il Vaticano nella storia del Monte dei Paschi di Siena. – 62

4 febbraio 2013 lunedì 18:10

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non facciamoci distrarre più di tanto dalla prima campagna elettorale di Carnevale della storia italiana e parliamo di’altro, delle cose che contano davvero…

ogni occasione è buona per tenercele nascoste: ogni occasione è buona, per qualcuno di noi, per provare a strappare “il velame oscuro”.

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in ogni giallo che si rispetta, se l’autore ci sa fare, c’è un falso indiziato che il lettore pensa di scoprire da solo, ma in realtà è l’autore che in modo sotterraneo lo guida in quella direzione, e poi il colpevole vero, che – con un adeguato colpo di scena – salta fuori verso il finale.

ma se sei un autore mancato o almeno un lettore smaliziato di gialli ed applichi questo banale meccanismo narrativo anche ai gialli che leggi a puntate sui quotidiani, allora non ci caschi.

il ruolo del Partito Democratico nel giallo del Monte dei Paschi di Siena è quello del finto colpevole, del capro espiatorio, del maggiordomo che tutti pensano di avere scoperto come assassino; e chi lo direbbe invece che il colpevole possa essere il cappellano presso il quale la vittima era solita confessarsi?

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io che cosa vi avevo detto nell’ultimo post sul tema? 

c’è una prima coincidenza strana: chi gestiva il Banco di Santander in Italia, e quindi ha contribuito a rifilarlo al Monte dei Paschi di Siena, subito dopo è stato chiamato a gestire lo IOR, l’Istituto per le Opere di Religione, la banca del Vaticano.

un indizio molto flebile, mi si dirà, e lo ammetto.

ma oggi ne è uscito una seconda: i giudici che indagano sul dissesto della banca di Siena hanno scoperto che molti funzionari della banca, quelli sospettati di avere intascato delle colossali tangenti per il bidone che stavano rifilando alla loro banca, avevano “conti correnti aperti allo IOR”.

Gotti Tedeschi era quindi non solo il dirigente della banca che ha venduto ad un prezzo ipergonfiato la banca Antonveneta al Monte dei Paschi, ma subito dopo è diventato il direttore generale dello IOR, dove i manager infedeli del Monte dei Paschi aprirono dei conti correnti per movimentare capitali all’estero, fuori dai controlli della Finanza italiana.

del resto da tempo, in ambito internazionale, l’Istituto vaticano per le Opere di Religione è fortemente sospettato di essere coinvolto in azioni di riciclaggio: e questo fa il terzo indizio.

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ai dirigenti del Monte dei Paschi sta per essere notificata l’incriminazione, tra il resto, per  il reato di associazione per delinquere. 

a quando questa accusa verrà estesa al Vaticano?

non mi sorprenderei affatto che il percettore ultimo delle maxitangenti fosse stato, indirettamente e almeno in parte, lo IOR stesso, che avrebbe accettato questi depositi sporchi, intestati a dirigenti della banca senese, facendoci la cresta da par suo.

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non accuso nessuno, fino a che non ci sono prove: ma queste prove occorre cercarle ovunque, anche in Vaticano; e, per poterlo fare, i dirigenti della banca vaticana vanno incriminati.

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ma non faccio quasi a tempo a finire di scrivere il post, che la realtà mi supera… leggere qua per credere, Paolo Mondiani sul Corriere.

Il testimone lavora in Vaticano e tutti i giorni, confuso tra migliaia di turisti, percorre le strade che giungono a Porta Sant’Anna. 

Varcato l’ingresso, il Torrione San Pio V è cinquanta metri sulla sinistra, pochi scalini per imboccare il portoncino, si sale all’ultimo piano, un’immensa sala circolare: ecco lo Ior.

Secondo il suo racconto è lì che si sarebbero svolte «importanti e delicate riunioni per la costruzione dell’operazione Antonveneta», tra il direttore Paolo Cipriani, Monsignor Piero Pioppo e Andrea Orcel, il banchiere di area cattolica che nel 2007 seguiva banca Santander nella scalata ad Abn Amro e subito dopo venne nominato advisor di Montepaschi nella conquista di Antonveneta. 

Ora Orcel è passato a Ubs, ma in quel periodo era presidente della divisione global markets & investment banking della sede londinese di Merrill Lynch, ha cinquant’anni ed è uno dei più riconosciuti banker d’Europa, molto legato a Emilio Botìn, a Gotti Tedeschi e in ottimi rapporti con Mediobanca, che insieme all’americana Merrill Lynch, erano gli advisor di Montepaschi.

A Rocca Salinbeni la raccontano così: «Mussari pendeva dalle labbra di Orcel che è il vero ispiratore dell’operazione su Antonveneta». Sui quotidiani economici dell’epoca si leggevano commenti compiaciuti del suo nuovo successo. Durante l’estate del 2007, quando Orcel capisce che Botìn per pagare Antoveneta deve svenarsi, già immagina a chi venderla e muove determinato verso Montepaschi.

Chiediamo al nostro testimone come fa a dire che Orcel incontrò gli uomini dello Ior:

«Ho visto molto perché per quell’operazione furono aperti almeno quattro conti intestati a quattro organizzazioni religiose che coprono cinque personaggi che hanno avuto un ruolo chiave nella costruzione dell’acquisto di Antonveneta».

Su quale banca italiana si appoggiano quei conti Ior?

«Alla Banca del Fucino, sede di via Tomacelli a Roma».

A questo punto il nostro testimone mostra un foglietto con il numero di uno dei quattro conti, il 779245000141, aperto il 27 ottobre 2008, codice shift IOPRVAVX che rappresenta «la conferma dell’avvenuta ricezione di denaro», segue l’identificativo D779245000141 che «segnala il deposito di 100 mila euro in contanti avvenuto il 21 novembre 2009». Infine, con l’identificativo D7421H500002, su quel conto «arrivano 1,2 milioni di euro in tre tranche da 400 mila l’una che successivamente vengono interamente prelevati», soldi che sarebbero serviti a pagare “le persone utilizzate nel 2007 per organizzare la seconda vendita di Antonveneta».

Giuseppe Mussari è entrato due volte nell’orbita dei Sacri Palazzi. Prima e dopo l’arrivo di Gotti Tedeschi ha fatto parte della ristretta schiera di candidati alla Presidenza dello Ior. Evidentemente i rapporti sono di strettissima fiducia. Chiediamo al nostro testimone chi si nasconde dietro il conto di cui ci ha fornito gli estremi: «Io ho visto il nome e cognome».

Aprire un conto allo Ior non è un reato, ma se un’organizzazione religiosa copre quel conto, perché lo fa? 

Ad oggi non ci sono risposte e per noi non è nemmeno possibile avere prova dell’esistenza del conto «perché ai computer dello Ior non si può accedere con pen-drive, né si possono fare stampate o scattare foto dato che un software impedisce a qualsiasi macchina fotografica di leggere la videata». Per questa ragione il nostro testimone ha solamente un numero scritto a mano su un foglio di carta. 

Rimane da chiedergli perché fa tutto questo.

Risponde così: «L’opinione pubblica deve sapere come stanno le cose, non c’è un altro modo, anche perché dall’interno il cambiamento non può venire». 

E dall’esterno nessuna autorità terza può verificare quanto è stato raccontato, perché lo Ior non è una banca come le altre. Il Vaticano può smentire ogni parola e sarà complicato rintracciare i conti annotati dal nostro testimone.

4 risposte a “il Vaticano nella storia del Monte dei Paschi di Siena. – 62

    • però mi guardo in giro e, forse vedo poco lontano, oppure non guardo nelle direzioni giuste, ma mi pare che ci sia solo questo blog a dirlo o giù di lì…

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