il diritto di emigrare può essere considerato universale, come dice papa Ratzinger nel suo messaggio di oggi per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 16 gennaio 2011?
“Una sola famiglia umana”, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze.
Il Concilio Vaticano ii afferma che “tutti i popoli costituiscono una sola comunità”.
già, ma è difficile identificare il messaggio dell’amore cristiano originario col filantropismo universale dell’età della globalizzazione.
Jeshu non ha mai detto di amare il genere umano universale, ma soltanto chi ci è vicino, fosse questo “prossimo” l’abitante ebreo della Palestina oppure il confratello della stessa religione.
nel messaggio si dice che tutti gli esseri umani “hanno una sola origine poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr. At 17, 26)“.
ma persino la citazione del presunto e probabilmente falso discorso di Paolo all’areopago di Atene tratta dagli Atti degli apostoli è forzata; in questo passo si legge esattamente:
Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra.
ma subito dopo si aggiunge:
Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio.
insomma, le ripetute dichiarazioni a favore della globalizzazione di questo messaggio di papa Ratzinger sono una forzatura della tradizione cristiana.
Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteristico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’umanità che diviene sempre più interconnessa”, superando confini geografici e culturali.
A questo proposito, la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall’unità della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene (cfr. Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 42). (…)
“In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l’impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio” (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 7).
(trovo alqunato spudorato questo citarsi accanto ai testi sacri, e lo posso perdonare solo perché chiaramente questo messaggio a papa Ratzinger lo ha scritto qualche segretario e non lui di persona).
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ma il sostegno alla globalizzazione della chiesa cattolica si estende oltre, fino a spingersi a parlare di un “diritto ad emigrare”.
È in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare.
La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni 2001, 3; cfr. Giovanni XXIII, Enc. Mater et Magistra, 30; Paolo VI, Enc. Octogesima adveniens, 17).
ma sorge una contraddizione insanabile in questo pensiero:
Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana.
insomma, o l’emigrazione è un diritto naturale, e allora non può essere limitato, o non lo è, e allora può essere regolato.
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gli accordi internazionali e le dichiarazioni dei diritti umani riconoscono l’emigrazione come diritto in un caso solo: quando si fugga da un concreto pericolo di vita.
all’esule che cerca di salvare la propria vita non si può negare la solidarietà umana dell’accoglienza e l’aiuto per la salvezza dalla morte: si tratta di un sentimento di solidarietà che prescinde dalla convinzioni religiose e, in quanto limitato, concretamente esercitabile.
ma la chiesa, con un buonismo confuso, allarga di molto questo diritto umano fondamentale alla vita e parla di un diritto all’emigrazione anche di chi non è in pericolo, salvo poi negarlo concretamente nella sua realizzazione pratica.
e non è difficile riconoscere in questo presunto dovere assoluto dell’accoglienza del migrante come un correlativo oggettivo o una metastasi del presunto diritto di accogliere sempre e comunque il nascituro.
si tratta di una posizione confusa dalla quale occorre liberarsi e contro la quale occorre polemizzare con serena fermezza.
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Visione laica hai scritto e a me sembra l’unica ragionevole perchè l’emigrazione è un dato di fatto storico. Le civiltà sono nate così, con i nomadi che invadevano le società stanziali. L’uomo ha i piedi e non sta fermo, ha dei bisogni e va a cercare dove poterli soddisfare, ha delle curiosità e va in cerca di risposte, soffre dov’è e insegue un sogno. Quello che serve, è ovvio, sono delle norme, non per “concedere” il diritto di migrare, ma per rendere la migrazione sopportabile per chi è costretto a ricorrervi e per le società che devonmo accoglierli. Penso che, tenendo la stessa rotta della storia, le religioni possono dare loro versione “accessoria”, magari non inutile contro la gamma di paure e di egoismi che ovunque viene cavalcata dai partiti.
il commento n. 3 era riferito a te, ma è finito fuori posto, e quindi non ti è stato notificato.
che noi dovremmo prima di tutto apprezzare che la globalizzazione abbia sinora reso pacifico un processo (le migrazioni dei popoli) che nei secoli passati avveniva attraverso invasioni e guerre, questa è la prima riflessione suscitata dal tuo commento.
vedo che siamo d’accordo, a partire da questa premessa, che per fare in modo che la migrazione resti tale, cioè un processo pacifico e anche affascinante di mescolanza delle culture (con tutte le sue difficoltà) occorre proprio stabuilire quelle regole per le quali nel confuso discorso riportato sdopra mancano le basi concettuali stesse.
che le religioni possano dare una mano a combattere paure e chiusure non lo nego, ma non credo che sia un aiuto efficace se l’invito all’accoglienza, in se stesso condivisibile, viene ricondotto ad una legge morale presunta assoluta di altruismo obbligato, come quella cristiana.
ritengo anzi una morale simile intrinsecamente sbagliata perché, se sviluppata senza misura, irrealistica e disumana.
(((l’ho letto ora; come ti ho scritto, in un post sotto le tue bellissime foto Libia, non è facile questo blog, forse per me che non ho dimestichezza, è la prima volta che ne seguo uno… nonchè molteplice))))
Sulla tua ultima osservazione, che dire se non “vero”? Nei ruoli di prelato, imam, rabbino ecc. sono connaturati dell’ipocrisia o della manipolazione. Siamo ben lontani ancora dal sacerdozio universale…….quanto lontani.
no, non è colpa tua, qui sono io che ho sbagliato (a volte succede di postare il proprio commento non in coda a un commento ricevuto, ma direttamente al proprio post, e in questo caso chi ha commentato non riceve la notifca della risposta perché non risulta nmandata a lui).
l’ipocrisia e la santità del prete sono i due lati della stessa medaglia, ma sul primo lato sta bene rileggersi qualche volta Nietsche.
mi dichiaro cittadino del mondo come ogni altra scimmia bipede 😀
Ma poi non so se gli Arabi saranno molto contenti di venire bollati, ogni volta, come figli di Dio (non di Allah) dal signor Ratzinger.
Va beh… se Ratzi dice che è un diritto naturale… festa in Vaticano stanotte… tutti a casa del papa 😀
Scherzo, naturalmente io non posso che essere favorevole a chi cerca fortuna altrove. Va beh… ci si odia tra simili… immagina tra dissimili.
anche io cerco la mia fortuna altrove volentieri come sai, ma se altrove non mi vogliono, che devo dire: che ho il diritto naturale di entrare a casa loro?
strano che la chiesa riconosca la proprietà dei singoli come diritto naturale e poi di fronte ai popoli dica invece che ogni angolo della Terra è di tutti.
non sono d’accordo, anche se questo non significa affatto che sia contrario ad accogliere con cordialità gli immigrati di cui abbiamo bisogno…
Sono estremamente convinto che la migrazione sia un diritto naturale universale degli uomini, e che nessuno possa limitarla.
Ho notato anch’io la contraddizione nei due segmenti del discorso del Papa, e pare proprio che la seconda parte sia stata aggiunta per non dispiacere troppo al Governo berlusleghista della Padanitalia.
Noto inoltre che i vari siti di giornali riportano l’uno o l’altro segmento di discorso… insomma: cio’ che fa comodo!
Ne parlo qui:
http://ilpensierodioggi.blogs.it/2010/10/26/il-papa-e-la-migrazione-9805464/
ciao! 🙂
Michele
caro michele,
ecco una bella discussione degna dei bei tempi blogghistici di una volta.
non condivido affatto il tuo pensiero sulla migrazione come diritto naturale (purtroppo un lunghissimo e argomentato controcommento è appena andato perso e ora riprovo a dire).
credo che questa teoria della Chiesa di oggi sia una forzatura politica al favore della globalizzazione e l’ho argomentato nel post: la citazione degli Atti degli Apostoli è un boomerang e documenta il contrario.
(ma come già sai, considero Woitila e Ratzinger due dei peggiori eretici della storia della chiesa per la loro presuntuosa voloontà di far passare come voce della tradizione delle loro posizioni personali, mai condivise nel pensiero teologico precedente).
il cristianesimo è semmai fondamento di una teoria ben diversa, che è il diritto naturale (al quale invece credo) di ogni essere umano di vivere dove è nato, nel suo ambiente e nella sua cultura – mi piacerebbe che la chiesa difendesse piuttosto questo, sia in casi in cui esso è negato come quello palestinese, sia quando è chiaro che l’origine delle migrazioni sta in una ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, contro cui in questa occasione non si spreca parola, pur dicendo che le risorse sono di tutti.
del resto la migrazione è una variante, fortunatamente pacifica nella globalizzazione, delle migrazioni antiche, che erano accompagnate da guerre, violenze e saccheggi, e io non credo che esista un diritto naturale di conquista, pur se in forme pacifiche.
credo che un paese sia del popolo che originariamente lo abita e che non vi sia il diritto naturale di nessun altro popolo ad occuparlo contro la volontà degli abitanti originari (torno agli ebrei in Palestina).
credo che ci siano persone a cui piace cambiare paese, non faccio fatica a trovarne, perché una sono io, che vorrei vivere in Germania, ma se i tedeschi mi respingessero non mi sentirei affatto leso in un mio diritto naturale, mi direi soltanto che non sanno che cosa si perdono… eh eh 😉
i problemi della moderna globalizzazione furono tutti anticipati 2.000 anni fa nel grande impero mediterraneo globalizzato fondato dai romani: anche allora vi fu una immigrazione selvaggia, soltanto che allora era guidata dalla forza fisica, nella forma della schiavitù, con cui si costringevano a migrare per diventare forza lavoro per l’impero popolazioni che avrebbero preferito fosse rispettata la loro libertà e il loro diritto a vivere dove erano nati.
questa migrazione di massa, allora guidata come gruppo più numeroso dagli ebrei, come oggi dagli islamici, finì per travolgere quella cultura, generandone una nuova mista di componenti diverse, ed è il destino che attende noi: allora erano i cristiani a minare la vecchia cultura tradizionale e alla fine a generare una nuova cultura a base mista ebraico/greco-romana, così come noi andremo inevitabilmente verso una nuova cultura islamico-cristiana, che oggi neppure riusciamo ad immaginare, e di cui i moderni talebani sono, come lo erano i cristiani e in forme persino sorprendentemente simili, i precursori.
a mio pare gli immigrati vanno accolti non perché abbiano il diritto naturale di venire da noi (visione falsa che oltretutto li mette in cattiva luce), ma perché noi abbiamo bisogno di loro per carenza di manodopera dequalificata, ed il problema è sociale e non astrattamente ideologico: come integrarli senza snaturare la nostra cultura e senza perderci in una confusione di valori senza più senso alcuno.
a sinistra ci si dovrebbe differenziare bene da queste posizioni confuse e velleitarie del pensiero cattolico (a mio parere).
ma su queste mie considerazioni attendo delle repliche; solo che alla prossima puntata ti propongo di andare a rileggerci assieme la Dichiarazione Univerasale dei Diritti dell’Uomo per vedere se ho torto.
sfida aperta, perché non l’ho affato riletta e potrebbe davvero darnmi torto: metto le mani ripetendo come nel post, che il diritto naturale all’emigrazione va riconosciuto soltanto a chi nel suo paese rischia oggettivamente la vita.
Nel lontano 1994 scrivevo il “Manifesto del Partito Mondialista” e al Punto 10 dei Principi Fondamentali parlavo di “non uniforme distribuzione delle risorse sui territori del pianeta”.
(Con il mio pamphlet anticipavo il tema della globalizzazione).
Pagina del blog:
http://ilpensierodioggi.blogs.it/2006/10/26/il_partito_mondialista_una_vecchia_idea_~1262994/
che rimanda a questa pagina:
http://supermik.xoom.it//supermik/partito-mon-1994.html
oppure nell’altra pagina con lo stesso documento ma in versione Word, per stamparlo facilmente.
Penso che il diritto alla libera (ma NON VIOLENTA) migrazione sia un derivato dal diritto all’accesso alle risorse. Cioe’, se le risorse in un luogo non ci sono non e’ giusto che io sia costretto a vivere in un deserto.
Queste sono idee, comunque opinabili. E’ bello discuterne.
La Dichiarazione Univerasale dei Diritti dell’Uomo… adesso vado a vedere, non l’ho ancora riletta….
caro Michele,
intanto sono andato a guardarmela anche io, mica me la ricordavo bene.
credo che i punti fondamentali per la nostra discussione siano qui:
Articolo 13
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.
Articolo 14
1. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri Paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
l’art. 14 fissa il diritto di asilo (che è ben diverso dal diritto ad emigrare).
invece l’art. 13 fissa il diritto alla libertá di movimento, ma non prevede il diritto di stabilirsi in un altro Stato.
ora che ho questo supporto documentario mi sento ancora più sicuro della mia tesi, e credo che sia molto giusto che sia disposto così.
i diritti non sono infatti disposizioni astratte, ma regole concrete di comportamento ed una regola che fissasse il diritto di ciascuno di usufruire dei beni altrui sarebbe imopraticabile e semplice causa di perenni conflitti.
quindi il diritto alla emigrazione non può essere stabilito, a maggior ragione sbaglia la chiesa a sostenere questa tesi del tutto astratta e legata a una visione integralista della propria concezione morale.
credo che tu abbia una certa ragione nel parlare di un diritto univerasale di accesso alle risorse del pianeta; tuttavia concretamente questo diritto può essere esercitato solo indirettamente e non implica il diritto di impadronirsi delle risorse altrui, pena una instabilità e una ingovernabilità assoluta.
l’astrattezza di un simile principio porterebbe a conseguenze pratiche disastrose e devastanti: per questo solo motivo esso è eticamente sbagliato, per quanto astrattamente perfetto.
– per qualche analogo ingiusto motivo sei stato classificato per il tuo commento fra lo spam, e l’ho ripescato solo per il rotto della cuffia: pensa che ingiustizia!
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.