggi no?

nell’età della pietra mica dovevi saper leggere per sopravvivere!

come possiamo essere diventati più stupidi?

secondo Crabtree invece da allora è probabile che l’uomo abbia cominciato a perdere lentamente terreno.

il suo discorso è strettamente biologico:

Si potrebbe essere indebolito il potere di selezione per eliminare le mutazioni che portano alla disabilità intellettiva.

In base ai calcoli della frequenza con la quale le mutazioni deleterie appaiono nel genoma umano e l’ipotesi che per la capacità intellettuale sono necessari circa 2.000-5000 geni, il dottor Crabtree stima che nel giro di 3.000 anni (circa 120 generazioni) tutti gli esseri umani  abbiano sviluppato due o più mutazioni dannose per la stabilità intellettuale o emotiva.

Inoltre, recenti scoperte di neuroscienze suggeriscono che i geni coinvolti in questa funzione del cervello sono particolarmente soggetti a mutazioni.

il dottor Crabtree sostiene che la combinazione di meno pressione selettiva e  grande numero di geni facilmente influenzabili sta erodendo le nostre capacità intellettuali ed emotive, ma le sue sono tutte ipotesi e nient’altro.

aggiungete che, a questo punto e a dimostrazione dei danni prodotti da piccole probabili mutazioni genetiche sulla stabilità intellettiva, il dottor Crabtree si abbandona ad un manifesto delirio scientista:

Penso che potremo conoscere ciascuna delle milioni di mutazioni umane che possono compromettere la nostra funzione intellettuale e come ciascuna di queste mutazioni interagisce con gli altri processi e le altre attività, nonché con le influenze ambientali.

La nostra tecnologia ci permetterà di correggere magicamente qualsiasi mutazione che si sia verificata in tutte le cellule di ogni organismo, in qualsiasi stadio di sviluppo.

Pertanto, il processo di selezione naturale brutale diventerà inutile.

* * *

lasciamolo perdere il dottor Crabtree, a cui qualche sito che pure si propone come alternativo dedica una attenzione acritica, e veniamo invece alla tesi opposta, illustrata da Tim Folger sull’ultimo numero delle Scienze, in un articolo dal titolo

Sempre più intelligenti?

in realtà, più che di una tesi si tratta di una osservazione davvero sorprendente:

Ventotto anni fa James R. Flynn scoprì che dall’inizio del XX secolo il quoziente di intelligenza della popolazione ha continuato a crescere costantemente in tutto il mondo.

esaminò i dati dei test di intelligenza in oltre 20 paesi e scoprì che i punteggi aumentano di 0,3 punti l’anno, tre punti per decennio.

è un aumento semplicemente mostruoso: in una scala logaritmica come quella del QI significa che ogni dieci anni l’intelligenza umana raddoppia.

possibile? la notizia è veramente clamorosa.

* * *

be’ io stesso ricordo quale fu il punteggio che uscì al test di intelligenza che mi fecero fare alla visita di leva e che qualche anno fa lo rifeci on line riscontrando un aumento di 10 punti, cosa contraria all’evoluzione naturale, dato che l’intelligenza individuale dopo i 16-18 anni diminuisce e non aumenta.

ma una seconda prova molto evidente credo che consista nell’osservazione dello sviluppo dei film negli ultimi cento anni: non facciamo fatica a vedere come i primissimi prodotti della storia del cinema sembra rivolti ad un pubblico di semideficienti: Chaplin è miracolosamente puerile, perché anche il suo pubblico lo era, e nessuno di noi sopporta i tempi dei film degli anni Sessanta, perché come spettatori siamo diventati molto più intuitivi e dinamici, cioè più intelligenti, e non abbiamo bisogno di tutto quel tempo per comprendere lo sviluppo dell’azione.

Nel XXI secolo, l’aumento continua: abbiamo già realizzato più di 3 punti dall’attacco alle torri gemelle, cioè siamo già il doppio più intelligenti di come eravamo 10 anni fa.

c’è da continuare a stropicciarsi gli occhi. 

* * *

e il bello è che non abbiamo alcuna spiegazione chiara di perché questo stia succedendo!

sappiamo solo che il processo è assolutamente regolare, costante, privo di rallentamenti e di accelerazioni, come sospinto da una forza invisibile.

e il miglioramento avviene da un anno all’altro:

I bambini nati nel 1989 hanno risultati leggermente migliori di quelli nati nel 1988.

insomma in media i bambini che nascono oggi hanno 10 punti di intelligenza in più dei loro genitori e i bambini che nasceranno a fine secolo avranno 30 punti di intelligenza più degli uomini attuali, si ritroveranno cioè come livello medio quello che oggi è il QI del 2% più intelligente della popolazione.

sorrido pensando che saranno arrivati al QI che mi fu misurato nel 1968, ma ci vorranno ancora trent’anni perché la media della popolazione arrivi al QI che mi misurai trent’anni dopo, avendoci messo anche io trent’anni come tutti a crescere di tanto.

certo che un’altra conseguenza sarà che una intelligenza come quella di Einstein, che aveva 170 di QI, comincerà ad essere un caso abbastanza diffuso: i QI di 40 punti oltre la media standard sono oggi non troppo rari, e di conseguenza anche un QI di 170 punti non dovrebbe più essere assolutamente eccezionale, ma relativamente diffuso.

anziché avere un Einstein ad ogni secolo o giù di lì, fra un secolo ne avremo a milioni.

mi gira la testa.

conseguenza sardonica: beh, finalmente avrò molte più gente in grado di capirmi come blogger… 😉

un momento, non è così.

* * *

il miglioramento del QI di cui stiamo parlando non è generalizzato, ma concentrato su alcune abilità specifiche e in particolare due che riguardano il pensiero astratto.

in altri termini sta migliorando la capacità umana di maneggiare i simboli.

fa un divertente esempio e racconta quando disse a sua nonna, davanti a un computer: premi il pulsante Avvio; sua nonna non aveva capito provava a farlo con le mani sullo schermo (evidentemente non avevano ancora inventato i touch screen ;)).

insomma la nonna di Folger non è affatto stupida, ma lo sembra semplicmente perché non si era adeguata all’esistenza del mouse e al fatto che premere poteva avere un significato solamente simbolico.

e quando parliamo di ragazzini nativi digitali non stiamo affatto dicendo che siano davvero più intelligenti in generale, ma che certamente che hanno delle competenze operative molto più sviluppate.

è ovvio che se si identifica l’intelligenza con queste competenze, esse sembreranno ipersviluppate.

anzi una analisi di dettaglio dimostra che dal 1948 al 2002  la capacità di cogliere analogie si è sviluppata da 100 a 124, il possesso del vocabolario è cresciuto molto meno, da 100 a 103 fino al 1989, e successivamente è cresciuto ancora, ma ad un ritmo ancora più lento, e che le capacità matematiche hanno avuto un andamento simile a quelle del vocabolario fino al 1989, ma successivamente un lieve declino.

* * *

verrà dunque un  futuro in cui noi appariremo ai nostri discendenti irrimediabilmente arcaici e pedanti?

ma che futuro e futuro! questo è già il presente, credete ad uno che sta per fare 65 anni.

ma il fatto è che questo non appare più tanto come un fatto biologico legato alla decadenza individuale del quoziente di intelligenza, che ci rende da vecchi più stupidi e conservatori, ma come un fatto generazionale, che contrappone la freschezza di chi si affaccia alla vita alla staticità di chi si prepara ad abbandonarla.

quando Luria faceva i test ai contadini russi negli anni Venti, diceva loro: dove c’è la neve gli orsi sono tutti bianchi; al Polo Nord c’è la neve, di che colore sono gli orsi?, e loro gli rispondevano, saggiamente: noi abbiamo visto solo orsi bruni.

ma se estendiamo all’indietro questa tendenza, arriveremmo a pensare che un secolo fa all’inizio del Novecento l’intelligenza media fosse pari a 70, cioè eguale a quella che noi oggi riteniamo una situazione di ritardo mentale grave.

be’, considerando che allora sopportarono una guerra mondiale, forse l’ipotesi non è neppure così peregrina…

* * *

esiste dunque una storia della mente umana del XX secolo che è ancora da scrivere.

ma certamente questa storie è intrecciata a quella della tecnologia: cinema, televisione, videogiochi, computer stanno sempre più affinando le capacità specifiche che occorrono per utilizzarli.

se vogliamo chiamare queste capacità intelligenza, stanno sviluppando questo tipo di intelligenza, e in un certo senso quindi anche l’intelligenza nel suo insieme.

quindi possiamo tornare a Crabtree che ipotizza un declino biologico della intelligenza umana e rispondergli che l’evoluzione della nostra intelligenza è oramai più tecnologica che biologica.

* * *

questo ci condanna ad un futuro in cui nessuno ci leggerà più trovandoci incredibilmente stupidi?

bella punizione per chi scrive tanto per lasciare una traccia di sé.

però il processo riguarda l’intelligenza consapevole soltanto.

vi è anche l’intelligenza inconsapevole, l’intelligenza oscura che non conosce neppure il proprio nome.

l’intelligenza che non ha cause né scopi, che danza liberamente dentro e fuori della nostra mente e che forse neppure ci appartiene, l’intelligenza che appartiene agli dei, che ci spinge a scrivere una poesia o comporre una musica servendosi delle nostre mani, ma senza avere bisogno di noi.

questa intelligenza (che poi forse è la sola vera intelligenza) non misura e che neppure si misura.

noi non sappiamo se sta crescendo o scomparendo: la sappiamo, a volte, soltanto riconoscere quando ci sfiora.

16 risposte a “sempre più stupidi, sempre più intelligenti? – 559

  1. Il tuo post è bellissimo, soprattutto nell’ultima parte. E per questo ti riconosco come mio “prossimo” 🙂
    Ed è l’ultima parteche mi fa sentire meno cretina e poi non vuole i test che io ho in odio. Ed è vero che solo il nostro cuore, o intelligenza inconsapevole, conosce la filosofia della vita.Ed è una meraviglia Zarathustra quando dice che la rosa è il simbolo del nuovo che nasce. E con la rosa, la danza “Solo nella danza io so parlare i simboli delle cose più alte”.
    Complimenti, Bortocal

  2. “tutti si sbagliano, e chi non si scusa o non se ne accorge (= è idiota) o non vuole ammetterlo (= è cafone).
    Un po’ di capacità di modificare i propri punti di vista è fondamentale.
    Senza, non esiste intelligenza”.

    mi segno, dal suo blog, questo commento di intesomale, perché mi pare vagamente in tema… :=)

      • suvvia, caro intesomale, non puoi parlare di corda dalla casa dell’impiccato: hai un blog che rigurgita di ammiratrici, del resto meritatissime; e so bene che non parlarvi direttamente di noi due, ma maria non ti conosce e ho voluto evitarle una sgradevole impressione.

        in ogni caso, ti sento teso come una corda di violino in questo ultimo periodo; essendo stato solo pochi giorni in Germania tre settimane fa so bene che effetto fa di questa stagione, e so anche che a volte ci si incazza a sentire questa spiegazione perché sembra banalizzante.

        e tuttavia anche l’esasperazione di problemi che esisterebbero comunque ha il suo costo specifico.

        non lasciarti fare a pezzettini.

  3. mi sembra che fondamentalmente si tratti di un problema di misurazione di alcune capacità, di volta in volta considerate come “intelligenza”.
    in fatto di intelligenza pratica, senza dubbio mio nonno mi mangiava in testa… ma se lo metto di fronte a quella “intuitiva” dei film contemporanei o dei pc, non ci sono paragoni.
    non credo esista un vero sistema omnicomprensivo per misurare l’intelligenza, quindi trovo che perlopiù queste ricerche siano parziali e facilmente strumentali.

    • proprio così: questa crescita della capacità di astrazione dell’uomo moderno, potrebbe anche essere considerata come un indice del suo crescente distacco dalla natura, e perfino come una forma di disadattamento molto grave.

      certamente stupisce quanto precipitosamente avvenga questo processo…

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