25 agosto 2012 sabato 05:42
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con questo terzo post il professor Domenico Corradini H. Broussard diventa uno dei collaboratori di questo blog.
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«Dedicato a Franzina Bilardo, minha amiga de alma».
Ho l’impressione che il dibattito giuridico e non quello politico sull’affaire Napolitano si stia spegnendo sulla stampa e anche tra i commentatori di molti blog. Non un solo magistrato è intervenuto, peccato, per non parlare dei professori universitari di diritto, staranno compulsando i libri della biblioteca d’Alessandria, qualcuno di loro ogni tanto mi telefona o mi scrive mail, farfuglia sillabe sulla Corte costituzionale e sulla procura di Palermo e sulle due telefonate di Mancino all’Intoccabile e all’Inconoscibile, e niente più.
Colpa delle vacanze estive, questo silenzio? Forse.
Eppure c’è di mezzo una storia ventennale di trattative tra lo Stato e la mafia, con ministri distratti o compiacenti sul 41 bis da allentare o reticenti. Eppure c’è di mezzo un possibile sconquasso istituzionale dopo il ricorso di Napolitano che in maniera preterintenzionale ha inteso mettere in ginocchio la procura di Palermo.
Davanti alla Corte costituzionale, chi è più debole? Se l’è chiesto Maurizio Viroli sul Fatto Quotidiano di ieri, «Il Presidente e quei pm soli». E ha risposto che davanti alla Corte costituzionale quei pm sono più deboli della mafia che combattono. Come dire: quando mancano l’armonia e la leale collaborazione tra i poteri dello Stato, la mafia si rafforza e beneficio ne trae e l’ultimo gallo mafioso si ringalluzzisce e alza la cresta e nobilita il suo lavoro di manovale del crimine.
Lasciamo stare il «Wiki Violante» pubblicato ieri da Grillo nel suo blog: è un attacco troppo personale che mi pare non meriti attenzione. In questo attacco, a Grillo è sfuggita una battuta per completare la sua comicità: «Ma Violante è un participio presente e sennò che d’è?».
Rimane l’amarezza per un uomo stimato come un galantuomo che adesso, improbabili sue prerogative invocando, non vuol parlare delle telefonate con Mancino e una cosa peggiore del segreto di Stato vuole, vuole che le intercettazioni di quelle telefonate siano distrutte, cancellate dalla storia, tamquam non fuissent.
Desolante quadro. Almeno ci confortasse la Fornero con le sue lacrime, e invece non lacrima da tempo la Fornero, ha smesso, come smise a un certo punto di lacrimare la Madonna di Siracusa nel 1953 nell’umile casa dei coniugi Iannuso in via degli Orti.
Angelo di Carlo, povero e disoccupato, 160 euro per il figlio erede, si era dato fuoco l’11 agosto in piazza Montecitorio, aveva tentato di entrare nella Camera dei deputati, lui torcia incendiaria, è morto all’alba del 19 agosto, otto giorni d’agonia. Le lacrime della Fornero non l’hanno accompagnato al camposanto.
Desolante quadro. Presidente Napolitano, quanto durerà l’agonia della nostra Repubblica fondata sul lavoro e sulla solidarietà che è anche etica della verità?
Postilla.
Da Giovanni Falcone: «Si muore quando si è lasciati soli».
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Cosa assurda: Borsellino combatteva la mafia in nome dello Stato e nello stesso tempo lo Stato trattava con la mafia.
Contro ogni norma della legalità democratica, ci ha spiegato Scalfari che c’è trattativa e trattativa.
Ma non fu a causa delle trattative tra lo Stato e la mafia che Borsellino fu ucciso insieme agli agenti della scorta Emanuela Loi e Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina e Claudio Traina?
E allora: chi ha ucciso Borsellino e la sua scorta, la mafia o lo Stato o entrambi?
E allora: chi ha fatto sparire l’agenda rossa di Borsellino, la mafia o lo Stato o entrambi?
E allora: cosa conteneva quell’agenda rossa di compromettente per lo Stato, qualcosa che lo Stato tiene ancora a nascondere per non coprirsi d’infamia e che la mafia tiene ancora a nascondere per ricattare ancora lo Stato minacciandolo di coprirlo d’infamia?
Distrutta quell’agenda rossa? Non si sa. Sono venti anni che non lo sappiamo. E abbiamo diritto a saperlo.
Sono venti anni che non sappiamo se Borsellino fu convocato da Mancino al Viminale con Parisi e Contrada l’1 luglio 1992 ore 17.40. E abbiamo diritto di saperlo.
E allora: a chi dobbiamo rivolgerci per sapere, a Cuffaro o a Mannino o a Riina?
A Mancino, no. A Conso, no. Hanno già i loro guai giudiziari.
Ad Amato, che era al governo quando il Ros cominciò a trattare con Ciancimino senior?
A Flick, che era al governo quando furono chiuse le supercarceri di Pianosa e dell’Asinara?
Presidente Napolitano, siccome ha giurato d’osservare la Costituzione e la Costituzione La obbliga ad adempiere le sue funzioni con disciplina e onore, ci dica Lei: perché volle una legge contro i pentiti quando era al Viminale e perché ora vuole che le sue parole nelle due telefonate con Mancino siano inconoscibili?
Noi pazientiamo. E però ricordi, Presidente Napolitano, che la pazienza è la virtù dei morti, e noi morti non siamo.
http://www.ilcittadinox.com/blog/lo-stato-ed-il-popolo-italiano-sono-traditi-svenduti-ed-asserviti-alle-mafie.html
Gustavo Gesualdo
alias
Il Cittadino X
Ci conforta la constatazione che il popolo italiano ha saputo prontamente reagire con compostezza democratica, ma anche con ferma decisione, a questi criminali atti di violenza. Ne prendano atto gli stranieri spesso non giusti nel giudicare il popolo italiano. Quale altro popolo saprebbe rispondere e resistere alla bufera di violenza scatenatesi sul nostro paese come ha saputo e sa rispondere il popolo italiano?
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali invio alle forze armate il mio saluto caloroso. Esse oggi, secondo il dettato della Costituzione, hanno il solo nobilissimo compito di difendere i confini della patria se si tentasse di violarli. Noi siamo certi che i nostri soldati e i nostri ufficiali saprebbero con valore compiere questo alto dovere
Il mio saluto deferente alla magistratura: dalla Corte costituzionale a tutti i magistrati ordinari e amministrativi cui incombe il peso prezioso e gravoso di difendere ed applicare le leggi dello Stato.
Alle forze dell’ordine il mio saluto. Esse ogni giorno rischiano la propria vita per difendere la vita altrui. Ma devono essere meglio apprezzate ed avere condizioni economiche più dignitose.
Vada il nostro riconoscente pensiero a tutti i connazionali che fuori delle nostre frontiere onorano l’Italia con il loro lavoro.
Rendo omaggio a tutti i miei predecessori per l’opera da loro svolta nel supremo interesse del paese. Il mio saluto al senatore Giovanni Leone, che oggi vive in amara solitudine.
Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo libero si è formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si è rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Minzoni e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere
Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti, perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in politica.
Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell’amore di patria e nell’aspirazione costante alla libertà e alla giustizia.
Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, viva l’Italia!
Sandro Pertini
1978
occorre pur dire, purtroppo, che il popolo italiano di cui parla Pertini è quello di 34 anni fa, visto perdipiù da un ultraottantenne che forse non poteva cogliere (come del resto non coglievano tutti coloro che erano resi miopi in quegli anni dal loro entusiasmo politico ed ideologico) le trasformazioni già in atto in quel popolo.
oggi io non parlerei più di “popolo” ma di “minoranza” italiana, anche se non dubito che a questa minoranza (di cui entrambi facciamo parte) le considerazioni di Pertini si attagliano benissimo, ed anzi andrebbero perfino accentuate, da quando questa minoranza si è resa conto di essere tale…
Corradini chi? quello del plagio?
http://www.google.it/search?q=domenico+corradini+plagio&ie=UTF-8&oe=UTF-8&hl=it&client=safari
ehm, ho letto, è una brutta storia.
non ho l’abitudine di investigare chi viene a commentare sul mio blog e tendo a cercare di valutare i commenti per quel che dicono, e questo commento l’ho postato io come post perché mi piaceva.
il professor Corradini è entrato impetuosamente in questo blog, scrivendovi di suo pugno indubbiamente delle cose molto intelligenti e se ne è andato altrettanto rapidamente sbattendo la porta, dato che trovava troppo aggressivo il gestore del medesimo.
una lettrice mi aveva accennato appena al fatto che fosse coinvolto in una storia di plagio, ma non avevo trovato la notizia interessante, non sono curioso di dettagli biografici, ed avevo trascurato di approfondire…
alla fine mi dispiace di quello che ho letto, e non mi permetto neppure di giudicare la persona, anche se dalle cronache sembrerebbe un episodio di malcostume baronale; d’altra parte l’utilizzo da parte del docente universitario dei lavori degli assistenti era prassi comune dell’Università che ho frequentato io…
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.