il disturbo bi-polare nella vita e in politica – 648.

dice Prodi che “bisogna difendere il bipolarismo a tutti i costi”.

e per questo va a votare alle primarie del Partito Democratico, dove i candidati sono tre – oltretutto e non due -, e uno meno credibile dell’altro…

a sentir Prodi, il bi-polarismo ci sarebbe già e qualche cattivone (la Corte Costituzionale?) sta attentando alla sua vita.

io non mi sono mai accorto che l’Italia fosse bi-polare (per fortuna).

ma non mi sono neppure mai accorto che il bi-polarismo fosse qualcosa di buono.

e in ogni caso chi lo giudica positivamente deve difenderlo politicamente, non con scorciatoie giuridiche o istituzionali.

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si sa bene che esiste una forma di malattia mentale che si chiama “disturbo bi-polare”, invece.

mi informo meglio ed apprendo che Baillarger fu il primo medico a descriverlo nell’Ottocento e lo definì come “una follia in duplice forma”.

la prima forma di questa follia è la mania (nel senso psichiatrico del termine): una condizione protratta per più di una settimana e caratterizzata da almeno tre comportamenti chiaramente anomali.

scelgo i tre che identificano senza dubbio i nostri uomini politici:

1) autostima ipertrofica o grandiosità;

2) continua spinta a parlare;

3) distraibilità (l’attenzione è facilmente deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti)

e veniamo ora ai comportamenti tipici del politico bi-polare…

La ricca produzione ideativa del paziente maniacale è talora spinta sino all’ideorrea: frequenti sono i progetti vanagloriosi, i temi di grandezza, la millanteria, la fabulazione ludico-fantastica.

In alcuni casi i temi di grandezza assumono intensità delirante.

Abbiamo allora:

  • i deliri di ambizione (il paziente ritiene di possedere notevoli qualità psichiche o fisiche);
  • i deliri di riforma (il paziente crede di poter rivoluzionare l’assetto socio-politico o religioso vigente);
  • i deliri inventori (il paziente si attribuisce invenzioni o scoperte geniali);
  • i deliri genealogici (il paziente è convinto di discendere da una genealogia illustre);
  • i deliri di potenza (si identifica con personaggi influenti);
  • i deliri megalomanici (il paziente è convinto di possedere poteri psico-fisici straordinari, giungendo talora a ritenersi immortale);
  • i deliri mistico-religiosi (il paziente godrebbe di un contatto privilegiato col divino);
  • i deliri di enormità (il paziente crede di avere un corpo immenso, immortale e totipotente, che spesso colloca al centro dell’universo);
  • i deliri d’amore ovvero l’erotomania di Esquirol o sindrome dell’amante immaginario di De Clérembault, che consiste nella convinzione di essere amato da una persona in realtà ignara.
  • i deliri di infedeltà (impropriamente definiti deliri di gelosia), ovvero il convincimento infondato di essere traditi dal partner (a questa conclusione, che se nella sostanza può anche coincidere col vero, il paziente giunge in maniera paralogica ed in assenza di prove incontrovertibili).

insomma, ecco gli effetti del disturbo psichiatrico bi-polare, anche in politica! 🙂

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ma se torniamo al bi-polarismo in politica, sembra che esso sia sinonimo della democrazia, perché consente al popolo di scegliere fra due, e dunque garantirebbe la vittoria della maggioranza.

si tratta di uno pseudo-ragionamento evidente, di un sofisma logico.

perché che democrazia è mai quella in cui sono costretto a votare per qualcuno che non mi piace per far vincere le mie idee, cioè devo accettare una scissione tra le mie idee e la vittoria, e scegliere tra le une e l’altra (come ho letto divertendomi anche questa mattina in un blog di questa piattaforma)? 

è così bello vincere assieme a chi non la pensa come noi, pur di sentirsi in qualche modo vincitori e perché si è incapaci di accettare l’idea di essere dei perdenti nati?

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anche le analisi matematiche e scientifiche dei meccanismi elettorali, con il paradosso di Condorcet e il teorema di Arrow dimostrano che la democrazia non garantisce affatto la prevalenza della volontà della maggioranza – ma non ne vorrei parlare adesso, volendo approfondire rimando a interventi precedenti… 280. la democrazia necessariamente imperfetta (tranne che ai referendum).

in altre parole il bi-polarismo funziona alla perfezione e garantisce pienamente la democrazia solamente se applicato di volta in volta a questioni e scelte semplici ed elementari: volete il diritto legale di divorziare oppure no?, ad esempio.

ma non funziona assolutamente se applicato complessivamente ai partiti politici, come vado a spiegare per coloro per cui la cosa non risulti già intuitiva da sé. (questi possono saltare il tratto seguente del post e arrivare ai tre asterischi successivi).

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rimane il fatto che anche a credere che il mondo si divida opportunamente in due, destra o sinistra, conservatori o innovatori, autoritari o democratici, bigotti o laici, liberisti o socialisti, ci si trova poi ogni volta di fronte a contrapposizioni diverse…

non esiste cioè una forza politica omogenea che sia fatta da una destra di conservatori, autoritari, bigotti, liberisti, contro una sinistra di innovatori, democratici, laici, socialisti…

le varie caratteristiche si mescolano inevitabilmente, così che il raggiungimento di una maggioranza è sempre un preocesso di compromessi continui…

ma vengo ad un esempio molto preciso che riguarda un paese formalmente cattolico come l’Italia: che spazio possono avere le istanze laiche in un sistema politico come il nsotro se questo è bi-polare e, per potere aspirare alla conquista della maggioranza ognuno dei due schieramenti accetta al proprio interno una componente cattolica, che poi è in grado di paralizzare ogni presa di posizione laica?

mi spiego ancora meglio: facciamo l’ipotesi che il 60% del paese sia favorevole ad uno stato non bigotto, e il 40% invece accetti invece di subordinare la politica alle indicazioni della chiesa cattolica.

un sano sistema bi-polare sarebbe quello che permette al 60% di realizzare una laicizzazione dello stato (senza impedire la libertà di coscienza individuale del restante 40%).

ma se il sistema è bi-polare in assoluto e il 60% non bigotto è distribuito tra destra e sinistra nella proporzione del 25% e del 35% rispettivamente, mentre il 40% bigotto è distribuito equamente fra i due schieramenti, ecco che la sinistra vincerebbe col 55% dei consensi, contro il 45% della destra.

ma il gruppo non bigotto dentro la sinistra non potrà mai realizzare i propri obiettivi, perché, se lo facesse, il 20 bigotto passerebbe all’opposizione, cioè porterebbe al potere la destra, se questa si impegnasse a mantenere la subordinazione dello stato rispetto alla chiesa cattolica.

e lo stesso succederebbe ovviamente anche al contrario, alla destra.

ecco cioé che un gruppo minoritario, del 40%, in un sistema bipolare, sarebbe sempre in grado di imporre la propria volontà di minoranza rispetto a quello della maggioranza.

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in poche parole, in un paese che non è bipolare, perché esiste una forza clericale organizzata, che si dá il nome di centro, perché questa é la posizione tatttica che le conviene per imporre la sua volontà di minoranza, come può essere realizzato un bi-polarismo che non sia costrizione?

e in un paese di questo tipo nessun sistema elettorale garantisce a priori che questa minoranza non assuma la famosa posizione di Ghino di Tacco, ricattando le maggioranze e imponendo il proprio volere.

l’unico modo per liberarsi del ricatto è non elettorale, ma costituzionale, semmai, e consiste nel distribuire fra due centri decisionali diversi, due diverse assemblee, il potere di dare la fiducia al governo e il potere di votare le leggi attinenti ai diritti fondamentali dei cittadini.

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aggiungiamo che, dalle ultime elezioni, lo scontento determinato tra gli elettori dalle due forze storiche principali, la destra e la sinistra, è diventato tale, che si è formata una terza forza, né di destra né di sinistra per definizione, ma neppure di centro, una forza che si pone come alternativa radicale al sistema politico.

realizzare il bi-polarismo è dunque l’ultimo trucchetto per escludere questi cittadini dalla vita politica.

no, signori, questa non è democrazia…

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non è bi-polarismo democratico impormi di votare o per Berlusconi o per Renzi, quando io non voglio votare né per l’uno né per l’altro, a nessun costo…

(chissà se sono stato chiaro…).

2 risposte a “il disturbo bi-polare nella vita e in politica – 648.

  1. si vede che preferisci l’instabilita dei vari teta penta o esapartito.
    credo comunque tu sia nel giusto dato che l’italia è una anarchia costituzionale fondata sul chissenefrega

    • se hai pazienza, edoardo, provo ri-spiegarti il mio punto di vista.

      partendo dalla premessa che non sono i sistemi elettoriali che fanno l’etica di un paese e che, se un paese è marcio, non ci sarà mai nessun sistema elettorale buono per lui.

      il proporzionale in Germania funziona benissimo e non dà nessun tipo di instabilitá: hanno avuto 6 o 7 cancellieri in tutto in settant’anni.

      ma perché le forze politiche sono responsabili e hanno a cuore il benessere collettivo, prima di tutto.

      detto questo, un sistema elettorale, di base, o è proporzionale o è maggioritario.

      se il sistema è proporzionale, una volta messi degli sbarramenti, poi devi prendere i risultati per quello che sono.

      un sistema proporzionale implica delle forze politiche che trattano e mediano, se nessuno conquista la maggioranza regolarmente.

      quel che proprio non si può fare in una democrazia (lo dicevo da mo’, e adesso lo dice anche la Corte Costituzionale, finalmente) è fare votare la gente in un modo e, DOPO, falsare i risultati con un premio di maggioranza.

      è un sistema incoerente, privo di senso logico, che viola l’eguaglianza dei cittadini nel voto, cioè un principio costituzionale.

      se si vuole un sistema diverso, che garantisce che un partito solo governi, si deve scegliere un sistema maggioritario.

      però, attenzione; neppure il maggioritario garantisce a priori questo risultato.

      perchè se ci sono tre partiti quasi uguali sia nel proporzionale sia nel maggioritario è molto probabile che esca un parlamento nel quale due forze devono mettersi d’accordo per governare.

      non puoi fare una legge per dire che un terzo dei cittadini non contano nulla…

      quanto alla mia posizione personale, da semi-crucco trovo un proporzionale con sbarramento più rispettoso del pluralismo reale delle opinioni politiche dei cittadini: in Germania ci sono 4 partiti in parlamento in questo momento e il 5o e il 6o non sono entrati in parlamento per un soffio.

      i due più grossi volenti o nolenti hanno raggiunto un accordo di programma; e adesso gli iscritti della SPD saranno chiamati ad esprimersi per dire se gli va bene…

      questa mi pare una democrazia molto più vera di quella italiana; ma il paese nel suo insieme é molto più responsabile.

      è molto probabile che in Italia in questo momento nessun sistema politico possa darci una stabilitá di governo; ma non dipende dal sistema elettorale; diopende da come sono fatti gli italiani…

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