non sarà il mio Presidente – 169

primo: un parlamento eletto col metodo elettorale del porcellum, dopo che la Corte Costituzionale lo ha definito di dubbio costituzionalità,  ma non ha abrogato la legge: parlamentari usciti dalle urne in numeri arbitrari, che non rispecchiano la volontà popolare e designati dai partiti, non eletti dai cittadini.

non bastasse, ecco candidati come Vendola, di Sinistra, Ecologia e Libertà, o Cota della Lega, che si candidano in violazione plateale della norma che vieta di essere membro del Parlamento a chi ricopre qualunque altra carica elettiva se, PRIMA, non si dimette: avete capito bene: ci si deve dimettere prima di candidarsi, non dopo avere visto come va a finire.

e mica si tratta di una leggina qualunque, ma dell’art. 122 della Costituzione, c. 2:

“Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo”.

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in un paese normale a me pare che questo principio dovrebbe portare semplicemente ad escludere dalle competizioni elettorali tutte le liste formate in violazione di questo principio.

invece nella repubblica degli avvocati Azzeccagarbugli si è creata una tradizione giuridica maneggiona, per imparare la quale occorre frequentare Giurisprudenza, la quale distingue fra ineleggibilità assoluta e relativa, allo scopo di consentire comunque la violazione di un principio chiarissimo: nessuno può usare una carica alla quale è stato eletto per salire ad una carica diversa.

bene, in ogni caso e ammesso che fosse necessario, la Corte di Cassazione nelle sue pronunce ha stabilita che l’ineleggibilità è assoluta.

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e allora? chi se ne frega? questa manica di impuniti continua a fare quello che gli pare.

la legge comincia ad essere calpestata subito, immediatamente, per far capire di essere superiori alla legge.

oltre all’art. 122 della Costituzione per quel che riguarda Regioni e parlamento europeo, un decreto del 2011 sancisce che la carica di parlamentare è incompatibile con qualunque altra carica elettiva.

la legge  154 del 1981 concede agli interessati dieci giorni di tempo per scegliere.

vi risulta che Vendola o Cota o gli altri nove consiglieri regionali della Puglia abbiano deciso?

salto altri riferimenti per non rompere il flusso dell’indignazione.

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e il Regolamento del Senato, che prevede all’art. 3, c. 2, che “il Presidente convoca immediatamente una Giunta provvisoria per la verifica dei poteri”?

la legislatura è iniziata il 15 marzo: che cosa significa “immediatamente”?

un presidente, che è un GIUDICE ANTIMAFIA, ma è anche un maneggione come Grasso, eletto per disperazione, per non lasciare il posto ad un probabile mafioso, non ha ancora convocato al Giunta provvisoria, così come non ha ancora convocato le Commissioni permanenti.

sta calpestando i regolamenti in entrambi i casi.

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fermare le Commissioni permanenti impedisce di convocare la Giunta per le Elezioni (questa sì va costituita dopo la formazione delle commissioni), che dovrà verificare i criteri di eleggibilità di vari senatori, fra i quali ovviamente Berlusconi: e questo è il vero segreto di Pulcinella per il rinvio della formazione delle commissioni.

rinviare sine die la Giunta per la verifica dei poteri permette di non espellere dal Senato gli indegni che vi si sono candidati e fatti eleggere, pur sapendo benissimo di non poterlo fare.

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secondo un articolo di Marco Palombi, che potete leggere anche sulla mia pagina twitter, potrebbe trattarsi di ben 59 persone, il 6% di coloro che eleggeranno il Presidente della Repubblica.

il caso più clamoroso è quello della Regione Puglia, che ha inviato in parlamento ben 10 incompatibili, 6 del PdL, due del PD e due di SEL: il buon esempio del presidente della Regione ha proliferato.

secondo Palombi, del resto, “storicamente, però, questo tipo di ricorsi, specialmente se destinati ad essere accolti, vengono lasciati marcire in cantina fino agli ultimi mesi di legislatura”.

in modo che sia ben chiara l’illegittimità del parlamento, e che alla fine si possano, oltretutto pagare le indennità di parlamentare due volte: all’abusivo, che ha legiferato e a colui che aveva il diritto di farlo al suo posto.

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eletto da una seduta comune di designati, dove siedono degli indegni che non hanno il diritto di esserlo, programmato in una trattativa che ora il Partito Democratico aprirà ancora una volta con Berlusconi, dopo avere ingannato i suoi elettori, e probabilmente di coerente caratura con queste premesse, il prossimo Presidente della Repubblica dovrebbe essere il mio presidente?

emigrate, giovani e vecchi, se potete, emigrate.

3 risposte a “non sarà il mio Presidente – 169

  1. la situazione politica in Italia è grave ma non è seria, dice Ennio Flaiano.

    gravissima, direi.

    ho ripreso il tuo post nel mio blog, spero non ti offendi

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)