due porcini e una vescia giganti.
ammanite rosseggianti, mancano gli gnomi e le streghe.
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ci sarebbe qualcosa da dire, ci sarebbe forse da riflettere su questi funghi che nascono stranamente a novembre, segno di un clima impazzito.
ma siccome sto verificando che il mio dolorosissimo e praticamente incurabile reflusso esofageo peggiora col blog e sparisce miracolosamente all’istante con le passeggiate, non aspettatevi niente altro di piu` nei prossimi giorni, che qualche passeggiata.
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bastava mica l’effetto serra; bastavano mica i meteoriti capaci di spazzarci via.
adesso ci tocca anche aspettare la prossima grande tempesta solare che mandera` in tilt la nostra civilta` e il consiglio e` di tenersi delle scorte di cibo in casa (io ho un paio di quintali di mele: basteranno?).
le tempeste solari hanno gia` distrutto la vita su Marte, ci informano; prima o poi tocchera` anche al nostro pianeta, preparatevi.
della serie: vi stiamo uccidendo con la civilta` industriale, ma non reagite, tanto siete condannati lo stesso.
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alla fine della mia escursione di oggi sono arrivato al piccolissimo Santuario della Madonna delle more, infossato in una valletta cosi` stretta che non si puo` fare a meno di sentire lo scroscio del torrente, prima che finisca nella centrale elettrica.
vorrei che faceste caso a questo nome: Madonna delle more.
io lo trovo pieno di una straordinaria, assoluta, sovrumana POESIA.
la religione in questo caso e` soltanto la veste linguistica che assume il bisogno di sentirsi amati dalla natura, come madre comune.
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questa Madonna delle more non ha quasi piu` nulla, oltre il nome, di autenticamente cattolico: e` soltanto un modo per dire che anche nei poveri cespugli di more possiamo riconoscere una specie di amore materno universale; e` una primigenia divinita` femminile buona del mondo, che assume l’aspetto di madre per noi.
chi ha pensato che esistesse il divino nelle more ha respirato la luce di questo cielo con lo stesso beato abbandono con cui l’ho respirato io stamattina e mi pareva ancora di poppare dal petto di mia madre.