il prossimo fallimento degli Stati Uniti (e quindi del mondo). 318

venerdì 8 luglio 2011   23:29

altro che crisi della Grecia e successiva crisi dell’Italia – che è passata rapidamente sotto il tiro degli speculatori per via del fatto che un debitore che sta per affogare non tiene buoni i creditori dicendo che metterà i conti in ordine fra due anni, come sta facendo Tremonti.

azzardo sconsiderato, perché l’occasione nei fatti storici è determinante e basta una singola mossa sbagliata a farti tirare le cuoia.

ma il problema oramai sono gli Stati Uniti, che proprio oggi hanno varcato il tetto dei “14,3 trilioni di dollari”, ovverossia all’incirca dei 10 miliardi di euro (per intenderci, il debito italiano è di 1 miliardo e 900 milioni di euro, cioè di circa un quinto di quello americano, ma con un Prodotto Nazionale Lordo che è di 1 miliardo e 600 milioni di euro, cioè in proporzione poco più di un sesto, rispetto ai 10 miliardi di euro di Prodotto Nazionale Lordo americano; in sostanza in proporzione il 20% di più, che – come indice della solidità dell’economia americana – non è poi molto).

naturalmente tutto il mondo cercherà di salvare gli Usa fino a che sarà possibile, rendendosi conto che a questo punto il crollo dell’impero americano non è vantaggioso per nessuno e che meglio sarebbe una America viva, ma azzoppata e meno imperiale, quella che Obama ha proposto all’inizio del suo mandato.

ma purtroppo arriverà anche il momento nel quale nessuna forza umana potrà evitare il fallimento, e i creditori dovranno rassegnarsi a non potere riavere indietro i capitali prestati alla potenza imperiale che sembrava in grado di comandare anche al mondo.

e dunque il ruolo storico di Obama sembra dovere essere identico a quello che fu di Gorbaciov per l’URSS venticinque anni fa, cioè di cercare di gestire il crollo dell’impero, e solo dopo Obama vedremo emergere il vero volto dell’America del futuro, che per ora rimane indistinto, ma che non promette affatto bene.

* * *

di fronte alla gravità della crisi oggi Obama ha fatto un appello all’unità nazionale, proponendo alle due parti politiche in gioco negli USA non di scegliere fra l’una o l’altra politica economica sinora proposte, ma di realizzarle tutte e due assieme: tagli drastici alle spese sociali e contemporaneamente aumento delle tasse per i ricchi.

ma la catastrofe sembra non evitabile lo stesso e gli analisti economici prevedono semplicemente una rapida caduta del dollaro ad un terzo del suo valore attuale.

beh, sarà interessante vedere un’America dove la gente dovrà rassegnarsi a vivere con un terzo dello stipendio reale che ha a disposizione oggi.

tenendo conto, del resto, che il dollaro negli ultimi due anni ha GIÀ perso i due terzi del suo valore, questo significa che fra poco un dollaro potrebbe valere un decimo di quel che valeva 10 anni fa.

del resto è quello che, probabilmente ancor prima, succederà anche da noi.

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in questa situazione le chiacchiere di cui ci riempiono la testa in Italia appaiono come uno spettacolo di burattini sul Titanic che affonda.

la situazione è talmente grave che non ha più molto senso parlarne: senso ne aveva due o tre anni fa, quando si poteva sperare di evitare il peggio, forse semplicemente per la inconsapevolezza generale della gravità della crisi globale.

ma adesso a che giova?

* * *

ciò di cui servirebbe parlare in Italia, invece, sono le misure immediate necessarie per sfuggire a questa stretta mortale.

sul Corriere della Sera il banchiere Modiano ha proposto una patrimoniale del 20% sui grandi patrimoni; di mio ci aggiungo la confisca immediata dei due milioni di immobili non censiti i cui proprietari non hanno mai pagato le tasse in questi anni; la riduzione drastica dei costi della politica dovrebbe essere una misura alternativa (o almeno integrativa) rispetto al taglio delle pensioni a persone che se le sono guadagnate versando regolari contributi.

anche in Italia forse occorrerebbe una politica economica che seppellisca il governo che vuol far pagare la crisi ai poveri cristi e proponga in contemporanea una serie di sacrifici consistenti per chi ha.

ci vorrebbe l’unità nazionale attorno ad un programma di lacrime e sangue per tutti: forse il taglio del valore reale delle pensioni non si potrà evitare ed è evidente che fra tutte occorre tutelare quelle che garantiscono i redditi di sopravvivenza; però occorre almeno provare a far pagare la propria quota di sacrifici a chi ha di più davvero.

leggere oggi che i 6 miliardi di euro risparmiati col taglio alle pensioni considerate alte verranno destinati alla riduzione delle tasse sui redditi più alti non solo faceva venire la bava alla bocca, ma appare anche insensato dal punto di vista economico.

* * *

e tuttavia, serve a qualcosa dire queste cose?

la situazione sta entrando in una fase di convulsioni acute, ogni previsione ragionevole a questo punto è impossibile, qualunque azione in apparenza razionale potrebbe avere degli effetti controproducenti imprevisti: occorre lasciare che il tornado passi e vedere alla fine che effetto avrà fatto e quanti morti e feriti avrà lasciato sul terreno.

fra questi certamente ci sarà l’Italia, quasi certamente gli Stati Uniti e molto probabilmente la civiltà tecnologica avanzata, assieme alla democrazia occidentale.

per quanto ciascuno di noi non abbia molti motivi di dispiacersi per la sparizione di ciascuna di queste realtà, nessuno di noi è in grado effettivamente di valutare come sarà il mondo che seguirà.

pertanto attacchi acuti di nostalgia postuma potrebbero essere all’ordine del giorno, quando anche la rete dovesse sparire e le automobili non avessero più proprietari in grado di pagarsi la benzina.

* * *

sciocchezze, le mie?

mi piacerebbe sperarlo, certo appaiono meno sciocche ed improbabili di 5 anni fa quando ho cominciato a formularle pubblicamente per la prima volta, per quanto sia grottesco definire pubblico un blog così poco autorevole.

certo, posso testimoniare che come me la pensano molti fra i miei coetanei, quasi tutti quelli con cui riesco a parlare a volte di questi problemi: loro che come me sono cresciuti in un mondo oramai in via di dissoluzione, dove aveva un senso cercare di capire che cosa sta succedendo.

noi la generazione di ferro dei favolosi Anni Sessanta, che abbiamo prodotto queste generazioni lillipuziane e sperdute nel nulla della autocontemplazione narcisista, e che ora, mentre invecchiamo e ci prepariamo a sgombrare il campo dal mondo, vediamo crollare in un parallelismo troppo sconcertante fra pubblico e personale l’intero mondo che avevamo costruito e che ha riempito la nostra giovinezza.

16 risposte a “il prossimo fallimento degli Stati Uniti (e quindi del mondo). 318

    • mi sembra una variante attualizzata del vecchio “fermate il mondo, voglio scendere”.

      e anche un po’ meno individualista.

      notare, per favore, che ieri quando ho scritto il post la stampa italiana non dava nessun rilievo a questo problema, ma oggi ho visto che hanno rimediato, e io però li ho battuti sul tempo! 😉

        • sai, il bello è che non sappiamo neppure se questo autista del mondo esiste davvero oppure se il mondo non stia scivolando a valle per conto suo senza nessun guidatore.

          qualcuno dice di conoscere il guidatore e sa anche come si chiama, raccoglie anche tangenti per dirgli dove deve andare, ma pare che dire il Suo terribile nome sia assolutamente vietato…

          😉

  1. Ho provato a leggerlo immaginandomi che tu fossi Presidente del Consiglio e che questo tuo discorso parola per parola lo avessi pronunciato alla Camera dei Deputati (fino a “pagarsi la benzina”). Non lo so, pero’, se lo Onorevole Scilipoti ti avrebbe applaudito, anzi son quasi sicuro di no!!!

    • ah ah, mi hai costretto a precipitarmi a rileggere questo post col segreto terrore di essermi lasciato scappare che qualche volta credo di essere Napoleone… 🙂 🙂 🙂

      per fortuna nulla di tutto questo è trapelato neppure questa volta.

      quanto a Scilipoti mi avrebbe applaudito lo stesso (se fossi stato Presidente del Consiglio: applaude quell’altro, figurati che problemi avrebbe ad applaudire me!), perché a lui e a quelli come lui la benzina non mancherà mai di sicuro! 😉

  2. Pingback: lordbad, nell’occhio del ciclone. « Cor-pus·

    • come sarebbe a dire “tre zeri in più su tutto”?

      l’unico problema sta nell’espressione “14,3 trilioni di dollari”, che è un semplice copia e incolla dal Corriere (mi pare di ricordare) e anche una cattiva traduzione, frutto delle eccessive frequentazioni giovanili (si spera) del giornalista con Paperon di Paperoni, ma io poi li ho riportati correttamente a miliardi di dollari.

      dov’è l’errore? 🙂

  3. Il nuovo mondo che verrà dopo la catastrofe dovrebbe abolire dal suo vocabolario la parola debito.
    Le banche non dovranno più esistere!
    Niente più prestiti. Niente promesse di restituzioni future basate sulla speranza di crescita.
    L’economia dovrà essere prevalentmente locale.

    • potrebbe esserci una soluzione al problema che dici tu: una applicazione integrale e letterale di quel che prescrivono d’accordo bibbia ebraica, bibbia cristiana e corano, che considerano l’interesse sui prestiti un peccato gravissimo.

      le banche dovrebbero essere rigorosamente istituzioni pubbliche, controllate dai cittadini, che prestano denaro senza interesse, per fini di utilità pubblica.

      naturalmente una volta che le banche smettessero di lucrare interessi sui loro prestiti, smetterebbero di prestare denaro che non hanno davvero solo per guadagnarci su!

      grazie del commento.

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