Francesco il peronista, Alfio Marchini il prezzemolo, Marino il marziano e Scalfari il mestatore di livello – 527.

. . .

premessa n. 1:

l’incontro di oggi al cimitero del Verano tra il commissario di Roma, Tronca, e papa Francesco non sembra un atto isitituzionale dovuto di routine, ma qualcosa di piu` significativo ed anomalo, visto che i colloqui privati sono stati addirittura due e il commissario si e` ritenuto autorizzato a dichiarare, senza paura di essere smentito, questa volta:

“Papa Francesco mi ha rivolto delle bellissime parole di benvenuto che mi danno forza per andare avanti”.

. . .

a memoria di bortocal che era quasi in fasce, occorre risalire agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso per trovare un papa che si intromette cosi` pesantemente nella vita politca del Comune di Roma.

e qui necessita un excursus storico: chi non e` interessato passi pure al punto successivo.

fu esattamente nel 1952 che papa Pio XII decise di intervenire direttamente nella lotta politica per le vicine elezioni amministrative di Roma, lanciando quello che chiamo` il grido del risveglio:

“E’ tempo di scuotere il funesto letargo, è tempo di ripetere con l’Apostolo: hora iam nos de somno surgere. E’ tutto un mondo che occorre rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare da selvatico in umano, e da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio”.

Gedda, presidente dell’Azione Cattolica e dei Comitati Civici, doveva essere il candidato a sindaco di Roma del papa per la realizzazione di questo progetto.

Gedda si fece allora promotore di una lista civica, aperta al sostegno di tutti gli anticomunisti, compresi i monarchici e i neofascisti missini, che doveva essere guidata da don Sturzo.

l’opposizione piu` ferma a questo disegno venne pero` dal capo del governo De Gasperi, che fece fallire l’iniziativa, e alle elezioni successive venne confermato sindaco Salvatore Rebecchini, espresso dalla Democrazia Cristiana e dagli stessi partiti di centro (liberali, repubblicani, socialdemocratici) che appoggiavano De Gasperi al governo.

con una disfatta politica del papa, almeno per il momento, e del suo disegno di spostare a destra gli equilibri politici italiani, a partire da Roma, sostituendo un governo di centro, con un governo clericale di destra.

ben altri tempi, eh?

quella volta, dunque, papa Pacelli falli`, dove papa Bergoglio e` invece riuscito, servendosi di Renzi, almeno nella pars destruens: cancellare da Roma un sindaco laico.

. . .

occorre ricordare, senza troppi peli sulla lingua, che papa Bergoglio politicamente e` sostanzialmente un peronista, come dimostra la sua storia politica in Argentina.

un peronista e` il sostenitore di un potere centrale autoritario e fortemente personalizzato, con una forte coloritura sociale, ma con un sostanziale conservatorismo culturale e uno spirito reazionario nei rapporti sociali.

quando capiremo questa analisi, il significato reale di questo papato ci sara` chiaro.

e il suo modo obliquo di procedere come un bulldozer sulla gestione del Comune di Roma, senza neppure una chiarezza di posizioni ideali, apparira` per quello che e`: puro, coerente gesuitismo.

Marino ha parlato di un unico mandante della sua defenestrazione, e tutti hanno inteso Renzi; ma forse occorreva intendere Bergoglio, e vedere in Renzi solamente lo strumento operativo e l’esecutore.

. . .

premessa n. 2:

oggi Repubblica ha buttato la maschera e dato l’avvio alla campagna elettorale per Alfio Marchini sindaco di Roma.

cosi` capiamo meglio per conto di chi ha guidato in questi due anni la spregiudicata campagna di stampa contro Marino.

chi e` Alfio Marchini?

scarse le notizie biografiche su di lui in rete, ma in compenso numerose le foto in posa di bellone sognante e trasognato; come dice il nano di Arcore, oramai del tutto frastornato: lo vorrebbe candidato perche` piace alle donne.

sufficienti pero` a definirlo i titoli di due vecchi articoli, tra l’altro di Repubblica e dell’Espresso quando facevano gli anti-berlusconiani.

Denise Pardo e Paola Pilati, “Piacere, sono Alfio il Prezzemolo”, L’Espresso, 16 giugno 1995

Giovanni Scipioni, “Dio, case e famiglia”, Il Venerdì di Repubblica, 19 gennaio 1996, pp. 56-60

wikipedia si limita all’essenziale:

Nato a Roma da una famiglia di costruttori vicina al Partito comunista italiano.

Ha studiato al Collegio De Merode, Liceo Scientifico, maturita` negli anni Ottanta: ci feci appunto il presidente di Commissione, forse nel 1986, ma non ricordo di averlo avuto fra i candidati.

ma c’era il figlio del senatore Vitalone, il braccio destro di Andreotti, che aveva fatto male gli scritti, e il Provveditore di Roma invito` a mia insaputa tutto il resto della commissione a prendersi un caffe` a casa sua per raccomandarsi di non rovinargli la carriera (io no, io ero irrecuperabile, ma anche gli altri due commissari che non erano stati individuati e che vennero a raccontarmela…).

Assume la guida della società di famiglia Astrim Costruzioni s.p.a. nel 1989.

Nel giugno del 1994, non ancora trentenne, dopo la vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche, viene nominato membro del Consiglio di Amministrazione della RAI e dal luglio 1994 diviene presidente del Consiglio di Amministrazione di SIPRA, la concessionaria di pubblicità della RAI, ma si dimette sei mesi dopo per contrasti con Berlusconi stesso.

Nel dicembre 2012 inizia una raccolta di firme per presentarsi come candidato sindaco alle primarie del Partito Democratico, ma poi decide di presentare una lista sua, che prende il 9,5% dei voti.

ora Berlusconi lo vuole candidare, ma lui dice no grazie, che preferisce presentarsi da solo, con una lista che non sara` di destra ne` di sinistra: una lista peronista, appunto.

ma peronista non e` poi anche Renzi?

. . .

premessa n. 3:

Scalfari il mestatore di alto livello, quello che dialoga col papa e con Napolitano, che e` come dire con Dio in almeno due delle sue principali manifestazioni, oggi ha scritto forse il peggiore fondo della sua vita.

si intitola: Dalle miserie politiche alle alte visioni di Francesco, ed e` un inno al peronismo di questo papa (indiretto, perche` Scalfari si dimentica il ruolo politico centrale avuto da papa Bergoglio nella defenestrazione di Marino).

in premessa Scalfari dice di avere votato Gentiloni come candidato sindaco alle primarie del Partito Democratico e poi Marino alle elezioni, dopo che fu scelto in queste primarie, sapendo soltanto che era presidente della Commissione parlamentare della Sanità e sosteneva quasi unico il testamento biologico: mica poco, fra l’altro.

ieri ho seguito in diretta la essenziale e limpida conferenza stampa tenuta da Marino a conclusione del suo mandato, cacciato dalle dimissioni dei consiglieri del suo partito alleati ad altri della destra, perfino di eletti nelle fila di Alemanno.

Marino non e` stato difeso da alcuno nel Partito Democratico, neppure dalla cosiddetta sinistra, che non ha perso occasione di dimostrare la sua assoluta inutilita` e l’incapacita` di compiere una qualunque analisi politica delle poste in gioco.

continua Scalfari, senza fare il minimo sforzo di analizzare quanto detto da Marino nella sua conferenza stampa:

Marino sembrava persona onesta, capace, volitiva.

Dopo poco tuttavia ci si accorse che c’era un aspetto del suo carattere alquanto strano: il suo ego era soverchiante su ogni altro requisito caratteriale. Voleva emergere, voleva distinguersi, voleva comandare, voleva stupire. Tutto il resto non contava niente.

io mi domando se e` questo fumus persecutionis il modo di analizzare l’azione politica di un sindaco.

ma leggere fra le righe non e` difficile: Marino era impermeabile alle pressioni politiche, alle raccomandazioni, agli intrallazzi del Partito Democratico romano e dei suoi finanziatori.

Scalfari non ha neppure vergogna di dirlo:

Marino era ed è un alieno. Un alieno che ritiene importantissime le cose che riguardano lui e basta.

Parla un altro linguaggio, ha altri comportamenti.

A volte questa diversità è un bene, talaltra un male. Ma per un sindaco essere alieno è assolutamente impossibile e finalmente questa vicenda si è chiusa.

. . .

riconosco bene questo livore.

e` diffuso in Italia contro la persona onesta e competente, che fa con professionalita` il suo lavoro e si fonda sulle proprie capacita` e non sugli appoggi interessati degli altri.

e` un tratto tipico della nostra cultura nazionale, e lo descrisse bene Leopardi, proprio il famoso Giacomo:

All’opposto i buoni e i magnanimi, come diversi dalla generalità, sono tenuti dalla medesima quasi creature d’altra specie, e conseguentemente non solo non avuti per consorti né per compagni, ma stimati non partecipi dei diritti sociali, e, come sempre si vede, perseguitati tanto più o meno gravemente, quanto la bassezza d’animo e la malvagità del tempo e del popolo nei quali si abbattono a vivere, sono più o meno insigni.

ma tutto questo primo dei Pensieri di Leopardi andrebbe letto, almeno; ne cito adesso soltanto l’inizio.

Dico che il mondo – ma sarebbe meglio intendere che Leopardi parla del mondo come appare in Italia e agli italiani; altrove non e` cosi` – è una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi.

Quando due o più birbanti si trovano insieme la prima volta, facilmente e come per segni si conoscono tra loro per quello che sono; e subito si accordano; o se i loro interessi non patiscono questo, certamente provano inclinazione l’uno per l’altro, e si hanno gran rispetto.

Se un birbante ha contrattazioni e negozi con altri birbanti, spessissimo accade che si porta con lealtà e che non gl’inganna, se con genti onorate, è impossibile che non manchi loro di fede, e dovunque gli torna comodo, non cerchi di rovinarle; ancorché sieno persone animose, e capaci di vendicarsi, perché ha speranza, come quasi sempre gli riesce, di vincere colle sue frodi la loro bravura.

Io ho veduto più volte uomini paurosissimi, trovandosi fra un birbante più pauroso di loro, e una persona da bene piena di coraggio, abbracciare per paura le parti del birbante: anzi questa cosa accade sempre che le genti ordinarie si trovano in occasioni simili: perché le vie dell’uomo coraggioso e da bene sono conosciute e semplici, quelle del ribaldo sono occulte e infinitamente varie.

Ora, come ognuno sa, le cose ignote fanno più paura che le conosciute; e facilmente uno si guarda dalle vendette del generosi, dalle quali la stessa viltà e la paura ti salvano; ma nessuna paura e nessuna viltà è bastante a scamparti dalle persecuzioni segrete, dalle insidie, né dai colpi anche palesi che ti vengono dai nemici vili.

Generalmente nella vita quotidiana il vero coraggio è temuto pochissimo; anche perché, essendo scompagnato da ogni impostura, è privo di quell’apparato che rende le cose spaventevoli; e spesso non gli e creduto; e i birbanti sono temuti anche come coraggiosi perché, per virtù d’impostura, molte volte sono tenuti tali. (…)

Ora i birbanti, che al mondo sono i più di numero, e i più copiosi di facoltà, tengono ciascheduno gli altri birbanti, anche non cogniti a se` di veduta, per compagni e consorti loro, e nei bisogni si sentono tenuti a soccorrerli per quella specie di lega, come ho detto, che v’è tra essi. 

. . .

in ultima analisi abbiamo forse sbagliato a considerare il caso Marino un problema politico.

io lo vedo piuttosto come un caso antropologico.

l’antropologia dell’onesto e capace in Italia, che sara` sempre perseguitato dalla massa dei familisti amorali che traggono la loro forza dal numero e dal conformismo.

ah, ma qualcuno dice che e` proprio l’antropologico che e` politico?

dite come preferite, per me non c’e` altra soluzione, per le persone perbene che andarsene dall’Italia e fare la propria strada nel mondo altrove.

. . .

ma torniamo di nuovo alle sciocchezze vili che scrive Scalfari su Marino:

Di positivo fece solo la chiusura della discarica di immondizie di Roma. Era qualcosa, ma non fece nient’altro.

Non si accorse neppure che nell’amministrazione della città si era infiltrata un’organizzazione criminale. Non se ne accorse anche perché gliene importava assai poco.

questo non e` giornalismo, questo e` un romanzo di appendice di pessimo livello, oltretutto.

ma tutto questo e` soltanto propedeutico, nel fondo senza fondo di Scalfari.

Quanto al presidente del Consiglio è stato molto saggio a manifestare la sua insoddisfazione senza tuttavia intervenire direttamente. (…)

Ora si apre la questione delle candidature. Sarà piuttosto controversa, ma c’è il tempo necessario per parlarne.

Il nuovo commissario Francesco Paolo Tronca farà bene il suo compito.

certamente Tronca fara` bene il suo compito?

e chi lo dice? e perche` lo dice?

ma a questo punto, e forse non casualmente, Scalfari si lancia in un panegirico sfrenato di papa Francesco, tutto emozionato per una telefonata che questo gli ha fatto e che mi porta a pensare che papa Bergoglio e` davvero un gran furbone gesuita.

. . .

fine anche della terza premessa.

tutte assieme sono state decisamente troppo lunghe.

immaginatevi che voglia ho di sviluppare adesso il tema della crisi della democrazia in Italia.

tirate voi, lettori, piuttosto, le conclusioni.

. . .

considerazioni molto vicine alle mie (tranne che su papa Bergoglio) in questo post di Raimondo Bolletta: Il mandante.

6 risposte a “Francesco il peronista, Alfio Marchini il prezzemolo, Marino il marziano e Scalfari il mestatore di livello – 527.

    • grazie a te del reblog: provo a buttare li` le mie ipotesi.

      non dico siano la verita` assoluta, ma spero almeno inducano a riflettere da qualche punto di vista inedito.

  1. Pingback: Il mandante | Raimondo Bolletta·

    • grazie di avermi segnalato il tuo reblog parziale.

      peccato, ancora, che lo stare su due piattaforme diverse, impedisca almeno a me una frequentazione piu` stretta.

  2. Pingback: il decennale di papa Bergoglio – 100 – comma22corpus·

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)