può dal male nascere il bene?

nelle interpretazioni integralistiche della vita mi pare di no: dal male non potrà mai nascere il bene.

non ci sarà mai un male che, nel tempo, mostri dei lati positivi inizialmente rimasti oscuri e neppure un bene che, trionfando, si rivela negativo e a volte perfino peggiore del male che voleva cacciare dal mondo.

come è semplice a vita del fanatico: deve scegliere una volta sola e poi neppure preoccuparsi di come vanno le cose.

per l’integralista il male è male e il bene è bene e non c’è nessuna confusione possibile fra i due concetti; neppure nel tempo.

* * *

la vita invece è un poco più flessibile e gioca spesso a confondere le acque.

per questo, per la vita, male e bene sono soltanto punti di vista di una realtà liquida e cangiante.

per questo l’integralista ha torto e la sua interpretazione rigida del mondo gli impedisce di capirlo e di gestirne i problemi in maniera adeguata.

46 risposte a “può dal male nascere il bene?

  1. La moda dell’essere e professarsi senza Dio si avvicina molto al fanatismo, perché con il solo (osannato) ragionamento si dovrebbe poter arrivare, per esempio, alla spiegazione razionale dei miracoli Eucaristici, che invece pare siano inspiegabili.
    Nei senza Dio non solo c’è fanatismo ma è scomparsa in loro perfino la capacità di stupirsi.
    Ma c’è speranza e c’è per tutti, indistintamente.

    • ahha ahh, spiegami.

      se io banalmente dico di non credere che Dio esiste, sono un fanatico.

      se tu rimescoli in tutte le salse la tua fede alquanto bigotta, invece stai semplicemente dicendo la Verità?

      non capisco proprio che cosa c’entri il tuo Dio in questo discorso fatto qui sopra: si può essere fanatici sia con Dio sia senza dio.

      però qualcosa deve averti colpito dove ti faceva male.

      quali miracoli eucaristici sono inspiegabili?

      e perché i miracoli inspiegabili cattolici dovrebbero essere più importanti dei miracoli inspiegabili induisti oppure islamici?

      ah già: perché questi non sono “Eucaristici”, immagino…

      • Scusa l’ignoranza, di quali miracoli induisti oppure islamici parli? Mi piacerebbe mi dessi qualche informazione in più.
        Comunque il tuo irridere le cose che dico è puerile.
        Ti rifiuti di conoscere cose che sono al di là del tuo personale pensiero,e solo conoscendo si può davvero valutare.
        Ho detto anche cose che avrebbero dovuto suscitare la tua supposta sete di conoscenza per cose che non conosci, ma la tua curiosità non si è fatta avanti.

        Lo so che non ti fidi di quello che ti dicono altri, io da non credente a queste cose fino ad un anno e mezzo fa ti posso capire, per questo ti ho detto di andare a Medjugorje, ovviamente, se non hai paura di ciò che potrai vivere.
        Io parlo di ciò che conosco e vivo, né più né meno.

        Questa è una analisi scientifica che non sa spiegare ( se sei curioso saprai cercare anche altro)…come succede anche alla commissione scientifica di Lourdes ( composta anche da medici non credenti) che davanti a certe fatti e non suggestioni, si arrende stupita.

        °°°Lì il dottor Frederic Zugiba, cardiologo e medico legale, rilevò che si trattava di tessuto umano. Secondo quanto scrive Piotrowski, egli fece questa sconvolgente analisi:

        “Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo… dal momento che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono… Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”.

        Testimoni di queste analisi furono due australiani, il giornalista Mike Willesee e l’avvocato Ron Tesoriero , i quali chiesero quanto potevano vivere i globuli bianchi se fossero appartenuti a un frammento di carne umana tenuto in acqua.

        La risposta fu: “pochi minuti”. Quanto il dottor Zugiba seppe dai due che quel materiale era stato tenuto per un mese in acqua e per tre anni in acqua distillata, restò esterrefatto.

        Ancor più sconvolto però quando scoprì, dal dottor Castanon, che quel frammento di cuore umano “vivente” era in origine un’Ostia, ossia un pezzetto di pane consacrato.

        Si chiesero con sgomento com’era possibile che un frammento di pane diventasse un pezzetto di cuore umano e ancor più come, un tale reperto, prelevato nel 1996, evidentemente da un uomo morto, fosse ancora vivo tre anni dopo?°°°

        • ognuno trova i miracoli che cerca, e siccome anche induisti e musulmani cercano miracoli, ne trovano.

          non fai fatica a trovarne, la rete pullula di questi esempi.

          in India si tratta, ad esempio, delle statue degli dei che bevono latte: https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&rlz=1C1CHMY_deDE312DE363&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=India%20latte%20statua

          quanto ai miracoli islamici preferisco mandarti un link a centinaia di video su You Tube: https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&rlz=1C1CHMY_deDE312DE363&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=miracoli%20islamici%20video

          lo straordinario (che non è necessariamente miracoloso) esiste indubbiamente nella realtà, ma chi meno lo cerca meno lo trova.

        • Salve Lucia, mi inserisco nell’impasto della discussione: mi presento, sono l’ingrediente prezzemolo 🙂
          Credere in qualcosa che possiamo comunemente chiamare Dio è una cosa.
          Credere nel Dio cristiano e seguirne dogmi e tradizioni è ben altra cosa.
          In questo club del pensiero libero [chissà perchè mi salta in mente the dead poets society 😀 ], questi non sono dettagli trascurabili.
          C’è chi si professa ateo, ovvero segue la fede della propria ragione e crede solo a lei, chi più umilmente si definisce agnostico, rendendosi conto che non c’è alcun fondamento per cui potersi esprimere, chi si professa magari nichilista, o panteista o altre forme affini: qui è come stare sull’arca di noè.
          ci sono anche esponenti di altre religioni non cristiane, grazie a Dio, con i loro dogmi e convinzioni differenti.
          Ci sono pure i buddhisti: strana religione la loro, dal momento che credono nel non-Dio, nel nulla, nel vuoto che è pienezza del tutto, chiamato Nirvana.
          Come vedi la scelta è varia.

          Io di per me faccio fatica ad incasellarmi: nato da deboli tradizioni cattoliche, mi sono professato successivamente nell’adolescenza buddhista, poi ho temuto di essere nichilista (dannati filosofi occidentali che ne hanno depauperato il nome!!), quindi sono serenamente confluito nel panteismo. Il tutto senza mai dimenticarmi che per prima cosa sono e resto un umilissimo agnostico 🙂
          Odio le curie e le istituzioni terrene ma amo le religioni, le apprezzo (a patto di non ricadere mai sul piano storico) e comprendo la loro importantissima valenza sociale.
          E le apprezzo tutte indistintamente, senza pregiudizi di sorta: ritengo che ogni popolo si sia ritagliato la religione che meglio gli cadeva addosso. sono i popoli ad aver creato le religioni non il contrario, vale anche per le religioni rivelate.

          Cara Lucia, ho la fortuna di credere fermamente e fortemente in quello che tu chiami Dio e che senti pulsare in fondo al tuo cuore.
          Ma non ho bisogno dei dogmi di una religione per costruirmi un’identità e per riempire i vuoti dell’anima, o per decidere dei miei pensieri od azioni. Ad esempio, la natura che mi sta attorno basta ed avanza per ringraziare il mio personalissimo Dio di essere al mondo, di stupirmi per tanta bellezza, ed è sufficiente a tirarmi su le maniche e dare il meglio di me nei confronti dei miei simili. Non solo, mi piacere dare il meglio anche a chi non mi è simile per niente, così magari imparo pure qualcosa di nuovo 🙂

          Sorrido al leggere delle ricerche su quelli che chiami i miracoli Eucaristici: io trovo già di per sè un miracolo la farfalla che vola, la pioggia che cade, il sole che sorge ogni Santo Giorno, il mio essere al mondo e la libertà di poterlo in qualche modo influenzare, la presenza delle persone che amo, la varietà che ci pone continuamente davanti a scoperte sempre più stupefacenti. L’esistenza di tutto è già di per sè un miracolo, lo stesso miracolo che è Dio dentro di me, e che sento essere dentro tutti, e tutto accomuna e risolve in quel campo gravitazionale che mi piace chiamare Amore.
          Mi sento molto simile al prototipo di cristiano, perchè mi sento messaggero d’amore, ed al tempo stesso riconosco il fardello e la croce dello stare al mondo, della responsabilità del proprio libero arbitrio, la necessità di comunione con tutto il resto del creato, nostri simili-fratelli in primis.
          Questo è il messaggio di Cristo, dev’essere stato un uomo eccezionale 🙂
          Questo messaggio lo seguo totalmente, in questo sono cristiano al 100% (ovviamente per voi praticanti ciò non basta ehehe).
          Sfortunatamente, non ho la fortuna di credere nel Paradiso (al massimo, mi riservo il dubbio di una qualche trasformazione in forma percettiva totalmente diversa dall’attuale, che in ogni caso stravolgerebbe il mio stare in questo universo), l’ipotesi che ‘polvere siamo e polvere ritorniamo’ mi sembra la più plausibile: mi accontento di cercare di trasformare in Paradiso quella piccola parte di mondo in cui vivo, cogliendo al massimo ciò che Dio mi offre, e ricambiandolo facendo del bene per quanto posso.
          L’idea non è sempre consolatoria, ma mi aiuta molto a non adagiarmi mai sugli allori, in questa vita terrena e così breve 🙂

          Cordialità.

          [guarda l’orologio: mi sa forse più di 2 ore, toglici qualche distrazione in mezzo. come lo valuti in rapporto ‘qualità/prezzo’ borto? ne vale la pena? dovrei continuare secondo te? mi piace, posso migliorare, ma ci impiego troppo!]

          • io sono senza parole: ci sono dei passaggi bellissimi: mettici pure tutto il tempo che ti serve: secondo me, ne vale la pena!

            quel che conta è il risultato finale mica i tempo che ci impieghi ad arrivarci.

            e il risultato finale mi ha a tratti incantato, anche dove non ero e non sono d’accordo.

            • 🙂
              spero tu abbia ragione, mi stuzzichi.

              in ogni caso mi piace immaginare storie (raramente le scrivo, visto i tempi che ci metto, ma cercherò di dedicarmici un po’ meglio), mi piace però anche leggerle per cui, qualunque variante sul tema o fuori tema, sono tutt’occhi, e naso e orecchi 😀

  2. Una questione difficile e molto interessante. Forse non siamo portati a pensare alle sfumature ma solo in categorie rigide e definite e per questo finiamo facilmente in errore. I fanatismi sono facili, danno un’interpretazione categorica, o Bianco o nero, e si lasciano sfuggire ogni altra forma di colore e variazione sul tema.
    Qualche anno fa ero rimasto turbatissimo dall’intervista all’amante brasiliana di Mengele. Parlava di lui come di un amante dolce e premuroso. Un criminale della peggior specie la cui fama è nota a tutti. E’ un esempio estremo ma non c’è solo lui. I peggiori macellai della storia vengono spesso descritti come “padri di famiglia impeccabili”…
    Dall’altra barricata anche i santi e i migliori hanno spesso scheletri nell’armadio che li rendono meno “buoni”..
    Le categorie male e bene non sono fatte per una natura imprevedibile e polimorfa come è quella umana.

    • sai, Jeremy, che cosa mi colpisce di più in questo tuo bel commento?

      che parli di bianco e nero in termini alquanto diversi da quelli delle nostre recenti discussioni fotografiche sul tema… 🙂

      perdona il colpo basso 🙂 (a proposito, sono tornato fotograficamente sull’argomento qui: http://bortografia.wordpress.com/2014/06/28/biancoenero-1131/

      il tema è quello della semplificazione della realtà complessa: semplificazione necessaria, eticamente o anche… fotograficamente, ma tuttavia riduttiva.

      è per cogliere l’essenziale che dobbiamo sacrificare i mille aspetti cangianti della vita, ma poi è a questi che dobbiamo comunque tornare, per evitare di credere che quella realtà irrigidita e idealizzata sia vera (come pensava Platone).

      e così scoprire la delicatezza puerile degli acquerelli di Hitler, ad esempio.

      niente ci salva dalle contraddizioni, neppure la semplificazione. 😦

      • ahahaha! Mentre commentavo mi è venuto in mente e me l’aspettavo! 😀

        Questo pensiero di Platone avrei voluto sentirlo quando ero al liceo invece di tante cose dimenticate..

        • eh, inevitabile direi…, e mi piace che te l’aspettassi! 🙂

          da giovane mi occupavo di filosofia antica; ebbi anche un incarico per gestire delle esercitazioni alla Statale di Milano, ma poi diedi forfait e scelsi altre strade.

  3. Io ripeto qui umilmente la mia vecchia frase, perfetta credo io dal punto di vista della logica pura, ma forse solo quella, almeno per ora: il male, per fare del male a sé stesso, crea il bene.

    Poi il vero problema degli integralismi, dei regimi, eccetera, secondo me è che il male lo compiono eccome, anzi di più degli altri, ma che credono di essere nel giusto perché ”lui ha cominciato per primo”. Quindi siccome rubare è male, allora io posso tagliare la mano al ladro. La reazione sproporzionata.

    • qui si sentirebbe il bisogno di una bela poltrona comoda e di qualcosa da condividere su un tavolo, per poter impostare una discussione filosofica con i fiocchi.

      mi ricordo di atri tempi con gli aforismi sul rapporto fra male e bene di perdamascus, ricordi? per lui il problema era l’in-distinguibilità soggettiva del male dal bene.

      ma la tua spiegazione “logica” dell’origine del bene va ben oltre ed è terribile perché dimostrerebbe che il male è l’origine del tutto, dato che solo il male può negare se stesso, al bene questo non è consentito.

      sula reazione sproporzionata posso essere d’accordo con te ne’immediato, ma non mi pare che basti a spiegare l’integralismo, che ha delle radici sue che rendono la reazione sproporzionata…

      senza integralismo non esisterebbe neppure la reazione sproporzionata; mi pare che il rapporto causa-effetto vada capovolto.

      • Mah io ti porto l’esperienza degli integralisti che ho conosciuto, quantomeno il loro modo per giustificare il loro integralismo era quello: non posso essere gentile con chi è malvagio, altrimenti mi renderei complice delle loro malefatte. Quindi devo essere malvagio anch’io, ma la differenza sta tutta nel fatto che ha cominciato prima lui. Non sarà forse la causa del problema ma è su questo che si dovrebbe discutere per risolverlo, se si accorgessero che la giustificazione non vale, per poter continuare a credere di essere buoni, come lo credono, non vedo cos’altro potrebbero inventarsi.

        Sulla prima parte, io lo ho già detto tante volte, in principio era il male, il male E’ l’origine. Ma questo secondo me non è terribile, anzi. Sarebbe terribile vedere il male nel futuro, io invece vedo il male nel passato, poi fare posto al bene, cosi’ si affrontano, e siamo al presente, e nel futuro l’inevitabile vittoria del bene! Inevitabile proprio perché il male facendo del male a sé stesso avrebbe appunto creato le basi della propria, futura, scomparsa!

        • non `detto che la spiegazione che gli integralisti danno dell’integralismo sia quella giusta; é anzi molto più probabile che sia frutto di una falsa coscienza, e direi che questa dovrebbe essere la prima ipotesi di lavoro, da abbandonare proprio se si rivelasse incapace di spiegare il fenomeno.

          ci sono stati diversi studi su una delle forme moderne dell’integralismo, cioè il nazismo, e molte hanno evidenziato la centralità dei modelli educativi che soffocavano l’individuo rendendolo pronto ad aderire a movimenti di massa dove recuperare una apparente libertà.

          ma nessun nazista sarebbe stato disposto ad ammettere di essere tale perché frustrato.

          la tua originalissima interpretazione del rapporto fra bene e male – veramente acuta, lo dico senza ironia – è però molto parmenidea, e direi che condivide le radici stesse del fanatismo di cui stiamo parlando: tu infatti continui a considerarli opposti per natura e non semplicemente diversi punti di vista soggettivi sulla stessa realtà.

          è altrettanto chiaro che la stessa (dura) critica può essere rivolta alla tua immaginaria speculazione che il bene (quello che TU intendi per bene) alla fine trionferà.

          che cos’altro pensano i fanatici? 😉

          • Ok, ci sono spiegazioni inconscie dell’integralismo, quindi forse ha poco senso lavorare su quelle conscie. Si puo’ ragionare per ore con una persona senza riuscire a sbloccarla, questo purtroppo è vero. Eppure, se la persona crede di avere una giustificazione razionale, anche provare a smontarla altrettanto razionalmente a me sembra che ci si debba provare.

            Su cosa siano il bene e il male resto convinto che non siano poi cosi’ difficili da definire: bene è cio’ che provoca sensazioni positive negli altri esseri dotati di sensibilità e male cio’ che provoca loro sensazioni negative. Piu’ banale di cosi’ non potrebbe essere, anzi mi stupisco che la maggior parte delle persone si rifiuti di ammettere che il bene e il male sono chiaramente riconoscibili e distinguibili come a me sembra.

            Sul fatto che il bene alla fine trionferà invece ammetto benissimo di non avere nessuna prova di questa mia idea. E’ semplicemente una speranza, di cui pero’ ho bisogno per andare avanti. Potrei anche dire che fino ad ora, nella storia umana, due passi avanti ed uno indietro, il progresso è andato piuttosto avanzando, che il progresso scientifico tende a portare anche a un progresso morale nel momento in cui la scienza oltre a saper dire qualcosa su certi fenomeni naturali saprà dire qualcosa anche su noi stessi, e forse ci manca poco, e che la conoscenza tende ad aumentare piuttosto che a diminuire nel tempo, ma tutte queste sono sensazioni, tendenze, che mi rendono più ottimista che pessimista, ma non delle certezze, potrebbe essere stato in un modo fino ad ora e poi cambiare, come è già successo con i libri persi all’inizio del Medio Evo cristiano, viene giusto da instaurarsi un nuovo Califfato, speriamo bene.

            • scusa, mose, ma il tuo discorso e veramente sempicistico.

              funzionerebbe soltanto se gli esseri umano fossero fatti tutti con lo stampino.

              come non accorgersi qualunque cosa provoca sensazioni positive in alcuni esseri umani e negative in altri…

              il bene e i male non possono essere distinti nettamente.

          • Infatti puo’ succedere di fare del male ad altri esseri umani senza volerlo, e magari pure senza accorgersene. Ma sempre male è! Non è che fare il bene sia sempre facile. Ma sarebbe facile almeno, a posteriori, esaminare se cio’ che si è fatto era bene o male: basterebbe chiederlo alle persone interessate!

            • be’, ma tu vuoi parlare di un bene e di un male assolutamente soggettivi? allora sei completamente d’accordo con me.

              il fatto chiaro, anche da questa tua stessa risposta, è che il bene soggettivo di chi lo compie non coincide necessariamente col bene soggettivo di chi lo subisce.

              quindi i concetti di bene e male sono assolutamente inutili.

              occorre spostarsi sul piano dei diritti, cioè abbandonare l’etica e passare alla politica e al diritto.

            • Cioè, il diritto dice quali richieste sono legittime e quali no, la politica dice quali sono convenienti forse per il bene comune. Io invece dico di adattarsi alle esigenze degli altri: presempio, se nel treno mi chiedono di chiudere il finestrino lo chiudo, senza che ci sia una legge che mi obbliga a farlo, né un interesse, ma solo per gentilezza.

        • moselleorthodoxe: non ho letto tutta la discussione, mi sono soffermato qui, nella per me originalissima teoria de ‘in principio fu il male’ e derivati che ne conseguono. bellissimo costruzione mentale, mi ha stupito!
          proviamo ad incarnarla raccontandola nel piano fisico.
          in origine fu il nulla, che tu chiami il male, ovvero il tutto indistinto e uguale a sè stesso. poi d’improvviso, miracolosamente come una scossa: dal nulla uscì fuori l’esistente, tutto ciò che i cristiani chiamano creato (e che va ben oltre la loro più recondita immaginazione), svelato dal nulla, dalla piena entropia prende vita la disomogeneità dell’universo con i suoi susseguirsi di separazioni e ricongiunzioni su infiniti livelli.
          dunque la vita stessa che ne consegue: il bene.

          comprendo che non è certo quello che volevi esprimere, ma ammetterai che calza 🙂
          c’è una cosa che stride un po’ dalla parmenidea visione prospettata: come dal nulla, ovvero il male, l’omogeneità del tutto-niente, l’assenza di spazio e tempo percepibilmente conosciuti, di punto in bianco esce fuori la diversità, la relatività, le dimensioni, il movimento ed il susseguirsi di eventi? come esce dall’idea di pienezza-vuoto, quella di divisione e ricongiunzione delle inafferrabili dinamicissime parti?
          d’altro canto, anche la teoria del Big Bang appare ormai scientificamente superata, almeno nelle ipotesi più ardimentose ed eleganti [che poi storicamente si sono dimostrate essere quelle di maggior successo, per poi venire a sua volta ciclicamente superate].

          forse non c’è stata alcuna vera e propria origine, non è da escludere che qualsiasi centro sia relativo ed inafferrabile, e poi lo sappiamo bene che il tempo è solo una delle tante dimensioni, e segue le regole della relatività 🙂

          [@borto: questa poco più di mezz’ora]

            • glaciale quanto essenziale 😀

              però vedi, è quel noi, l’essenza da cui scaturiscono i nostri pensieri, che non riesco a dimensionare.

              vorrei capire da che cosa la mente viene influenzata, da cosa si determinano le nostre decisioni.
              vedo due strade di confine: il solipsismo classico, che riduce il tutto alla nostra se pur infinita individualità, e la visione invece più universale che il pensiero derivi dalla sostanza fisica che sottende al reale percepibile (ahh, che bello parlare di noumeno 😀 ), che in qualche modo è interconnessa con le diverse spiritualità personali. la mente crea il nostro universo, ma la nostra mente è anche frutto del connubio col tutto, quindi anche frutto della mente – o meglio dall’attività mentale – di qualunque altro essere vivente. attraverso canali fisici che non rileviamo o non sappiamo correlare al pensiero.

              questa lettura lascia aperta una porta a tutta una serie di fenomeni di spiritismo e quant’altro a cui non per forza voglio dar torto, pur tenendo stretto buon senso e onestà intellettuale: in fin dei conti, credere che un’immagine spiritica sia creata solo dall’inconscio più profondo dell’individuo piuttosto che eventualmente agevolata da una qualche sorta di retaggio ‘energetico’ ancenstrale di un qualche defunto (ricordo sempre il fattore relatività a cui anche il tempo così come lo spazio è soggetto) non è che faccia grande differenza sul piano fisico, potrebbero anche esserci correlazioni, attraverso forze al di là della nostra sensibilità comune.
              sono dell’idea che, per quanto il nostro sapere si espande, non conosciamo praticamente nulla del reale, di cosa siamo e di cosa sia il tutto, non ne abbiamo coscenza.
              ma sappiamo che viviamo gli effetti di processi, e questi effetti si propagano attraverso canali più o meno conosciuti.
              se teniamo aperta quella porta non siamo più soli nel nulla, ma siamo soli in mezzo a tra tanti altri, che sempre sono e sempre saranno. in forme diverse, tutte man mano da scoprire 🙂

  4. @ mose

    la tua logica in questa discussione è difficilmente comprensibile.

    non ti schiodi da un puro e semplice autobiografismo.

    ma chi se ne frega, scusa? 😉

    a te piace adattarti incondizionatamente alle esigenze degli altri? bene.

    a me no, almeno non incondizionatamente; ad altri non passerebbe neppure per la testa…

    ebbene, e adesso che abbiamo descritto i fondamenti del comportamento morale di alcuni di noi, a che ci serve?

    il problema era un altro: se vi è qualche modo di dedurre o almeno collegare questi comportamenti a delle regole di carattere generale.

    la mia risposta è no.

    il diritto non nasce dalla somma delle morali individuali, ma è un’altra categoria di pensiero che ha il suo fondamento nel contemperamento degli interessi individuai e non delle morali di ciascuno.

    il diritto non deriva dalla morale anche se a volte se ne serve.

    questo, almeno, è il mio punto di vista.

    per cui ogni discorso morale è puramente soggettivo e ha carattere esclusivamente letterario; il problema dell’etica pubblica ha fondamenti completamente diversi.

    cioè, il diritto dice quali richieste sono legittime e quali no, la politica dice quali sono convenienti forse per il bene comune.

    • Allora, il passo avanti rispetto all’autobiografismo, che ho dimenticato di fare nel mio precedente commento, su tuo invito provo a farlo ora: un mondo in cui le persone chiedessero agli altri di che cosa hanno bisogno e gli venissero incontro, per gentilezza, sarebbe, palesemente, un mondo in cui tutti vivrebbero meglio, e sicuramente non solo io! O no?

      • a parere mio la realtà è un poco più complessa.

        un mondo in cui le persone chiedessero agli altri di che cosa hanno bisogno e gli venissero incontro, per gentilezza, sarebbe, palesemente, per come lo dici adesso, un mondo in cui tutti vivrebbero meglio, come dici tu, ma entro alcuni limiti.

        un mondo nel quale invece qualche uomo buono rinunciasse ai propri bisogni per adattarsi completamente a quelli degli altri sarebbe un incubo.

        in parte il mondo funziona già così, mi potrai rispondere, ma è proprio per questo che il mondo, in parte, è già un incubo.

        in ogni caso non credo più di tanto alla possibilità di cambiare i comportamenti umani se non su scala generazionale, cioè con una lentezza pressoché invisibile.

        e per quanto riguarda un paese come l’Italia è del tutto evidente che il cambiamento sta avvenendo nel senso opposto.

        ma ho visto che hai scritto un post davvero interessante oggi su temi simili, e vengo a commentarti da te

        • Quando hai detto ”davvero interessante”, ho capito sùbito che non parlavi del mio post intitolato ”MAK”. HAHAHAHAHA

          • mi scuso se non ho mantenuto a parola e non ti ho ancora commentato, ma sono giornate davvero di fuoco, e conto di farcela, prima o poi.

            così saprai anche quale tuo post ho trovato PARTICOLARMENTE interessante. 😉

  5. @ Krammer

    sarà meglio che sia io a leggere le storie che scriverai; io, come si vede, sono totalmente privo del gene dell’invenzione, non so proprio costruire storie di fantasia, e quando voglio raccontare qualcosa mi tocca perfino farmi un viaggio attorno al mondo di persona, per avere qualcosa da dire… 😦

    🙂

    • ma io voglio raccontare storie di realtà 😉
      e ne hai di storie da raccontare anche te, il tuo blog ne è pieno 😀

      • avevi scritto nel precedente commento “mi piace immaginare storie” e credevo che tu parlassi come autore potenziale; non avevo afferrato che si possono immaginare storie anche soltanto leggendole scritte da altri; e in questo caso non è affatto importante se le storie che gli altri scrivono sono “vere” o immaginate, perché per chi le legge sono sempre immaginate… 🙂

        in questo senso, sì, a me piace “immaginare” la realtà, cioè descriverla a modo mio: direi perfino che tutto il mio blog è una raccolta di storie di realtà (borforismi esclusi che infatti non sono numerati, come se fossero di un altro pianeta)

        se però vogliamo concentrarci su quelle storie che hanno un aspetto più classicamente narrativo, c’è un modo facie per trovarle: usare la categoria “bortoletteratura” e poi escludere i versi (https://bortocal.wordpress.com/category/bortoletteratura/) oppure quella “autobiografismi” https://bortocal.wordpress.com/category/autobiografismi/

        ma c’è anche la cenerentola della mia voglia di raccontare ed è un blog intero, parallelo e ben poco conosciuto, http://bortografia.wordpress.com/

        ora però qui scrivi davvero come autore in pectore, e quindi non aspetto altro che leggere una TUA storia! 🙂

        • ma sai che non sapevo delle sezioni che mi scrivi?
          in effetti non ho mai ‘studiato’ questo blog completamente, mi limito per lo più agli articoli della pagina principale: ci trovo sempre talmente tanti spunti di riflessione che non ho ancora mai sentito il bisogno di ‘spostarmi di sezione’ 🙂
          al massimo vado indietro nel tempo con gli articoli, o leggo i link proposti…

          è paradossale il fatto che ad oggi, raggiunti i miei gloriosi quasi 33 anni, se ripenso al mio passato scolastico fino a prima dell’università, in cui senza false modestie ho eccelso in qualsiasi disciplina tranne proprio nell’italiano (ma pure nello sport, nel disegno artistico e nelle varie attività manuali andavo benone: tutto mi risultava facile, pazzesco!!), dopo altrettanti anni spesi saggiamente a specializzarmi in alcunchè, se non svogliatamente – dato che avevo fatto quello all’università – nel settore tecnico-industriale dell’informatica che sono venuto presto a detestare (per la seconda volta ho mollato il lavoro, vediamo se sto giro riesco a tirarmi fuori dal vizio!), adesso mi riammiro vanagloriosamente come nell’adolescenza nel sogno dell’artista pazzo, proprio nell’arte in cui non avrei mai pensato di cimentarmi: la scrittura 🙂

          ma non si vive di sogni… e voglio concretizzare una strada maestra, le precedenti mi han sempre portato fuori rotta!

          per inciso: in effetti anche in inglese stentavo un po’, lì a volte la sufficienza me la dovevo sudare! aggiungiamoci la condotta allegra, ma quello era intenzionale perchè mi permetteva di rimanere integrato socialmente nonostante la mia spudorata e detestabile secchionaggine 😀
          non saprei contare quante personalità ho interpretato in quei tempi spensierati, straviziato dai genitori nonostante la mia arroganza e disubbidienza costanti, via via cambiavo maschera a seconda del contesto che mi si presentava e per come mi sembrava conveniente apparire: diligente nelle ore di lezione con i prof bastardi, ribelle con quelli che potevo permettermi di ‘maltrattare’, angioletto per i nonni materni e ‘singano’ [zingaro, così mi chiamava mia nonna a volta, che mi straviziava anche lei 🙂 ] per quelli paterni, super sportivo in palestra nei miei mille sport, disinvolto e lanciato con le ragazze fin dall’adolescenza (nonostante nell’ambiente scolastico l’aura del nerd stravagante sia sempre mal vista dalle ragazzine, era una bella palla al piede da portare ehehe)

          esuberante e pazzo fino all’eccesso con qualcuno, brillante, serio e con i piedi per terra con altri, oscuro, visionario e misterioso con altri ancora: in ogni caso, mi inserivo e mi adattavo facilmente alle più incompatibili delle compagnie.
          solo con gli anni ho cominciato ad accorgemi del disagio interiore, del fardello di tutte queste maschere, e ci ho messo una trentina d’anni per capire chi sono e cosa voglio.
          troppo tardi? assolutamente no.
          ma non posso perdere altro tempo, la vita è un attimo 🙂

          vedi l’ora? domani ho da fare un sacco di roba… mi piace molto scrivere qui ma ci perdo le notti.
          forse dovrei aprirmi un blog mio. o non dovrei? tempistiche, sempre loro il mio problema
          ahahah il ps più lungo del mondo 🙂

          • bellissimo, mi incanta questa introspezione.

            in qualcosa mi ci ritrovo persino.

            un blog tuo? potresti (anche se poi io ti perdo… 😉 )

            però, è un lavoro duro far uscire un blog dall’ombra.

            quanto alle sezioni di questo, attualmente quasi soltanto bortografia è attiva, ma per motivi pratici, dato che lo spazio disponibile è quasi esaurito e non reggerebbe file fotografici molto pesanti.

  6. @ Krammer

    essenziale ma per niente glaciale 😀

    vorresti “capire da che cosa la mente viene influenzata, da cosa si determinano le nostre decisioni” e dici “non conosciamo praticamente nulla del reale, di cosa siamo e di cosa sia il tutto, non ne abbiamo coscienza”.

    credo che il nostro agire sia ampiamente se non totalmente determinato da forze inconsce e che la coscienza sia soltanto il primo passo della memoria.

    in altre parole l’io non serve a decidere, ma a ricordare che cosa è stato deciso illudendosi che sia stato l’Io a decidere.

    questo potrebbe aiutarci a sentirci parte di un tutto, sfaccettatura di un mondo che – per un paradosso assoluto – non ha alcuna esistenza in se stesso (altra illusione della coscienza), ma è soltanto il riflesso del nostro sguardo.

    riflessi di riflessi, dunque, nuvole cangianti.

    se teniamo aperta questa porta non siamo più soli nel nulla, ma senza scomodare “qualche sorta di retaggio ‘energetico’ ancestrale” fuori di noi, dato che per primi ne siamo ricolmi noi stessi.

    ahimè, ho dovuto pensare qua e là: minuti 7. 😉

    • rieccoci: questo lo leggo solo ora
      il tuo ragionamento fila, ci avevo già riflettuto parecchio a riguardo, mi ricordo di qualche scoperta scientifica attinente sui tempi fisiologici di risposta del cervello, forse l’avevo appresa da te proprio qui in passato.
      ma c’è un singolo dettaglio che fa crollare la tua altrimenti solida struttura argomentativa: io non riconosco nel tempo (come d’altronde non riconosco neppure nello spazio) alcun valore di carattere assoluto, è solo una relativa percezione come tutto ciò in cui viviamo. a noi ci appare un mondo di eventi dimensionati spazialmente e in cui il tempo scorre in un determinato verso: in realtà nella fisica contemporanea se ne è scoperta l’assoluta e inesorabile relatività.
      la visione dell’universo si sposta verso un paradigma sempre più ondulatorio ed organico della ‘realtà dell’essere’, che tuttavia si manifesta – solo se osservato e dunque se presente interazione dinamica – in materia ed energia a noi stessi che facciamo parte integrante dello stesso tutto.
      l’universo discreto fatto di particelle interagenti non sussiste oggettivamente se non come mera apparenza del nostro irrilevante punto di vista: nel nuovo mondo probabilistico-ondulatorio noi siamo contemporaneamente tutto, qui, altrove, ora e in ogni tempo 🙂
      e sappiamo, per esperienza, che le nostre azioni interagiscono con questo misterioso mondo incommensurabile ai nostri sensi. del resto non so nulla, potrebbe esserci anche altro dietro, chi sa?
      è la migliore delle ipotesi tra l’altro: l’altra strada sarebbe nel non credere nemmeno alla scienza 😛

      questa è la mia personale ed attuale comprensione della vita.
      domani lo scoprirò al risveglio 🙂

      • scusa la sintesi estrema della risposta, ma tra poco devo uscire.

        il tempo è tutto dell’osservatore, d’accordo.

        ma anche l’esistenza, come il tempo, è tutta e soltanto dell’osservatore.

        il mondo è soltanto probabile: è solo l’osservatore che vi inserisce l’esistenza e il tempo.

        da questo punto di vista l’esistenza è soltanto un corollario del tempo, altrettanto soggettiva del medesimo.

        • con questo si rientra nel solipsismo estremo. è plausibile, ma non me lo sento mio 😉
          mi piace molto di più pensare che ci sia qualcosa di vero al di fuori di me, considera che ho da sempre rifuggito anche l’antropocentrismo 😀
          mi viene più plausibile pensare che ci sia un’infinità di misteri attorno a noi ed in noi, in dinamica mutazione, e sono convinto che siamo direttamente correlati all’eternità adimensionale oggettiva, che poi è una delle immagini che mi oso dare di Dio.

          • no, non è solipsistico, secondo me: questo processo ha a che fare con la mente collettiva, non riguarda i singoli, ma la rete stessa della comunicazione globale umana.

            l’individualità stessa, in questa visione, è una mera apparenza: perché ciascuno di noi è soltanto una sfaccettatura particolare della comunicazione globale.

            (scusa la fretta)

            non siamo lontani, comunque.

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